Fumetti/Cartoni americani > Batman
Segui la storia  |       
Autore: heather16    19/09/2016    2 recensioni
"La stanza vuota, la luce bianca, il tavolo spoglio. Sulla sedia, in divisa arancione, un uomo. Le spaventose testate su quel folle terrorista erano apparse sui giornali per mesi interi. Il viso, iconico per quella densa crema bianca che lo ricopriva, era struccato e pulito. I capelli, sporchi, ricadevano sugli occhi. Il capo era reclinato verso il basso."
ecco il prequel della mia storia "Midnight in Gotham"... spero vi piaccia!
Genere: Dark, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harley Quinn, Joker
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Joker'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il rumore dei tacchi sul pavimento liscio risuonava nel silenzio del corridoio. Solo la luce biancastra di una linea perpetua di neon. La dottoressa Quinzel camminava nervosa verso la stanza. Era arrivata da un paio di giorni ad Arkham; un grande passo avanti per la sua carriera lavorativa, in fondo non poteva chiedere di meglio. Il direttore, grande amico di quel porco del docente universitario del corso di psichiatria, era stato convinto da quella sua vecchia conoscenza ad assumere Harleen in una sola telefonata. Le camicette attillate e le gonne corte erano servite al professore per fargli ricordare le grandi doti della neodottoressa. Il direttore, il signor Arkham, le aveva voluto affidare un paziente dei più complessi; i colleghi avevano riscontrato in lui talmente tanti disturbi da avergli affibbiato il nome di “fabbrica degli arcobaleni”. Averlo in terapia era il rito di iniziazione di Harleen, e per lei la sua occasione di mostrare a tutti che cosa era in grado di fare.
Arrivò davanti alla porta. Era bianca. Al centro, il numero diciassette impresso a grandi caratteri neri. Sistemò il badge al taschino del camice con meticolosa attenzione, lisciò la gonna; riportò una ciocca bionda sfuggita dalla coda bassa in cui aveva raccolto i capelli dietro ad un orecchio. Respirò, chiuse gli occhi, entrò.
La stanza vuota, la luce bianca, il tavolo spoglio. Sulla sedia, in divisa arancione, un uomo. Le spaventose testate su quel folle terrorista erano apparse sui giornali per mesi interi. Il viso, iconico per quella densa crema bianca che lo ricopriva, era struccato e pulito. I capelli, sporchi, ricadevano sugli occhi. Il capo era reclinato verso il basso. Cercava forse di nascondersi?
-Buongiorno.-
Il paziente non rispose, a malapena sembrava vivo. Il torace si muoveva in su e in giù, con un ritmo irregolare che Harleen non aveva mai visto in nessun essere umano. Si fermò, respirò, si sedette.
-Sono la dottoressa Quinzel, il suo nuovo medico per questa sessione terapeutica.- doveva parlare lentamente, dare un senso di calma e sicurezza.- Allora, come si sente?-
Rimase impassibile, di pietra. C’era da aspettarselo. Harleen si era preparata, si sarebbe quasi stupita di una reazione differente al silenzio. Gli avrebbe parlato dell’efficacia della terapia, forse gli avrebbe chiesto del suo di nome. Invece, quando con gli occhi scintillanti di sicurezza e determinazione stava per parlare di nuovo, Lui si mosse. Inclinò il busto in avanti, allungando il collo verso la donna, mentre i suoi capelli si spostavano dal viso. Le cicatrici erano spaventosamente evidenti, e dei tagli recenti si stavano cicatrizzando sulla fronte. Una fila di punti che attraversava il naso teneva ben stretti i lembi di una ferita dura a rimarginarsi. Infine, sorrise. –Guarda un po’, una matricola! Io me li sono passati tutti, qui ad Arkham. Non credo che ci combinerai molto con me, pasticcino. Tanto vale prendere la tua cartellina e i tuoi tacchi a spillo emuovere quelle belle gambe fuori da qui, o i dottoruncoli più grandi ti prenderanno in giro! Chissà, potrebbero anche rubarti i soldi della merenda!-
-Il mio compito è quello di aiutarla, sia collaborativo.-
Il Joker si passò la lingua sul labbro superiore, sorridendo. –Lo vuoi sapere come mi sono fatto queste cicatrici?-
-Conosco già tutte e quindici le versioni che ha dato nel tempo. Perché non parliamo invece del motivo per cui è qui?-
-La… società, è rimasta delusa. Ho mostrato a tutti come è fatto in realtà ognuno di loro. In fondo tutti sono come me, solo che io dipingo il mio lato interiore sul mio lato esteriore1! Come un moscerino all’orecchio continuavo a far ronzare la mia evidenza nei loro cervelli, tutti uguali. Io sono la vittima, immolata per il bene del falso comune!- nel dirlo gesticolava vivacemente con le mani. A guardarlo sembrava persino serio.
-Quindi lei sostiene di essere stato portato ad Arkham ingiustamente?-
-Io credo solamente che ci sia stato.. un semplice malinteso.-
-Lei non si ritiene colpevole di nulla?-
-Tutti in fondo sono colpevoli. Vedi pasticcino, in una società… utopistica, come i grassi sindaci pelati sostengono sia Gotham, tutto dovrebbe girare secondo i piani. Se qualcosa non va, è colpa di tutti. È uno dei fondamenti basilari della democrazia. Lo sai, c’è una tribù africana dove quando qualcuno fa un errore, viene circondato da parenti e amici, che gli ripetono tutte le buone azioni che ha compiuto. Credono in una bontà di fondo. –
-Lei quindi ritiene che per un processo di guarigione efficace dovremmo incoraggiarla, prenderla per il suo lato buono?-
-Sarebbe assurdo. Io non ho un lato buono1.-
-L’esempio della tribù africana quindi non è applicabile per lei.-
-Non ho detto che non ho fatto buone azioni. Ho favorito l’eutanasia di tanti poveri malati terminali.-
-Ha fatto esplodere un ospedale.-
-Beh, in ogni caso sono morti, no?-
-Non tutti coloro che vogliono promuovere una campagna posizionano della dinamite nei reparti di un ospedale.-
-Non tutti ne hanno le possibilità.-
Harleen si tolse gli occhiali, cercando di non sembrare nervosa. La testa le scoppiava. Quel paziente era davvero complicato come le avevano detto.
-L’ho irritata, dottoressa?-
-Sto solo cercando di capire e ascoltare. È il mio lavoro.-
-Sono un paziente difficile, doc.-
-Sì, lo è.-
Harleen osservò meglio il Joker. I capelli verdastri sulle punte. Una ricrescita castana, riflessi biondi2, gli arrivava fino all’altezza delle orecchie. Gli occhi erano scurissimi. Le braccia piene di lividi. Le mani grandi.
-La frutta è davvero incredibile se ci pensi, sai? Le madri tengono in grembo i figli, che crescono nelle loro pance dure e gonfie. Quando un seme inizia a formare intorno a sé il frutto, è come se portasse avanti un processo di gestazione, giusto? La maternità per la frutta è crudele. Il bambino cresce, cresce intorno alla madre,in poche parole… La ingoia. Perche è la madre ad essere dentro il bambino, no? Non è terribile?-
- Come le è venuta in mente questa considerazione?-
-Un pensiero come un altro. Ho avuto una visione in un sogno.-
- Il suo inconscio produce pensieri interessanti.-
-Oh, non lo vuoi sapere che cosa c’è nel mio inconscio.-
-Invece vorrei. Come le ho detto, è il mio lavoro.-
L’uomo la studiò, socchiudendo gli occhi e arricciando le labbra.-Come si chiama sua madre, dottoressa?-
-Io non credo sia il caso di…-
-Oh, quante storie per un nome!-
La donna  sospirò. –Si chiama Jane.- Il calore della cioccolata che le fumava sul viso, il rumore della scatola dei biscotti che si apriva sprigionando un intenso profumo di burro. Perché quei ricordi erano stati seppelliti dalle malignità nella mente di Harleen?
-Beh, è un bel nome. Un nome da mamma. Conoscevo una mamma che si chiamava Jane- il Joker si sporse di nuovo verso la dottoressa, poi le sussurrò- è morta. Shh!-
-Da quanto tempo è stato portato qui?-
-Oh, andiamo! È mai possibile che tu sappia fare solo domande, pasticcino?-
-Dottoressa Quinzel, prego.-
-Giusto, giusto, dottoressa Quinzel.-
-Allora, da quanto lei è qui?-
-Andiamo, sicuramente lei lo sa già, è inutile. Non mi faccia perdere tempo, sono un uomo impegnato, Io!-
Harleen non riuscì a sorvolare. –Non vuole collaborare per niente, non è vero?-
-Non sono interessato così tanto a queste interviste intime. Dovrebbe lasciar perdere, sa?-
-La speranza è l’ultima a morire.-
-Non dica così! La speranza delude, sempre. La cosa migliore sarebbe ucciderla, soffocarla! La speranza, intendo. Solo una volta spenta di può affrontare la vita con un sorriso.-
-Beh, ci sono vari punti di vista.-
-Oh, vedrà che il mio è quello giusto! Glielo dimostrerò.-
-Lei mi sembra pieno di fiducia, al contrario di ciò che dice.-
-Io ho fiducia in lei, dottoressa!- con uno scatto d’istinto, il Joker poggiò la sua mano su quelle pallide e delicate di lei, che teneva incrociate sul tavolo. Il primo istinto di Harleen fu quello di scostarsi, ma pensò che una reazione troppo impulsiva le sarebbe costata in campo di professionalità. Spostò lentamente la mano del Joker, così fredda, di una consistenza strana e più liscia di una normale pelle, sul banco del tavolo.
-La sessione è finita per oggi.-
-Se ne va così presto dottoressa?-
-Per questa prima visita sì, ho richiesto un colloquio più breve. Alla prossima settimana, paziente 44791.-
Il clown sorrise maligno. -Arrivederci, dottoressa!-
Harleen uscì dalla porta. Camminò lungo il corridoio, illuminato dalla perpetua linea a neon. Chiamò l’ascensore, attese, entrò: era sola. il suo corpo, finalmente lontano da occhi indiscreti, cominciò a tremare. La tensione, l’impossibilità di seguire gli schemi fissi dei test di colloquio all’università, quell’uomo così diverso dai pazienti del dottor Murdock, di cui era stata apprendista. Quegli occhi fissi, intensi ed incredibilmente canzonatori. Non aveva ottenuto nulla da quel colloquio, mezz’ora di parole sprecate. Harleen  si tolse gli occhiali, premendo le dita contro le palle degli occhi, mentre le lacrime dell’isteria cominciavano a bagnare le nocche bianche. Sarebbe andata meglio la settimana successiva. Era solo il primo approccio, era normale sentirsi così. La donna andò a casa, mangiò, dormì. Come al solito.
Ma due occhi, ancora svegli, preparavano la sua rovina.

1= riferimenti ad una web serie su youtube, intitolata “Joker Blogs”, che fra l’altro vi consiglio caldamente.
2= i capelli biondo scuro forse non sono molto nello stile del Joker, ma il mio è un misero omaggio al grande Heath Ledger, a mio parere il miglior Joker fino ad ora.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fumetti/Cartoni americani > Batman / Vai alla pagina dell'autore: heather16