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Autore: lady lina 77    21/09/2016    2 recensioni
Poldark - episodio 3x02. I pensieri di Demelza nel finale di puntata, dopo aver ascoltato la conversazione fra Ross ed Elizabeth e la dolorosa ammissione di aspettare un altro figlio.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non avrei dovuto ascoltarli, appropriarmi di quel momento solo loro. Perché l'ho fatto poi, per scoprire cose che in realtà so' già da sempre e che rifiuto di vedere?


"Tu eri perfetta, perfetta per me".

"Anche se siamo diversi, saremmo stati felici, l'amore vince su tutto".

"Sei troppo signora per essere una serva".


Per quanto tempo, stupidamente, mi sono illusa che mi amasse, che mi amasse davvero e che l'avesse dimenticata? Come ho potuto credere alle sue promesse, ad ogni sua parola quando la realtà è sempre stata quì davanti a me. Elizabeth è colta, bellissima, raffinata, una vera signora che sa fare inchini e rendere orgoglioso l'uomo che ha a fianco. Sono sempre stata la seconda scelta, quella arrivata a rimpiazzare un posto dolorosamente vuoto, una moglie amata a modo suo, certo, ma non la moglie che lui avrebbe voluto. Non la moglie che vuole ancora adesso!

Sono una serva, sarò sempre una serva ai suoi occhi, anche se forse fatica ad ammetterlo, non sarò mai come Elizabeth per lui. E se non sono bastati una figlia, le difficoltà attraversate insieme, le sue promesse, i suoi gesti delicati ad unirci, di certo c'è poco da fare. Lo capisco pure io, che non ho avuto un'educazione e sono lontana dal modo in cui lui intende una vera donna.

Mi rannicchio nelle coperte quando rientra in stanza e faccio finta di nulla. Tanto, che senso avrebbe dirgli che ho sentito tutto? Gli comunico solo, stancamente, che Judd è miracolosamente vivo e lui pare stupito e divertito per questo. Mi chiede come, perché, ma sono troppo stanca per rispondergli, non mi va di parlargli e guardarlo negli occhi, sapendo che in lui in questo momento brucia la delusione per il rifiuto di Elizabeth.

Fa finta di nulla, come se quanto successo con lei poco prima, poche stanze più in la, sia normale, come se non meritassi nemmeno due parole per spiegare il motivo del suo ritardo. Non conto nulla per lui, non molto almeno. Oppure pensa che sia stupida, chissà... In fondo le serve non sono mai colte, questo è risaputo.

Alla fine non resisto, devo dire qualcosa. "Era bella stasera Elizabeth, non hai smesso per un attimo di guardarla".

Lui alza le spalle. "In fondo è normale per un uomo guardare di tanto in tanto altre donne. Così come è normale per le donne guardare di tanto in tanto altri uomini".

No, non è normale, io non lo faccio, io non ho occhi che per te, anche se tu non sembri accorgertene.

"Ti ricordi l'ultima notte che siamo stati quì?" - chiede Ross all'improvviso.

"Sì. La prima volta che mi hai detto che mi amavi, la notte in cui ti ho detto che aspettavo Julia" – rispondo, mascherando la nostalgia per quei giorni in cui, poco a poco, sembrava accorgersi di me.

"Ora è diverso" – risponde lui – "Ora un figlio, nelle nostre condizioni, sarebbe un problema".

Non rispondo, accarezzando il mio ventre sotto le coperte. Devo dirglielo ma non so' come fare. Le cose si stanno spezzando fra noi, non vuole altri figli, non vuole nemmeno me come moglie ma...

"Demelza".

Mi richiama, stupito dal mio silenzio. "Sì Ross". In queste due parole c'è tutto, se vorrà capirlo.

Si gira verso di me, spalanca gli occhi, ripete il mio nome e io, ancora una volta, gli dico sì. E scoppio a piangere, non di gioia, non di felicità. Piango e basta, senza motivo, quando dovrei solo essere felice. Riesci a rubarmi anche questo, ora, Ross, la gioia di essere ancora madre.

"Da quanto lo sai?".

"Dal processo" – rispondo, balbettando. "Non te l'ho detto, so' che non lo vuoi e non sapevo come... cosa...". Parlo, dico frasi sconnesse senza senso. "E' troppo tardi per tornare indietro" – concludo, infine.

Lui per un attimo resta in silenzio. Non dice nulla e mi guarda con la faccia di uno messo al muro e davanti al fatto compiuto. Non può scappare, lo sa anche lui. "E' vero, non lo voglio. Ma un conto è un pensiero, un conto è un bambino in carne ed ossa. Ora esiste e sta per arrivare" – balbetta. Cerca uno spiraglio per esserne contento, cerca di rassicurarmi ma so' che non approva, che non ne è felice. Ci abbracciamo, un abbraccio diverso da quello in cui mi aveva stretta quando gli avevo detto dell'arrivo di Julia. E' un abbraccio disperato il nostro...

Non sarà facile, non ora che sento nubi nere incombere su di noi. Lo sento lontano Ross, non mio, come quando ero la sua serva. Accarezzo nuovamente il mio ventre che pian piano sta crescendo, arrendendomi all'idea che forse il mio vero amore è colui che ancora deve nascere.

  
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