Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
Ricorda la storia  |      
Autore: De_drums    20/09/2016    2 recensioni
[NamJin, Jin pov]
“Se dovesse succedermi qualcosa-“
“Non dirlo neanche -uscirai da qui e starai bene”
“Lo so, hyung. Ma se per caso il destino decidesse che è giunta la mia ora, voglio che tu finisca i testi che ho lasciato incompiuti, okay? Mi fido di te e so che li porteresti a termine nel modo in cui farei io”
“Non potrei mai-“
“Invece sì, Jin. È l’unica cosa che ti chiedo, quindi vedi di accontentarmi, almeno questa volta”
“V-va bene” un sorrisino triste fece la sua comparsa sul viso di Seokjin, insieme a qualche lacrima solitaria che scivolò lungo le guance.
Namjoon sorrise debolmente, cercando di mostrarsi positivo.“Resta con me”
“Non vado da nessuna parte”
E rimase lì tutta la notte, la schiena a pezzi a causa di quella scomodissima sedia e la mano stretta tra le proprie.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kim Namjoon/ RapMonster, Kim Seokjin/ Jin
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Vuoto.
Seokjin si sentiva vuoto, apatico, privato della propria linfa vitale.
Erano trascorsi mesi, ormai, da quei due giorni.
Mesi, giorni, ore passati a chiedersi perché proprio lui, perché la vita dovesse essere così ingiusta e terribile.
Così giovane, così entusiasta, così bello – non sarebbe dovuta andare così.
Aveva smesso di ballare, di cantare, di cucinare; ignorava le chiamate di chiunque, dei propri genitori, degli amici, dei manager.
“Devi uscire di casa, riprendere a vivere; non puoi continuare così!” gli avrebbero detto. E lo sapeva, era consapevole che lo facessero per il suo bene, ma come poteva andare avanti? Come poteva la vita fare il suo corso senza di lui?
Seokjin ricordava ogni singolo istante, la disperazione, il proprio cuore andare in frantumi.
Era il suo pensiero fisso e, nonostante facesse male come mai nulla prima di allora, non poté fare a meno di rivivere tutto, ancora e ancora e ancora.
 
 
La porta si aprì di scatto, rivelando un Hoseok trafelato e – con grande sorpresa di Jin- privo del suo sorriso contagioso.
“Hobi, cosa-“
“S-si tratta di Namjoon” cercò di riprendere fiato. “L’hanno portato in ospedale, non so cosa sia successo”
Il cuore di Seokjin perse un battito, forse anche due. Il tono con cui erano state pronunciate quelle parole non gli piaceva per niente, e non voleva nemmeno pensare che- no, non sarebbe riuscito a sopportarlo.
Stupida paranoia, sicuramente non era nulla di grave. O no?
“Hyung, gli altri sono già lì e-“
“Andiamo”
Dopo una corse folle, raggiunsero gli altri nel reparto d'ospedale. Taehyung spiegò loro come il ragazzo avesse iniziato a respirare a fatica mentre provavano e all'improvviso fosse svenuto.
Avevano chiamato l'ambulanza, ora stavano aspettando che gli facessero tutti gli esami necessari e capissero cosa fosse successo.
"Hyung!" la voce di Min Yoongi attirò la loro attenzione. Corse loro incontro e li abbracciò; aveva un'espressione terrorizzata e, come poté notare Jin, gli altri non erano da meno.
Si sedettero tutti insieme nella sala di attesa, senza dire una parola - passarono innumerevoli minuti, forse ore intere, non avrebbero saputo dirlo. Voleva solo assicurarsi che Namjoon stesse bene e tornare a casa, lasciandosi quel brutto spavento alle spalle.
Stava iniziando a fare buio quando, finalmente, il dottore uscì dalla stanza esaminando una cartella.
“Siete tutti qui per Kim Namjoon?” rivolse lo sguardo verso il gruppetto, una punta di scetticismo nel suo tono di voce.
“Sì!”
“Come sta?”
“La prego, ci dica che è tutto a posto”
Sei paia di occhi lo fissarono, in attesa di notizie. “Il vostro amico ha avuto un mancamento, pensiamo sia stato a causa del troppo allenamento e della conseguente spossatezza. Dovremo tenerlo in osservazione almeno per questa notte, per accertarci che non ci siano complicazioni o che non abbia sviluppato un trauma cranico a seguito della caduta.”
“P-possiamo vederlo?”
“Sì, ma cercate di non farlo affaticare troppo, ha bisogno di riposare”
Annuirono tutti contemporaneamente, dirigendosi verso la stanza.
V bussò piano alla porta, chiedendo il permesso di entrare – quando l’altro gli fece un lieve cenno con la mano, entrarono ad uno ad uno, sistemandosi intorno al letto.
Jimin diede il comando e si esibirono nella presentazione ufficiale dei BTS, come facevano sempre nei video.
La cosa doveva aver sortito l’effetto desiderato, perché gli occhi di Namjoon brillarono brevemente – tutti i suoi amici erano lì, e questo gli bastava.
“Namjoon-ah, non farlo mai più! Ci hai spaventati a morte!”. Hoseok era seduto sul bordo del letto e lo guardava con aria di rimprovero, ricevendo energici consensi da parte di tutti.
“Come se mi fossi divertito” sbuffò lui, alzando gli occhi al cielo.
Andarono avanti a stuzzicarsi per un po’, cercando di rendergli meno pesante la permanenza in quell’ambiente totalmente asettico e privo di carattere.
Solo Seokjin rimase un po’ in disparte – annuiva ogni tanto a qualche battuta e cercava di essere partecipe, ma tutti si erano accorti che aveva la testa altrove.
“Hyung, vuoi che vi lasciamo soli?” Taehyung lo guardò preoccupato. Namjoon era il loro leader, lo rispettavano e amavano come un migliore amico ed un fratello, ma sapeva che ciò che c’era tra lui e Seokjin andava oltre. Se n’erano accorti tutti, anche se non ne avevano mai parlato veramente, e si rese conto che in quel momento avrebbero dovuto lasciare loro un po’ di spazio.
Perché Seokjin amava Namjoon così come  Namjoon amava Seokjin, ma in un modo che era solo loro e di nessun altro.
“N-no, restate pure”
“Jin, hai bisogno di stare da solo con lui. Non sarai tranquillo finché non gli parlerai, lo so”
Seokjin gli rivolse uno sguardo rassegnato. “G-grazie”
Taehyung sorrise, poi chiamò a raccolta gli altri, che non ebbero bisogno di tante spiegazioni.
Salutarono Namjoon, cercando di abbracciarlo senza fargli male, e si avvicinarono alla porta.
“Fighting!” gli urlarono in coro, prima di uscire.
 
Il tonfo sordo della porta parve riscuotere Seokjin dal suo stato di trance; prese una sedia e la sistemò vicino al letto, cercando istintivamente le dita dell’altro tra le lenzuola.
“Ciao, principessa”
Ed eccolo lì, quel sorriso strafottente che non scompariva mai.
Seokjin lo guardò e sentì come un macigno posarsi sul petto. Namjoon era in quella stanza squallida, i capelli biondi appiccicati alla nuca e l’aria stanca; aveva un ago infilato nel braccio, la macchina a fianco al letto che monitorava costantemente i suoi parametri.
E fu in quel momento che Kim Seokjin ebbe davvero paura – il medico aveva detto che si sarebbe ripreso, ma era evidente che ci fosse qualcosa che non andava. Lo sentiva.
“Stai tremando, hyung?” un sussurro lo riscosse dai propri pensieri.
“S-scusa” mormorò, avvicinandosi  e posandogli un bacio sulla fronte. “Cosa è successo, Nam?”
“Penso di essere svenuto. In realtà non ricordo molto, ero in sala prove con i ragazzi e mi sono risvegliato qui”
“Il dottore ha detto che ti riprenderai-“
“Ma tu non gli credi, vero?”
“C-cosa? Certo che gli credo, sa quel che dice e-“
“Hyung, non mentire. Te lo leggo negli occhi, hai paura”
La vista di Seokjin si annebbiò e un singhiozzo scappò dalle sue labbra. “È solo che non mi piace vederti così, okay? Sto sperando che tutto si risolva, ma la mia parte paranoica continua a suggerirmi che ti perderò, e non sono- non sarò mai pronto ad affrontare una cosa del genere”
“Melodrammatico” Namjoon gli asciugò con delicatezza le lacrime. “Sono solo stanco, hyung, tra il comeback e le prove non abbiamo avuto un attimo di respiro ultimamente. Non ho intenzione di lasciarti né di andarmene da questo mondo così presto; si risolverà tutto, te lo prometto”
“Lo spero, Nam, lo spero”
 
 
Vagava senza meta, perso nei ricordi, quando lo sguardo gli cadde su quei fogli che giacevano da chissà quanto tempo sul tavolino del salotto.
Non li aveva toccati, anche se gli aveva fatto una promessa – ma era ancora troppo presto, il dolore troppo vivo. Non voleva rovinare tutto, voleva renderlo orgoglioso.
Namjoon aveva sempre detto di essere fiero di lui.
Quando era scoppiato in lacrime alla fine di un concerto, augurandosi di aver reso orgogliosa sua madre, Namjoon era lì. L’aveva preso da parte, portato nei camerini, e rassicurato sul fatto che fosse il figlio che ogni madre avrebbe desiderato.
A quella affermazione Jin era scoppiato a ridere scuotendo la testa, perché non aveva senso – non era di certo un figlio perfetto.
Ma Namjoon aveva insistito così tanto, cercando di fargli capire di non aver nessun motivo di sentirsi inferiore, che alla fine aveva iniziato a crederci pure lui. E quando sua madre era corsa nel backstage per dirgli che lo amava e che non avrebbe potuto chiedere di meglio, l’altro l’aveva guardato da lontano con un sorrisetto soddisfatto, come a dire “te l’avevo detto!”.
E invece, sentiva di averlo deluso, questa volta. Si stava lasciando andare, aveva perso ogni interesse nei confronti di qualsiasi cosa, e sapeva che non lo avrebbe approvato.
Ma si sarebbe ripreso, primo o poi, e avrebbe trovato il coraggio di continuare la sua opera.
Lo avrebbe fatto rivivere attraverso le sue parole.
 

“Se dovesse succedermi qualcosa-“
“Non dirlo neanche -uscirai da qui e starai bene”
“Lo so, hyung. Ma se per caso il destino decidesse che è giunta la mia ora, voglio che tu finisca i testi che ho lasciato incompiuti, okay? Mi fido di te e so che li porteresti a termine nel modo in cui farei io”
“Non potrei mai-“
“Invece sì, Jin. È l’unica cosa che ti chiedo, quindi vedi di accontentarmi, almeno questa volta”
“V-va bene” un sorrisino triste fece la sua comparsa sul viso di Seokjin, insieme a qualche lacrima solitaria che scivolò lungo le guance.
Namjoon sorrise debolmente, cercando di mostrarsi positivo.“Resta con me”
“Non vado da nessuna parte”
E rimase lì tutta la notte, la schiena a pezzi a causa di quella scomodissima sedia e la mano stretta tra le proprie.
 
 
Seokjin tirò un pugno contro il muro, e poi un altro ancora, la rabbia che scorreva a fiumi.
Se solo si fosse svegliato prima, se solo fosse rimasto a vegliare su di lui come si era ripromesso di fare – stupido stupido stupido.
 
Seokjin fu svegliato improvvisamente da un fischio acuto e da una serie di “bip” che sulle prime non riuscì ad identificare; quando finalmente trovò la fonte di quei rumori, si accorse con orrore che le macchine attaccate a Namjoon erano come impazzite e  che il battito del ragazzo era tremendamente irregolare, il sudore gli colava dalla fronte, le dita erano strette ai bordi del letto come in preda agli spasmi.
Jin balzò in piedi, sconcertato, e fece l’unica cosa che gli venne in mente: urlò. Urlò con tutto il fiato che aveva in gola, sperando che qualcuno lo sentisse e corresse ad aiutarlo.
Un’infermiera che stava passando lì davanti accorse quasi all’istante, seguita da altri medici.
Iniziarono a praticare il massaggio cardiaco, mormorando parole che Seokjin non riusciva a comprendere.
Dopo minuti concitati vide i medici rallentare, sentì frasi come “lo stiamo perdendo”  e tutto intorno a lui scomparve. Spinse da parte il personale e si inginocchiò vicino al letto, le lacrime che cadevano copiose senza che potesse fare nulla per fermarle.
“No! H-hai promesso, Nam, non puoi-“ mormorava parole sconnesse, stringendogli la mano così forte tanto che le nocche sbiancarono. “Ti prego, non andartene – non farlo”
Lo guardò e vide l’ombra di un sorriso, prima che la vita svanisse dagli occhi di Kim Namjoon.
Sentì la testa girare e la terra mancargli da sotto i piedi - il mondo si era fermato in quell’esatto momento.
E pianse, Seokjin – pianse, con il viso nascosto tra le coperte di quel letto di ospedale, perché sapeva che nulla sarebbe stato più come prima.
 
Erano seguiti momenti  di puro panico, reazioni sconvolte, mille domande –ma Seokjin, semplicemente, non c’era. Aveva perso ogni contatto con la realtà e, anche se il suo corpo continuava a muoversi per inerzia, lui non c’era.
Non c’era quando i medici avevano detto che non potevano fare nulla, non c’era quando i suoi amici erano scoppiati a piangere, non c’era quando i genitori e i familiari di Namjoon erano accorsi al suo capezzale, non c’era al suo funerale.
Kim Seokjin, quel giorno, aveva cessato di esistere.
 
Dopo la sua morte, aveva lasciato il gruppo.
Voleva un bene dell’anima a quei ragazzi, ma semplicemente non ce la faceva.
Non poteva andare lì fuori e parlare di lui, vedere i fan piangere, cantare le loro canzoni. Era troppo.
Aveva lasciato l’appartamento che condividevano e ne aveva preso uno in affitto in periferia, lontano dal caos della città e da tutto ciò che gli potesse ricordare ciò che aveva perso.
Jimin, Hoseok, Yoongi, Jungkook, Taehyung – tutti, in un modo o nell’altro erano riusciti ad andare avanti.
Avevano sofferto, i loro cuori erano stati ridotti in frantumi, ma avevano avuto abbastanza forza di volontà per rimboccarsi le maniche e cercare di fare qualcosa, senza farsi divorare dall’autocommiserazione.
Lui no, non ci riusciva.
Gli mancava ogni singola cosa, ogni loro piccolo momento passato insieme, anche il più insignificante.
Anche una cosa stupida come giocare a carta forbice e sasso nel bel mezzo di un fan meeting, perché dopotutto erano rimasti quegli adolescenti un po’ infantili di un tempo.
Gli mancavano gli sguardi complici, le loro mani che si incastravano perfettamente, i baci che si scambiavano furtivi pensando di non essere visti e i tocchi di Namjoon sulla sua pelle bollente.
Gli mancava sentire le frecciatine degli altri, che avevano capito tutto fin da subito.
Gli mancava arrossire quando qualcuno coglieva uno sguardo un po’ troppo insistente, gli mancava dire che Namjoon era la sua celebrity crush e vederlo annuire soddisfatto.
Gli mancava insegnargli a cucinare - perché sì, il grande Rap Monster era pieno di talenti, ma se si teneva lontano dalla cucina era meglio per tutti.
Eppure a Jin piaceva - sbuffava ogni volta che l'altro rischiava di mandare a fuoco qualcosa, ma sotto sotto non gli dispiaceva affatto aiutarlo. Amava vederlo concentrarsi e mandare tutto al diavolo dopo pochi minuti, lasciando a lui l'ardua impresa di preparare una cena decente.
Gli mancava abbracciarlo, prendersi cura di lui, guardarlo e poi distogliere lo sguardo imbarazzato quando lui se ne accorgeva.
Semplicemente, a Kim Seokjin mancava Kim Namjoon, in tutte le sue sfumature.
 
 
“Hyung, I really like you”
“I like you too”
 
 
Uhm, salve a tutti.
Ho un po’ di precisazioni da fare su questa storia – le scrivo ora perché altrimenti vi avrei fatto scappare la  voglia ancor prima di iniziare lol
Alcune amiche mi hanno fatto conoscere i BTS, ma non li seguo per la musica perché non mi piace (a parte War Of Hormone, vai a capire perché). Solo che sono un sacco adorabili e cretini e quindi mi piacciono.
Detto questo, come potete immaginare non sono propriamente nel fandom e non so vita morte e miracoli; anche per questo ho messo OOC, perché non so di preciso i loro caratteri e quindi boh.
Non sono una persona da angst (solitamente scrivo fluff) e Jin è pure il mio bias, quindi non so proprio da dove sia uscita questa storia (Rap Monster mi diverto a prenderlo per il culo, ma in realtà gli voglio bene).
Non si fosse capito i Namjin sono la mia OTP, nonostante io shippi un po’ tutti, lì dentro.
Ah, giusto. Le parti in corsivo sono flashback - avrei voluto metterli a lato, ma poi l'impaginazione veniva uno schifo e, non sapendo come altro fare, li ho lasciati così.
Quindi niente, è stato un po’ un esperimento e spero di non aver fatto troppi casini – nel caso, potete benissimo dirmi che fa cagare e non mi offendo lol
Fighting!

Deb
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS) / Vai alla pagina dell'autore: De_drums