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Autore: jess803    23/09/2016    0 recensioni
L'altra metà del mio mondo è la storia di Riccardo, un introverso ragazzo di 17 anni che non sa bene come rapportarsi al resto del mondo. E' la storia di una amicizia, un'amicizia vera, che tuttavia non riesce ad andare oltre le cose non dette e ai silenzi. E' la storia di un amore, un amore forte come una calamita che attrae un pezzo di ferro, ma che "non osa pronunciare il suo nome". E' la storia di tre ragazzi, che tra i classici problemi dell'adolescenza e i primi amori, scopriranno qualcosa in più su loro stessi e sul loro posto nel mondo.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Epilogo



Era una mattina di fine estate quando Riccardo decise di andare al lago per fare i suoi soliti schizzi. La temperatura ormai era scesa e delle grandi nuvole grigie minacciavano pioggia. Lo zaino del ragazzo conteneva il materiale per dipingere, qualche snack da sgranocchiare durante il viaggio, dei panini, alcune bibite fresche e la macchina fotografica per scattare qualche foto al cielo. Contava di restare fuori l’intera giornata, come suo solito quando decideva di andare al lago per dipingere.
<< Tesoro mio, non avrai portato un po’ troppi panini con te? Se mangerai tutto da solo avrai un’indigestione>> gli disse in tono polemico la madre, mentre sistemava le ultime cose nello zaino del figlio. Riccardo la guardò per qualche secondo e, dopo essersi sistemato i capelli, con un genuino sorriso sulle labbra, le disse: << Per oggi va bene così, non ti preoccupare>>.
<< Va bene, fai come vuoi! Mi raccomando, chiama appena arrivi, il cielo minaccia pioggia>> gli disse sospirando la donna.
Infilate le scarpe e prese le chiavi, Riccardo uscì di casa sbattendo la porta.
L’aria alla stazione della città era particolarmente frenetica quella mattina. Decine e decine di persone, tra ragazzi in gita e pendolari diretti al lavoro, si sistemavano disordinatamente nello spazio individuato dai divisori della biglietteria, mentre i più audaci si accasciavano bellamente davanti ai chioschetti delle bibite.
<< Il treno previsto per le ore 8.03 è stato soppresso a causa di uno sciopero>> disse con aria annoiata la cassiere della biglietteria al ragazzo, che aveva atteso almeno venti minuti in fila per comprare i biglietti.
<< Mi sa dire quando passerà il prossimo?>> chiese cortesemente il giovane.
<< Alle 10, probabilmente>> rispose secca la donna.
<< Non c’è nient’altro che porti al lago in tempi più brevi?>>.
<< C’è il treno 457 al binario 2 che porta a poca distanza dal lago, tra 30 minuti circa; ma ti avviso, sarà stracolmo di turisti>> ribatté la cassiera, mentre si limava le unghie con una piccola limetta dorata. Riccardo tentennò un attimo.
<< Va bene, mi dia quelli per il 457. Tre. Andata e ritorno>> disse, mentre tirava fuori delle monetine dalle tasche dei jeans.
Arrivato al binario 2, il ragazzo diede un’occhiata al tabellone delle partenze; era previsto un ritardo di dieci minuti per il suo treno. La banchina, come già predetto dalla impassibile cassiera, era invasa da centinaia di turisti in canottiera e pantaloncini, tutti notevolmente seccati dal ritardo. Quando finalmente il treno arrivò in stazione, un’enorme quantità di persone si accalcò per prendere i posti a sedere, mentre Riccardo a stento riusciva a districarsi tra la folla. Riuscito finalmente a salire sul penultimo vagone, dopo esser rimasto qualche minuto in apnea, schiacciato da due grossi uomini nordici, si girò intorno più volte per cercare un posto vuoto. Ne trovò uno, con grossa fortuna, accanto ad una simpatica vecchina, sulla sinistra.
<< So cosa stai cercando di fare>> disse una voce femminile dietro di lui, << ma non ci pensare nemmeno o ci sediamo tutti o non si siede nessuno!>>.
<< Ma non troveremo mai tre posti vicini! Già è stata una fortuna riuscire ad entrare senza riportare danni. E poi, il mio zaino pesa!>> disse polemicamente Riccardo alla contrariata Sara.
<< Aspettate, aspettate! Forse ne ho visti tre lì in fondo, nel vagone successivo>> disse a voce alta Daniele, indicando tre piccoli sedili sul fondo dell’ultimo vagone.
Riccardo e Sara si guardarono negli occhi e quest’ultima disse all’amico biondo: << Tu sei il più veloce, corri ad occuparli! Presto, prima che li prendano quei tre bambini cinesi!>>.
Il ragazzo cominciò affannosamente a farsi spazio tra la folla, a suon di gomitate e inciampi tra i piedi dei turisti. Alla fine, la corsa a ostacoli di Daniele si rivelò proficua: i tre amici riuscirono ad aggiudicarsi i tre posti, in barba ai piccoli monelli cinesi.
<< Allora, che ne dici? Sono serviti a qualcosa tutti questi anni spesi a correre dietro ad un pallone, no? O pensi ancora che fare sport sia un passatempo per stupidi?>> disse Daniele, prendendo dolcemente la mano di Riccardo, seduto accanto.
<< Sicuramente sono serviti a qualcosa, ma la conquista di un posto in treno non è abbastanza per convincermi a dedicarmi all’attività agonistica>> disse Riccardo, guardando dolcemente negli occhi l’amico .
<< Va bene, io ci ho provato! Meglio lasciarti ai tuoi disegni. A proposito, credi che riuscirai a fare un quadro decente di questo benedetto lago stavolta? O lo scarterai come hai sempre fatto?>> chiese divertito Daniele.
<< Non ne sono sicuro, ma sono fiducioso. Ho proprio la sensazione che oggi andrà bene, sai?>> disse Riccardo con un grosso sorriso sulle labbra, mentre guardava va la stazione allontanarsi dal finestrino << credo che andrà proprio bene da oggi in poi>>.
   
 
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