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Autore: alesha    20/09/2016    1 recensioni
[Io prima di te]
"Com'è che la pensi tu? Vivi bene, vivi meglio, ma vivi. Ecco. Senza di te non vivrò bene, non vivrò meglio e non vivrò affatto."
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Vivi bene, vivi meglio, ma vivi.

L'idea che Will Traynor possa abbandonarmi per sempre mi sta lentamente logorando. La delusione di non avercela fatta... ho passato gli ultimi sei mesi della mia vita ad impegnarmi così tanto per lui, a cercare di regalargli anche un solo misero motivo per cui rimanere in vita... ed ho sbagliato. Mi ero posta un unico obbiettivo da raggiungere, uno solo; e non l'ho raggiunto. Ed ora? La gente inizierà ad intasarmi la testa di futili domande come "Ehi  Louisa, come stai?"... oh, bene gente. Il mio ragazzo è morto, ed in questo arco di tempo nel quale potevo riuscire a cambiare le cose non ci sono riuscita. Ecco come sto. 

 
Quella finestra poteva risultare così dannatamente interessante, sì. Ma in realtà stavo li a fissarla perché in quel momento non riuscivo a guardare altro. Rifiutavo tutti; la vista dei medici, la vista dei "pazienti" che arrivavano li per lo stesso motivo di Will, i genitori di Will. Sapevo benissimo che in quel momento un po' tutti si sentivano crollare il mondo addosso... ma tutti gli altri si erano già adeguati all'idea di un futuro senza Will Traynor. Io invece no.

«Devo parlare con Will.» Dissi con il fiatone. La corsa dalla sala accanto probabilmente non era stata molto impegnativa ma mi mancava l'aria in un modo assurdo.
«Mi scusi Signorina... non...» Il medico fuori la camera di Will cercò di controbattere.
«Fatemi parlare con lui.» Sbottai con tono freddo, arrabbiato, stanco. Sapevo che non era troppo tardi, o almeno fino a quel momento. Sapevo anche che da un momento all'altro il cuore di Will avrebbe potuto cessare di battere, ed io dovevo assolutamente evitarlo. 
Dopo svariati minuti di dialoghi inutili con quei medici riuscii ad entrare nella camera di Will. 
Era steso sul letto, aveva gli occhi chiusi e la fronte leggermente sudata. Probabilmente non si sentiva così bene, e vederlo in quelle condizioni era impossibile, così tamponai un lembo di asciugamano con dell'acqua fredda e la poggiai sulla sua fronte.

«Clark... tanto non serve, farei comunque la stessa fine...»
«Dio, Will. Smettila.»
«Louisa, devi capirlo che son qui è perché io sto per mor..» 
Lo fermai.
«Will Traynor. Ascoltami bene! Io sono arrivata li con tutt'altra intenzione, non sapevo minimante con chi avrei avuto a che fare, e dato il nostro rapporto iniziale non avrei avuto nemmeno la minima idea di iniziare a provare un sentimento così forte per te.
Io ti amo... e non lo sopporto tutto questo. Sopporterei di più una vita senza fare l'amore con te, mi priverei di molte cose affinchè possa farti sentire... uguale a tutti noi. Com'è che la pensi tu? Vivi bene, vivi meglio, ma vivi. Ecco. Senza di te non vivrò bene, non vivrò meglio e non vivrò affatto. Io voglio tirarti giù da questo letto e portarti nella mia camera a discutere di quanto ridicole e fantastiche siano le mie calze a pois, oppure quelle con i gattini.. oh Will, sono così tenere! E poi potremmo comprare un intero armadio di calze per le nostre figlie. Sì, perché probabilmente noi non potremmo averne, ma li adotteremo. Io voglio sposarti Will. Tu vuoi sposarmi?» quelle parole mi uscirno così spontanee che la maggior parte dovetti ripeterle più volte a causa del momento di ansia, paura ed emozione. Will rimase a guardarmi con aria apatica, non trasmetteva un filo d'emozione, non percepivo nulla. 
Mi alzai rivolgendogli le spalle. Le lacrime in quel momento si stavano accumulando tutte sulle guance e scivolavano giù con una lentezza atroce, così come quel momento che sembrava non finire mai.
«Clark.» 
Rimasi voltata.
«Clark, sbrigati... chiama i miei, chiama i medici, devono liberarmi da tutta questa roba altrimenti non riuscirò ad alzarmi.»
«Verrai... verrai via con me?» mi portai le mani sul petto, il mio respiro si stava riprendendo pian piano e il nodo in gola sembrava essere scomparso.
«Non voglio che altri uomini possano toccarti, guardarti, farti ridere, dormire con te... E poi dovrò rendere felice nostra figlia proprio come ho fatto con te al tuo compleanno, con un semplice paio di calze nere e gialle. Non posso perdermi tutto ciò, non posso.»

Dopo alcuni mesi ci sposammo e siamo andati a vivere a Parigi. Le condizioni economiche di Will ci permettevano già una vita agiata, ma non volevo sopravvivere nella dipendenza, così inizia a lavorare con altre persone con la stessa malattia di Will.
Stavo fuori casa soltanto 5 ore, mentre lui con la nostra tata di fiducia badavano ai nostri due figli adottati; Isa e Lilith. Avevamo in progetto di adottare anche un maschietto, ma già riuscire in così poco tempo ad averne due era strepitoso. 
Will si trasformò, era diventato felice ed aveva accantonato totalmente il fatto che volesse smettere di vivere. Ora probabilmente non si sentiva così tanto "inutile" poichè era lui maggiormente a badare alle piccole, rispettando ovviamente le sue possibilità fisiche. 
Ed io? Io ero felice, tanto. Avevo tutto ciò di cui avevo bisogno, e magari spesso non era tutto rose e fiori con la salute di Will, ma l'esperienza anche del lavoro mi ha resa molto più preparata ad ogni sua complicazione. 
Ed ora sto vivendo davvero.
   
 
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