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Autore: Purple_Rose    18/09/2016    1 recensioni
[Star War Rebels]
Un anno ormai è passato. L'evento che ha scombussolato l'intera galassia si ripete, il Giorno dell'Impero, fonte di tutte le orribili memorie dei ribelli. Nonostante il giovane padawan in principio non sembri affetto in particolar modo dai ricordi di quella data fatidica, ben presto Kanan si ritroverà a fare i conti con un problema: Ezra è sparito.
Senza ricevitore e senza modo di essere rintracciato, per il jedi ritrovarlo sarà una questione di indizi, intuito e, soprattutto, un tuffo nelle tracce delle memorie del lothaliano. Solo così Kanan sarà in grado di ritrovarlo, e con lui ciò che gli manca davvero per sopportare il suo passato.
(situato in modo imprecisato dopo l'apparizione di Leila nella serie)
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Ezra Bridger, Kanan Jarrus/Caleb Dume
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Hide-and-Seek
First part:

Hide

Non servì nemmeno che li vedesse, Kanan l’aveva percepita non appena erano tornati nella sala di controllo dello Spettro. Densa, spessa come nebbia mattutina: la delusione. Impregnava l’aria che respirava, tossica e avvilente mentre si aggirava in mezzo a tutti loro.
-Non era in camera, nemmeno sotto il letto!-. Affermò Zeb, stringendo i pugni con frustrazione.
-Le altre stanze sono vuote, non c’è traccia di lui.-. Gli fece eco Hera, visibilmente tesa.
-Ho controllato anche i condotti d’aria, non è nemmeno lì!-. Esclamò Sabine ormai rassegnata.
Il jedi annuì gravemente, assorto nei pensieri che solo qualche ora prima si erano concentrati unicamente sull’ennesima missione di sabotaggio del Giorno dell’Impero. Un movimento lo scosse, quando le porte automatiche si aprirono di scatto lasciando entrare Chopper.
Il piccolo droide ruotò piano la testa, squadrando ogni occhio presente di fronte a lui che lo fissava con trepidazione. Emise un sibilo, somigliante ad un sospiro, per poi borbottare che non era nemmeno nella sala macchine.
Sguardi preoccupati si alzarono dai membri della Ribellione, una conclusione che tanto era ovvia ma chiunque l’avrebbe rifiutata al pensiero di quello che sarebbe potuto accadere. Erano tutti stanchi, provati ma in principio soddisfatti di come era andata la missione del giorno, di gran lunga più liscia rispetto a quella dell’anno scorso. Ma la mancanza azzerava ogni successo, era come se la soddisfazione pura come una sorgente si macchiasse di sporco.
Kanan si grattò nervosamente il gomito, gli occhi verde-acqua che non smettevano di scrutare quel piccolo scorcio dal finestrino tondo che dava verso l’esterno della navetta, colmo solo di un immenso campo desolatamente vuoto.
“Ezra, dove sei?”

***

-Ezra… non dobbiamo farlo se non vuoi.-. Proruppe Kanan, che immerso in un opprimente senso di dejà-vu sentiva ad ogni passo un peso spingerlo verso il basso.
Il ragazzino accanto a lui aggrottò la fronte, probabilmente stupito da una simile uscita. A qualche ora prima della missione di sabotaggio prevista, i due sensitivi si erano presi del tempo per esercitare qualche trucco jedi. Sabine, Zeb ed Hera si erano messi in contatto con il vecchio Jho per di quell’anno: sfruttando la distrazione per la manifestazione, oltre al numero sensibilmente inferiore di guardie rispetto all’anno precedente, avrebbero piazzato delle cariche esplosive sui carri. Niente di eccessivo, così da non rischiare di alzare lo stesso polverone, ma sufficiente per colorare di rosso rabbia i volti degli Imperiali.
In quel caso nulla sarebbe risultato anomalo rispetto ad una normale giornata nella vita di due dei ribelli dello Spettro, se non per la zona erbacea nella quale erano immersi, a pochi passi dalla zona industriale di Lothal. Una cartolina identica in tutto e per tutto a quella dell’anno precedente, se non per pochi, insulsi dettagli.
Come le due cicatrici di Ezra, che si mossero appena all’aggrottarsi del suo viso.
-Com’è che di colpo avrei scelta?-. Domandò scettico, convinto che se quello non era un sogno, allora il suo maestro doveva aver preso una craniata all’atterraggio.
Kanan esalò un frustrante sospiro, lo stesso che lo colpiva inevitabilmente ogni qualvolta si scontrava con il carattere di quel ragazzino. E sì che Hera diceva che erano molto simili, sebbene lui tutta questa somiglianza non la vedeva mai.
-So quanto questo giorno ti pesi, e l’ultima volta non è stata proprio una passeggiata di salute…-. Affermò sinceramente. -Se vuoi possiamo allenarci un altro giorno.-. Concluse, studiando l’espressione del suo giovane allievo. Era davvero bravo a nascondere le sue emozioni per essere un ragazzino, indice della sua lunga vita per strada. Tuttavia gli ultimi accadimenti avevano schiuso qualcosa nel suo volto, un estremo guscio che disperatamente per anni aveva cercato di tenere chiuso. Vedere gente morire, conoscere la sorte dei suoi genitori, erano state una scosse sufficienti da forzare la crepa e accendere il suo interno.
Difatti fu subito lampante come si sentisse dentro di sé, e Kanan non fu preparato quando quello sguardo di pura gratitudine lo colpì.
-Grazie Kanan.-. Disse, sinceramente. -Sto bene. Credo che il peggio sia passato, mi sento solo un po’ spossato. È tutto molto lontano.-. Spiegò, portandosi una mano alla testa. -Forse se non mi concentro troppo sulla cosa, riesco a farcela. Ma sto bene, davvero.-. Ripeté, riuscendo a convincerlo, in qualche modo. Diceva la verità, era pallido e un po’ sciupato, ma almeno non tratteneva una vena di odio e frustrazione dentro di sé. In quello stato ci era passato anche lui, quasi non si era reso conto di quando era tornato della sua normale carnagione bruna.
Era calmo, quindi. Più del normale, secondo il jedi.
Kanan annuì un po’ incerto, decidendo che se lui se la sentiva, allora non era il caso di discuterne, specie considerando quanto entrambi fossero testardi. Prese un sasso da terra, pronto a replicare l’esatta lezione dell’anno precedente: connessioni. Ce l’aveva fatta più volte da quel giorno, solo così avrebbe avuto la prova che era tutto a posto.
-Concentrati, e prendi coscienza che non siamo soli nell’universo.-. Spiegò piatto.
-Tu lancia e basta.-. Replicò Ezra, con un mezzo sorriso.
Non appena la zona fu smossa, un pelo fulvo e stropicciato ne emerse. L’ennesimo loth-gatto della zona, tanto piena da sembrare un ritrovo per palle di pelo; venne allo scoperto sgranchendosi le zampette scure, emettendo un ringhio schivo che mise entrambi in soggezione. Avvicinandosi lentamente, come un predatore nei confronti della propria preda, il loth-gatto continuava a ringhiare minacciosamente verso lo sguardo lucido di Ezra.
Il quale, inspirando profondamente, protrasse la mano verso la creatura. Per qualche istante non accadde nulla, il loth-gatto continuava a muoversi verso di lui come se da un momento all’altro volesse saltargli al collo ed azzannarlo.
Kanan ebbe un sussulto, pensando che forse era stato prematuro.
-Non imporgli qualcosa, fai in modo che senta ciò che dici.-. Provò a guidarlo. -Concentrati.-
Un sospirò rassegnato.
-Maestro, sarebbe leggermente più facile concentrarsi se tu la smettessi di parlare.-. Affermò secco il ragazzo, stringendo appena le palpebre come a concentrare in esse un grande sforzo.
Poi, di colpo, un miagolio distrasse entrambi.
Il loth-gatto si era bloccato, per poi sedersi comodamente col volto sereno. Emettendo versi amichevoli, dolci, si avvicinò ai due come un animaletto impaziente di giocare, come se poco prima non avesse cercato di attentare alla vita di uno dei due. Ezra sorrise soddisfatto, abbassandosi cautamente per grattare il mento al felino, il quale prese a fare le fusa incontrollatamente.
Kanan si avvicinò a sua volta, scrutando l’immagine del moccioso schivo e chiuso che aveva conosciuto coccolare un animale come un qualsiasi altro bambino
Non poté fare a meno di intenerirsi.
-Ben fatto.-. Lo fece sorridere maggiormente. -Non pensavo che avresti preso a cuore uno di questi animali, l’anno scorso sembravi sul punto di farne fuori uno.-. Affermò sinceramente, sperando che nulla di quel periodo oscuro trapelasse con eccessiva forza in lui.
Fortunatamente sembrava aver sottovalutato la sua forza d’animo.
-Mi avevi preso sul serio? Non l’avrei mai fatto!-. Replicò lui divertito, mentre il loth-gatto si sdraiava per farsi grattare la pancia. -Ne desideravo uno da tenere a casa quando ero più piccolo, era il mio animale preferito.-. Spiegò, un’inclinazione tenera nello sguardo, un ricordo che finalmente sembrava non spegnere i suoi occhi. -… ora che si fa?-
Kanan fu preso in contropiede. Da una parte non si aspettava che ci riuscisse al primo colpo, dall’altra avevano ancora da sistemare gli ultimi ritocchi alla missione che, tanto per cambiare, prevedeva “miracoli” in quantità. Stava andando davvero bene, le aspettative erano anche più alte del previsto e forse, solo forse, non sarebbe stato costretto a cambiare piano di colpo. Avrebbero anche potuto fare pratica con le spade laser, ma la zona non era libera e un solo sguardo da parte dell’Impero avrebbe compromesso l’esito della giornata.
E in quel caso chi la sentiva più Hera?
Decise che non era il caso, così si alzò in piedi aspettando l’altro nel fare lo stesso, optando al massimo per qualche ora di meditazione. Non avendo nessuno accanto si voltò, vedendo il blu fermo mentre il loth-gatto nuovamente si bloccava, stravaccato a terra.
-Ezra?-. Lo chiamò, e lui sussultò alzandosi di colpo in piedi.
-Eh? Ah, scusa, io…-. Esalò il ragazzo, portandosi nuovamente la mano al capo. -Andiamo dagli altri, ci staranno aspettando…-. Proseguì tremolante, muovendo qualche passo per superare il jedi.
Il quale fu rapito invece dai movimenti del loth-gatto. L’animale barcollava, sembrava incapace di muoversi diritto; il pelo improvvisamente ispido si era drizzato e ogni parte di lui tremava ad ogni movimento che tentava di fare. Di colpo emise un verso stridente che riecheggio nel nulla, scuotendosi del tutto per poi correre via, come se si fosse liberato da qualcosa. Filò dalla sua vista, zigzagando tra l’erba alta per non venire riconosciuto.
Kanan rimase di sasso, percependo di colpo una forte instabilità tutta attorno a lui. Rimase a fissare il suo padawan, che si muoveva esattamente come il loth-gatto.
-Ezra?-. Lo raggiunse, mettendogli una mano sulla spalla. -Va tutto bene?-
-Non mi hai sentito prima?-. Mormorò ironico il ragazzo, ma con voce bassa e rauca. -Sto be… ne…-. Il sentore cessò di colpo, lasciando il posto ad un improvviso malore. Nella mente di entrambi il mondo vorticò, e per uno dei due si spense del tutto.
-Ezra!!!-
Riuscì a prenderlo al volo, il volto sudato che ricadeva contro il suo petto, prima che quel corpicino raffreddato potesse toccare terra.

***

“Come ha fatto un malato a sparire così??”. Pensò furioso, chiuso nella meditazione.
Nel silenzio della sua camera, dopo ore di ricerca, Kanan aveva deciso che la sua mente offuscata dalla rabbia e da una morbosa preoccupazione non gli avrebbe permesso di trovare nessuno. Ordinando il riposo generale, nonostante le varie e persistenti proteste, il jedi stava cercando di calmare i pensieri, che come centinaia e centinaia di uomini urlanti correvano a destra e a manca per la sua scatola cranica, facendogli venir voglia di strepitare a sua volta.
L’aveva messo in camera sua. Era lì che l’aveva visto l’ultima volta.
Lo conosceva per essere il moccioso più sfuggente e irrefrenabile che esistesse, ma con l’handicap della malattia anche Zeb si sarebbe ridotto ad un concentrato di starnuti e muco. Avrebbe mentito se avesse affermato di non aver, almeno in parte, previsto una possibilità del genere: era quella
consapevolezza che non gli permetteva di mettersi il cuore in pace, nonostante sapesse che, bene o male, Ezra sarebbe sempre tornato. Se si fosse trattato dell’ennesima tendenza adolescente a prendersi del tempo per sé non si sarebbe opposto a quel modo.
Ma non stava bene. Era quello il problema.
Kanan sentì la propria fronte corrugarsi istintivamente. Inspirò lentamente per ricercare la calma, l’aria chiusa e tiepida dello Spettro che entrava e usciva in sibili lenti e sfumati. L’atmosfera apparentemente calma attorno a lui si crepava non appena i suoi sensi intercettavano le vie della forza, sempre e comunque capaci di vedere meglio di qualunque occhio sveglio. Così la sua mente si ampliava, si colmava della presenza dei membri della sua squadra: il nervoso dipingere di Sabine nella sua stanza, i vari e numerosi grugniti di Zeb nella zona della cucina, la stasi innaturale di Chopper nella sala principale. Ed Hera, ferma alla postazione di volo, le mani strette con forza ai comandi mentre il volto sperava, sempre.
-… ah, dannazione, Ezra!-. Esclamò infine, rendendosi conto che più che meditare, stava rimuginando diventando sempre più irritabile. Si passò una mano tra i capelli, di nuovo, perché quel giorno sembrava non finire mai. Sembrava allungarsi finché il piccolo ribelle non fosse piombato all’improvviso, con un sorriso furbetto e un discutibile umorismo.
Forse era vero che si assomigliavano.
Sperando che forse dell’aria pulita, e non filtrata dai meccanismi della navetta, gli avrebbe fatto bene, Kanan si abbandonò all’ennesimo sospiro rassegnato, facendo per aprire la porta automatica.
-Papà! Andiamo!-
Sgranò gli occhi, un brivido da scossa elettrica che lo pietrificò di colpo.
Uscì dalla sua camera, guardandosi attorno preso da una frenesia che mise in moto il suo corpo, intorpidito dalle ore passate immobile. Le orecchie tese, i muscoli pronti a scattare, lo sguardo puntato ovunque notasse qualcosa di strano, che confermasse quel sentore.
-Ahah! Dai, muoviti! Ahah!-
Lo vide. Quello che sembrava uno spiazzo di blu intenso all’angolo del suo occhio, lo spunto di una meta che mise in moto le sue gambe prima ancora che riuscisse a formulare un pensiero. Una voce fresca, limpidissima, colma di un’energia e di una vitalità che in tempi come quelli raramente aveva avuto modo di sentire. Era una guida, e in men che non si dica si ritrovò fuori dalla nave, a vedere una figura azzurrina correre in mezzo all’erba alta.
Non era lui… giusto?
Non poteva lasciare nulla al caso, comunque.
Kanan assottigliò gli occhi, iniziando a seguire quella luce blu dalla quale sembrava provenire quella voce vitale. La sera stava tramutando il color grano del cielo in un tiepido marrone, accostato al nero notturno che pian piano divorava ogni altro bruno presente. Ma più le tenebre si manifestavano, più la luce prendeva forma e si faceva evidente, mentre muoveva passi veloci e un po’ goffi in direzione della città.
Che, ora che la guardava, al jedi sembrava più vuota del solito.
Non seppe nemmeno se conveniva seguirlo di nascosto o farsi vedere, dentro di lui aveva solo l’assoluta necessità di capire dove stava andando. I suoi passi silenziosi e ampi erano così diversi dai suoi, e solo quando lo vide bloccarsi per rivolgere uno sguardo incuriosito verso di lui capì la ragione, che lo immobilizzò nuovamente.
Era un bambino. Un bambino dagli occhi zaffiro e i capelli color notte.
-Ezra…?-. Mormorò esterrefatto, fissandolo da capo a piedi. Era lui, non c’era modo di sbagliarsi, ma allo stesso tempo non aveva nulla del suo apprendista: era piccolo, ovviamente, e indossava una tunica bianca e arancio che per miracolo non gli scivolava giù dalle spalle. Aveva la pelle scura, più di quanto fosse all’età di quindici anni, e il volto libero da ogni cicatrice era puro più che mai.
Soprattutto, gli occhi. Quella luce era unica, era speranza, era gioia di vivere.
Quello era l’Ezra prima di perdere tutto.
-Me l’hai promesso, dai!-. Affermò giocondo il bambino, indicando insistentemente l’erba alta. -Se ne prendo uno poi lo teniamo, vero, papà??-
Kanan emise un verso gutturale. Papà? L’aveva chiamato…??
No, non era possibile, non aveva senso.
Prima che riuscisse anche solo a ribattere, un’aura color terriccio lo trapasso facendolo barcollare. Fu come essere travolti da un’ondata di calore rincuorante, e capì ben presto il motivo: pelle scura, barba incolta, capelli e occhi identici ai suoi.
Ephraim Bridger.
-Ti ho promesso di portarti a vederli, i loth-gatti.-. Confermò il padre di Ezra, ridacchiando al broncio gonfiato del figlio. -Credo che tua madre non approverebbe l’avere un pelosetto scatenato in giro per casa… un altro.-. Precisò, scompigliando la chioma minuta del bambino.
Kanan non poté fare a meno di sorridere a quella scena, riuscendo infine a riacquistare quel poco di lucidità in più per ragionare su cosa stava succedendo attorno a lui. Erano proiezione, questo era evidente: di un momento del passato di Ezra. Ma generato da chi? Per quanto il suo allievo fosse migliorato, era certo che un tale controllo di emozioni e forza fosse ben al di là delle sue capacità attuali. Allora cosa stava succedendo? Le aveva generate lui stesso inconsciamente? Ancora improbabile, lui non sapeva quasi nulla di quel ragazzino.
“Che sia per… capire?”. Si chiese, vedendo padre e figlio camminare alla ricerca di felini, per poi svanire scolorendosi piano davanti ai suoi occhi spalancati. “… non è finita…”. Constatò, sentendo la serenità di quel momento dissolversi piano.
-Aiuto!!! Vi prego!!!-
Per lasciare entrare una profonda angoscia, e uno stimolo di pura paura. Kanan ebbe un sussultò, mirando da lontano la cittadina che poche ore prima era stato il palcoscenico della loro missione di sabotaggio. Veniva da lì, e se la forza gli aveva insegnato qualcosa in tutti quegli anni, è che tutti gli eventi sono collegati tra loro.
Si ritrovò a correre come un disperato, verso una città vuota e silenziosa.

***

-Perché non me lo dice mai?-. Esalò Kanan, braccia conserte e volto corrucciato.
Hera si limito a sorridere teneramente, tirando fuori uno sciroppo dallo scomparto dei medicinali. Il povero ragazzino si era beccato un malanno, uno di quelli che mostrano i primi sintomi a distanza di giorni. Ezra era fin troppo sveglio e avvezzo a questo tipo di cose per non essersene accorto.
Dannato quel moccioso, troppo bravo a mentire!
-Non chiederti queste cose, caro, sai già la risposta.-. Affermò lei, posizionando la nuova boccetta su un vassoio assieme ad altre quattro o cinque di diverso tipo e forma. -Lui è fatto così, probabilmente non voleva che ci preoccupassimo.-. Tentò di giustificarlo, per quanto a sua volta non amasse quel suo atteggiamento chiuso.
Il jedi emise un grugnito frustrato.
-Non ha fatto un gran lavoro.-
-Kanan.-. Lo richiamò la twilek con tono di rimprovero, facendogli abbassare lo sguardo. -Trattalo bene, è pur sempre un giorno duro per lui. Forse è un bene che sia malato, almeno potrà riposarsi per conto suo.-. Affermò, porgendo un vassoio al jedi col muto ordine di andare a prendersi cura del suo padawan, almeno prima di andare in missione.
Il jedi sospirò stancamente, annuendo. Aveva senso quello che diceva, ma era sempre incredibilmente frustrante avere a che fare con quel lato di Ezra, specie dopo tanto tempo passato assieme. Avrebbe voluto che si fidasse di più di loro, di lui.
Si avviò verso la camera che condivideva con Zeb, il quale affiancato da Sabine sostava appena fuori dalla porta, intento a lanciare occasionalmente qualche sguardo all’interno. Sembrava teso, più del solito, pur considerando il suo compagno di squadra in quelle condizioni.
-… ah, Kanan.-. Parve scuotersi, come se avesse aspettato il suo arrivo. -Mi sembra che là dentro le cose stiano peggiorando, non so se mi piego.-
Kanan inarcò il sopracciglio. Chiaramente no.
-Stava delirando.-. Chiarì Sabine, senza casco e intenta a mordersi il labbro già arrossato. -Non sappiamo che cosa stava dicendo, ma sembrava che stesse davvero male… forse è il caso di chiamare un medico vero.-. Affermò infine con sicurezza, mentre il lasat, pur evitando il contatto oculare, annuiva impercettibilmente.
Il jedi non riuscì a nascondere il suo stupore, squadrando intensamente entrambi. Non li conosceva per essere così facili al nervosismo, era evidente che la situazione non era normale come in principio aveva pensato. Ma avrebbero dovuto esporsi per contattare un ospedale, di conseguenza mettere a repentaglio tutto il lavoro di quelle settimane. Il Giorno dell’Impero non era esattamente una data che avrebbero potuto rimandare facilmente, e per cosa?
… per Ezra.
Se era per lui, in fondo ne sarebbe valsa la pena.
-Fatemi controllare, poi decideremo.-. Asserì infine, facendosi largo per entrare per poi chiudere la porta alle sue spalle.
Era buia, così da non dare fastidio al malato mentre riposava. Kanan avanzò a tentoni nella stanza, poggiando a terra i medicinali per poi mettere mano alla scaletta. Sentiva gli ansimi di Ezra, pesanti, in tutta la camera alla disperata ricerca di aria fresca. Avevano ragione, non sembrava un raffreddore normale, Non appena lo ebbe sotto gli occhi capì perché: aveva il viso completamente arrossato, lucido di una patina di sudore che gli ricopriva la fronte. Respirava faticosamente, gli occhi chiusi e le palpebre strette.
Kanan gli rivolse uno sguardo compassionevole. Forse era davvero il caso di contattare un professionista, dentro di sé si sentiva male al pensiero di lasciarlo solo sullo Spettro in quello stato. Scostò dolcemente qualche capello sudato dalla sua fronte, scoprendola bollente.
“Povero ragazzino.”. Pensò, facendo poi per scendere a prendere pezza e acqua fresca, oltre che almeno qualcosa per l’influenza non appena si fosse svegliato.
-Papà… mamma… grazie.-
Un sussurrò, e non riuscì a muoversi. I suoi occhi puntarono sull’unica altra presenza a parte lui, di colpo rannicchiata su un lato e in preda ad improvvisi brividi. Era stato un caldo sentore a distrarlo, confortante e piacevole, ma che si era estinto all’istante. Ora il suo spirito stringeva i denti per il freddo, per la paura, che dalla figura di Ezra Kanan sentiva pulsare con veemenza.
Gli si fece vicino, toccandogli appena la spalla.
-Ezra?-. Sussurrò, scuotendolo piano.
-… no… no! Lasciatemi!-. Esclamò poi, dimenandosi con forza nel tentativo di proteggersi. -Non ho fatto niente di male! Lasciatemi andare!!!-. Cercava di nascondere la testa, i punti vitali, come se sapesse esattamente come proteggersi. Come se ci fosse abituato. -Non sono un ladro! Vi prego, basta!!!-. Gridò in preda al panico. Si teneva la spalla sinistra disperatamente, dimenandosi ad ogni tentativo del suo maestro di toccarlo.
Non appena l’ombra di un lacrima gli bagnò lo zigomo, Kanan si sbloccò.
Cercò di smuoverlo con più forza, scuotendolo più violentemente di quanto avrebbe voluto. Ma non riceveva nulla, se non continui gemiti e suppliche di dolore e paura. I brividi aumentavano, i battiti del suo cuore pulsavano da ogni parte del suo corpo, solo sfiorandolo Kanan riusciva a sentirlo. Vinse il suo tentativo di allontanarlo, tenendo salda la sua presa.
-Ezra, svegliati! Devi svegliarti!-. Lo incitò, sollevandogli il busto e facendolo ricadere su di sé. Chiuse gli occhi, cercando la sua mente spaventata tramite la forze per fargli intendere la realtà, che non era in pericolo. Che lui era lì per aiutarlo.
Vi era il caos, un totale accavallamento di emozioni conturbanti, che per un istante pulsarono tanto nella sua mente da farla esplodere. Trovò una sola, minuscola luce in esso, seguendola subendo tutto ciò che gli veniva contro: dolore, terrore, solitudine.
Quando sentì il suo spirito aprirsi, seppe che l’aveva sentito.
Kanan sollevò le palpebre, frastornato, trovando Ezra addormentato sulla sua spalla, più pacifico e meno febbricitante rispetto a poco prima. Passandogli una mano sulla fronte la percepì calda, ma considerevolmente di men, il fuoco che l’aveva posseduto si era gradualmente spento. Non si era svegliato, ma era più sereno; bastò per fargli tirare un sospiro di sollievo.
-Cosa mi fai passare, ragazzino…-. Affermò ironico, facendolo nuovamente sdraiare delicatamente, il volto che ricadeva di lato e le palpebre che si rilassavano.
Notò solo in quel momento che Ezra non aveva smesso di tenersi la spalla, nemmeno ora che stava incosciente sdraiato nel suo letto. Con accortezza il jedi si avvicinò, spostando piano la mano e lasciandola distesa lungo il suo fianco. Lentamente gli prese il colletto della maglia scura che indossava, al posto della tuta arancione sudata di febbre, scostandolo per mostrare la pelle.
Un senso di malessere lo travolse, quando rimirò quella cicatrice.
Cosa aveva passato nella sua vita?

Milla Little Corner
Hello, babies! Eccomi con una Two-shots su Star Wars Rebels!
Perché fa figo così!... e anche perché altrimenti veniva fuori un mezzo papiro ^^”
Per cominciare ci tengo a ringraziare Aiko_Miura_36 per l’idea della piccola sfida riguardante SWR legata al passato, che invito a seguire a tutti quelli che come me vorrebbero vedere il fandom popolato da più fanfiction di questa bellissima serie!
Che dire, pubblicherò la seconda parte prossimamente!
Il passato di Ezra è stato il motivo che mi ha spinto a guardare la serie, “Il Giorno dell’Impero” è stato effettivamente il primo episodio che ho visto e mi piangeva il cuore a vedere quel ragazzino così devastato T-T … non che qui l’abbia trattato con i guanti, ma comunque
Spero che la fanfiction vi sia piaciuta! Qualcuno è fan di Rebels? Avete visto il trailer della terza stagione? CHE HANNO FATTO ALLO STILE ANIME DI EZRA??? Ho perso il mio cucciolo dai capelli al vento, non so che dire… mi sento scossa :,(
Ora che ho finito di lamentarvi vi saluto! Al prossimo e ultimo capitolo!
Alla prossima, ciao!
Purple_Rose

  
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