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Autore: Lady Stark    25/09/2016    4 recensioni
Solo ora avvertiva sulla lingua l’acre sapore della mancanza.
«A cosa stai pensando, Jon Snow?»
«A casa mia.» la risposta emerse spontanea dalle sue labbra socchiuse, prendendo forma in una nuvoletta di condensa.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jon Snow, Ygritte
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La neve turbinava nel cielo color catrame, oscurando la vista delle migliaia di stelle che brillavano lontane. Jon Snow alzò una mano per raccogliere sul palmo qualche cristallo e studiarlo più da vicino. Le punte trasparenti ammiccarono nello sciogliersi, bagnando lo spesso materiale che proteggeva le sue dita dall’ibernamento.

Il ragazzo strinse il pugno, avvertendo una fulminante fitta di dolore alla mano; la stessa che durante il rogo nella torre del lord comandante Mormont si era ustionata.

Malgrado tutti gli esercizi che maestro Aemon gli aveva imposto di fare, le articolazioni non avevano ancora recuperato la mobilità originaria.

Spettro, accoccolato alle sue spalle, alzò il muso nel percepire il disagio che attanagliava il suo compagno. Jon affondò le dita nel pelo candido del meta lupo ed avvicinò il naso a quello della bestia, per avvertire sulle guance il soffio caldo del suo respiro.

«Spettro. Mi sei rimasto solo tu.» sussurrò a fior di labbra; tanto piano che il vento gelido fagocitò in un sol boccone la sua voce.

Jon non era uno sprovveduto e sapeva benissimo che sarebbe bastata una parola sconsiderata a decretare la sua fine.

Molti dei generali di Mance Ryder bramavano di poter infilzare la sua testa su una picca, per poi poterla sventolare di fronte a tutta la popolazione bruta.

Però, per farlo, i bruti avevano bisogno di una prova e Jon Snow, non era intenzionato a fornirgliela.

Qhorin il Monco gli aveva affidato una missione; gli aveva ordinato di cavalcare con i bruti, di mangiare al loro desco e comprenderli. Ora che il confratello era morto, solo Jon poteva far in modo che quel sacrificio non fosse vano.

Morendo per mano sua, il vecchio aveva ciecamente riposto la sua fiducia e l’esito della missione nelle mani del compagno.

Per questa ragione, Jon non poteva fallire.

Il meta-lupo si accoccolò ancora più vicino al ragazzo per donargli calore ed affetto. Il guardiano della notte si strinse la cappa di pelliccia attorno alle spalle ed alitò in cielo, curioso di vedere quali strane forme avrebbero assunto le nuvolette di condensa.

I suoi pensieri cominciarono a vagare a briglia sciolta, scivolando sulla groppa del vento invernale. Un sorriso nostalgico arricciò le labbra di Jon Snow che, inclinando indietro la testa, ripensò ai bei momenti passati in compagnia di suo padre a Grande Inverno.

Eddard Stark, il Protettore del Nord, l’aveva cresciuto con amore, insegnandogli i precetti dell’onore e della correttezza morale.

La sua educazione era stata forgiata nella neve fredda e anche Jon, come suo fratello Robb, aveva dimostrato grande abilità con la spada e l’arco lungo. In tutto e per tutto, il ragazzo era diventato un degno discendente della stirpe degli Stark.

Peccato che le sue natali fossero chiazzate dalla macchia dell’illegittimità.

Lui non sarebbe mai stato un vero Stark.

Sarebbe stato per sempre un bastardo; uno Snow.

«C’è della tristezza nei tuoi occhi, Jon Snow.» una voce lo strappò alle sue divagazioni mentali, facendolo nuovamente precipitare sul freddo, sconnesso terreno dell’accampamento. Ygritte, incuriosita, si era sporta sopra di lui quasi ad intercettare il suo sguardo, perso nell’intricato garbuglio di stelle e costellazioni.

«Mi hai spaventato.» mentì il ragazzo, appoggiandosi su un gomito. Spettro guardò la donna dei bruti con i suoi incandescenti occhi albini per poi appoggiare il possente muso sul grembo di Jon, quasi a rivendicarne il possesso. Il ragazzo, senza rendersene conto, appoggiò una mano sul capo della bestia e grattò dietro alle sue orecchie.

Ygritte cercò di allungare una mano per imitarlo ma il lupo emise un ringhio basso e brontolante. Lei, scostandosi i capelli arruffati dal viso, sbuffò infastidita.

«Quel tuo lupo è scostante tanto quanto te, Jon Snow.»

Il guardiano della notte scosse la testa, aumentando con enfasi il ritmo delle carezze.

«Spettro non ama essere toccato dagli sconosciuti.»

A Grande Inverno, il meta-lupo non si era mai avvicinato più del necessario ai suoi fratelli di sangue e Sansa, la sua delicata sorellastra, aveva sin da subito manifestato un certo timore nei suoi confronti. La famiglia di Spettro era, e sempre sarebbe stata caratterizzata da un solo componente: Jon.

In quel frangente, imprigionato tra il gelo e centinaia di bruti ostili, il guardiano della notte condivideva le medesime sensazioni del suo lupo.

La solitudine lo morse di nuovo; questa volta più forte, affondando i denti in profondità.

Durante le tanti notti insonni passate in quello sconfinato accampamento si era domandato se mai avrebbe rivisto Robb, Bran ed Arya. Come stavano Sansa ed il piccolo Rickon?

Se fosse morto tra quei picchi gelati, non avrebbe più potuto tirare di spada con Robb, né arruffare i capelli della sua sorellina ribelle.

Inizialmente, quando si era arruolato nei guardiani della notte, non aveva sentito la mancanza di casa sua. I nuovi impegni, i confratelli ed il duro allenamento avevano occupato imprescindibilmente ogni suo pensiero.

Solo ora avvertiva sulla lingua l’acre sapore della mancanza.

«A cosa stai pensando, Jon Snow?»

«A casa mia.» la risposta emerse spontanea dalle sue labbra socchiuse, prendendo forma in una nuvoletta di condensa. Un secondo dopo, quando il ragazzo si rese davvero conto di ciò che aveva appena detto, ogni cellula del suo essere venne imprigionata in una perla di ghiaccio. Rigidamente, voltò il capo verso Ygritte convinto di trovarvi la sua condanna a morte; invece, la donna si limitò ad alzare le spalle.

«Anche a me piacerebbe tornarci. Solo che non ricordo dove sia di preciso.» la bruta si sedette al suo fianco, abbracciandosi le ginocchia. Lei era l’unica che, nell’accampamento di Mance Ryder, sembrava serbare un briciolo di fiducia nei suoi confronti. I suoi occhi scuri analizzarono ancora una volta il viso duro di Ygritte, scandagliando pollice per pollice la sua pelle, temprata dal gelido freddo del Nord.

La fanciulla non era propriamente bella ma c’era qualcosa in lei che lo affascinava in modo rischioso. Ogni volta che la sua mano sfiorava il braccio del guardiano, lo stomaco gli si capovolgeva ed il sangue correva a riversarglisi nelle sue guance.

Ygritte, si era accorta di cosa stava succedendo nel cuore dell’uomo e, provando allo stesso modo una forte attrazione fisica nei suoi confronti, aveva cominciato ad attaccare con spietata perseveranza la sua determinazione.

«Ci sono castelli oltre la Barriera?»

«Sì. Grandi fortezze le cui mura si ergono a sfidare il cielo.»

«Credi che un giorno potrò vederne uno?»

La voce di Ygritte fu scossa da un impercettibile fremito di speranza e bambinesca eccitazione. Jon Snow non sapeva esattamente cosa ci potesse essere di tanto interessante in un castello ma poi ricordò con chi stava parlando e, sorridendo con calore, annuì.

«Perché no?»

La donna si fece più vicina e sfiorò con il ginocchio quello del ragazzo.

«Magari, un giorno, potresti farmi vedere casa tua.»

A quello, il corvo nero non rispose. Serrando forte le labbra, il bastardo tornò a rivolgere lo sguardo verso il cielo.

Dopo qualche minuto di silente ricerca, si abbandonò contro il duro terreno.

Spettro gli leccò la guancia, come ad augurargli la buonanotte.

«Sarà meglio andare a dormire. Alle prime luci, Mance si rimetterà in marcia.»

Questa volta, fu la donna dei bruti a rimanere in silenzio.

Solo il crepitare dei fuochi d’accampamento osava infrangere la sacra quiete della notte.

Dopo un interminabile minuto di stasi, si alzò e scomparve nelle tenebre con i capelli rossi che ondeggiavano ribelli sulle spalle.

Jon Snow trasse un lungo sospiro di sollievo e si avvolse nelle pellicce, nel vano tentativo di contrastare il freddo che gli attanagliava le membra.

Non ricordava d’aver mai sentito in vita sua un gelo tanto pungente. Lo stesso calore di Spettro sembrava incapace di arrestare l’avanzata dei brividi e dell’intorpidimento.

In quell’istante, avrebbe scuoiato un uomo senza esitazione in cambio di un letto ed una pesante coperta di lana.

Malgrado la stanchezza divorante, Jon piombò in uno stato di inquieto dormiveglia che rese il freddo e la scabrosità del terreno ancora più ardui da sopportare.

Finché, d’improvviso, una terza fonte di calore non si affiancò al suo corpo.

Il corvo nero spalancò di colpo gli occhi, reclinando il capo contro il petto. Ygritte si era accoccolata vicino a lui, affagottata nelle spesse coperte di pelliccia. Il suo viso era teneramente appoggiato contro il suo petto e neanche la lama di un pugnale sarebbe potuta farsi strada tra i loro corpi.

Jon Snow, combattuto, si ritrovò schiacciato tra un’indicibile senso di tenerezza ed una rabbia ruggente. Perché quella donna era così dannatamente ostinata? Perché non si cercava un altro uomo con cui dormire? Perché doveva tormentare proprio lui?

D’altro canto, il calore del suo corpo era la cosa più piacevole che Jon avesse avuto modo di provare nel corso della sua esistenza.

«Ygritte.. non dovresti..»

«Tu non sai niente, Jon Snow. Zitto e lasciami riposare.» bofonchiò, stringendosi a lui ancora più forte. Il guardiano della notte lasciò cadere indietro la testa e decise che, per quella notte, l’avrebbe lasciata stare. Era troppo stanco anche solo per pensare di parlare con quella donna.

Spettro appoggiò il capo vicino al suo, facendogli il solletico con i baffi.

Jon Snow chiuse gli occhi e, accompagnato dal dell’umido, cadenzato respiro di Ygritte, piombò in un sonno tanto profondo da sembrare senza fine.

Dopo tanto tempo, Jon Snow riuscì finalmente a dormire. Quella sera, sognò d’essere a Grande Inverno, sdraiato in un letto dalle spesse coperte di lana con al fianco una bellissima fanciulla dai capelli rossi come il fuoco. 

   
 
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