Storie originali > Horror
Segui la storia  |       
Autore: TheMadHatter16    26/09/2016    2 recensioni
Claire Evans, in seguito al secondo matrimonio della madre, si trasferisce in una fredda cittadina canadese dal nome decisamente inquietante: Soulsville. Claire non si fida di quel luogo: spaventose leggende, case infestate, avvistamenti di strane presenze, bestie feroci che si aggirano per il bosco e alcune morti misteriose ne turbano la quiete. Quali segreti nasconde Soulsville? E quali segreti nascondono le persone vicine a Claire?
Genere: Horror, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



La casa infestata


Non era male lavorare per l'amico di Adam. Voleva a tutti i costi che lo chiamassi per nome, Bill. Era cordiale e alla mano e sembrava avermi presa subito a benvolere. 
Mark non era molto sveglio sul lavoro, era piuttosto lento e a volte sbagliava le comande. Tuttavia Bill non se la prendeva più di tanto.
Intorno a mezzogiorno e mezza, il locale si riempì di gente: erano tutte persone che staccavano dal lavoro e facevano la pausa pranzo. 
Feci anche un incontro inaspettato.
"Hey, buongiorno Dylan!"
"Hey Claire! Come va il tuo primo giorno di lavoro?" mi chiese, sorridendomi. 
"Molto bene, anche se oggi sono un pochino scossa.."
"Perché? Ti ha sconvolto uscire con i miei amici?" scherzò lui.
"No, è che ho fatto un brutto sogno questa notte e mi ha lasciata tutta fuori fase".
"Oh, mi dispiace. Troppe storie di fantasmi qui a Soulsville, devono averti scombussolata".
"Già, deve essere stato quello" risposi, non del tutto convinta. Io ero ancora quasi certa di aver sognato proprio la ragazza scomparsa. Magari non era solo un sogno, magari il suo fantasma era venuto a cercare proprio me. Ma per quale motivo? 
"Se ti va possiamo vederci quando stacchi, almeno ti svaghi un po'. Ti va?" mi chiese lui.
"Certo, perché no? Io stacco alle tre e riprendo alle sette".
"Perfetto. Io lavoro nel negozio qui all'angolo, stacco alle cinque. Se vuoi passo a prenderti a casa oppure ci diamo appuntamento in un posto". Non avevo molta voglia di far sapere a mia madre che uscivo con Dylan, mi avrebbe fatto un sacco di domande come suo solito, immaginandosi già che fosse il mio ragazzo. Per di più Adam e Jared non sembravano approvare affatto che io avessi fatto amicizia con lui. 
"Potremmo anche incontrarci in un altro posto e fare una passeggiata" proposi io.
"Be', allora potremmo vederci al parco, cosa ne dici?"
"Dov'è il parco?".
"È proprio qui dietro, giri l'angolo, attraversi, prosegui dritta per un centinaio di metri e lo trovi" mi spiegò. Mi parve un'ottima soluzione.
"Perfetto, ci vediamo lì allora. Be' cosa vuoi mangiare?" chiesi sorridendogli.

Mi presentai al parco alle cinque e sei minuti. Ero leggermente in ritardo, ma ancora Dylan non era arrivato. In quella città persino il parco giochi era un po' inquietante. Il sole stava iniziando a calare e c'era solo una bimba con sua madre che giocava sull'altalena. I cigolii dell'altalena, i rumori delle foglie secche spostate dal vento, l'abbaiare dei cani in lontananza: tutti i rumori, a Soulsville, erano leggermente sinistri. Magari ero solo io a vederli così perché ero una fifona.
Dopo qualche minuti ecco arrivare Dylan, con un giubbotto di pelle nero, una tuta grigia e scarpe da ginnastica. 
"Sei piuttosto puntuale tu, eh?" mi face, sorridendo. Aveva davvero un bel sorriso quel ragazzo e sembrava sempre di buonumore. Metteva di buonumore anche me.
"Eh sì, con una madre puntuale e ordinata come la mia non potevo nascere diversamente" risposi. 
"Allora? Ti sei ripresa dalla paura del brutto sogno?" chiese sedendosi di fronte a me, sulla piccola giostrina girevole per bambini.
"Un po' sì, ma non del tutto".
"Caspita, dev'essere stato proprio tremendo questo sogno per esserti rimasto impresso tutta la giornata".
"Decisamente sì.. soprattutto perché temo non sia stato solo un sogno" balbettai. Se glielo avessi raccontato ero sicura che nemmeno lui mi avrebbe creduta.
"Se ti va puoi raccontarmelo" mi disse. Lo guardai per qualche secondo negli occhi, indecisa sul da farsi, poi decisi di raccontargli tutto, dubbi su Rebecca Jones compresi.
Mi ascoltò attentamente senza fare domande. Sembrava impressionato, mentre io credevo mi avrebbe riso in faccia. Era molto serio e sembrava non prendere sotto gamba ciò che gli stavo dicendo.
"Ogni tanto qualche comitiva di amici si avventura nella vecchia villa dei King, ma è molto raro perché tutti ne hanno paura e ne stanno alla larga. Si dice sia infestata, non so se sia vero o meno, come ti ho detto ieri io sono piuttosto scettico riguardo a fantasmi e fenomeni paranormali" fece lui, quando ebbi finito di raccontare. 
"Perché si dice sia infestata? Qualcuno ha visto realmente qualcosa?" domandai.
"Ci sono vari racconti alla riguardo, c'è chi giura di aver visto il fantasma di una ragazza alla finestra, chi dice di aver visto aprirsi la porta dal nulla mentre si trovava lì davanti, chi dice di aver sentito le urla di dolore. Personalmente penso che siano invenzioni per essere al centro dell'attenzione oppure illusioni causate dalla paura. Se vuoi ti racconto la storia della casa". Ero curiosa, anche se un po' spaventata. Gli dissi di sì. 
"Molto bene, ma non dare la colpa a me se stanotte farai di nuovo brutti sogni" rise. Gli promisi che non avrei dato la colpa a lui. Poi iniziò il racconto.


 

"Nella vecchia casa infestata, negli anni sessanta, ci abitavano i King, una famiglia benestante composta da padre, madre e due figlie: una adolescente, di quindici anni circa, l'altra ancora bambina, di nove o dieci anni. 
I King erano una famiglia estremamente religiosa, bigotta, bacchettona. Avevano mandato le loro figlie in un piccolo istituto privato diretto da suore qui a Soulsville, frequentato esclusivamente da ragazze. I genitori temevano che le figlie potessero conoscere dei ragazzi e disonorarsi.
Mentre la più piccola delle due era una ragazzina molto ubbidiente e aveva già espresso, nonostante la tenera età, il desiderio di entrare in convento, la maggiore era una ragazza testarda e ribelle, per di più era molto carina quindi era esposta al "rischio" di essere corteggiata dai ragazzi.
La più piccola fece la spia e raccontò ai genitori che la più grande aveva un fidanzatino, un ragazzo di qualche anno più grande, che abitava vicino al loro istituto e che aveva iniziato a corteggiarla quando lei usciva da scuola. 
I genitori andarono su tutte le furie e, temendo che la ragazza potesse perdere la sua verginità o comunque guadagnarsi la nomea di svergognata, la mandarono da uno psichiatra e neurologo, un uomo conosciuto come "Lo scienziato pazzo di Soulsville". Lo scienziato pazzo dirigeva il manicomio di Soulsville e tutti sapevano che utilizzava metodi poco ortodossi per curare i suoi pazienti. Elettroshock, lobotomie, strani esperimenti, c'è chi sospettava fosse anche interessato all'occultismo e all'esoterismo. 
Non si sa cosa il dottore fece alla ragazzina, ma dopo la sua cura era diventata completamente apatica, mangiava poco e niente, sembrava quasi non riconoscere i suoi familiari, non parlava praticamente più, a volte rideva istericamente da sola. 
I genitori se ne rammaricarono, ma ormai era troppo tardi, il danno era fatto. 
Una notte, la ragazzina prese un grosso coltello dalla cucina, salì in camera dei genitori che dormivano e li uccise barbaramente, poi uccise la sorellina, infine si tolse la vita gettandosi dalla finestra. Da allora si dice che la casa sia infestata. 
Prima che venisse abbattuto, una ventina di anni fa, si diceva che anche il manicomio dove lavorava lo scienziato pazzo fosse infestato. 
Spero di non averti terrorizzata troppo, Claire, sei un po' pallida..".
Non faticavo a crederlo, la storia mi aveva impressionato tantissimo. 
"Be', è una storia piuttosto spaventosa, effettivamente.." ammisi.
"Se vuoi una volta ti porto a visitare la casa" rise Dylan, dandomi una leggera spinta con la spalla.
"No, grazie, non ci tengo" risposi io, ridacchiando forzatamente. 
"Non potrei anche se volessi: la casa è stata chiusa al pubblico, c'è la polizia che sta indagando per la scomparsa di quella ragazza. Immagino l'abbiano recintata con quei nastri gialli che si vedono in CSI" disse lui "ieri ho visto una macchina della polizia ferma proprio qui, davanti al parco. Immagino stiano setacciando tutto il bosco".
Mi voltai. Dietro il parco si estendeva il bosco. L'area boschiva di Soulsville era troppo grande per i miei gusti. 
"Cambiamo argomento, dai, ti vedo un po' troppo spaventata per continuare a parlare di gente pazza e spiriti. Come ti trovi a vivere con i Myers?" mi chiese.
"Abbastanza bene, alla fin fine non sono poi così scorbutici come sembrano". Ripensai a Jared che quella notte era rimasto a dormire accanto a me per tranquillizzarmi. 
"Non penso siano gente cattiva, in fondo, sono solo un po' scontrosi" convenne lui "Li conoscevi bene prima che tua madre sposasse Myers?".
"No, Adam restava ogni tanto a dormire da mia madre, ma se ne andava sempre prima che mi svegliassi io. Jared lo avevo visto pochissime volte".
"Sai, Soulsville è piccola e qui i pettegolezzi fanno presto a girare. Qualche anno fa si era venuto a sapere che Myers si era fidanzato con una donna di Whistler e che Jared non l'aveva presa bene, inizialmente" spiegò Dylan. Questo già lo sapevo, Jared vedeva mia madre come un'intrusa, ecco perché Adam e mia madre non erano mai potuti andare a convivere prima di allora. Solo quando Jared aveva accettato la situazione avevano deciso di sposarsi.
"Dylan, com'è morta la madre di Jared?" gli chiesi.
"Adam non lo ha mai raccontato a tua madre?" si stupì lui "È stata sbranata da un animale". Rimasi gelata. Sbranata? Soulsville era per caso la cittadina delle morti violente?
"Sbranata?" domandai incredula.
"Sì, lei faceva l'infermiera nell'ospedale di Soulsville e mentre tornava a casa dopo aver fatto il turno di notte, percorrendo una via che costeggia il bosco, è stata sbranata da un animale, probabilmente un grosso cane o forse un lupo, anche se è più improbabile: il bosco di Soulsville è piuttosto piccolo e da quel che ne so non ci sono lupi, o perlomeno ce ne sono pochissimi e non si avventurano mai fino in città, ma restano nascosti nella macchia". Ottimo, quindi oltre a fantasmi e case infestate a Soulsville c'erano anche lupi e cani insolitamente feroci? Sempre meglio..
Dopo un po' chiesi a Dylan:
"Dylan, tu che ne pensi del mio sogno? Secondo te è possibile che io abbia visto davvero la ragazza scomparsa?".
Ci pensò un attimo su, poi rispose: "Secondo me è più una specie di illusione generata dalla paura del sogno, hai ricollegato la ragazza dell'incubo a Rebecca Jones. Stai tranquilla, i fantasmi non esistono, anche gli abitanti di Soulsville, nonostante le leggende e i racconti spaventosi, non hanno prove che dimostrino la loro esistenza. Dormi sonni tranquilli". Mi sorrise, rassicurante. 
"Ti va di prendere un pezzo di pizza qui nella pizzeria vicina?" Mi chiese.
Accettai volentieri, un pezzo di pizza forse sarebbe riuscito a distrarmi dai miei incubi.

Rieccomi con un nuovo capitolo! Spero che la storia della casa infestata sia riuscita a risultare sufficientemente inquietante XD
Come sempre ringrazio chi mi segue e chi mi recensisce. Un bacione a tutti :)

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Horror / Vai alla pagina dell'autore: TheMadHatter16