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Autore: Cheonefer86    21/09/2016    0 recensioni
È una piccola breve flash fic su un breve momento d'autunno, una specie di "introduzione" al seguito di "Dark Lovely Sea" (già seguito di "Black Smoke") che è in fase di sviluppo :D
Solo qualche istante di intima riflessione di Severus Snape.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Severus Piton | Coppie: Harry/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo
- Questa storia fa parte della serie 'A Bitter Journey to Life'
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I rumori della lontananza

 

Il rosso era fuori dalla finestra. Se ne ubriacava.

E beveva quell’aria appena fredda che profumava di terra.

L’oscurità era vicina, e i colori dell’autunno più in là, oltre il vetro. Oltre tutto.

Mille memorie abbandonate sulla carta mentre una pagina continuava a rimanere vuota e la penna immobile, morta come lo era la sua anima.

Avvizzita al ricordo del rosso che era fuori e si muoveva di poco tra le mani del vento.

E lui, le mani, le aveva messe sulla vita di lei, e poi su quella del figlio che aveva generato per sconvolgere la propria esistenza.

Per amarlo e, forse, essere amato.

Ed ora, erano agli antipodi del mondo, di un universo che non era fatto per loro.

Un fulmine spaccò il cielo, ma quegli occhi verdi non ne avrebbero sentito il suono, forse vedevano ancora il sole. Oppure niente.

Ogni cosa, ma non lui.

Guardava il cielo grigio e un’ombra in lontananza, indistinta, quasi confusa con la pioggia che iniziava a scendere lenta e poi forte.

Prese la penna e la strinse, come se volesse stringere una speranza che non aveva più, ma la pagina insisteva ad essere vuota, ancora bianca di pensieri che non voleva mettere in parole né pronunciare verso quelle foglie cremisi al di là di quella trasparenza che gli mostrava il proprio viso.

E un’ombra in lontananza.

Nient’altro che un simulacro mentre stringeva le dite alla solitudine e se ne beava come l’unica bellezza della sua vita.

Un altro lampo aprì una crepa nel ferro riflesso di sangue e gli parve di scorgere un sorriso, una carezza di sogno che per lunghi istanti gli riempì il cuore, e volle sporcare quelle pagine bianche di urla e dolori, dipingendo di nero l’abbandono.

Un tuono squarciò quel miraggio così stupido e gli occhi tornarono fuori, al canto porpora della natura che si faceva più chiaro e poi più scuro mentre veniva dipinto dal temporale, alla terra d’illusioni dove non c’era altro che alberi e orizzonti nascosti.

Il rosso era fuori dalla finestra. Se ne ubriacava.

E beveva il ricordo della sua vecchia vita abbandonata come una foglia secca. Il ricordo di quegli occhi verdi visti per l’ultima volta.

Fuori c’erano soltanto i rumori della solitudine.

E della lontananza.

 

   
 
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