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Autore: Pineapple__    16/09/2016    1 recensioni
[Osomatsu-san]
[Osomatsu-san]
Fermatevi un attimo e pensate; cosa sarebbe successo se l'episodio 25 non fosse arrivato a salvarci il culo, tra l'altro, in perfetto stile Osomatsu-san? Una piccola raccolta di tre capitoli, sulla base di questa catastrofica supposizione, dove cercherò di riassumere l'immensa gioia del ritrovarsi, il calore provato nello stringersi l'un l'altro dopo mesi di testarda separazione.
Perché "La latitanza dell'Io": in questa fic ho cercato di esprimere -in barba alle più complicate e labirintiche spiegazioni dei filosofi precedenti- la mia, personale concezione di Io, ovvero l'essenza intrinseca di una persona. Quell'Io che abbraccia la sfera emotiva, caratteriale e sentimentale e che struttura l'interiorità di una persona. La distanza con la persona amata provoca l'alienazione, ovvero la fuga (latitanza) dell'Io.
Buona lettura.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incest
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La latitanza dell'Io



When even the sky is a crybaby

La pioggia era cominciata a cadere sulla città, quella sera, verso il tramonto. Le nuvole avevano egemonizzato con un'aspra ed agghiacciante velocità il cielo prima terso e solcato da stormi di uccelli in frenetico volo. Fu uno di quegli imbrunire uggiosi, freddi, dove l'acre odore dell'asfalto e delle foglie bagnate cavalcavo le sbarazzine raffiche di vento che penetravano di prepotenza le finestre socchiuse di cittadini troppo stanchi -o svogliati- per serrarle completamente. Sebbene avesse sperato in una di quelle pioggerelline passeggere come quelle che -quasi lo sapessero- ti sorprendono sempre quando non hai un ombrello o un riparo a portata di mano, costringendoti ad una forsennata ritirata, questa volta -e come sempre, d'altronde- nemmeno la natura gli fu favorevole; i fulmini illuminavano il cielo per effimeri attimi, seguiti da dei roboanti fragori di tuoni e fedelmente accompagnati dal continuo e violento scrosciare dell'acqua sulle tegole. Eppure in quel momento era lì, Karamatsu, a camminare come un povero derelitto sotto la pioggia battente, la carcassa dell'ombrello consegnatogli personalmente dal buon, vecchio Chibita abbandonato in un cassonetto a qualche centinaio di metri addietro e il cappuccio della felpa calato sulla testa nel disperato tentativo di trovare un etereo rifugio da quell'incontenibile diluvio. Sapeva perfettamente a cosa sarebbe andato incontro, uscendo di casa con quel tempaccio, sapeva che l'indomani, probabilmente, si sarebbe svegliato con una broncopolmonite acuta, ma non poteva assolutamente mancare a quell'appuntamento. Quell'incontro che sperava facesse riemergere il vero secondogenito dei Matsuno, allora costretto dentro un completo elegante e costretto a saltare da un ufficio di collocamento ad un altro nella speranza di trovare un impiego, come se avesse imparato a soffocare la sua vera natura da amatore del mondo e da persona sentimentalmente ben disposta. La lontananza dai suoi amati burazzas aveva creato un Karamatsu che nemmeno lui stesso conosceva. Si fermò ai piedi di una pozzanghera incessantemente bombardata dalle inclementi gocce di pioggia, specchiandosi, mentre alcune macchine di passaggio illuminavano saltuariamente il suo volto; si vide. Stanco. Stanco di vivere. Stanco di quella realtà dove non poteva esprimere quello che veramente era. Ma, soprattutto, stanco di esistere senza quella persona che, a differenza delle dicerie dei fratelli, fu la prima a farlo sentire speciale. Scosse la testa con vigore e cominciò a correre, imperterrito, infradiciandosi ancora di più di quanto non potesse già essere. Un nuovo slancio vitale nacque lui, deciso a smettere di campare per inerzia, affondando nel circolo vizioso che un solo momento di crisi del suo mastodontico ego era stato capace di creare. Corse come non aveva mai fatto all'interno della sua esistenza, consapevole che sotto quella sgangherata tettoia legnosa ci sarebbe stata la fine di quell'orrendo capitolo della sua vita. Voleva solamente rivedere quegli occhi lucenti, incastonati in quello sguardo furbetto e biricchino, quel portamento quasi femmineo -per non dire effemminato- e quella voce squillante e sicura di sé di chi può fare tutto se solo lo desidera. Finalmente, dopo svariati minuti di corsa e sfiorate tragedie a causa del marciapiede scivoloso, Karamatsu arrivò a destinazione, ma notò un inquietante particolare mentre osservava febbrilmente attorno a sé per notare anche un solo suono oppure una sagoma familiare; la zona era completamente deserta. L'unico rumore che spezzava quel funereo silenzio era quello della pioggia, che ancora scendeva imperterrita ed incessante. Il suo cuore venne insidiato dal dubbio; e se si fosse dimenticato? E se fosse stato solamente uno scherzo di cattivo gusto?

"Karamatsu-niisan!"

Proprio quando stava per perdere lo zelo acquistato in precedenza, udì la sua voce. Lo chiamava. La poteva sentire, forte e chiara. E potè anche vedere come Todomatsu si stava precipitando dal fratello, anche il minore sprovvisto di ombrello e completamente fradicio di acqua piovana. Non riuscì fare altro che piegare gli angoli delle labbra in un sorriso, a metà strada tra l'emozionato e l'intenerito, e distendere le braccia per prepararsi ad accogliere l'infreddolito corpo del fratellino. Fu un attimo, e Karamatsu venne investito da un poderoso abbraccio da parte dell'ultimo nato, tanto da dover puntare a terra i piedi per evitare di essere sbalzato via. Lo strinse al proprio petto con delicatezza materna, passandogli un braccio attorno ai fianchi, mentre l'altra mano si mosse dolcemente dapprima sulla schiena, fino ai capelli appiccicati al viso di Totty, in una quasi interminabile carezza. Il pianto di Todomatsu esplose improvvisamente, mescolandosi al battere della pioggia e lasciando totalmente senza difese il maggiore; era la prima volta che sentiva provenire dal più piccolo dei Matsuno un lamento così sincero e sentito, non uno dei suoi soliti capricci mirati a far intenerire la loro povera madre. Vide quella maschera da stronzetto e voltafaccia che il ragazzino in rosa era riuscito a creare, sciogliersi a contatto con quelle calde lacrime. E, in quel momento, non era in grado di distinguere lo sterile mostro senza emozioni che tutti additavano. Riusciva solo a pensare ad un metodo per farlo smettere di piangere, non riuscendo a sopportare di vedere l'amato fratello in quello stato così pietoso. Decise, dopo molteplici rassicurazioni clichè e piccoli baci depositati sul suo capo, che era arrivato il momento di tirare fuori il Karamatsu che da troppo tempo giaceva in un sonno profondo. Gli prese il mento tra il pollice e l'indice, costringendolo ad alzare la testa per far incontrare i loro sguardi. Erano proprio come se li ricordava, grandi e lucenti.

"Sai, Todomatsu, stasera avevo proprio voglia di guardare le stelle. Potresti smettere di piangere?" domandò, facendo scivolare la stessa mano sulla sua guancia.

"Che cosa dovrebbe avere a che fare, questo?" chiese l'altro, non capendo dove il maggiore volesse andare a parare.

"Così posso vedere bene quelle nei tuoi occhi, my honey~." affermò, anche troppo sicuro di sé.

Todomatsu rimase per alcuni istanti a fissarlo basito, gli occhi strabuzzati dalla sorpresa. Solo quando il minore scoppiò in una risata cristallina, anneggiando a quanto ancora il fratello fosse portatore del dolore universale, Karamatsu poté tirare un sospiro di sollievo. Si era ritrovato, finalmente, ma, soprattutto, aveva ritrovato quella piccola caramellina rosa, quella che dava sapore alla sua vita e dalla quale non si sarebbe mai più separato. Lo baciò d'istinto, trovando conforto nel sentire una risposta positiva da parte delle labbra di Totty, il quale allacciò le braccia al suo collo, segno che non si sarebbero separati di lì a poco. Sarebbero rimasti in quel punto, sotto la pioggia che ancora scendeva avversa, a crogiolarsi nel fatto di essersi finalmente ritrovati.



Angolino dell'Ananas
*emozione per la sua prima raccolta su Osomatsu-san*
Credo di avere una passione per le coppie in declino storico: con tutte le KaraIchi là fuori, penso di non essere normale a shippare ancora KaraTodo. ANCHE DOPO L'EPISODIO 17.  Spero che questa prima One Shot vi sia piaciuta, io non so più che dire e quindi ci rivediamo al prossimo capitolo, ma non senza prima promettere biscotti volanti a chi recensirà. 
Ehi, tu, KaraTodo shipper che stai leggendo, esci dall'ombra, il mondo ha bisogno di noi.

bacissimi
Pineapple__ 

 
  
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