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Autore: nikita82roma    24/09/2016    3 recensioni
E’ passato poco più di un mese dalla nascita di Lily in quel giorno così importante per Kate. Cosa avranno fatto i nostri Caskett? Come si saranno adattati alla nuova vita con la piccola, ad essere genitori e coppia? E intanto si avvicina una data speciale che non vogliono trascurare...
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Always Together'
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Lily Hope Castle dormiva nella sua culla vicino al letto di mamma e papà. Ora sì che li potevano chiamare così Ryan ed Esposito e non si sarebbero più indispettiti.
Kate e Rick erano mamma e papà di quella bambina che riusciva a far innamorare tutti non appena la vedevano. Anche quella mattina bastò un vagito per far allertare i sensi di entrambi e sporgersi istintivamente verso di lei. Kate controllò l’orario. Era l’ora della poppata.
- Dormi - disse a Rick amorevolmente accarezzandogli i capelli e baciandolo sulla guancia mentre la piccola manifestava a pieni polmoni la sua fame. Era stato sveglio insieme a lei gran parte della notte quando, dopo l’ultima poppata, proprio non ne aveva voluto sapere di riaddormentarsi per un bel po'. Rick la guardò insonnolito, scosse la testa come a volersi risvegliare ed essere presente a se stesso. Poi Kate prese Lily e tornò distendersi sul letto per allattarla in una posizione che ormai aveva collaudato più volte nell’ultimo mese. Rick le guardava come sempre estasiato. Non si voleva perdere nemmeno un istante di Kate e Lily insieme: le osservava, le studiava, cercava di capire i loro codici di comunicazione che lui era sicuro che già avessero. Aveva notato come quando Lily era sdraiata sul petto di sua madre portava sempre una sua manina verso il volto di Kate. Era un gesto che faceva solo con lei, per lui non era una casualità, sicuramente la sua già intelligentissima bambina in quel modo stava dicendo qualcosa a Kate che solo lei poteva capire: non ne era geloso, anzi era felice ed orgoglioso che anche lei già capisse quanto la sua mamma avesse bisogno di attenzioni  e dovesse essere considerata speciale, riservandole gesti speciali solo per lei.
Appena finì di mangiare Castle si offrì come sempre di farla passeggiare per assicurarsi che digerisse bene, in quello che ormai era diventato una sorta di loro rito: Kate la allattava, Rick poi la prendeva ad aspettava che digerisse e infine Kate la faceva addormentare di nuovo. Il più delle volte andava bene ma non sempre era così, come quella notte, quando Lily aveva pianto gran parte delle ore che loro avrebbero dovuto dormire.
- Ci penso io - gli disse Kate - riposati.
Acconsentì alle richieste di sua moglie, perché era veramente assonnato e perché sapeva che quando lei era così insistente era perché aveva bisogno di stare con Lily. Ormai aveva imparato a riconoscere quei segnali di Kate, il suo offrirsi più volte, gentilmente ma decisa, era uno di quelli. Così la prese in braccio adagiando la sua testolina sulla spalla e la coprì con quella prima coperta che lui le aveva regalato negli Hamptons. L’aveva usata sempre e sembrava piacere anche alla piccola stare avvolta in quel caldo abbraccio. Kate gli sorrise prima di uscire e Castle fece altrettanto, ma ormai pensava di non fare altro quando le guardava da oltre un mese, lei lo prendeva in giro qualche volta chiedendogli se avesse una qualche paresi facciale e lui sorrideva di più mostrando che no, non era quello. Era proprio felice. Solo tanto felice. Si rimise a dormire reprimendo la forte sensazione di seguirle e spiarle.

Kate chiuse delicatamente la porta della loro camera ed andò nell’ampio locale passeggiando Lily, percorrendo tutto il perimetro, soffermandosi solo un po' più a lungo davanti le ampie finestre ad osservare New York risvegliarsi all’alba. A Lily però quelle soste non piacevano e piangeva reclamando il movimento: c’era una cosa che Kate aveva capito, quella bambina aveva già un bel caratterino che Rick diceva avesse ripreso interamente da lei “MiniBeckett è dispotica come te, Beckett!” diceva per farla arrabbiare ma lui era la prima vittima delle angherie di Lily, concedendole qualsiasi cosa volesse.
Martha sopra le scale osservava già da qualche minuto Kate, le piaceva studiare i suoi movimenti e vederla così diversa ogni volta che aveva Lily tra le braccia: non aveva perso il suo piglio e la sua risolutezza, però ogni movimento era più morbido, delicato. La guardava parlottare sottovoce con sua figlia e poteva vedere ogni volta si voltava, il suo sorriso. Kate era così assorta da Lily che si accorse di Martha solo quando se la ritrovò davanti alla fine delle scale.
- Buongiorno Katherine, oggi Richard batte la fiacca? - disse l’attrice facendo una carezza alla nipote che la guardava attenta seguendo ogni suo movimento attenta e vigile con l’espressione di una che tutto volesse fare tranne che dormire.
- Questa notte Lily non ne ha voluto sapere di dormire, era un po' stanco… Ti abbiamo svegliato?
- Oh no tesoro… Ma tu non sei stanca?
- Un po', forse… Ma sto bene così.
- Ti turba qualcosa? Sei preoccupata per questa sera? 
- Non dovrei? È la prima volta…
- È normale mia cara. Ma tu e Richard ve la siete meritata questa serata e vedrai che io e questa piccolina staremo benissimo insieme a tuo padre! Vero Lily Hope Castle? Ci divertiremo tantissimo! - Dille l’attrice accarezzando il visino della nipote che la seguì con i suoi occhi grandi così simili a quelli di Kate, non solo nel colore e nella forma, ma anche nell’espressione, tanto che Rick, più volte, aveva detto che presto anche lei li avrebbe terrorizzati tutto con lo sguardo alla Beckett.

Lily Hope Castle.
Ancora una volta avevano stupito tutti e così era più di un mese che ogni volta che presentavano a qualcuno la loro piccola rimanevano tutti a bocca aperta e la risposta più comune era “Cosa???”. 
Avevano deciso di non dire niente del nome che avevano scelto per la piccola, resistendo ai continui assalti e trabocchetti degli amici. Solo Martha e Alexis ne erano al corrente, avendo visto molte delle cose personalizzate che Rick aveva fatto fare per sua figlia, ed era così che lo avevano scoperto entrambe, entrando un giorno in camera della piccola e vedendo un cuscino con il suo nome. “Ah quindi si chiamerà Lily!” aveva esclamato l’attrice con il suo solito fare enfatico, congratulandosi per la scelta particolare del nome ed elencandone i pregi, ma sia Rick che Kate erano convinti che qualsiasi fosse stato il nome, la reazione di Martha sarebbe stata identica. Alexis, invece, chiese a suo padre se come secondo nome aveva già in mente quello di qualche altra scrittrice, come aveva scelto per lei Harper, in onore di Harper Lee. Richard però rimase sul vago, dicendo che la sua scelta era un segreto per tutti, anche per Kate e così fu. Non c’erano scrittori di mezzo questa volta, nè premi Pulitzer, c’era solo la loro grande speranza.
Fu però al distretto che la loro decisione spiazzò tutti e qualcuno ci rimise anche una bella somma di denaro. Avevano aperto le scommesse da quando Ryan ed Esposito avevano comunicato che si trattava di una bambina, così tutti tra detective ed agenti aveva voluto scommettere e dire la sua. Il nome più gettonato e con la quota più bassa era Johanna, sia come primo che come secondo nome. Qualcuno dei più nuovi aveva ipotizzato Katherine, ma chi la conosceva bene, sapeva che Beckett non avrebbe mai messo il suo nome a sua figlia, non era una cosa da lei. Qualcuno propose nomi più azzardati, da Nikki a Beckett, qualche sentimentale propose Martha come l’attrice. Seguirono poi una serie di nomi più o meno classici. Anche la Gates, che davanti a tutti aveva criticato quello scommettere sul nome di una bambina, un pomeriggio pochi giorni prima di Natale, aveva chiamato Ryan dicendogli che scommetteva anche lei 10 dollari su Johanna. Persero tutti, ovviamente, tranne che Palmer. 
Vincenzo “Vince” Palmer era un agente prossimo alla pensione, uno di quelli che non aveva mai voluto fare carriera, di quelli che se non ci facevi caso, nemmeno ti accorgevi di lui. Eppure al distretto tutti gli volevano bene. Lui, Kate, la conosceva da quando era arrivata al dodicesimo ancora ragazzina che correva dietro a Royce ed era certo che lei avrebbe fatto strada, perché aveva quella determinazione che in pochi hanno, unita ad una capacità e ad un’empatia fuori dal normale. L’aveva vista in quei pochi mesi da capitano ed era convinto che era il migliore che fosse stato lì al dodicesimo: Kate era autorevole ma mai autoritaria. Le obbedivano non perché la temevano, ma perché la rispettavano. E lui ne aveva visti passare tanti di lì di capitani, agenti e detective e tanti non li aveva visti più tornare. Aveva temuto anche per lei, più volte ed ogni volta che la vedeva rientrare e percorrere quel corridoio con il suo inconfondibile passo scandito dal rumore dei tacchi tirava un sospiro di sollievo e baciava la foto ormai tutta rovinata di quel San Michele che le aveva dato la sua religiosissima madre quando tanti anni prima era entrato in polizia. Si avvicinò all’elenco dei nomi che erano stati proposti una mattina e lo lesse tutto. “Nessuno di questi” disse ad Esposito. “E allora quale, Palmer?” Chiese l’ispanico. “Non lo so, ma nessuno di quelli che direte voi”. E così fu. Nessuno pensò a Lily e nemmeno ad Hope e Palmer vinse la sua scommessa. Sarebbe andato in pensione prima che Kate fosse tornata dalla maternità, per questo chiese ad Esposito di darle la sua foto di San Michele, avrebbe protetto anche lei, come aveva protetto lui.

Inizialmente quando tutti rimanevano stupiti della loro scelta Rick e Kate erano contenti, perché avevano sorpreso tutti, però dopo un po’ tutte le domande e le richieste di spiegazioni avevano cominciato ad infastidirli, così come avevano infastidito Beckett ad un certo punto tutte le visite che aveva ricevuto il giorno successivo alla nascita di sua figlia. Le aveva sì fatto piacere ricevere le visite degli amici più cari, di Martha e di suo padre, ma poi era cominciato il via vai di persone con le quali non si sentiva in dovere di dover condividere quel momento, chiedendosi poi come avevano fatto ad avere accesso lì e come facevano a sapere dove si trovasse.
Rick poi aveva scoperto che qualcuno, in ospedale, lo aveva riconosciuto e la notizia era presto girata in rete, finita sui social e nei siti di gossip. Quando vide Kate eccessivamente restia a condividere ancora il suo spazio vitale e quello di sua figlia con persone che per lei erano fin troppo estranee, Rick decise di fare il “cane da guardia” e così, senza mai perdere il suo charme ed il suo savoir faire, allontanò tutti quelli che volevano avvicinarsi troppo alla sua famiglia, lasciando spazio e tempo a Kate di riposarsi e trascorrere del tempo sola con Lily, lo aveva letto nei suoi occhi che ne aveva bisogno a livello fisico.
Lui era rimasto lì tutta la notte, in quella loro prima notte di vita in tre, nonostante le proteste di Beckett che voleva che si andasse a riposare, ma sapeva in partenza che Rick non le avrebbe lasciate, quella notte e nemmeno le successive, per nulla al mondo. Passò tutta la notte sveglio, sulla poltrona, a guardarle dormire. Divideva i suoi sguardi in maniera uguale tra sua moglie e sua figlia esclamando che adesso aveva ben due Beckett da guardar dormire. Era un uomo fortunato e non vedeva l’ora di poterle portare a casa e coccolarle, entrambe. Aveva guardato Kate estasiato ogni volta che aveva allattato Lily la guardava sognante incantato da tanta perfezione, tanta vita che emanavano.
Certamente erano la sua, tutta la sua.
Pensava che il mondo fosse rinato solo da poche ore, il suo big bang personale, l’origine della vita cominciata con la vita dello loro figlia. Forse stava cominciando a sragionare per la stanchezza, pensava, mentre Kate sembrava assolutamente a suo agio. Sorrise vedendola maneggiare dopo poche ore sua figlia in modo così spontaneo, ricordava bene tutti i problemi che si era fatta pensando che avrebbe avuto paura anche a toccarla. Invece tenere Lily tra le sue braccia sembrava che fosse la cosa più naturale che avesse mai fatto. Quando si era svegliata piangendo era arrivata un’infermiera a controllare che tutto andasse bene, a chiedere se avessero avuto bisogno di qualcosa. Si azzardò anche a chiedere a Kate se preferiva che fosse riportata al nido per farla riposare un po' ma dallo sguardo minaccioso di Kate capì di non dover nè ripetere la domanda nè attendere una risposta. 
Gli mostrò quindi il fasciatoio che era nella stanza e i cassetti con il materiale per cambiarla. Rick constatò che quel tipo di pannolini non gli piacevano affatto e si appuntò mentalmente di comprarne un tipo migliore il giorno seguente. Dopo averla fatta mangiare Kate provò ad alzarsi per cullarla un po' ma si sentiva troppo stanca e dolorante per farlo, così come non riuscì a cambiarla lasciando che fosse Castle a pensarci mentre lo osservava muoversi perfetto con le mani agili su quel corpicino che a Kate appariva ancora più piccolo di quanto si immaginava. Poi Lily si addormentò di nuovo e Beckett guardò Castle con uno sguardo che pretendeva di essere capita senza dire niente. Non osava dire nulla, chiedergli quella cosa che le sembrava così poco da lei. Ma ne aveva bisogno e non osava chiederglielo. Castle raccolse il sul sguardo ma non riuscì a capire cosa volesse e lei si spazientì nel non essere compresa, come se la sua idea fosse così assurda anche per Castle e le venne da piangere. Poteva ancora dare la colpa agli ormoni a questo punto? Non lo sapeva. Rick provò a chiederle cosa non andava, se stava male o se avesse bisogno di qualcosa. Lei scosse la testa negando tutto, poi si sposò mettendosi in un angolino di quel letto non così piccolo ma nemmeno troppo grande. Sfregò la mano sul lenzuolo nello spazio vuoto vicino a lei. Castle si alzò e le si sedette vicino prendendole la mano in attesa che lei si calmasse o almeno gli dicesse qualcosa. Non le bastava, perchè non lo capiva? Fece leva sulla sua mano e si sollevò per poi ricadere tra le sue braccia singhiozzando. In pochi minuti il suo umore era cambiato drasticamente. Rick la strinse a se lasciando che quel pianto si placasse. “Penseranno che sono un marito orribile e mi cacceranno via se continui così Beckett”. Lei come unica risposta lo strinse di più. “Non permetterò che lo facciano”. Gli ricordò che qualche ora prima era lei che aveva insistito perché andasse a casa a dormire. Kate sapeva che non l’avrebbe fatto ma in quel momento pensò che se se ne fosse andato lo avrebbe richiamato nel cuore della notte per farlo tornare, facendogli prendere un colpo. Poi Kate trovò il coraggio di chiederglielo “Rimani qui”. Ci furono le loro solite battute a vuoto nelle quali Castle gli disse che non aveva intenzione di andare da nessuna parte e lei si spazientì ancora di più spiegandogli che “qui” era “qui qui” e lui continuava a non capire o a fare finta o forse anche il suo cervello era ancora sotto shock da quella giornata. Quando capì che qui era “letto con me” Castle dovette trattenere una risata fragorosa. Così cominciò uno dei suoi discorsi infiniti su come ora che erano sposati non c’era nulla di male se dormivano insieme e che anche le infermiere visto quello che avevano appena fatto avrebbero dovuto intuire che avevano già dormito insieme e non solo visto come di solito si fanno i bambini e lui ci teneva a sottolineare che lo avevano fatto in modo convenzionale, senza altre pratiche moderne. Quando vide Kate roteare gli occhi e intimargli di stare zitto capì che aveva ottenuto il suo scopo di farla tornare almeno un po’ in se. Si tolse le scarpe e la camicia e a Kate con quella maglietta aderente che aveva sotto parve ancora più bello quando si chinò e diede un altro sguardo alla culla di Lily che avvicinò un po' di più al letto. Poi si sdraiò vicino a Kate che immediatamente si appoggiò contro il suo petto caldo, come sempre, lasciando che la sua schiena diventasse tutt’uno con il torace di Castle che la abbracciava mentre lei si rilassava tra le sue braccia.
“Sai cosa vorrei Castle? Un piatto della tua carbonara. Ma non altre, quella che fai tu. Mi è mancata.” Kate bisbigliava appena per non svegliare Lily. Castle brontolò un po' facendole presente che per ora le sue richieste erano tutte riguardanti cose da mangiare. Si sentiva offeso. Kate pensò che avrebbe mangiato volentieri anche lui, ma si tenne quel pensiero per se. Poi Rick le fece presente come qualche tempo prima, in quella situazione, lei avrebbe cominciato a blaterare su quanto fosse sconveniente farsi vedere così, che erano sempre in un ospedale e che avrebbero dovuto mantenere un contegno, comportandosi da adulti responsabili che erano in grado di controllarsi. Kate si morse il labbro e non rispose, sorrideva e sapeva che anche se Castle non la poteva vedere la intuiva e lei si girò per baciargli il braccio che la cingeva. Forse il problema, se così lo poteva definire, era che Kate adesso sentiva come se si fossero rotti tutti i suoi argini emotivi e no, non si poteva più contenere ma soprattutto non aveva alcuna intenzione di farlo.
Non dormirono più fino alla poppata successiva di Lily. Passarono il tempo a sussurrare discorsi che per il resto del mondo non avrebbero avuto senso ma per loro sì. Scambiarono baci su ogni parte del corpo a loro disposizione e Kate probabilmente baciò tra una parola e l’altra ogni centimetro libero delle braccia di Rick. Era la prima notte della loro nuova vita. Non la potevano trascorrere in altro modo che abbracciati. 
Lily poi pianse di nuovo che era quasi l’alba interrompendo l’idillio dei suoi genitori. Kate la prese e chiese a Castle di non muoversi. Si accomodò di nuovo nella familiare stretta di suo marito che si era sollevato per farla stare più comoda, il posto nel mondo in cui stava meglio e così lui le racchiuse nel suo abbraccio. Guardava Lily mangiare sporgendosi oltre la spalla di Kate appoggiandoci lievemente il mento e lasciando ogni tanto un bacio proprio lì su quella curva che adorava: Rick osservava il profilo perfetto di sua figlia, i suoi occhi grandi ed ancora scuri, era veramente una mini Beckett. Non poteva essere più bella di così, come sua madre. Si ritrovò a sorriderle completamente imbambolato e pensò che se ogni volta le avesse fatto quell’effetto il suo cuore non avrebbe retto ai mesi successivi. 

Era passato già un mese e per ora il cuore di Rick aveva retto anche se ero dovuto passare sopra ad emozioni che lo avevano travolto come uno tsunami.
Tornò Jim la mattina successiva e gli comunicarono il nome della bambina. Non si sorprese ma si commosse. Kate ci tenne che rimanesse anche anche Castle con loro e che gli spiegasse perchè quei nomi. Jim ne fu particolarmente colpito e ringraziò Kate, non le disse perché, ma lei lo sapeva, si erano capiti. Suo padre non le avrebbe mai chiesto di non scegliere un nome ma gli avrebbe fatto male e fu sollevato di sapere che avevano fatto altre scelte ed era intimamente convinto che lo fosse anche Johanna. 
Rick e Jim poi uscirono insieme lasciando per qualche minuto sole Kate e Lily. Piaceva pensare ad entrambi che lei avesse bisogno di stare sola con la sua bimba, per consolidare quel rapporto unico tra madre e figlia. I due uomini si guardarono e poi fu il più anziano a prendere l’iniziativa dando una pacca sulla spalla al genero ed a stringerlo in un inusuale abbraccio, ringraziandolo più volte, con parole sentite, per aver fatto così felice la sua bambina. Rick avrebbe voluto dirgli che era lui che doveva ringraziarlo per aver avergli donato un angelo come Kate, che era lui quello fortunato perchè Kate lo rendeva felice come mai in vita sua e perchè essere amato da sua figlia era il più grande regalo del mondo insieme alla loro bambina. Non riuscì a dirgli nulla però, tranne che rendere felice Kate era tutto quello che voleva. “Grazie per avermi fatto capire che avevo ancora la speranza” gli disse Castle prima di andarsene “C’è sempre speranza Richard”. Jim se ne andò e mentre Rick stava per rientrare da Kate venne preceduto da delle infermiere “controlli di routine” gli disse la più giovane facendogli l’occhiolino, nonostante l’età ne aveva sicuramente visti molti di padri preoccupati come lui. Approfittò per uscire e fare due passi, staccare mentalmente un po' da quel sovraccarico emotivo. Dribblò i fotografi fuori dall’ospedale donandogli solo qualche sorriso di circostanza. Si rifugiò in quella caffetteria dove aveva preso il caffè per Kate tutte le mattine che era rimasta in ospedale. Ordinò due caffè e questa volta esattamente come piaceva a Kate, passò dal fioraio e comprò quel solito mazzo di gigli bianchi e rosa che tanto era stato importante per sua moglie e tornò da lei.
La trovò sola ed un po' malinconica. Si aprì in un sorriso enorme vedendo i fiori ed i caffè. Kate non volle ripensare a quella scena come ad un ricordo triste e doloroso, ma come le prime tappe del ritorno alla sua nuova vita. Bevvero il caffè insieme quella mattina e lo fecero per tutte le altre mattine fino a quel giorno di metà febbraio, sorridendo sempre.
   
 
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