Hide-and-Seek
First part:
Hide
Non
servì nemmeno che li vedesse, Kanan l’aveva
percepita non appena erano tornati nella sala di controllo dello
Spettro. Densa, spessa come nebbia mattutina: la delusione. Impregnava
l’aria che respirava, tossica e avvilente mentre si aggirava
in mezzo a tutti loro.
-Non era in camera, nemmeno sotto il letto!-. Affermò Zeb,
stringendo i pugni con frustrazione.
-Le altre stanze sono vuote, non c’è traccia di
lui.-. Gli fece eco Hera, visibilmente tesa.
-Ho controllato anche i condotti d’aria, non è
nemmeno lì!-. Esclamò Sabine ormai rassegnata.
Il jedi annuì gravemente, assorto nei pensieri che solo
qualche ora prima si erano concentrati unicamente
sull’ennesima missione di sabotaggio del Giorno
dell’Impero. Un movimento lo scosse, quando le porte
automatiche si aprirono di scatto lasciando entrare Chopper.
Il piccolo droide ruotò piano la testa, squadrando ogni
occhio presente di fronte a lui che lo fissava con trepidazione. Emise
un sibilo, somigliante ad un sospiro, per poi borbottare che non era
nemmeno nella sala macchine.
Sguardi preoccupati si alzarono dai membri della Ribellione, una
conclusione che tanto era ovvia ma chiunque l’avrebbe
rifiutata al pensiero di quello che sarebbe potuto accadere. Erano
tutti stanchi, provati ma in principio soddisfatti di come era andata
la missione del giorno, di gran lunga più liscia rispetto a
quella dell’anno scorso. Ma la mancanza azzerava ogni
successo, era come se la soddisfazione pura come una sorgente si
macchiasse di sporco.
Kanan si grattò nervosamente il gomito, gli occhi
verde-acqua che non smettevano di scrutare quel piccolo scorcio dal
finestrino tondo che dava verso l’esterno della navetta,
colmo solo di un immenso campo desolatamente vuoto.
“Ezra, dove sei?”
***
-Ezra…
non dobbiamo farlo se non vuoi.-. Proruppe Kanan, che immerso in un
opprimente senso di dejà-vu sentiva ad ogni passo un peso
spingerlo verso il basso.
Il ragazzino accanto a lui aggrottò la fronte, probabilmente
stupito da una simile uscita. A qualche ora prima della missione di
sabotaggio prevista, i due sensitivi si erano presi del tempo per
esercitare qualche trucco jedi. Sabine, Zeb ed Hera si erano messi in
contatto con il vecchio Jho per di quell’anno: sfruttando la
distrazione per la manifestazione, oltre al numero sensibilmente
inferiore di guardie rispetto all’anno precedente, avrebbero
piazzato delle cariche esplosive sui carri. Niente di eccessivo,
così da non rischiare di alzare lo stesso polverone, ma
sufficiente per colorare di rosso rabbia i volti degli Imperiali.
In quel caso nulla sarebbe risultato anomalo rispetto ad una normale
giornata nella vita di due dei ribelli dello Spettro, se non per la
zona erbacea nella quale erano immersi, a pochi passi dalla zona
industriale di Lothal. Una cartolina identica in tutto e per tutto a
quella dell’anno precedente, se non per pochi, insulsi
dettagli.
Come le due cicatrici di Ezra, che si mossero appena
all’aggrottarsi del suo viso.
-Com’è che di colpo avrei scelta?-.
Domandò scettico, convinto che se quello non era un sogno,
allora il suo maestro doveva aver preso una craniata
all’atterraggio.
Kanan esalò un frustrante sospiro, lo stesso che lo colpiva
inevitabilmente ogni qualvolta si scontrava con il carattere di quel
ragazzino. E sì che Hera diceva che erano molto simili,
sebbene lui tutta questa somiglianza non la vedeva mai.
-So quanto questo giorno ti pesi, e l’ultima volta non
è stata proprio una passeggiata di salute…-.
Affermò sinceramente. -Se vuoi possiamo allenarci un altro
giorno.-. Concluse, studiando l’espressione del suo giovane
allievo. Era davvero bravo a nascondere le sue emozioni per essere un
ragazzino, indice della sua lunga vita per strada. Tuttavia gli ultimi
accadimenti avevano schiuso qualcosa nel suo volto, un estremo guscio
che disperatamente per anni aveva cercato di tenere chiuso. Vedere
gente morire, conoscere la sorte dei suoi genitori, erano state una
scosse sufficienti da forzare la crepa e accendere il suo interno.
Difatti fu subito lampante come si sentisse dentro di sé, e
Kanan non fu preparato quando quello sguardo di pura gratitudine lo
colpì.
-Grazie Kanan.-. Disse, sinceramente. -Sto bene. Credo che il peggio
sia passato, mi sento solo un po’ spossato. È
tutto molto lontano.-. Spiegò, portandosi una mano alla
testa. -Forse se non mi concentro troppo sulla cosa, riesco a farcela.
Ma sto bene, davvero.-. Ripeté, riuscendo a convincerlo, in
qualche modo. Diceva la verità, era pallido e un
po’ sciupato, ma almeno non tratteneva una vena di odio e
frustrazione dentro di sé. In quello stato ci era passato
anche lui, quasi non si era reso conto di quando era tornato della sua
normale carnagione bruna.
Era calmo, quindi. Più del normale, secondo il jedi.
Kanan annuì un po’ incerto, decidendo che se lui
se la sentiva, allora non era il caso di discuterne, specie
considerando quanto entrambi fossero testardi. Prese un sasso da terra,
pronto a replicare l’esatta lezione dell’anno
precedente: connessioni. Ce l’aveva fatta più
volte da quel giorno, solo così avrebbe avuto la prova che
era tutto a posto.
-Concentrati, e prendi coscienza che non siamo soli
nell’universo.-. Spiegò piatto.
-Tu lancia e basta.-. Replicò Ezra, con un mezzo sorriso.
Non appena la zona fu smossa, un pelo fulvo e stropicciato ne emerse.
L’ennesimo loth-gatto della zona, tanto piena da sembrare un
ritrovo per palle di pelo; venne allo scoperto sgranchendosi le
zampette scure, emettendo un ringhio schivo che mise entrambi in
soggezione. Avvicinandosi lentamente, come un predatore nei confronti
della propria preda, il loth-gatto continuava a ringhiare
minacciosamente verso lo sguardo lucido di Ezra.
Il quale, inspirando profondamente, protrasse la mano verso la
creatura. Per qualche istante non accadde nulla, il loth-gatto
continuava a muoversi verso di lui come se da un momento
all’altro volesse saltargli al collo ed azzannarlo.
Kanan ebbe un sussulto, pensando che forse era stato prematuro.
-Non imporgli qualcosa, fai in modo che senta ciò che
dici.-. Provò a guidarlo. -Concentrati.-
Un sospirò rassegnato.
-Maestro, sarebbe leggermente più facile concentrarsi se tu
la smettessi di parlare.-. Affermò secco il ragazzo,
stringendo appena le palpebre come a concentrare in esse un grande
sforzo.
Poi, di colpo, un miagolio distrasse entrambi.
Il loth-gatto si era bloccato, per poi sedersi comodamente col volto
sereno. Emettendo versi amichevoli, dolci, si avvicinò ai
due come un animaletto impaziente di giocare, come se poco prima non
avesse cercato di attentare alla vita di uno dei due. Ezra sorrise
soddisfatto, abbassandosi cautamente per grattare il mento al felino,
il quale prese a fare le fusa incontrollatamente.
Kanan si avvicinò a sua volta, scrutando
l’immagine del moccioso schivo e chiuso che aveva conosciuto
coccolare un animale come un qualsiasi altro bambino
Non poté fare a meno di intenerirsi.
-Ben fatto.-. Lo fece sorridere maggiormente. -Non pensavo che avresti
preso a cuore uno di questi animali, l’anno scorso sembravi
sul punto di farne fuori uno.-. Affermò sinceramente,
sperando che nulla di quel periodo oscuro trapelasse con eccessiva
forza in lui.
Fortunatamente sembrava aver sottovalutato la sua forza
d’animo.
-Mi avevi preso sul serio? Non l’avrei mai fatto!-.
Replicò lui divertito, mentre il loth-gatto si sdraiava per
farsi grattare la pancia. -Ne desideravo uno da tenere a casa quando
ero più piccolo, era il mio animale preferito.-.
Spiegò, un’inclinazione tenera nello sguardo, un
ricordo che finalmente sembrava non spegnere i suoi occhi.
-… ora che si fa?-
Kanan fu preso in contropiede. Da una parte non si aspettava che ci
riuscisse al primo colpo, dall’altra avevano ancora da
sistemare gli ultimi ritocchi alla missione che, tanto per cambiare,
prevedeva “miracoli” in quantità. Stava
andando davvero bene, le aspettative erano anche più alte
del previsto e forse, solo forse, non sarebbe stato costretto a
cambiare piano di colpo. Avrebbero anche potuto fare pratica con le
spade laser, ma la zona non era libera e un solo sguardo da parte
dell’Impero avrebbe compromesso l’esito della
giornata.
E in quel caso chi la sentiva più Hera?
Decise che non era il caso, così si alzò in piedi
aspettando l’altro nel fare lo stesso, optando al massimo per
qualche ora di meditazione. Non avendo nessuno accanto si
voltò, vedendo il blu fermo mentre il loth-gatto nuovamente
si bloccava, stravaccato a terra.
-Ezra?-. Lo chiamò, e lui sussultò alzandosi di
colpo in piedi.
-Eh? Ah, scusa, io…-. Esalò il ragazzo,
portandosi nuovamente la mano al capo. -Andiamo dagli altri, ci
staranno aspettando…-. Proseguì tremolante,
muovendo qualche passo per superare il jedi.
Il quale fu rapito invece dai movimenti del loth-gatto.
L’animale barcollava, sembrava incapace di muoversi diritto;
il pelo improvvisamente ispido si era drizzato e ogni parte di lui
tremava ad ogni movimento che tentava di fare. Di colpo emise un verso
stridente che riecheggio nel nulla, scuotendosi del tutto per poi
correre via, come se si fosse liberato da qualcosa. Filò
dalla sua vista, zigzagando tra l’erba alta per non venire
riconosciuto.
Kanan rimase di sasso, percependo di colpo una forte
instabilità tutta attorno a lui. Rimase a fissare il suo
padawan, che si muoveva esattamente come il loth-gatto.
-Ezra?-. Lo raggiunse, mettendogli una mano sulla spalla. -Va tutto
bene?-
-Non mi hai sentito prima?-. Mormorò ironico il ragazzo, ma
con voce bassa e rauca. -Sto be… ne…-. Il sentore
cessò di colpo, lasciando il posto ad un improvviso malore.
Nella mente di entrambi il mondo vorticò, e per uno dei due
si spense del tutto.
-Ezra!!!-
Riuscì a prenderlo al volo, il volto sudato che ricadeva
contro il suo petto, prima che quel corpicino raffreddato potesse
toccare terra.
***
“Come
ha fatto un malato a sparire così??”.
Pensò furioso, chiuso nella meditazione.
Nel silenzio della sua camera, dopo ore di ricerca, Kanan aveva deciso
che la sua mente offuscata dalla rabbia e da una morbosa preoccupazione
non gli avrebbe permesso di trovare nessuno. Ordinando il riposo
generale, nonostante le varie e persistenti proteste, il jedi stava
cercando di calmare i pensieri, che come centinaia e centinaia di
uomini urlanti correvano a destra e a manca per la sua scatola cranica,
facendogli venir voglia di strepitare a sua volta.
L’aveva messo in camera sua. Era lì che
l’aveva visto l’ultima volta.
Lo conosceva per essere il moccioso più sfuggente e
irrefrenabile che esistesse, ma con l’handicap della malattia
anche Zeb si sarebbe ridotto ad un concentrato di starnuti e muco.
Avrebbe mentito se avesse affermato di non aver, almeno in parte,
previsto una possibilità del genere: era quella
consapevolezza che non gli permetteva di mettersi il cuore in pace,
nonostante sapesse che, bene o male, Ezra sarebbe sempre tornato. Se si
fosse trattato dell’ennesima tendenza adolescente a prendersi
del tempo per sé non si sarebbe opposto a quel modo.
Ma non stava bene. Era quello il problema.
Kanan sentì la propria fronte corrugarsi istintivamente.
Inspirò lentamente per ricercare la calma, l’aria
chiusa e tiepida dello Spettro che entrava e usciva in sibili lenti e
sfumati. L’atmosfera apparentemente calma attorno a lui si
crepava non appena i suoi sensi intercettavano le vie della forza,
sempre e comunque capaci di vedere meglio di qualunque occhio sveglio.
Così la sua mente si ampliava, si colmava della presenza dei
membri della sua squadra: il nervoso dipingere di Sabine nella sua
stanza, i vari e numerosi grugniti di Zeb nella zona della cucina, la
stasi innaturale di Chopper nella sala principale. Ed Hera, ferma alla
postazione di volo, le mani strette con forza ai comandi mentre il
volto sperava, sempre.
-… ah, dannazione, Ezra!-. Esclamò infine,
rendendosi conto che più che meditare, stava rimuginando
diventando sempre più irritabile. Si passò una
mano tra i capelli, di nuovo, perché quel giorno sembrava
non finire mai. Sembrava allungarsi finché il piccolo
ribelle non fosse piombato all’improvviso, con un sorriso
furbetto e un discutibile umorismo.
Forse era vero che si assomigliavano.
Sperando che forse dell’aria pulita, e non filtrata dai
meccanismi della navetta, gli avrebbe fatto bene, Kanan si
abbandonò all’ennesimo sospiro rassegnato, facendo
per aprire la porta automatica.
-Papà!
Andiamo!-
Sgranò gli occhi, un brivido da scossa elettrica che lo
pietrificò di colpo.
Uscì dalla sua camera, guardandosi attorno preso da una
frenesia che mise in moto il suo corpo, intorpidito dalle ore passate
immobile. Le orecchie tese, i muscoli pronti a scattare, lo sguardo
puntato ovunque notasse qualcosa di strano, che confermasse quel
sentore.
-Ahah! Dai, muoviti!
Ahah!-
Lo vide. Quello che sembrava uno spiazzo di blu intenso
all’angolo del suo occhio, lo spunto di una meta che mise in
moto le sue gambe prima ancora che riuscisse a formulare un pensiero.
Una voce fresca, limpidissima, colma di un’energia e di una
vitalità che in tempi come quelli raramente aveva avuto modo
di sentire. Era una guida, e in men che non si dica si
ritrovò fuori dalla nave, a vedere una figura azzurrina
correre in mezzo all’erba alta.
Non era lui… giusto?
Non poteva lasciare nulla al caso, comunque.
Kanan assottigliò gli occhi, iniziando a seguire quella luce
blu dalla quale sembrava provenire quella voce vitale. La sera stava
tramutando il color grano del cielo in un tiepido marrone, accostato al
nero notturno che pian piano divorava ogni altro bruno presente. Ma
più le tenebre si manifestavano, più la luce
prendeva forma e si faceva evidente, mentre muoveva passi veloci e un
po’ goffi in direzione della città.
Che, ora che la guardava, al jedi sembrava più vuota del
solito.
Non seppe nemmeno se conveniva seguirlo di nascosto o farsi vedere,
dentro di lui aveva solo l’assoluta necessità di
capire dove stava andando. I suoi passi silenziosi e ampi erano
così diversi dai suoi, e solo quando lo vide bloccarsi per
rivolgere uno sguardo incuriosito verso di lui capì la
ragione, che lo immobilizzò nuovamente.
Era un bambino. Un bambino dagli occhi zaffiro e i capelli color notte.
-Ezra…?-. Mormorò esterrefatto, fissandolo da
capo a piedi. Era lui, non c’era modo di sbagliarsi, ma allo
stesso tempo non aveva nulla del suo apprendista: era piccolo,
ovviamente, e indossava una tunica bianca e arancio che per miracolo
non gli scivolava giù dalle spalle. Aveva la pelle scura,
più di quanto fosse all’età di quindici
anni, e il volto libero da ogni cicatrice era puro più che
mai.
Soprattutto, gli occhi. Quella luce era unica, era speranza, era gioia
di vivere.
Quello era l’Ezra prima di perdere tutto.
-Me l’hai
promesso, dai!-. Affermò giocondo il bambino,
indicando insistentemente l’erba alta. -Se ne prendo uno poi lo teniamo,
vero, papà??-
Kanan emise un verso gutturale. Papà? L’aveva
chiamato…??
No, non era possibile, non aveva senso.
Prima che riuscisse anche solo a ribattere, un’aura color
terriccio lo trapasso facendolo barcollare. Fu come essere travolti da
un’ondata di calore rincuorante, e capì ben presto
il motivo: pelle scura, barba incolta, capelli e occhi identici ai suoi.
Ephraim Bridger.
-Ti ho promesso di
portarti a vederli, i loth-gatti.-. Confermò il
padre di Ezra, ridacchiando al broncio gonfiato del figlio. -Credo che tua madre non
approverebbe l’avere un pelosetto scatenato in giro per
casa… un altro.-. Precisò,
scompigliando la chioma minuta del bambino.
Kanan non poté fare a meno di sorridere a quella scena,
riuscendo infine a riacquistare quel poco di lucidità in
più per ragionare su cosa stava succedendo attorno a lui.
Erano proiezione, questo era evidente: di un momento del passato di
Ezra. Ma generato da chi? Per quanto il suo allievo fosse migliorato,
era certo che un tale controllo di emozioni e forza fosse ben al di
là delle sue capacità attuali. Allora cosa stava
succedendo? Le aveva generate lui stesso inconsciamente? Ancora
improbabile, lui non sapeva quasi nulla di quel ragazzino.
“Che sia per… capire?”. Si chiese,
vedendo padre e figlio camminare alla ricerca di felini, per poi
svanire scolorendosi piano davanti ai suoi occhi spalancati.
“… non è finita…”.
Constatò, sentendo la serenità di quel momento
dissolversi piano.
-Aiuto!!! Vi prego!!!-
Per lasciare entrare una profonda angoscia, e uno stimolo di pura
paura. Kanan ebbe un sussultò, mirando da lontano la
cittadina che poche ore prima era stato il palcoscenico della loro
missione di sabotaggio. Veniva da lì, e se la forza gli
aveva insegnato qualcosa in tutti quegli anni, è che tutti
gli eventi sono collegati tra loro.
Si ritrovò a correre come un disperato, verso una
città vuota e silenziosa.
***
-Perché
non me lo dice mai?-. Esalò Kanan, braccia conserte e volto
corrucciato.
Hera si limito a sorridere teneramente, tirando fuori uno sciroppo
dallo scomparto dei medicinali. Il povero ragazzino si era beccato un
malanno, uno di quelli che mostrano i primi sintomi a distanza di
giorni. Ezra era fin troppo sveglio e avvezzo a questo tipo di cose per
non essersene accorto.
Dannato quel moccioso, troppo bravo a mentire!
-Non chiederti queste cose, caro, sai già la risposta.-.
Affermò lei, posizionando la nuova boccetta su un vassoio
assieme ad altre quattro o cinque di diverso tipo e forma. -Lui
è fatto così, probabilmente non voleva che ci
preoccupassimo.-. Tentò di giustificarlo, per quanto a sua
volta non amasse quel suo atteggiamento chiuso.
Il jedi emise un grugnito frustrato.
-Non ha fatto un gran lavoro.-
-Kanan.-. Lo richiamò la twilek con tono di rimprovero,
facendogli abbassare lo sguardo. -Trattalo bene, è pur
sempre un giorno duro per lui. Forse è un bene che sia
malato, almeno potrà riposarsi per conto suo.-.
Affermò, porgendo un vassoio al jedi col muto ordine di
andare a prendersi cura del suo padawan, almeno prima di andare in
missione.
Il jedi sospirò stancamente, annuendo. Aveva senso quello
che diceva, ma era sempre incredibilmente frustrante avere a che fare
con quel lato di Ezra, specie dopo tanto tempo passato assieme. Avrebbe
voluto che si fidasse di più di loro, di lui.
Si avviò verso la camera che condivideva con Zeb, il quale
affiancato da Sabine sostava appena fuori dalla porta, intento a
lanciare occasionalmente qualche sguardo all’interno.
Sembrava teso, più del solito, pur considerando il suo
compagno di squadra in quelle condizioni.
-… ah, Kanan.-. Parve scuotersi, come se avesse aspettato il
suo arrivo. -Mi sembra che là dentro le cose stiano
peggiorando, non so se mi piego.-
Kanan inarcò il sopracciglio. Chiaramente no.
-Stava delirando.-. Chiarì Sabine, senza casco e intenta a
mordersi il labbro già arrossato. -Non sappiamo che cosa
stava dicendo, ma sembrava che stesse davvero male… forse
è il caso di chiamare un medico vero.-. Affermò
infine con sicurezza, mentre il lasat, pur evitando il contatto
oculare, annuiva impercettibilmente.
Il jedi non riuscì a nascondere il suo stupore, squadrando
intensamente entrambi. Non li conosceva per essere così
facili al nervosismo, era evidente che la situazione non era normale
come in principio aveva pensato. Ma avrebbero dovuto esporsi per
contattare un ospedale, di conseguenza mettere a repentaglio tutto il
lavoro di quelle settimane. Il Giorno dell’Impero non era
esattamente una data che avrebbero potuto rimandare facilmente, e per
cosa?
… per Ezra.
Se era per lui, in fondo ne sarebbe valsa la pena.
-Fatemi controllare, poi decideremo.-. Asserì infine,
facendosi largo per entrare per poi chiudere la porta alle sue spalle.
Era buia, così da non dare fastidio al malato mentre
riposava. Kanan avanzò a tentoni nella stanza, poggiando a
terra i medicinali per poi mettere mano alla scaletta. Sentiva gli
ansimi di Ezra, pesanti, in tutta la camera alla disperata ricerca di
aria fresca. Avevano ragione, non sembrava un raffreddore normale, Non
appena lo ebbe sotto gli occhi capì perché: aveva
il viso completamente arrossato, lucido di una patina di sudore che gli
ricopriva la fronte. Respirava faticosamente, gli occhi chiusi e le
palpebre strette.
Kanan gli rivolse uno sguardo compassionevole. Forse era davvero il
caso di contattare un professionista, dentro di sé si
sentiva male al pensiero di lasciarlo solo sullo Spettro in quello
stato. Scostò dolcemente qualche capello sudato dalla sua
fronte, scoprendola bollente.
“Povero ragazzino.”. Pensò, facendo poi
per scendere a prendere pezza e acqua fresca, oltre che almeno qualcosa
per l’influenza non appena si fosse svegliato.
-Papà… mamma… grazie.-
Un sussurrò, e non riuscì a muoversi. I suoi
occhi puntarono sull’unica altra presenza a parte lui, di
colpo rannicchiata su un lato e in preda ad improvvisi brividi. Era
stato un caldo sentore a distrarlo, confortante e piacevole, ma che si
era estinto all’istante. Ora il suo spirito stringeva i denti
per il freddo, per la paura, che dalla figura di Ezra Kanan sentiva
pulsare con veemenza.
Gli si fece vicino, toccandogli appena la spalla.
-Ezra?-. Sussurrò, scuotendolo piano.
-… no… no! Lasciatemi!-. Esclamò poi,
dimenandosi con forza nel tentativo di proteggersi. -Non ho fatto
niente di male! Lasciatemi andare!!!-. Cercava di nascondere la testa,
i punti vitali, come se sapesse esattamente come proteggersi. Come se
ci fosse abituato. -Non sono un ladro! Vi prego, basta!!!-.
Gridò in preda al panico. Si teneva la spalla sinistra
disperatamente, dimenandosi ad ogni tentativo del suo maestro di
toccarlo.
Non appena l’ombra di un lacrima gli bagnò lo
zigomo, Kanan si sbloccò.
Cercò di smuoverlo con più forza, scuotendolo
più violentemente di quanto avrebbe voluto. Ma non riceveva
nulla, se non continui gemiti e suppliche di dolore e paura. I brividi
aumentavano, i battiti del suo cuore pulsavano da ogni parte del suo
corpo, solo sfiorandolo Kanan riusciva a sentirlo. Vinse il suo
tentativo di allontanarlo, tenendo salda la sua presa.
-Ezra, svegliati! Devi svegliarti!-. Lo incitò,
sollevandogli il busto e facendolo ricadere su di sé. Chiuse
gli occhi, cercando la sua mente spaventata tramite la forze per fargli
intendere la realtà, che non era in pericolo. Che lui era
lì per aiutarlo.
Vi era il caos, un totale accavallamento di emozioni conturbanti, che
per un istante pulsarono tanto nella sua mente da farla esplodere.
Trovò una sola, minuscola luce in esso, seguendola subendo
tutto ciò che gli veniva contro: dolore, terrore, solitudine.
Quando sentì il suo spirito aprirsi, seppe che
l’aveva sentito.
Kanan sollevò le palpebre, frastornato, trovando Ezra
addormentato sulla sua spalla, più pacifico e meno
febbricitante rispetto a poco prima. Passandogli una mano sulla fronte
la percepì calda, ma considerevolmente di men, il fuoco che
l’aveva posseduto si era gradualmente spento. Non si era
svegliato, ma era più sereno; bastò per fargli
tirare un sospiro di sollievo.
-Cosa mi fai passare, ragazzino…-. Affermò
ironico, facendolo nuovamente sdraiare delicatamente, il volto che
ricadeva di lato e le palpebre che si rilassavano.
Notò solo in quel momento che Ezra non aveva smesso di
tenersi la spalla, nemmeno ora che stava incosciente sdraiato nel suo
letto. Con accortezza il jedi si avvicinò, spostando piano
la mano e lasciandola distesa lungo il suo fianco. Lentamente gli prese
il colletto della maglia scura che indossava, al posto della tuta
arancione sudata di febbre, scostandolo per mostrare la pelle.
Un senso di malessere lo travolse, quando rimirò quella
cicatrice.
Cosa aveva passato nella sua vita?
Milla Little
Corner
Hello, babies! Eccomi con una Two-shots su Star Wars Rebels!
Perché fa figo così!... e anche perché
altrimenti veniva fuori un mezzo papiro ^^”
Per cominciare ci tengo a ringraziare Aiko_Miura_36 per
l’idea della piccola sfida riguardante SWR legata al passato,
che invito a seguire a tutti quelli che come me vorrebbero vedere il
fandom popolato da più fanfiction di questa bellissima serie!
Che dire, pubblicherò la seconda parte prossimamente!
Il passato di Ezra è stato il motivo che mi ha spinto a
guardare la serie, “Il Giorno
dell’Impero” è stato effettivamente il
primo episodio che ho visto e mi piangeva il cuore a vedere quel
ragazzino così devastato T-T … non che qui
l’abbia trattato con i guanti, ma comunque
Spero che la fanfiction vi sia piaciuta! Qualcuno è fan di
Rebels? Avete visto il trailer della terza stagione? CHE HANNO FATTO
ALLO STILE ANIME DI EZRA??? Ho perso il mio cucciolo dai capelli al
vento, non so che dire… mi sento scossa :,(
Ora che ho finito di lamentarvi vi saluto! Al prossimo e ultimo
capitolo!
Alla prossima, ciao!
Purple_Rose