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Autore: Aqua_    23/09/2016    3 recensioni
[Juan/Lucrezia] [accenni Cesare/Lucrezia]
"È allora che capisce: Lucrezia è il Sole e lui è Icaro, pronto a sacrificare la propria vita per ammirare da vicino la sua luce accecante."
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cesare Borgia, Juan Borgia, Lucrezia Borgia
Note: nessuna | Avvertimenti: Incest
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Note dell'autrice:
La storia tiene conto sia della serie canadese, sia della storia della famiglia Borgia vera e propria: ho cercato di mescolare il tutto senza andare a creare troppi problemi; è inoltre ispirata al prompt Five thinghs you know (and the one thing you don't know).

first. She touches you and you light on fire. Your wrist blazes where her fingers meet your skin. The burns don’t show, but it’s hard to breathe with ash in your lungs. It’s so hard to breathe. You’re suffocating daily.

Se ne accorge per caso, la prima volta. Lucrezia cammina svelta per il corridoio, con passo felpato, mentre lui, qualche passo più indietro, la segue in silenzio. Sente il fruscio delle vesti nel silenzio assoluto del palazzo, vede il tessuto amaranto muoversi leggero e ne segue il percorso con lo sguardo. Pizzi e merletti svolazzano ai lati della donna che, incurante di quel movimento accanto a sé, continua a camminare. Poi, quasi all'improvviso, si ferma. Si volta lentamente verso il fratello, che è appena a qualche centimetro di distanza da lei, e, con cautela, gli afferra il polso. Juan freme, cerca di sottrarsi a quel contatto, ma la presa della donna non lo lascia andare. Lucrezia sussurra qualcosa, parole appena accennate che lui sente, senza riuscire a coglierne il significato. Quando, finalmente, lei gli lascia il polso, Juan si affretta ad osservarlo con attenzione. Le mani della donna non hanno lasciato alcuna traccia visibile del loro passaggio, ma lui lo sente, lo vede. Brucia, brucia come le fiamme dell'inferno. Il sangue ribolle nelle sue vene, i suoi polmoni si riempono di fumo: non riesce a respirare. Sposta lo sguardo sulla sorella, non molto distante da lui, e allora capisce. Lucrezia è fuoco, fuoco vivo che brucia nel suo corpo; Lucrezia è fumo, fumo tossico che penetra nei suoi polmoni e cerca di ucciderlo.

 

second. It hurts to watch her. She shines. She’s brighter than the sun, she’s too beautiful for your eyes. It’s hard to look at her. It’s even harder to look away from her. You’re going blind.

Invidia Cesare. Ha un rapporto privilegiato con Lucrezia, e non fa nulla per nasconderlo. Girano voci a Roma, voci che parlano di peccato, di incesto. I figli del Papa, fratelli nel sangue e nello spirito, uniti anche nella carne. È bella, Lucrezia, e la sua bellezza non fa altro che alimentare le malelingue. I suoi capelli dorati risplendono alla luce del sole, accecando coloro che osano posare il proprio sguardo sulla sua figura. Anche Juan, che la osserva di nascosto, appoggiato ad una colonna di marmo, è accecato dalla sua bellezza. Fa male, guardarla. I suoi occhi bruciano come gli occhi di chi guarda fisso il Sole per troppo tempo. Prova a distogliere lo sguardo, e per qualche secondo riesce nel suo intento. Poi, con un gesto quasi meccanico, i suoi occhi tornano a cercare la donna. È allora che capisce: Lucrezia è il Sole e lui è Icaro, pronto a sacrificare la propria vita per ammirare da vicino la sua luce accecante.

 

third. Your ears are tuned to her voice. You could pick her out in a sea of thousands. Her voice makes pretty singers who sing pretty songs sound dull. Her voice makes everything else sound ugly.

Era stato saggio, Odisseo, a non cedere al canto delle Sirene. Le aveva udite, si era innamorato della loro voce, ma aveva resistito. Le corde che lo legavano all'albero della nave gli avevano impedito di andare incontro alla sua disgrazia, alla perdizione. Juan conosce quel canto, lo conosce bene: è la sua dannazione, la sua tortura.

«Juan, fratello mio.» dice Lucrezia, e lui è costretto a cedere a quel richiamo.

Si volta e la vede: immobile, come di marmo, la donna lo guarda. Si avvicina lentamente, un passo dopo l'altro, finché non si trova a qualche centimetro di distanza da lui. Gli parla, e la sua voce giunge alle orecchie dell'uomo come il suono più dolce e melodioso che abbia mai udito. Sono frasi lapidarie quelle che lei pronuncia, ma in grado di riempire la sua mente, inebriandogli i sensi. Sono veleno, le parole di Lucrezia, bellissime e pericolosissime incantatrici a cui lui non può resistere.

 

fourth. The color of her eyes is blue enough to drown in. She is turning you into a clichéd love-wrecked being. You’re drowning, always sinking. Down, down, down.

Aveva visto il mare per la prima volta quando era stato a Napoli. L'acqua era blu, di un blu così profondo che gli sembrava di potervisi perdere senza entrarvi. Visto da lontano, Juan poteva scogere le diverse tonalità di colore, dove il mare era più scuro e dove invece si schiariva, arrivando persino a mischiarsi al verde. A ripensarci, Juan si accorge che quel colore era già presente nella sua vita. Gli occhi di Lucrezia, nelle giornate di sole, assumono una tonalità simile. Gli piace guardarli, quando ne ha l'occasione. Cerca di incrociare lo sguardo della donna ogni volta che può, anche solo di sfuggita.
Si dice che gli occhi siano lo specchio dell'anima, e Juan si ritrova spesso a chiedersi cosa possa mostrare l'animo di Lucrezia. Sono indecifrabili, impossibili da leggere anche per il più abile dei crittografi. Quando riesce ad ammirarli da vicino, l'unica cosa che gli sembra di vedere è il suo riflesso. Possibile, si chiede, che sia proprio quella l'anima di Lucrezia?

 

fifth. You know her. You love her. Through a thousand lifetimes, across millions of stars, you’d find her, you’d never leave her. You love her, till death do you part.

È la notte del 14 giugno 1497, e Juan Borgia è stanco. Stanco di vivere, di amare, di soffrire. Stanco di essere Juan Borgia, duca di Gandia, Gonfaloniere di Roma. Sta camminando nel ghetto ebraico, con lui solo un attendente. Un silenzio profondo, quasi inquietante, lo circonda, a volte interrotto da un passo troppo rumoroso. Nella sua mente vanno a formarsi un migliaio di pensieri sconnessi tra loro, che hanno in comune un'unica figura: Lucrezia. Ripensa a tutto quello che vi è stato tra di loro – amore, odio, gelosia – e a quello che quei sentimenti hanno comportato. Un giorno capirà, si dice, un giorno capirà che tutto ciò che ho fatto è stato per il suo bene. Aveva ucciso Cem, un compagno d'armi, un principe ottomano, in modo da procurare la dote per il matrimonio con Giovanni Sforza. Quando poi, diversi mesi dopo, Paolo, uno stalliere senza alcuna istruzione si era recato a Roma, Juan lo aveva ucciso e ne aveva inscenato il suicidio, in modo che Lucrezia non potesse infangare la sua reputazione. Lo aveva fatto per lei. Nessuna delle sue azioni, però, era stata gradita dalla sorella.

Capirà, pensa nuovamente, un giorno capirà, e mi sarà grata.

Vuole illudersi, Juan, che il tempo potrà cambiare i sentimenti che la sorella prova nei suoi confronti. I suoi, si dice, sono già cambiati da tempo. Lo definirebbe amore, se non pensasse che la parola potesse rendere quel sentimento profano. No, quello che lo lega a Lucrezia è diverso, qualcosa di molto più elevato, non relegato alla sola dimensione terrena.

Pensando a lei, quasi non si accorge della figura incappucciata che gli si avvicina. Quando la vede, oramai è troppo tardi. Il suo attendente cade a terra, morto. Nove pugnalate, poi, lo colpiscono: è rabbia quella che riesce a leggere nei gesti dell'assassino, rabbia accecante che indica chiaramente chi sia nascosto sotto il cappuccio.

«Mio fratello!» esclama Juan, appena il volto di Cesare viene leggermente illuminato dalla luce lunare.

Poi, pochi secondi dopo, il contatto con l'acqua gelida del Tevere lo stordisce. Il suo ultimo pensiero, prima che il buio lo circondi completamente, va a Lucrezia.

Tutto ciò che ho fatto è stato per il tuo bene.

 

( sixth. she loves you, too. )

Piange, Lucrezia, quando le riferiscono che hanno ritrovato il cadavere di Juan. Di nascosto da tutti, - dal padre, da Cesare, con la sola compagnia di Dio – lascia che calde lacrime le solchino le guance. Non era perfetto, suo fratello, ma era suo. Erano state molte le volte in cui gli aveva augurato la morte, ma mai, mai, aveva sperato che le sue parole divenissero veritiere.

Cesare, aveva notato, non era sembrato molto scosso da quel funesto annuncio, e la cosa non la sorprende: era noto in tutta Roma che i rapporti tra i due fratelli si fossero deteriorati con il passare degli anni, fino ad annullarsi completamente. Anche lei, si ritrova ad ammettere, aveva fatto di tutto per allontanare Juan il più possibile dalla sua vita. Juan, si dice, ha ucciso due delle persone a lei care, ha tentato di porre fine alla vita di suo figlio, ancora infante. Allora, non appena ripensa a quell'evento, Lucrezia capisce. Aveva detto a Cesare che avrebbe dato qualunque cosa per vedere il fratello morto, e lui l'aveva ascoltata. Sebbene le parole della donna fossero dettate, ancora una volta, dalla rabbia provata in quel momento, Cesare, che per lei avrebbe fatto qualunque cosa, l'aveva ascoltata. Non capisce però perché glielo abbia tenuto nascosto. Quando aveva ucciso Giovanni Sforza, il fratello le aveva portato il pugnale che aveva utilizzato nel farlo. Con Juan, invece, aveva taciuto. Possibile, si chiede, che la colpa della morte dell'uomo ricada anche su di lei? Possibile che l'accusa di fratricidio gravi sulle sue spalle, più pesante di un macigno, insostenibile? Possibile che il silenzio di Cesare fosse servito a preservarla da quella tortura?

Si avvicina al corpo esanime del fratello, appoggiato sul letto nell'attesa di un funerale degno della sua persona, e, cauta, appoggia le labbra sulla fronte di Juan.

Lo aveva amato, ammette, a suo modo, ma lo aveva amato.

 

 

   
 
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