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Autore: LittleGinGin    18/09/2016    2 recensioni
La grande guerra ninja è terminata e una nuova pace sembra essere sbocciata dalle macerie di un sanguinoso scontro. Eppure qualcosa non quadra ...
Una nuova minaccia sorge da un passato sconosciuto.
Un nuovo pericolo insorge alle porte di Konoha.
Due innamorati separati dal destino avverso.
Riusciranno i due amanti a ricongiungere il filo rosso che li univa?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Dopo la serie
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Perdono.
Vi chiedo umilmente perdono. Non ho scusanti per il tempo abnorme che vi ho fatto attendere per questo capitolo: vorrei poter dire di esere stata super impegnata, che lo studio, i diversi impegni e problemi che mi cercano manco avessi una calamita mi hanno impedito per tutto questo tempo di pubblicare, ma ... non è così (per quanto sia vero che la sfiga mi adori e la scuola mi risucchi la vita). Semplicemente, avevo perso la voglia di scrivere, la voglia di raccontare una storia su loro due.
Da quando è finito il manga - e tutti siamo consapevoli di che fine abbia fatto, indipendentemente dalle coppie -, ne sono talmente rimasta sconvolta e delusa e ferita che il desiderio di continuare è diventato sempre minore fino a scomparire del tutto. Non sapete quante volte ho desiderato disfarmi di ogni manga di questa serie. Però è stato impossibile, e ancora sono qui, a casa mia, percé non sono riuscita a trovare la forza per farlo. Dopotutto "Naruto" ha rappresentato molto per me.
Perciò, dopo un tempo pressocchè infinito - è passato quasi un anno!! - eccomi qui, che oso pubblicare un altro capitolo.
Non so in quanti di voi, vecchi lettori, ci saranno, ma spero che vogliate accettare le mie scuse più sincere. Mi sento veramente male se penso di aver abbandonato così tanto questa storia, non solo per il racconto in sè, ma anche per voi che siete stati così gentili da darmi il vostro sosteglio, sempre.
Quindi un grazie speciale a tutti coloro che mi hanno seguito nelle mie peripezie assurde e che leggeranno questo nuovo capitolo. Un grazie a tutti i lettori silenziosi e a chi recensiscerà, a chi ha aggiunto la storia nelle preferite/seguite/da leggere.
Non sarei niente, senza di voi.


PS. Vi consiglio di leggere ciò che seguirà ai fini di comprendere meglio la storia




 
TramaLa grande guerra ninja è terminata e una nuova pace sembra essere sbocciata dalle macerie di un sanguinoso scontro. Tra Naruto e Sakura si spacca qualcosa e le loro vite iniziano a prendere vie differenti. Sasuke torna al villaggio e Naruto si fidanza con Hinata, consapevole dei suoi sentimenti e della richiesta del cugino deceduto. Sakura si ritrova travolta da sentimenti incomprensibili e la vita del team pare non poter far altro che precipitare: Sakura parte per un'importante missione a tempo indeterminato con una nuova squadra di ninja mai conosciuti.
Dopo essere approdati a destinazione, un particolare villaggio racchiuso dalla fitta boscaglia: strane figure animalesche e demoniache sembrano aggirarsi nei pressi del bosco. Il team si mette immediatamente all'opera, ma più sembrano avvicinarsi alla risposta, più questa si allontana. Poi, decisi a scoperchaire le carte, escogitano un piano e si mettono all'opera. Ma le cose non vanno come previsto.
Sakura, stretta al limitare del villaggio, si ritrova a dover affrontare non solo gli anziani che presiedono al governo del paese ma, inspiegabilmente, anche il suo team. Dopo aver perso i sensi, la giovane ninja scopre di trovarsi in una strana struttura e che ogni cosa era frutto di una tecnica illusoria.
Qui si ritroverà prigioniera e cavia di strani esperimenti mentre Naruto non smetterà mai di cercarla. 

Nei capitoli precedentiDopo aver presenziato a un pranzo con "Il Re Sole" e aver ricevuto qualche vaga risposta sul perchè si trovasse lì, Sakura si ritrova rinchiusa in una cella dove passerà la maggior parte del suo tempo. Non ha contatti con nessuno e i suoi pensieri la divorano dall'interno, sfiancandola. Intanto Naruto, distrutto dal loro ultimo incontro, si ritrova a vagare per la città senza meta, a cercarla inconsciamente con lo sguardo. Quando incotnra i suoi genitori apprende che la ragazza non è partitaper una missione come voleva fargli credere. Così inizia una dura ricerca ostacolato, inspiegabilmente, dalla stessa Tsunade che sembra non voler credere alle parole del ragazzo.


Alcuni personaggi: "Il Re Sole", chiamato anche "Taiyō", è definibile come il capo di questa nuova combriccola. Non sappiamo nulla su di lui (nulla che vi possa dire in più) oltre che è, o almeno così a lu piace definirsi, un uomo di scienza, alla ricerca della conoscenza. Egli ha creato la struttura dove adesso si trova Sakura. Inoltre è il primo di una lunga sfilza di ricercatori che lo hanno preceduto. Adesso lui ne è a capo.

"Cherik", è il medico che si è occupato della sua salute durante e dopo il coma. E' la prima persna che ha visto al risveglio e, in un certo senso, Sakura ha proiettato su di lui una figura amica e di cui può "fidarsi" (ovviamente, non abbassa la guardia neanche con lui, ma tra tutte le persone incontrate fino ad adesso è quella che più gli ispira fiducia)


Note: Successivamente, troverete un unico
* al centro della pagina. Questo indicherà un cambio temporale nella storia, ovvero un "prima". Infatti, ogni cosa scritta dopo * staranno, in ordine cronologico, prima degli eventi letti all'inizio (sono la loro spiegazione dopotutto)







Capitolo XX – No time –
 


Il tempo.

Sakura non sapeva più cosa fosse.

Si era tramutato nel ticchettio irregolare di un vecchio orologio posto poche celle più in là, o nel vago ricordo di un evento passato, che, inspiegabilmente, si riaffacciava senza preavviso nella sua mente.

Eppure era fondamentale nella sua “nuova” vita, quasi parte di lei: mangiava a orari predefiniti, dormiva quando stabilito, si sottoponeva ai loro esperimenti quando era richiesto. E ognuno, lì dentro, correva dietro a quei numeri che non facevano altro che avanzare, irremovibili, padroni delle loro vite, senza aspettare nessuno.

Lentamente aprì gli occhi puntandoli deboli al soffitto.

A quell’ora, o meglio, in quel momento, quando le luci venivano spente e la guardia del piano faceva un ultimo sopralluogo prima che le luci si riaccendessero al turno successivo, sarebbe dovuta crollare nel vuoto del sonno. Invece, come sempre più spesso succedeva, si ritrovò a ricalcare con la mente le pieghe delle pareti oramai imparate a memoria.

Non pensò.

Non fece nulla, niente, perché niente andava fatto, niente andava pensato.

Si era limitata a esistere, Sakura. Si era limitata a eseguire gli ordini, a fare quello che le era stato chiesto di fare.

Vivere non era più un’opzione. Non lo era più da molti test fa, ovvero da ben 5 mesi a questa parte. Sakura aveva smesso di lottare, aveva smesso di resistere.

Le luci si riaccesero – non possiamo stimare dopo quanto – accompagnate dallo sgraziante suono della sirena tipico di ogni prima luce – mattina –.

Sakura si mise a sedere sulla branda e attese.

Qualcuno bussò alla sua porta con la colazione.

Rimase immobile mentre il vassoio scorreva traballante sul pavimento lurido.

Chiusa la cella lo aferrò. Ingoiò quell’ammasso grigiastro e gelatinoso che si trovava nel piatto.

Aspettò ancora.

 
Cosa ti resta quando non hai più nulla per cui combattere? Quando tutto ciò che hai amato ti è stato strappato via senza esitazione?

 
Sakura esisteva.
Nient'altro che un corpo vuoto.
 
*

 
Il primo esperimento a cui venne sottoposta, ebbe luogo terminati tre cicli, cioè tre giorni dopo l'incontro con il "Re Sole".

Non accadde nulla di quello che aveva pensato: niente strani interventi chirurgici per unire più specie, niente elaborati macchinari che decriptavano chissà quale segreto dal proprio DNA. Nessuna delle strane e articolate congetture che la sua mente era andata formando nel corso di quei giorni – segnati uno a uno su una parete – per occupare il tempo vuoto.

Dopo essersi svegliata al suono massacrante della sirena, invece di ricevere la sua solita dose di poltiglia informe, venne condotta in un'altra stanza grigia dove fu spogliata e lasciata lì, nuda, stretta nel suo gracile corpicino livido, immersa in un'oscurità profonda.

Le avevano ordinato di stare immobile, e così Sakura fece, senza realmente capire cosa le stesse accadendo.

Dopotutto non sentiva niente di strano al corpo, alcun dolore o formicolio sospetto che potesse indicare un loro attacco fisico, e nessuna allucinazione che ne indicasse uno mentale.

Abbandonata ai propri pensieri che oramai andavano sempre più a confondersi gli uni sugli altri, fu successivamente rivestita e riportata in cella senza alcuna spiegazione.

 
Prima del secondo esperimento passarono settimane.

I lividi causati dall' enorme sforzo fisico subito in precedenza erano quasi tutti spariti e fortunatamente anche la carnagione sembrava aver riassunto un più sano colorito.

Quella mattina la giovane kunoichi fu nuovamente condotta nella stanza grigia e lasciata, ancora una volta, priva di ogni straccio che la potesse coprire, raggomitolata al centro della buia stanza.

Sakura non vedeva nulla, nulla se non il nero profondo che la circondava.

Non aveva alcun senso. Nulla di quell'assurda e inimmaginabile situazione aveva un minimo di logica. E quel che era peggio è che più il tempo – per quello che ora significava – passava, più la sua mente perdeva il controllo.

Si  strinse le gambe al petto mentre una lacrima le rigava una guancia scarna.

Avrebbe voluto urlare, scalciare e mandare a fanculo ogni cazzo di essere esistente che si trovasse nel suo raggio d'azione, ma si costrinse a reprimere ogni impulso.

Affondò gli incisivi nel labbro. Doveva resistere, cercare di non cadere nella loro trappola, di non dargli ciò che volevano.

Ma cosa volevano esattamente?

Sakura non ne aveva la minima idea. Non sapeva nulla su del perché si trovasse lì, sul tipo di esperimenti che conducevano o su di lei o su gli altri "presunti" pazienti.

Cristo! Non sapeva nemmeno dove diavolo si trovava. Poi che cosa le facevano in quella stanza priva di luce?

Forse le scattavano qualche foto  o le giravano un video per poi vederlo a qualche malato pervertito? O la scannerizzavano con qualche apparecchiatura all'avanguardia ancora non sul mercato? Per quanto ne sapeva, l'Haruno poteva benissimo aver dormito per interi anni, in una sorta di coma indotto.

Altre lacrime presero a scorrere silenziose lungo il volto che rapido nascoste tra le ginocchia magre.

Era distrutta, era sfinita.

Cosa poteva fare, lei, da sola, contro un nemico sconosciuto?

Mamma ... Papà ...

Il cigolio metallico della porta che si apriva l'avvertì che poteva uscire. Scattò immediatamente in piedi e quasi si mise a correre dal desiderio di uscire da lì.

Quello che, però, non si sarebbe aspettata, era di trovare un uomo che aveva imparato a riconoscere abbastanza bene.

"Seguimi"

Sakura non aveva aperto bocca, si era limitata a fargli seguito pochi passi più indietro. Non sapeva cosa aspettarsi da quella visita inaspettata, era da molto che lei e il medico non si rivedevano e ciò poteva voler dire tutto.

I passi risuonavano severi nel silenzio che si era andato cementando tra di loro.

Conficcò lo sguardo smeraldo sulla sua schiena scrutandone l’andamento pesante, stanco, le pieghe del camice che si distendevano e riformavano seguendo il respiro.

Inforcarono una piccola porta e, non appena messo piede, fu travolta dall'odore forte e penetrante della candeggina. Si ritrovò per qualche secondo a barcollare, ma prontamente riacquistò quel poco controllo che aveva ancora su di sé.

"Tempo fa ..." e le venne da ridere, per come suonasse assurda adesso quella parola "mi avevi detto che eri un medico"

Si era lasciata condurre su di un rigido lettino, troppo stanca e stravolta per imporre qualsiasi tipo di resistenza. Chedric le si era seduto di fianco, in mano quella sua solita cartellina nella quale scribacchiava di continuo.

"Una specie" Borbottò inforcando gli occhiali color bottiglia

"Una specie. Cosa significa?" Inarcò un sopracciglio mentre lo sguardo prese a vagare per la stanza.

Era diversa dalle altre. Non che ne avesse viste molte, ma– c’era qualcosa, qualcosa che ancora non riusciva ad afferrare che le risultava strano, e … familiare?

"Che tecnicamente non lo sono" Con un gesto calcolato della mano le chiese di togliersi gli abiti "Tu sei un medico: hai studiato per esserlo. Io … lo sono diventato per sopravvivere qui dentro"

"Sopravvivere a cosa"

Tremava, Sakura. Tremava scossa dall’inquietudine che quelle parole gli avevano suscitato insinuandosi nella mente come vento gelido per poi schiantarsi con violenza contro il proprio cervello.

"Ho bisogno di sapere!" La voce risuonò più supplichevole e sconvolta di quanto avrebbe voluto.

"Dio! Dovrete pur dirmi qualcosa. Perché diavolo sono qui? A cosa vi servono?  Qualsiasi cosa è sempre meglio di questo assurdo silenzio!"

Gridava, in preda al panico, in preda a tutte quelle paure rimaste lì, ad attendere nell'ombra della sua mente, aspettando solo il giusto momento per attaccare. Aveva bisogno di sapere o rischiava di esserne divorata.

Chedric la guardò con occhi pieni di compassione e di scuse. Non le avrebbe detto nulla.

La kunoichi si passò una mano tra i capelli, le labbra pallide piegate in un amaro sorriso.

Rise.
Rise senza sapere bene il perché, scossa da quell’impotenza che le occludeva lo stomaco.

Fanculo!

Buttò la testa in avanti, nascondendo gli occhi velati di lacrime dietro i ciuffi rosati.

Sarebbe stata dura. Molto dura.

 
Dopo quell'inaspettato sfogo passarono pochi cicli, ma la mente del ninja faticava a rimanere lucida.

"Siediti" proruppe il medico senza staccare gli occhi da alcune carte.

Quando però il suo ordine non venne ascoltato, si vide costretto ad abbandonare il lavoro. Sakura rimase ferma sulla soglia.

"Cosa c'è"

"Voglio delle risposte"

Rimasero qualche attimo a fissarsi, la luce opaca e mal funzionante che friggeva in sottofondo.

Era decisa, non avrebbe ceduto così facilmente. Qualsiasi fosse il loro piano, il loro scopo, avrebbe lottato con i denti e con le unghie prima di piegarsi a loro.

Chedric sbuffo stremato, stringendosi con due dita il punteggio del naso.

"Che risposte vuoi? Così la facciamo finita con questa storia"

"Voglio sapere a cosa vi servo. Perché sono qui e cos'è questa maledetta struttura?"

Strinse i pugni dietro la schiena. Mantieni la calma…

"Non ti posso rispondere"

"Allora non-"

"Non posso, perché nemmeno io lo  so"

Si sentì raggelare. Il cuore, come il respiro e ogni altra funzione vitale parve arrestarsi all'istante.

Cosa intendeva?

Si alzò dalla scrivania, lisciandosi alcune pieghe del camice e si diresse verso di lei a grandi falcate. Si fermò di fronte, i piedi ben piantati per terra e gli occhi fissi nei suoi.

"Mi avevi chiesto da cosa dovevo sopravvivere" allargò dunque le braccia un melanconico e stanco sorriso a stravolgergli il volto "Ecco. Da questo"

Sakura veramente non riusciva a capire – ormai non era una novità che in quel posto ci fossero solo punti di domanda grandi come case per lei. Però non chiese spiegazione, aspetto che fosse chiunque lui fosse a continuare.

"Anche io, sai, sono stato catturato. Come le altre donne che hai visto, e molte delle persone che si trovano qui. Siamo tutti una sorta di carcerati. Delle pedine, che si muovono sotto i comandi di qualcuno più grande, più grande dei Kage" Aveva lo sguardo serio, di qualcuno che sa perfettamente cosa dice.

L'Haruno si ritrovò a trattenere il fiato, i pugni chiusi lungo i fianchi.

"E come ci sei finito qui? Perché ti trovi anche te qui dentro? Chi sono tutte queste altre persone di cui stai parlando e p-"

"Oi, oi. Vacci piano" sorrise portando le mani avanti. "Perché adesso non ti siedi e mi lasci fare ciò per cui sopravvivo? In cambio risponderò a quella sfilza di domande che mi hai rifilato e che sento ronzarti per la testa da quando ti ho conosciuta"

Si sistemò nuovamente allo sgabello afferrando l'inseparabile cartellina – a Sakura non piaceva affatto quella cartellina –. Messa alle corde, le labbra stirate in una linea dura, la kunoichi lo seguì, sedendosi a sua volta su di uno scomodissimo lettino in ferro.

"Dovresti toglierti il camice" indicò con un accenno del capo mentre afferrava uno stetoscopio che aveva visto decisamente tempi migliori.

"Non ho molti ricordi della mia vita passata. Credo che nessuno qui dentro ne abbia" Aveva un modo di fare così pacato e tranquillo che era naturale perdersi nel flusso delle sue parole. "Ricordo qualche voce, talvolta anche dei volti, più che altro colori dai toni freddi. Non so bene cosa significhino. Comunque, so che quando mi ritrovai qui, non ne fui spaventato. In un certo senso, me l'aspettavo"

Si bloccò, lo sguardo volto in un punto della stanza, assente. Sakura inspirò e espirò con forza dietro un suo accenno e finalmente il medico si ritrasse, posandosi lo stetoscopio sulle spalle.

"Che vuoi dire con me l'aspettavo?"

Sollevò le spalle, una smorfia a storcergli le labbra screpolate.

"Quello che ho detto. Non ricordo un gran che, però ho sempre avuto questa sensazione: come se non potesse essere diversamente, come se ciò che si celava nel mio passato fosse legato a tutto ciò. Poi le cose si sono evolute semplicemente: ho incontrato Lui che mi ha detto che sarei stato responsabile della salute dei suoi pazienti, e ho passato gli anni a stare dietro a loro, a monitorarne i valori vitali, le condizioni fisiche e psichiche, a tentare, invano, di salvarli quando inevitabilmente si spezzavano"

Aveva lo sguardo lontano, perso in ricordi spiacevoli che ne indurivano i tratti facciali. Sakura rimase ad ascoltarlo, il fiato trattenuto nei polmoni.

"Tu sei la prima, tra tutti, che non  si è rotta, che non si è lasciata sopraffare" La sua voce suonava così triste.

"Quanti sono morti?" Chedric sollevò le spalle.

"Ne ho perso il conto"

Un brivido scosse la giovane donna avviluppendosi nella gola fino a togliergli il fiato.

Quante vite erano stato distrutte?
Quanti erano morti a causa di questo gioco privo di senso?
Ma soprattutto, come mai nessuno si era preoccupato, o tantomeno accorto, di tutto quello?

“Taiyō–" vide il medico storcere la bocca contrariato. "Mi ha detto che solamente io sono sopravvissuta. Allora chi sono gli altri a cui ti riferivi?"
Lo vide tentennare e cercare di guadagnare tempo scarabocchiando qualche parola con la penna.
"Stenditi" disse afferrando alcuni elettrodi di una macchina per ECG "Intendevo gli altri che lavorano qui. Tutte persone senza ricordi della loro vita precedente, che per un motivo o un altro si sono ritrovati in questa struttura"

"So di non essere l'unica sopravvissuta" Ammise socchiudendo gli occhi, improvvisamente conscia di quanto tutto quanto le pesasse.

Non  aveva fatto altro che lottare contro un fantasma, soffocata dalla sua stessa paura e angoscia mentre sferzava inutilmente pugni nell'aria. Eppure era come se solo in quel momento si fosse accorta di quanta energia sprecava in una battaglia che non avrebbe mai potuto vincere. Almeno non adesso, non senza nessuna informazione o un volto da poter colpire.

Rimasero in silenzio per un po', il rumore costante della macchina a cui era collegata a fare da sottofondo.

"Non so niente di cosa succede all'infuori di qui" sibilò, distratto, gli occhi velati di una strana patina luccicante.

"Allora dimmi cosa accade qui dentro, perché io non ne ho la minima idea" Era calma, Sakura, calma come non lo era mai stata in quegli ultimi tempi.

Prima che potesse aggiungere qualsiasi altra cosa, la porta cigolò facendoli entrambi sobbalzare. Sulla soglia, una donna dalla stazza capiente dava loro le spalle.

"Abbiamo finito" Sakura lo guardò leggermente disorientata "Possiamo cominciare"

Non la guardò quando l’enorme energumeno la raggiunse, rigida e severa come un blocco di pietra, e la buttò giù dal lettino.

Non la guardò quando, una smorfia di dolore a tingerle le labbra, si richiuse la porta alle spalle.
   
 
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