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Autore: Kamala_Jackson    17/09/2016    1 recensioni
Dal testo:
"La ragazza portò le ginocchia al petto, lasciando dondolare lo yo-yo nel vuoto. Si trovava su uno dei punti più alti della Torre, al suo cospetto aveva tutta Parigi, eppure, mai come in quel momento, si sentiva insicura, e sola.
Lì, a un passo dalle nuvole, sembrava essere bloccata in un attimo di tempo infinito. Tutto pareva essersi fermato, il vento aveva smesso di soffiare e persino il rumore della Senna sembrava essersi attutito. Le foglie erano immobili, così come le nuvole scure che preannunciavano pioggia sopra la sua testa."
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Un piccolo viaggio nei pensieri di Marinette su quello che è diventata da quando è Ladybug.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Marinette Dupain-Cheng/Ladybug
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer:
I personaggi qui presenti non mi appartengono,
ma  sono di proprietà di Thomas Astruc e Nathanaël Bronn.
Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

 


Mirrors

 
 
Erano poche le macchine e i passanti nelle strade, a quell’ora della notte. La Tour Eiffel era un faro di luce nell’oscurità, e illuminava l’area circostante come il più lucente dei soli.
Marinette si sentiva parte di quello splendore, che in qualche modo la riscaldava e la rassicurava. Nascosta dietro la maschera di Ladybug, osservava placidamente il Louvre in lontananza, e la Senna sciabordare tranquilla sotto i ponti, cullandola con quel rumore di acqua tanto delicato quanto rilassante.
Eppure il cielo, si ritrovò ad osservare, era scuro, coperto da nuvole nere e dense, e la luna era quasi impossibile da intravedere con il suo pallore spettrale. A Parigi, quella notte, non c’erano le stelle. O almeno, Marinette sapeva che si trovavano dietro la coltre di nubi, ma erano ben celate agli occhi e alle luminarie della città più romantica di sempre, in quel momento.
Chat Noir una volta le aveva detto che non aveva bisogno di alzare gli occhi per cercare i piccoli astri, perché gli bastava osservare i suoi occhi per vedere tutto il firmamento.
La ragazza portò le ginocchia al petto, lasciando dondolare lo yo-yo nel vuoto. Si trovava su uno dei punti più alti della Torre, al suo cospetto aveva tutta Parigi, eppure, mai come in quel momento, si sentiva insicura, e sola.
Lì, a un passo dalle nuvole, sembrava essere bloccata in un attimo di tempo infinito. Tutto pareva essersi fermato, il vento aveva smesso di soffiare e persino il rumore della Senna sembrava essersi attutito. Le foglie erano immobili, così come le nuvole scure che preannunciavano pioggia sopra la sua testa.
Proprio come il giorno in cui si era scoperta innamorata di Adrien.
Oh, era proprio quello che non sopportava, quello che non si perdonava, quello che non le faceva più riconoscere la propria immagine riflessa nello specchio.
Tutti l’acclamavano come l’eroina di Parigi, Adrien aveva mostrato più volte il suo interesse per quest’altra parte di lei, e non per la compagna di scuola, non per quello che lei era davvero. E lo stesso le ricordava Chat Noir ogni volta che si ritrovavano a combattere.
Era solo una timida, piccola, stupida ragazzina che si ergeva dietro una ridicola maschera rossa a pois neri.
Solo quello, nient’altro che quello. Odiava Ladybug, eppure l’ammirava, la invidiava, come se non fossero  mai state la stessa persona, due facce della stessa medaglia, ma solo due perfette sconosciute.
Beh, in effetti era così che si sentiva. Come se oramai non si riconoscesse più. O, magari, come se non si fosse mai conosciuta davvero.
In fondo, chi può dire quale sia la realtà e quale sia l’illusione?
Anche queste due costanti della vita quotidiana non sono che la stessa cosa, due proporzioni puramente relative l’una all’altra.
La realtà dovrebbe essere bella e risultare veritiera, ma finisce sempre per essere semplice ipocrisia, riflesso nell’acqua di un mondo distorto e derisorio.
Allo stesso modo, l’illusione sbagliata e bugiarda diventa sempre più piacevole da percorrere. Come le acque gelide di un fiume – della Senna in inverno, magari – in cui ci si abbandona, facendosi trasportare dalla corrente. E prima o poi, ne sei consapevole, ti porteranno alla morte, per ipotermia o asfissia, chi lo sa, eppure è troppo dolorosamente dolce per ordinarsi di alzarsi e andare via.
Marinette era in bilico tra due baratri, tra due scelte, con un equilibrio precario e tremolante. Si sentiva come una corda tesa al massimo, tirata dalle due estremità con forza, sul perenne punto di spezzarsi e non dare né vincitori, né vinti.
Come scegliere cosa fare? Come scegliere chi seguire? Ladybug o Marinette? L’eroina o la ragazzina? L’apparente illusione o l’apparente realtà?
Ferma, in quel minuto rubato al tempo geloso, a Marinette mancò il respiro, e gli occhi traboccarono di lacrime, sul punto di strapparsi.
Poi un clacson, una frenata improvvisa, un pazzo ubriaco che guidava sbandando, e un paio di ragazzini in mezzo alla strada.
Allora Marinette smise di pensare. Si alzò, scattò verso il vuoto, pronta a salvare quelle vite, magari ben più problematiche della sua. Sicuramente più problematiche della sua.
Ed eccolo che tornava, un equilibrio assente e delicato, meramente bilanciato tra i due lati, escluso da ogni pensiero, da ogni dubbio, concentrato su quello che era il suo compito.
Nessun vincitore, nessun vinto. Realtà e illusione si erano fusi, un’altra volta, mentre afferrava i ragazzini appena in tempo.
Eppure rimaneva una crepa in più sulla superficie incrinata dello specchio del tempo, incisa a fuoco nella mente e nel cuore di Marinette.
Iniziò a piovere proprio in quel momento, a Parigi.
 
“Manca sempre un minuto,
un sorriso infinito,
potrebbe accadere anche a te…”

Annalisa,  Alice e il Blu

 
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Kamala's Corner

Rieccomi su questo bellissimo fandom. Mi rendo conto che il tema trattato qui è non molto allegro, ma io tendo sempre a vedere un alto più profondo nei personaggi di qualsiasi cosa.
Non ho un granché da dire, spero solo che vi piaccia.
Un saluto a tutti,
Kamala.
   
 
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