Dolce tesoro mio, benché il tuo pensier sia tossico
per riposar e sognar debbo il tuo sguardo trovar
lascerei ogni anfratto per sentire ogni tuo respiro
ogni giorno, provare forza nelle mie piccole vene
sentendo un sentimento d'un amore magnifico.
Dolce tesoro, rimango sola emettendo un sol sospiro
sei scappato via dal calore dell'abbraccio mio
alla ricerca della verità lontan da me
resto qui sveglia con i miei sogni ormai perduti
alla ricerca della mia anima distrutta
da consolare e da trascinare di nuovo con sé;
la tua assenza m'ha insegnato a vivere
a riaver in mano una fugace esistenza.
Tesoro, sempre ti ricorderò piacevolmente
ma anch'io ti dico addio, con dovuta riverenza
per vivere ed amare tutto - e me - completamente.
 

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Ben ritornati nel mio profilo!
La poesia di questo mese è ispirata alla metrica della canzone leopardiana, che viene utilizzata anche in chiave più moderna e con un linguaggio più accessibile da autori che si affacciano alla poesia.
Non ricordo esattamente quando ho scritto la poesia ma avendola ritrovata in un quadernino so che fa parte della mia adolescenza: e considerando l'accostamento con Leopardi, che cosa vi sareste mai aspettati?
Diciamo che ho vissuto un'adolescenza non proprio facile, ecco.
Gli unici indizi che possiedo è l'averla accostata ad un quaderno di letteratura italiana per la quarta superiore e verso la fine del quadernino, quindi sicuramente nel secondo quadrimestre... quindi ero 17enne.
Parla di sentimenti non ricambiati che mi hanno svuotata e fatto perdere il controllo ma considerando l'assenza e il senso di vuoto, ho poi deciso - piano piano - di riprendermi e cercare di andare avanti per darli ad una persona nuova che potesse capire, comprendere e ricambiare con verità e onestà.
Spero vi possiate rivedere e comprendere sia lo stile che il messaggio.
Lasciate una recensione sincera e... grazie per aver letto fino a qui!
bacioni