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Autore: Thiliol    17/09/2016    1 recensioni
Aeglos a Alatariel, la loro infanzia, i loro ricordi, la loro vita nel passato, presente e futuro. Silevril e il suo bisogno di identità, la sua ricerca di un qualcosa che gli insegni ad amare. Finrod e la maledizione dei suoi amori impossibili. Feanor e ciò che non è mai riuscito a possedere davvero, nonostante tutto. Legolas e l'amicizia che non sempre è stata facile da portare avanti.
Momenti perduti di cui non ho mai parlato, momenti di cui si fa solo cenno. Momenti tra le storie di personaggi che hanno attraversato le Ere del Mondo.
Momenti perduti fra "Gocce di Luce", "Silevril" e "Il Tesoro di Ulmo"
Genere: Drammatico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Finarfin, Finrod Felagund, Legolas, Noldor, Nuovo personaggio
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Narn o Alatariel ar Aeglos'
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Salve a tutti e benvenuti a chi è nuovo, mentre un caloroso ben ritrovati ai miei vecchi amici lettori di lunga data. Ve l’avevo annunciata ed eccola qui, fresca e profumata, la raccolta di Missing Moments tutta dedicata ai vostri personaggi del cuore. Rigorosamente in ordine cronologico, dal passato più passato fino alle tribolazioni post Il Tesoro di Ulmo, un mix di generi e personaggi, Alatariel e Aeglos, certo, ma non solo, vecchi e nuovi, originali e tolkeniani, tutti insieme appassionatamente solo per voi. Naturalmente si comincia con Aeglos, perché lo so che è il vostro preferito, e si fala conoscenza della sua allegra famigliola felice e soprattutto ancora viva. Lindir forse lo ricorderete da “Gocce di Luce”, ma gli altri? Scopriteli con me! Buona lettura!

 

 

 

 

Musica

 

 

 

Il bello della musica è che quando ti colpisce non senti dolore.
(Bob Dylan)

 

 

 

Meldon sollevò leggermente lo strumento, portandoselo all’altezza degli occhi, osservandolo più da vicino. Il flauto era sempre incredibilmente difficile da intagliare, la più piccola sbavatura ne avrebbe compromesso il suono irrimediabilmente e la sua reputazione ne avrebbe risentito. Costruiva strumenti musicali fin da prima di intraprendere il lungo cammino verso Ovest, quando non conosceva che la luce delle stelle e gli Alberi di Aman non erano che storie incredibili sulla bocca del suo signore Olwё.

Meldon si rigirò lo strumento fra le mani, con la delicatezza di un amante, saggiandone l’equilibratura, poi se lo portò alle labbra e ne trasse una nota.

Perfetto.

< Potrei persino essere gelosa! >

La voce di Calimё era come sempre sottile e fresca, lo faceva sentire come rigenerato.

Sua moglie se ne stava poco distante, con i capelli dorati e una veste bianchissima, guardandolo lavorare chissà da quanto tempo senza che lui se ne accorgesse.

Accanto a lei, quasi un suo riflesso in miniatura, con i capelli biondi spettinati e le guance ancora paffute dell’infanzia, Aeglos osservava rapito il lavoro di suo padre.

< Vorresti essere toccata così, mia signora? > la provocò scherzosamente, tendendole una mano che lei afferrò. La trasse a sé, e lei gli si sedette sulle ginocchia, ridendo.

Aeglos si avvicinò e prese il flauto, soffiandoci dentro come aveva visto fare a suo padre, ma non ne uscì che un suono stridulo e il bambino si ritrasse, infastidito.

I due elfi risero piano e Calimё scompigliò affettuosamente i capelli del figlio.

< Non basta soffiarci dentro per poterlo suonare, figlio mio. Devi imparare la tecnica, sapere come lo strumenti ti parla, solo allora sarai in grado di parlargli a tua volta e creare musica. >

Aeglos fissò lo strumento creato da suo padre con ardore, affascinato dai segreti in esso celati. Era solo un bambino, ma Meldon riusciva a scorgerne distintamente lo spirito che ardeva in lui, lo stesso amore per la musica che albergava anche nel suo cuore.

Suo figlio lo fissò negli occhi e improvvisamente gli sembrò più grande, come se attraverso lo sguardo del bambino riuscisse a scorgere l’elfo giunto già a piena maturità.

< Insegnami, padre, insegnami come creare musica. >

Nonostante tutto, la sua era ancora la preghiera dell’infanzia.

Calimё sorrise e attrasse a sé suo figlio, mentre Meldon annuiva.

 

 

 

La musica era il mio rifugio. Ho potuto strisciare nello spazio tra le note e dare la schiena alla solitudine.
(Maya Angelou)

 

 

 

Aeglos se ne stava seduto contro una roccia, mentre la scogliera andava a picco davanti a lui. Sua madre era in piedi poco distante e teneva in braccio suo fratello Anaròn, poco più che un fagottino rosa. Cantava per lui, accompagnata dalle note che Aeglos traeva con grazia da una piccola lira dorata.

Era bello guardarli, era bello sapere che quella musica proveniva da lui, che sua madre poteva cantare su qualcosa che era lui a comporre, lo faceva sentire utile, in qualche modo vicino alla parte più nascosta di se stesso.

Suonava e la malinconia che troppo spesso lo attanagliava lasciava il posto a un sommesso senso di pace.

Calimё alzò lo sguardo verso di lui e sorrise dolcemente, poi indicò il mare sotto di loro.

< Tuo padre e Lindir stanno tornando in porto > disse, < andiamogli incontro. >

L’elfa si allontanò, continuando a cullare il bambino tra le braccia e a cantare tra sé e sé, ma Aeglos non la seguì subito.

Guardò giù: la piccola nave a forma di cigno si avvicinava alla costa, verso il porto, e lui riusciva a distinguere distintamente l’argento dei capelli di suo padre e l’oro di quelli di Lindir, nonostante la distanza fosse molta.

Erano stati via più del solito, ma da Tìrion avevano sicuramente portato molti oggetti e anche notizie. Era ansioso di ascoltarli e poi, chissà, di sapere se suo padre gli aveva portato qualche altro strumento musicale da quel viaggio.

Non si stancava mai di suonare, di imparare nuovi tipi di musica, non se ne era mai staccato fin da quando, ancora bambino, aveva preso in mano il flauto che suo padre stava costruendo. Non era riuscito a trarne nemmeno una nota, eppure il solo averlo tra le dita gli aveva dato un senso di pace come non ne aveva mai provato prima. In quel momento aveva capito che qualsiasi cosa fosse accaduta, la musica sarebbe stata sempre il suo rifugio.

Sorrise a quel ricordo. Non era ancora adulto, anche se si stava lasciando l’infanzia alle spalle, ma era già consapevole che ci sarebbe stato, per lui, sempre un posto fra le note, quando non sapeva dove andare.

 

   
 
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