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Autore: NightWatcher96    27/09/2016    2 recensioni
Mikey è scomparso misteriosamente e niente è come un tempo ma tutto cambia con l'arrivo di un cucciolo di tartaruga così grazioso che rimpiazzerà il secondo del Team B.
Tutto raccontato dai membri della famiglia.
Genere: Avventura, Azione, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: April O'Neil, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Angolo dell'Autrice

Da quanto tempo non aggiornavo? Da molto, moltissimo. A dirla tutta, lavoravo su un altro fandom, fino a quando non ho deciso di tornare anche un po qui, il mio caro nido. Questa storia è l'inizio di una molto simile a "Little One" per il racconto in prima persona, che tocca tutti gli Hamato e per la complessità d'azione. Diciamocelo, ragazze... se non c'è azione, che storia è? E' questo è il mio campo, insieme all'avventura e il fluff! Hihihihi! Molto bene. Bando alle ciance e vi lascio con questo prologo.
Forza, accorrete in numerosi! La festa comincia!




Erano tre settimane.
Ventuno giorni di buio.
Cinquecentoquaranta ore di ricerca costante.
Alla tana il silenzio regnava da una vita, in apparenza: Michelangelo era scomparso misteriosamente e nessuno era stato in grado di scoprire chi aveva osato architettare un simile sfregio.
Avevano pensato ai Kraang, a Shredder ma più volte erano andati a controllare, più si erano quasi convinti che forse, probabilmente, vi era la mano di qualche altro temuto nemico...



Di tutti i miei ragazzi, Raphael era quello che aveva preso la scomparsa di Michelangelo come un fardello molto, molto pesante. Sebbene mai avrebbe ammesso un tale oblio di disperazione che lo consumava ogni giorno di più, aveva cominciato a nutrire un certo piacere nell'essere schivo ed introverso.
Non più una parola con i suoi fratelli. 

Solo una continua lotta sul fantoccio che generalmente usiamo per allenarci.
Il mio secondogenito non era più nemmeno venuto da me a cercare una forma di aiuto, anche verbale e leggera. Le sue risposte erano le fughe notturne a ogni calar delle tenebre e rincasava sempre all'alba più tetra.

Io sapevo perché era lì fuori. Non avrebbe mai smesso di cercare suo fratello, il mio bambino più prezioso che fin da piccolo mi ha ricordato Miwa.
Come mio solito, ero in profonda meditazione in camera mia quando sentii gli indistinti passi del mio primogenito, generalmente determinati e precisi.

"Sensei."- mi chiamò dall'esterno delle shoji.

"Entra, Leonardo."- dissi.

Mio figlio mi s’inginocchiò davanti con aria triste senza dire una parola. Ovviamente, come padre dei miei ragazzi, già conoscevo il seme della sua preoccupazione e questa volta l'obiettivo era indirizzato su qualcun altro.

"Temi che Raphael possa farsi molto male, vero, figliolo?"- dissi.

Leonardo mi diede uno sguardo interrogativo che mi valse più di qualsiasi risposta accondiscendente, chinò il capo e annuì. "E' sempre più distante. Non parla, a malapena lo vediamo nella tana e cosa peggiore... Donnie dice che dopo il rientro si chiude in bagno o nella sua stanza per curarsi alla meglio un taglio o una ferita".

Immaginavo questo ma a sentirmelo ripetere fu tutt'altro effetto. Mi alzai in piedi, lisciando la barbetta mentre mio figlio mi seguiva di sottecchi, senza pronunciarsi.
"Non possiamo tenerlo d'occhio sempre. Raphael è come una bomba a orologeria molto pericolosa. Si sta consumando dal dolore e come tutti noi ha paura."- specificai quasi con rammarico, anche se non avrei voluto dipingere il mio secondogenito come un debole qualunque ma era importante affinché il mio discepolo potesse capire cosa fare. Era il leader, dopotutto.

"Ha paura, sensei? Per cosa?"- mi chiese Leonardo.

"Non rivedere mai più Michelangelo".

Leonardo balzò in piedi, teso come una corda di violino; mi diede un'occhiata scioccata che fui costretto a chiudere gli occhi e quando li riaprii lui era già corso via, diretto al laboratorio di Donatello.

"Michelangelo..."- sospirai.

Dietro i portaritratti della mia precedente vita, presi un piccolo cofanetto di legno; lo aprii e ne tirai fuori una maschera arancione. Era solo un logoro pezzo di stoffa così vecchio ma per me erano vividi ricordi e una speranza da tenere.

"La tua prima bandana, figlio mio..."- sussurrai, accarezzando il tessuto...

  
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