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Autore: Bathin Raksha Dolorosa    20/09/2016    0 recensioni
Le bambole di porcellana sono belle quanto terrificanti per alcune persone, molti pensano che queste possano in qualche modo prendere vita e muoversi per le stanze con le loro piccole gambette fragili.
Il negozio di Saiko Shinzō è proprio uno di questi! Lei ed un misterioso bambolaio costruiscono e vendono bambole di porcellana nella tredicesima circoscrizione di Tokyo; il materiale di cui sono composte però rimane un segreto che sarebbe meglio restasse celato.
Genere: Angst, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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  Per L’agente della CCG Aiba Kazuya, quella giornata iniziò in maniera a dir poco fastidiosa.
Una telefonata alle prime luci dell’alba lo aveva svegliato prima ancora che potesse farlo la sveglia, un collega all’altro capo del telefono gli riferì di andare in ufficio il prima possibile, che era successa una cosa terribile.
Normalmente chiamate del genere le facevano i superiori, ma solo in caso di vere gravità, il fatto che fosse un agente del suo stesso rango, se non più basso, era parecchio... insolito.
Si massaggiò gli occhi già seccato di quella che sarebbe stata un’altra giornata noiosa dove non sarebbe successo assolutamente nulla.
La dolce fidanzata che dormiva nel letto accanto a lui lo abbracciò in vita, facendo qualche soave verso addormentato
-Kazu-chan... ti pre...ti preparo- la ragazza sbadigliò -Ti preparavo il caffè...-
Aiba carezzò gentilmente la mano dell’unica persona in grado di fermare i demoni nella sua mente.
-No Miko, tu torna pure a dormire- le diede un bacio sul dorso della mano e si alzò dal letto.
Sorridendo, la ragazza tornò a dormire lasciando al fidanzato la preparazione del caffè ed eventuale colazione.
Mentre aspettava che la tecnologica caffettiera facesse salire il caldo e tanto atteso liquido amarognolo, Aiba prese carta e penna e scrisse un piccolo biglietto per la compagna.
 
“Mi hanno chiamato per un emergenza, porto io qualcosa per cena stasera, tu studia e riposati... se esci: fai attenzione.
P.S. Scusami se ti ho svegliata”

 
Sospirò lasciando il pezzo di carta sul tavolo della cucina allungando poi un po’ la mano verso la valigetta da lavoro che, inavvertitamente, si aprì facendo cadere gran parte del suo contenuto.
Sospirò di nuovo, seccato già da quella giornata appena iniziata, si chinò quindi a raccogliere tutte le sue scartoffie agguantando anche un paio di fotografie decisamente vietate ai minori: scene del crimine, sanguinosi ritrovamenti umani nella tredicesima circoscrizione dovute ad un Ghoul che tutti avevano etichettato come Psycho, visto il suo modus operandi da pazzo psicopatico; non portava via le sue prede per cibarsene, le riduceva solo in coriandoli spiluccando della carne ogni tanto e portandosi via cose come occhi, organi interni e qualche arto.
Aiba ricordava bene, quelle fotografie furono il suo primo incarico come recluta nella CCG e tutt’ora nessuno era ancora riuscito ad acciuffare quel dannato Ghoul che ancora continuava a fare stragi.
Farfugliò qualcosa tra sé e sé aggiustando la valigetta, prendendo poi le chiavi di casa, fu pronto ad uscire per andare al lavoro
 
Una volta fuori dalla porta la chiuse bene a chiave, prese l’ascensore per scendere i sei incessanti piani fino al parcheggio interno del palazzo, andò alla macchina e con tutta la calma del mondo guidò verso il posto di lavoro; ancora rifletteva sul motivo della chiamata: cosa fosse successo di così tanto grave da essere convocato così presto ed al contempo perché non fosse così importante da non essere spiegata dal suo superiore.
Ringhiò innervosito, forse un po’ di radio avrebbe giovato.
“[...] Ed ora passiamo alla cronaca: un altro cadavere appartenente ad un essere umano è stato ritrovato nella 13° circoscrizione, la vittima è praticamente irriconoscibile e gli investigatori della CCG pensano si tratti del Ghoul misterioso che ormai da anni sembra terrorizzare il distretto con i suoi macabri modi di predazi-...[...]”
-Questa merda non aiuta decisamente...- l’uomo spense la radio sospirando sonoramente, ora la faccenda si faceva già più snervante, una misteriosa emergenza e Psycho che colpiva ancora... ma perché?!
Il tragitto per il lavoro non gli era mai parso così lungo e sfiancante, teneva il piede destro fisso sull’acceleratore quasi incurante delle macchine intorno a lui e della sicurezza in automobile, ma non gli interessava... lui voleva solo arrivare il prima possibile in ufficio per capire quale era l’emergenza e lamentarsene poi sul perché fosse lì così presto.
Accelerò di nuovo svoltando spaventosamente a destra per entrare nel parcheggio del distretto della tredicesima circoscrizione.
Una volta messo giù il piede dall’auto gli venne in mente qualcosa: Yoshida, il suo partner, non si era ancora fatto sentire... in genere era un uomo sempre vivace che tempestava Aiba di messaggini coi telefoni cellulari, quel giorno invece Kazuya non ne ricevette nemmeno uno.
A passo svelto entrò nell’edificio camminando senza mai fermarsi ad un saluto, uno sguardo o anche solo un povero collega che gli passava davanti; lanciò la propria valigetta sulla sua scrivania di lavoro e si sedette poco dopo sbattendo la testa contro il tavolo insieme ad un lungo ed affannoso sospiro.
I colleghi d’ufficio stavano tutti dietro le loro piccole pareti a separé, alle loro scrivanie, e solo dopo aver sentito il suo inconfondibile arrivo fecero sbucare piano piano le loro curiose teste per sbirciare l’uomo.
A quel punto era piuttosto ovvio, tutti sembravano sapere una cosa importante e lui, invece no; appena alzò la testa dalla scrivania i colleghi tornarono alle loro scartoffie un po’ per non farsi vedere spiare ed un po’ perché il capoufficio era appena entrato ed era anche in compagnia di una bella donna.
-Hey, ma Yoshida si può sapere dov’è?- chiese Aiba con fare seccato
-Aiba, quando mi hanno detto che ti avevano convocato prima dell’inizio del tuo turno, non pensavo ti saresti davvero presentato- ironizzò il capo ufficio benché rimase comunque con uno sguardo piuttosto tetro ignorando persino la domanda del suo sottoposto.
L’investigatore grugnì appena.
-Qualcuno mi ha chiamato dicendo di venire subito, era importante-
-Sono stata io a chiamarla, signor Aiba- intervenne la ragazza alle spalle del massiccio superiore.
L’uomo strabuzzò gli occhi, poi però tornò subito normale.
-Mpf, dalla voce sembravi un maschio-
La donna avrebbe volentieri ironizzato sull’udito che può avere una persona appena svegliata contro voglia, tuttavia evitò e rimase seria, si schiarì la voce e gli consegnò un fascicolo.
Aiba lo prese malamente, sentendosi ancora la bocca impastata dal sonno... forse avrebbe dovuto lavarseli i denti, il fiato da sonno ed il caffè non gli davano una bella sensazione in bocca.
Smise ti temporeggiare con i propri pensieri dando un’occhiata al fascicolo appena consegnatogli.
-... Che cosa significa?-
L’etichetta sulla cartelletta era piuttosto chiara “Caso #7545: Scomparsa dell’investigatore Akira Yoshida”.
Morikawa, il superiore, parve piuttosto sorpreso nel vedere la reazione di Aiba, quasi dispiaciuto.
Non era mai stata una persona ragionevole più di tanto, sul lavoro era ferreo quasi crudele e chiunque gli fosse stato assegnato come partner sarebbe perito in malo modo se non per il caratteraccio dell’agente, per i Ghoul che erano obbligati ad affrontare; aveva la fama di lasciare il partner a sé stesso, non sopportava di essere rallentato e questo suo atteggiamento costò la vita a ben tre bravi agenti della CCG, nessuno voleva mai lavorare con lui e se solo tre morirono sotto la sua custodia, altri cinque abbandonarono dopo poco.
Ai suoi superiori questo non andava per niente bene, ma Aiba era uno dei loro migliori agenti non lo avrebbero mai cacciato... seppur molto a malincuore, per quello al vecchio Morikawa quella reazione suscitò una certa sorpresa.
Notando che nessuno sembrava voler parlare, la donna lo fece per prima.
-Qualche ore fa il signor Yoshida, suo partner, è stato dichiarato scomparso se non addirittura morto- iniziò a dire -Come potrà benissimo leggere anche nel fascicolo, la sua valigetta di lavoro è stata trovata in stato pietoso in un cassonetto dell’immondizia, la quinque: sparita-
Tutto questo destò l’attenzione dell’investigatore che da mesi ormai non si occupava più tanto di indagini sul campo, con la scusa che Psycho non sembrava lasciare nulla dopo il suo passaggio se non una sorta di purea umana, nessuno ci indagava mai seriamente, era come un fantasma... invisibile agli occhi di tutti, ma pienamente attivo nell’ombra.
Non che gli altri Ghoul del distretto fossero diversi.
-Sentite, tagliamo corto che di questa merda mi importa ben poco-
Ed ecco che la minuscola luce che Morikawa vide nel ragazzo... morì per sempre, deludendolo ancora una volta.
-Non mi interessa se Yoshida è sparito o anche morto, io voglio solo avere una pista per quel maledetto Ghoul- continuò l’investigatore.
-Si riferisce a... Psycho? Non ci sono prove che sia stato lui, sulla valigetta non c’era la minima traccia- disse il superiore e la donna annuì.
-Inoltre qui nella circoscrizione 13 sono ben tre i Ghoul ufficialmente attivi, dato che il porta quinque si trovava nell’immondizia fa quasi pensare che possa essere opera del Macellaio se non addirittura del Chirurgo, a loro non piace sporcarsi le mani, non attraggono tanta attenzione come può farlo Psycho-
Aiba annuì pensieroso, avevano ragione... ma poco gli importava, bastava beccare qualche Ghoul e sfondare loro la faccia con tutta la sua forza.
Odiava quelle sudice creature e l’unica ragione per cui entrò nell’accademia ed uscì col massimo dell’impegno era solo ed esclusivamente per cacciare più Ghoul possibili; lui voleva l’azione, la pena capitale... non scartoffie e false piste.
-Adesso volete che io vada ad indagare su Yoshida, mi fate solo perdere tempo... tempo che potrei usare per scovare, torturare ed uccidere dei Ghoul-
-Non sia così pessimista signor Aiba, vedrà che con un buon impegno io lei riusciremo a risolvere il caso della scomparsa del signor Yoshida ed assicurare qualche Ghoul alla giustizia! Il tutto solo oggi- disse la ragazza ancora in loro compagnia.
-E si può sapere tu chi diavolo sei?!- sbottò Kazuya.
-Lei è la tua nuova partner, nessuno è più disposto a lavorare con te... sappi che lei sarà la sua ultima compagna di lavoro, dopo di che sarai licenziato-
-Come se foste in grado di rimpiazzarmi- disse l’investigatore con una certa strafottenza.
-Non guardare me... ho fatto di tutto per convincere i piani alti che sei un bravo agente, ma non hanno voluto sentire ragioni...- continuò Morikawa -Adesso mettetevi al lavoro-
 
-Su con la vita signor Aiba vedrà che anche solo cercare piste si rivelerà divertente!- Shiranui, così si chiamava la sua nuova partner, sorseggiava il suo caffè espresso mentre camminavano verso la prima tappa della loro indagine: il chiosco di ramen del signor Sakurai.
Una volta superate le tendine, i due agenti tirarono fuori i distintivi di fronte al figlio del proprietario, un giovane dal fisico prestante i cui occhi brillavano di voglia di impegnarsi.
-Sì? È successo qualcosa?- disse il ragazzo piuttosto spiazzato dalla loro presenza.
-Dobbiamo parlare con l’uomo che ieri notte era di turno qui, è lei?- intervenne Shiranui.
-Voi starete cercando mio padre, ora ve lo chiamo...- ormai leggermente spaventato, il ragazzo uscì un attimo dal chiosco per andare a chiamare il padre che si trovava nella casetta proprio dietro il piccolo locale.
Fece la comparsa un uomo tarchiato e massiccio con il viso stanco per la mancanza di sonno.
-Posso esservi utile?-
Aiba si schiarì la voce.
-Stiamo indagando sulla sparizione di un agente della CCG- prese la fotografia presente nel fascicolo del caso e la mostrò all’uomo.
-Oh... il signor Yoshida è stato qui ieri sera, è sparito, Perché?- chiese l’uomo guardando la fotografia.
-È proprio quello che dobbiamo scoprire, tutte le informazioni che abbiamo è che si trovava qui, speriamo quindi che lei possa dirci di più- disse l’uomo riponendo la fotografia nel fascicolo.
-Oh, beh... è stato qui, è vero... stava in compagnia di una ragazza molto più giovane e carina-
-La conosce?- chiese Aiba.
-Come no, è la piccola Shinzō Saiko porta avanti il negozio di bambole ad un paio di isolati da qui... poverina si sarà gettata tra le braccia del primo uomo che le ha fatto la corte- continuò il signor Sakurai.
-Prego? Che cosa intende?-
-Non conoscete la storia dei Shinzō? La madre morì dando alla luce il suo fratello gemello portandoselo con sé... a quanto ne so poi il padre si diede all’alcool abbandonando così la figlia a sé stessa-
Shiranui si portò le mani alla bocca per lo stupore.
-Che cosa orribile...-
Sakurai annuì.
-Porta avanti da sola il negozio di bambole di famiglia... ogni volta che la vedo è sempre vestita in modo provocante, credo si guadagni ulteriormente da vivere come... ecco...-
-Una puttana-
-Signor Aiba! Mi scusi tanto per il mio collega scurrile, se può darci subito l’indirizzo della ragazza, andremo noi a parlare direttamente con lei, grazie mille per queste informazioni- Shiranui fece un inchino prima di salutare il proprietario del chiosco e così fece anche Aiba, prima però il giovane Sakurai andò loro dietro per fargli strada.
-Vi accompagno io non è lontano...- sorrise il ragazzo.
Appena usciti dal chiosco imboccarono la strada di sinistra, camminarono a passo moderato; Aiba restava sempre sulle sue mentre Shiranui ed il giovane Sakurai invece parlottarono tutto il tempo, come a volersi conoscere meglio.
-La signorina Saiko indossa sempre i guanti, in ogni occasione... non ho mai saputo perché- disse il ragazzo.
-Sembra che tu la conosca-
-Sì, in un certo senso... eravamo compagni di classe in prima media, ha frequentato i primi due mesi... poi smise di venire, all’epoca non indossava i guanti-
-Qualcosa deve averla spinta a tenerli sempre allora o magari è solo una questione di stile-
-Io non credo sia una prostituta, ok la si vede spesso con degli uomini, ma non credo lei... ecco...-
-Credo che siamo arrivati...-
Aiba e gli altri due si fermarono davanti un negozio con diverse bambole in vetrina, l’insegna diceva “Bambole fatte a mano Shinzō”.
-Allora io torno al lavoro, arrivederci e buona fortuna!- il giovane cuoco sorrise loro salutandoli con la mano, poi camminò da dove erano arrivati per tornare al chiosco dove lavorava.
 
Kazuya e Shiranui entrarono nel negozio di bambole; era tetro, poco illuminato... gli scaffali ed i tavoli erano pieni di bambole in vendita; dietro al bancone si poteva notare una figura intenta a cucire dei vestitini ed accanto una cuccia per cani.
La ragazza intenta a cucire alzò gli occhi verso i clienti e subito si levò i piccoli occhiali che fungevano da lente d’ingrandimento.
-Salve e benvenuti gentili signori, guardate pure le bambole che più vi aggradano, se vi serve qualcosa non esitate a chiedere-
Aiba adocchiò un vassoio di biscotti sul bancone.
-Prendete pure un biscotto se volete-
-No, signorina lei è in arresto- azzardò subito Kazuya prendendo prematuramente le manette.
-Come prego?-
-Signor Aiba che cosa fa... lo sa che ci vuole un permesso per arrestare qualcuno e poi non è ancora detto che la signorina sia coinvolta con la sparizione di Yoshida-
L’uomo però ignorò la partner e subito aprì la valigetta tirando fuori la sua quinque sotto forma di katana.
-È sicuramente un Ghoul.-
-Signore io le chiedo perdono se in qualche modo ho offeso la sua persona, ma... le assicuro che io non sono un Ghoul quindi per favore si calmi, queste bambole valgono un sacco di-...-
Troppo tardi, Aiba distrusse volontariamente una vetrinetta interna per provocare una reazione violenta di Saiko, inutile dire che la ragazza non cascò nel suo tranello.
-SIGNOR AIBA- urlò Shiranui sparando ai suoi piedi con le sue qiunque a pistola.
-Maledizione ma che combini anche tu, siete in combutta?-
-Signorina Saiko sono desolata dal comportamento del mio partner, ripagheremo noi tutti i danni, non le faremo sborsare nemmeno uno yen, però deve seguirci in centrale per poterla interrogare sulla sparizione di quest’uomo-
Shiranui tirò fuori dal fascicolo la foto di Yoshida e non appena Saiko la vide fece un sussultò, era la colomba ucciso quella stessa notte.
-Accidenti...- sorrise la ragazza sistemandosi i capelli -Io sapevo che avrei avuto grane ad uscire con lui, colpa mia che non resisto alle gentilezze degli uomini- Saiko si diede un colpetto sulla testa -Vi spiegherò tutto molto volentieri, ma lei.- additò Aiba -Lavorerà per me finchè non mi avrà ripagato dei danni subiti-
-Oh... è un’ottima idea signorina Shinzō, mando subito un messaggio al capo per rendere ufficiale la cosa!-
Kazuya si guardò intorno a dir poco contrariato, cercò di dire qualcosa per discolparsi, ma le chiacchiere di Shiranui erano l’unica cosa che si riusciva a sentire.

 
   
 
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