Storie originali > Drammatico
Ricorda la storia  |      
Autore: HamishWatsonHolmes    26/09/2016    1 recensioni
Lorenzo, ormai ventenne, racconta la storia di Sara, sedicenne che, da bambina esuberante e spensierata, diventa un'adolescente con problemi di depressione. Si chiude nel suo mondo ,non parla più con nessuno e il suo sorriso sembra essere scomparso per sempre dal suo volto. Lorenzo vorrebbe fare qualcosa per lei, per la sua migliore amica, ma gli eventi diventano troppo imponenti perché lui riesca effettivamente ad agire. Riuscirà, comunque, a salvare Sara?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Sara aveva sempre desiderato volare, sin dalla più tenera età. Invidiava gli uccelli che erano liberi di alzarsi in volo ogni qualvolta lo desideravano e percorrevano miglia e miglia sospesi nel cielo. Invidiava le colombe, portatrici di pace, e invidiava gli uccellini che tutte le mattine, con il loro canto, la destavano dal suo sonno.

Si arrampicava sugli alberi, in cerca di nidi, per poter osservare più da vicino i piccoli che aprivano per la prima volta le loro ali, e osservava come essi imparavano l'arte del volo, intenzionata a rubare qualche tecnica. Io mi arrampicavo con lei, perché era riuscita a convincermi che anch'io sarei riuscito a volare, che lei me lo avrebbe insegnato.

Aveva a lungo assillato quei poveri santi dei suoi genitori per far dipingere la stanza di celeste e di far raffigurare alcuni volatili, convinta che, se avesse dormito sotto quei disegni, avrebbe magicamente appreso quella scienza che li caratterizzava. Un giorno, si era addirittura convinta che, se si fosse allenata abbastanza e avesse saltato abbastanza in alto, avrebbe raggiunto i suoi rivali, lassù, in mezzo alle nuvole.

 

 

Adesso, Sara è un' adolescente. È diventata bellissima. È alta, non troppo magra e molto intelligente. I suoi capelli rossi le arrivano fino a metà della schiena e i ricci le incorniciano il viso pallido, sembrando quasi del colore del sangue, in contrasto con la sua pelle. Ha gli occhi verdi e grandi, ma colmi di tristezza. Lei non è al corrente di tale bellezza. Quando si guarda allo specchio vede la sorella grassa di Ursula, de “La Sirenetta”, e questa sua concezione di sé acquista una sorta di conferma quando si rende conto di essere diversa da tutte le altre ragazze, sia fisicamente che mentalmente. Non si accetta mai per quello che è.

La crescita ha portato con sé molti dubbi e una sola grande risposta: non arriverò mai a toccare le nuvole.

Sara era una bambina allegra, spensierata e simpatica, ma ora non c'è più traccia di quella fanciulla. Sembra che le due personalità si siano scisse per lasciare posto alla ragazza triste e cupa. Non è più socievole come un tempo, allontana gli altri e sembra sempre che stia riflettendo su un qualche dubbio esistenziale che affligge l'intero creato. Purtroppo non mi è mai dato sapere di che cosa si tratti. Ha allontanato anche me.

Quando è a casa, si rinchiude sempre in camera sua e rifiuta qualsiasi tipo di visita. Esce raramente, giusto per recarsi a scuola.

Una volta, una di quelle rare volte in cui mi è stato concesso vederla, mi confidò:

“Sai, mi sento svuotata. Mi sento priva di ogni forza e di ogni altra emozione che non sia la paura. Ho paura di qualsiasi cosa e temo di non poter più andare avanti.”

Le chiesi perché non provasse a sconfiggere la paura, ma questo è ciò che mi giunse in risposta:

“Ci ho provato, non hai idea di quanto io abbia lottato, ma ho deciso di smettere, perché è come combattere contro i mulini a vento. Ormai, la provo da così tanto tempo che, se me ne disfacessi, non riuscirei più a provare alcun tipo di emozione.”

Odio vederla così. Non merita tutta questa tristezza e non merita i tagli che ha sulle braccia. Lei prova a nasconderli con tutta sé stessa, ma una volta mi è capitato di vederli, quando era convinta che nessuno potesse vederla.

Era da sola in classe. Era una giornata particolarmente afosa, ma lei si ostinava a tenere la felpa addosso. Aveva caldo, e si vedeva. Approfittò dell'assenza di tutti per levarsela un attimo, per prendere un po' d'aria. Io avevo dimenticato il mio quaderno in classe, quindi mi fiondai lì per recuperarlo. Aprii la porta, ma lei non se ne accorse. Vidi tutti quei tagli rossi, inferti da poco. Sussurrò una frase, che io colsi a malapena:

“Un giorno la smetterò...”

 

Oggi non riuscivo a trovarla. Ho setacciato tutta la scuola, ma lei non c'era. Mi ricordai che amava passare il tempo sul tetto, dove era più vicina al cielo e alle nuvole. In fatti, la trovai lì, con gli occhi pieni di lacrime. “Vattene, per favore!” mi gridò, “Non voglio che tu veda!”

Il mio cuore partì a mille. La mia mente non sapeva cosa stava per accadere, ma il mio cuore vedeva un solo possibile finale. Chiesi spiegazioni, e lei così mi rispose:

“Oggi, finalmente, io volerò. Non devi essere triste, perché io sarò finalmente lassù, nel cielo, tra le nuvole, libera di volare e di percorrere miglia e miglia in quell'azzurra distesa.”

Detta questa frase, si buttò.

Corsi al parapetto e tentai in vano di afferrarla.

Era troppo tardi.

 

 

Sono triste, ovviamente, ma una parte di me è felice per lei. Sono passati anni da quel salto e da quando ho dovuto dirle addio, ma sono convinto che lei sia più felice dove è adesso. La sogno spesso. La vedo sempre sorridente, per mano alla sua versione bambina, come se avessero fatto pace e l'avesse perdonata. La vedo camminare, anzi, no, volare in mezzo alle nuvole, bianche come il latte. La vedo felice, dopo anni di assoluta tristezza. Non so se stia veramente meglio adesso, ma non voglio neanche prendere in considerazione la possibilità che possa stare male, che, in fondo, volare non le interessi più.

Mi sono reso conto solo dopo la sua morte di quanto io la amassi. Potreste pensare che sia solo una sorta di mancanza, che sia solo dovuto al fatto che lei non ci sia più. No, io l'ho sempre amata, ma dopo il salto, questo amore è diventato più forte. Ogni sera, quando vado a letto, le parlo. So che probabilmente non può sentirmi e che spreco soltanto il mio fiato, ma una parte di me è convinta che lei mi stia ascoltando. Ogni mattina, al mio risveglio, mi maledico per non averle confessato il mio amore. Ogni pomeriggio, mi sento un idiota, perché, probabilmente, se l'avessi fatto, lei ci avrebbe ripensato. Forse si sarebbe sentita amata, anche se io non sono esattamente un divo di Hollywood, ma magari a lei non sarebbe importato. Non passa giorno senza che io mi stramaledica per non aver fatto niente, per non aver insistito di più ogni volta che mi sbatteva la porta in faccia, per non essermi accorto abbastanza in fretta di quanto lei stesse male. Ma adesso lei sta bene. Lei adesso sta volando.

 

 

 

 

 

 

 

 

Che maleducato, ho raccontato tutta questa storia senza neanche presentarmi.

 

 

 

Io sono Lorenzo, e oggi è il giorno in cui volerò con Sara. 

  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: HamishWatsonHolmes