Libri > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: Love Your Sin    27/09/2016    5 recensioni
Magnus/Alec; Jace/Clary; Simon/Isabelle
Capitoli: 8/8
Neighbors!AU
Modern setting!AU
||TRADUZIONE||
[Alec non ha mai fumato. Ha sempre odiato il fumo e tutto ciò che lo riguarda, a partire dall’odore sino al sapore. Ma eccolo, alle dieci di sera, a comprare un pacchetto di sigarette nel piccolo supermercato alla fine della strada, con l’unico scopo di avere una scusa per poter uscire sul balcone e parlare con il suo bellissimo vicino senza ombra di dubbio impegnato. Alec si sente veramente stupido, in quel momento.]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Izzy Lightwood, Magnus Bane, Simon Lewis, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

CAPITOLO 8.

ONE SIMPLE TRUTH.

 
We are all in the gutter,
but some of us are looking
at the stars.
” 
(Oscar Wilde)
“Hai dato da mangiare a Chairman Meow in questi giorni o hai intenzione di lasciarti morire di dolore così che poi ti possa mangiare?”
Raphael era un coglione, Magnus lo aveva definitivamente deciso in quel momento. Diventare suo amico, quando ancora era un bambino, era stato un grandissimo errore.
“Non lo farebbe mai, mi ama troppo” aveva borbottato, da sotto la corazza di coperte.
Raphael si era sporto sul divano e aveva fatto una smorfia quando era stato colpito dall’odore forte del whiskey. Ce n’era una bottiglia sul tavolino da caffè, vuota da chissà quanto tempo.
“Fai schifo” aveva detto alla fine, prendendo la bottiglia con un cipiglio inorridito.
“Se stai cercando di farmi sentire meglio, non ci stai riuscendo” aveva borbottato Magnus. “Vattene.”
“L’amore non è mai facile” aveva risposto Raphael, togliendo a forza le coperte dal suo corpo. “Alzati, fatti una doccia, sistema tutti i tuoi casini e va’ a riprendere il tuo uomo. Sono stanco di vederti crogiolare nella tua autocommiserazione.”
“Vaffanculo, Raphael.”
“Lo farò dopo che ti sei fatto una doccia.”
Proprio un coglione.
Magnus gli aveva mostrato un dito in particolare, dopodiché si era alzato, trascinando i piedi fino al bagno.
 
***
 
“È morto qualcuno in questo appartamento?” aveva chiesto Jace, quando il fratello gli aveva aperto la porta. “O forse sei proprio tu?”
Alec gli aveva mostrato il dito medio, borbottando degli insulti incomprensibili, poi si era spostato di nuovo sul divano, lasciando la porta d’ingresso aperta così che Jace e Isabelle potessero seguirlo.
Isabelle si era guardata attorno circospetta.
“Alec, devi andare a parlargli” aveva detto dolcemente, il tono ricco di affetto, quasi con compassione.
Aveva stretto i denti. “No, invece” aveva mormorato testardamente.
“Sei messo malissimo” era intervenuto Jace. “Ti manca.”
“No, non è vero” aveva mentito Alec.
Non era tanto il modo in cui lo aveva detto a far capire che si trattasse di una bugia, ma tutto il resto: dagli occhi venati di sangue alla sua postura rigida e al leggero tremore della sua voce. Lo si capiva da ogni passo facesse e da ogni suo respiro.
“Sono cazzate” aveva proferito Jace, perché era sì un coglione, ma uno di quelli senza peli sulla lingua.
Isabelle, che era sempre stata quella più gentile, si era seduta al suo fianco, prendendogli le mani tra le sue.
“Allora, ti ha mentito” aveva detto. “La gente mente, succede continuamente. Va’ avanti, ora.”
“Non mi ha detto di essere stato sposato” era scattato Alec. “Sono abbastanza sicuro che non sia una cosa da tutti i giorni.”
“Io ho mentito su cose peggiori” era intervenuto – tutt’altro che d’aiuto – Jace.
“Stai per dirci che anche tu eri sposato?” aveva chiesto Alec, la voce pesante di sarcasmo. “O che hai ucciso qualcuno e hai nascosto il corpo nella cantina della sua casa di famiglia?”
“No, ma una volta ho fatto finta di essere un astronauta per farmi una scopata” aveva risposto. “Prima di incontrare Clary, ovviamente.”
Quelle parole gli avevano fatto sollevare leggermente gli angoli della bocca. “Me lo ricordo” aveva detto in un sussurro. “C’ero anche io, quella volta.”
A quel punto era caduto il silenzio.
“Alec, devi perdonarlo” aveva mormorato Isabelle con dolcezza, alzando gli occhi ai commenti dei due fratelli.
“Io…io non posso” aveva balbettato, mordendosi il labbro per trattenere le lacrime. “Ogni volta che penso di perdonarlo, mi ricordo per qualche motivo abbiamo litigato e mi arrabbio di nuovo.”
“E succede perché non ti ha detto di essere stato sposato o semplicemente perché lo è stato?” aveva chiesto Isabelle gentilmente, anche se dal suo tono si capiva benissimo che conoscesse già la risposta.
“Entrambe le cose” aveva risposto comunque alla fine. “Smettila di essere così saggia. Dovrei essere io quello intelligente.”
“E allora fa’ quello intelligente! Sistema tutto questo casino e va’ a parlargli” aveva sputato Jace.
Isabelle si era limitata ad annuire.
Alec si era chiesto se fosse possibile ripudiare i propri fratelli. Avrebbe dovuto chiederlo ad un avvocato.
Simon aveva detto di no.
 
***
 
Una settimana dopo, di ritorno dalla sua solita corsa mattutina, facendo di tutto per evitare la Signora Rollins – la vecchia signora del primo piano – si era imbattuto in Magnus.
Da quando si erano lasciati, la Signora Rollins aveva cominciato a lanciargli occhiatacce continue. Amava Magnus, ovviamente, come tutti gli altri nel condominio, perciò era davvero arrabbiata con Alec per aver rotto con lui. L’ascensore stava per chiudersi, quando una mano aveva fermato le porte. Alec aveva trattenuto il respiro, quando aveva riconosciuto le lunghe dita ornate di anelli.
Magnus era sussultato quando si era accorto della presenza dell’altro e aveva deglutito a fatica, facendo un passo avanti.
Alec aveva sentito il bisogno di spingerlo fuori, ma non era un bambino, per cui si era spostato verso la parete e si era appoggiato con le braccia incrociate, facendo il suo meglio per ignorarlo.
“Alexander” aveva sussurrato Magnus.
Sentire la sua voce non sarebbe dovuto essere così straziante. Era ricolma di sofferenza e preoccupazione e pentimento, che il suo cuore aveva perso un battito e il petto gli si era stretto in una morsa dolorosa. Alec non lo aveva degnato di una parola o di uno sguardo.
“Alexander” aveva ripetuto Magnus, testardo.
Alec non aveva fatto una piega e il suo sguardo era talmente fisso sulla parete dell’ascensore da aver creato un buco.
“Alec, parlami” aveva sospirato, la voce rotta sull’ultima parola.
Alec aveva mantenuto la stessa espressione indifferente, nonostante i suoi muri si stessero per rompere. Alla fine Magnus aveva preso un respiro profondo, si era passato una mano tra i capelli e si era voltato, per schiacciare il bottone stop. L’ascensore si era bloccato all’improvviso.
“Che cavolo stai facendo?” aveva sputato Alec, sorpreso.
“Ma sentilo, allora parla!” aveva esclamato Magnus, alzando le braccia al cielo in modo esagerato. “Fantastico. Ora parla con me, però.”
“Non voglio parlarti” era scattato in risposta.
“Che ne dici di far parlare me, allora?”
“Dipende, mi dirai la verità?” aveva controbattuto, con tono tagliente.
Si era dovuto mordere la lingua per non dire cose di cui si sarebbe sicuramente pentito, più tardi.
“Sì, se mi lasci parlare” aveva risposto Magnus, gentilmente. Aveva preso un respiro profondo, grattandosi un sopracciglio nervosamente. “Senti, Alexander, mi dispiace.”
Era strano il modo in cui delle semplici parole, dette con quel semplicissimo tono, avessero fatto svanire parte della sua rabbia.
“Mi dispiace davvero” aveva continuato. “Io – io avrei dovuto dirtelo prima e hai ragione, ho avuto milioni di occasioni, ma avevo paura. Non è…un bel ricordo. Non l’ho fatto perché ero giovane e stupido, ma perché mi ero innamorato della persona sbagliata.”
La voce gli tremava leggermente e, al contrario di quanto aveva pensato all’inizio, Alec avrebbe voluto confortarlo perché odiava vedere Magnus così ferito. Non lo aveva fatto, ma aveva comunque distolto lo sguardo dalla parete per puntarlo su di lui. Sembrava devastato.
“Avevo ventuno anni quando ho sposato Camille ed ero convinto che mi amasse quanto io amavo lei. Mi sbagliavo” aveva sospirato e fatto una pausa, le dita che giocherellavano nervosamente tra di loro. “Sai perché non ti ho mai risposto quando mi chiedevi cosa faccio per vivere?”
Alec non aveva risposto, ma Magnus aveva proseguito comunque. “Lavoro con molte associazioni di volontariato, ma solo per tenermi occupato. Non ho bisogno di lavorare. E commissiono abitualmente opere d’arte a certi artisti. Mio padre era ricco, davvero ricco. Quel genere di uomo che possiede locali in giro per tutto il mondo. Quando è morto ho ereditato tutti i suoi averi, quindi immagino di essere ricco anche io da allora.”
Alec aveva spalancato gli occhi per la sorpresa, ma pochi istanti dopo si erano subito rianimati di rabbia.
“Aggiungiamolo alla lista delle cose che non sapevo di te” era scattato.
Magnus aveva sospirato di nuovo. “Non mi piace parlarne ed è proprio quello che sto cercando di farti capire. Camille non mi ha sposato per quello che sono. Mi ha sposato per i miei soldi. Ci sono voluti sei mesi – senza contare il tempo che siamo stati insieme prima del matrimonio – e molta risolutezza da parte di Raphael, prima che aprissi gli occhi. quindi, no, non mi piace dire che sono ricco né tantomeno che sono stato sposato perché a quel punto dovrei parlare anche del fatto che sono ricco.”
Alec si era ammorbidito, le spalle si erano rilassate, ma non si era comunque mosso.
“Detto questo” aveva continuato Magnus, facendo cautamente un passo avanti. “So che avrei dovuto dirlo a te. So che non faresti mai una cosa del genere. So che mi amavi per chi sono e per nient’altro e avrei dovuto dirtelo. Mi dispiace. E ti amo. Ti amo così tanto che saperti così vicino e al tempo stesso lontano chilometri da me, mi uccide. Anche in questo momento.”
Si era fermato, spostando lo sguardo imbarazzato. Alec sapeva quanto Magnus odiasse apparire vulnerabile agli occhi degli altri. Sapeva quanto fosse importante quel momento.
“È per questo che hai lasciato New York?” aveva chiesto Alec, perché se voleva delle risposte, allora era il caso di averle tutte insieme.
Magnus aveva annuito debolmente. “Sì, alla fine. Avevo bisogno di allontanarmi per un po’ e avevo sempre voluto viaggiare, ma Camille non era esattamente…avventurosa, per cui non siamo mai andati da nessuna parte. Sono partito una settimana dopo aver ottenuto il divorzio. Pensavo di stare via per qualche settimana, ma alla fine sono passati cinque anni.”
Alec aveva lasciato che calasse il silenzio per qualche minuto. Aveva bisogno di pensare e di riflettere riguardo a tutte quelle informazioni e, alla fine, aveva capito che non doveva pensarci per niente. Era piuttosto semplice. Faceva schifo senza Magnus nella sua vita.
 “Amo.”
Alec aveva borbottato quella parola prima di riuscire a trattenersi.
“Cosa?” aveva chiesto Magnus, confuso.
“Hai detto che ti amavo, al passato. Ti amo ancora” aveva spiegato docilmente, la voce che gli tremava nonostante stesse facendo il suo meglio per controllarla.
Magnus aveva fatto un piccolo e timido sorriso che aveva spezzato il cuore di Alec più di quanto avrebbero mai potuto fare delle lacrime. Era così insolito per Magnus, così diverso dal suo solito sorriso malizioso, quello che lo aveva fatto immediatamente innamorare del suo eccentrico e superentusiasta vicino di casa.
“Mi dispiace” aveva ripetuto Magnus, in un sussurro. “Avrei dovuto dirtelo.”
Si era voltato per premere il bottone e far ripartire l’ascensore, ma Alec lo aveva fermato. Gli aveva catturato il polso gentilmente, facendolo girare. Magnus era rimasto sorpreso, ma aveva seguito i suoi movimenti, compiaciuto.
“Ti devo delle scuse anche io” aveva detto Alec in un respiro, schiarendosi la voce per mostrarsi composto.
Magnus aveva aperto la bocca per controbattere, ma l’altro aveva già ripreso a parlare. “Ho reagito in modo esagerato” aveva sospirato. “Non mi piacciono le bugie o mezze verità o come le vuoi chiamare. Io…”
Si era dovuto fermare, bloccato dall’emozione, e Magnus aveva fatto qualche passo avanti, prendendogli la mano quasi timidamente. Era strano il modo in cui gesto che era stato così semplice e familiare ora era diventato simbolo della distanza che si era fissata tra di loro in quel mese.
“È solo che…non mi fido facilmente” aveva confessato. “Mi conosci. Sai che non mi apro facilmente e con te è diverso perché…è stato più semplice. E immagino di aver reagito così perché ero ferito, ma non perché non me ne avevi parlato… Ero ferito perché credevo che tu non ti fidassi abbastanza di me, quando io invece lo avevo fatto raccontandoti persino di Max.”
“Certo che mi fido di te” aveva risposto Magnus velocemente, guardandolo negli occhi. “Non è che non mi fido di te” aveva aggiunto gentilmente. “Non mi fido di me stesso. A volte mi dimentico di essere abbastanza.”
Si erano fermati entrambi, guardandosi negli occhi e cercandoci la risposta a domande di cui non erano nemmeno consapevoli.
“Mi manchi” aveva sussurrato Alec.
Non era necessario sussurrare. Non c’era nessuno lì con loro, nessuno che potesse sentirlo mentre concedeva il suo cuore all’uomo di fronte a lui. Ma aveva sentito il bisogno di abbassare la voce, come se fosse un segreto, come se lo stesse confessando sia a Magnus che a se stesso.
La mano di Magnus si era spostata sulla sua guancia.
“Mi manchi anche tu” aveva risposto, la voce tremante. “Da morire.”
Alec si era avvicinato e lo aveva baciato. Aveva sentito con spaventosa perfezione il momento in cui avevano respirato entrambi l’uno nella bocca dell’altro, per il sollievo, il dolore e il perdono. Aveva premuto con più forza, circondando la vita di Magnus con le braccia per tirarselo più vicino che poteva, ma mai vicino abbastanza. Si erano baciati come se fosse l’ultima volta e Alec si era ripromesso che non lo sarebbe stata. Non poteva esserlo.
Quando Magnus si era allontanato, un’eternità di tempo dopo, e aveva sussurrato “Ti amo”, il “Ti amo anche io” di Alec non era stato una bugia, perché in quell’esatto momento entrambi sapevano che era vero e che il loro amore era più forte di qualunque altra cosa.
 
***
 
“Oh, grazie a Dio!” aveva esclamato Raphael quando, la sera successiva, Alec li aveva raggiunti nell’appartamento di Magnus per la serata film.
Non si era presentato alle loro serate per tutto il mese in cui erano stati separati e gli era sembrata una buona occasione per ricominciare.
Non era stata tanto la presenza di Alec a far reagire Raphael in quel modo, ma più che altro il fatto che fosse entrato come se fosse casa sua e aveva subito raggiunto Magnus sul balcone per baciarlo.
“Evviva!” aveva esclamato a sua volta Isabelle, circondata dalle braccia del suo fidanzato. “La mia ship va a grandi vele! I Malec esistono ancora!”
Alec non ci aveva capito nulla.
“Mi stavo davvero preoccupando per te” era intervenuto Simon. “Soprattutto quando Alec mi ha chiamato settimana scorsa chiedendomi se fosse possibile ripudiare i propri fratelli.”
“Sono fastidiosi” aveva risposto, con un piccolo sorriso, mentre circondava le spalle di Magnus con le braccia.
Dal giorno precedente, sorridere era diventato molto più facile.
“Ti dava fastidio solo il fatto che per una volta ero io a psicanalizzarti” aveva affermato Jace.
“Dovresti farti psicanalizzare da Alec, di tanto in tanto. Praticamente metà del tuo autocontrollo in realtà è proprio lui” si era intromessa Clary, facendo un occhiolino al fratello.
Magnus le aveva sorriso, prima di circondare la vita di Alec e baciarlo una seconda volta.
“Mi sei mancato” gli aveva sussurrato in un orecchio.
“Ci siamo visti stamattina” aveva risposto Alec, con lo stesso tono lento, gli occhi ricolmi di amore e affetto.
“Mi sei mancato comunque.”
“Mi sei mancato anche tu” aveva risposto, stampandogli un bacio sulle labbra.
“Questo vuol dire che dovrò sopportare di nuovo tutte le vostre effusioni?” aveva borbottato Raphael.
“Solo durante il giorno” aveva detto Magnus, una scintilla divertita a giocargli negli occhi. Alec non riusciva a distogliere lo sguardo. “La notte è una cosa privata. No, cancella. Anche il giorno può essere privato, molto privato. Spesso. Come stamattina, per esempio.”
Raphael e Jace si erano lamentati contemporaneamente. Alec era troppo occupato a ridere, per poter arrossire.
 
***
 
“Amore?”
“No.”
“Tesoro?”
“Anche peggio” aveva borbottato Alec.
Era sdraiato sul divano di Magnus, con la testa appoggiata al suo petto e stava davvero cercando di guardare il film, ma le dita del ragazzo che gli accarezzavano distrattamente la pelle nuda delle braccia lo distraevano fin troppo, per cui, per tutto quel tempo, non aveva affatto guardato il film, il che non significava che non poteva almeno fingere.
“Mio sole e stella?”
“Nemmeno per sogno” aveva affermato Alec. “Non sei Khaleesi. Ora taci, sto guardando il film.”
“Non è vero” aveva risposto Magnus ed era fastidioso, a volte, il fatto che lo conoscesse così bene.
Alec aveva sospirato e si era sdraiato sulla schiena, voltandosi per guardare il suo bellissimo fidanzato.
“Cosa vuoi?” aveva chiesto, non così duramente come avrebbe voluto.
Magnus aveva aperto bocca per rispondere, ma lui lo aveva fermato frettolosamente. “Se dici sesso, giuro che passerò la notte nel mio appartamento. Non ho tempo da perdere, ora.”
Il suo fidanzato aveva sorriso, alzando gli occhi al cielo, e aveva passato le dita tra i suoi capelli disordinati.
“È all’incirca di questo che volevo parlarti” aveva detto Magnus gentilmente e c’era un leggero scintillio nei suoi occhi che aveva portato Alec a concentrarsi soltanto su di lui.
“Parlarmi di cosa?” gli aveva chiesto, accigliato. “Del sesso? Ho fatto qualcosa di sbagliato la scorsa notte?”
Stava cominciando ad andare in panico.
Magnus era scoppiato a ridere e aveva guardato Alec con gli occhi pieni di affetto, piegandosi per stampargli un bacio sulle labbra.
“No, niente di sbagliato. Non per me almeno, la Bibbia potrebbe pensarla diversamente.”
Alec aveva sbuffato. “Abbiamo già stabilito che finiremo entrambi all’inferno in ogni caso” aveva poi scherzato. Aveva preso la mano di Magnus tra le sue, facendo scorrere il pollice sulle nocche. “Ma basta divagare. Di cosa devi parlarmi?”
“Il tuo appartamento. Il mio appartamento. Appartamenti…” aveva balbettato Magnus dopo qualche secondo di silenzio, schiarendosi la voce per apparire composto. Alec sarebbe riuscito a sentire i suoi nervi vibrare, anche se non avesse avuto la testa appoggiata al suo petto.
“Penso che dovremmo andare a vivere insieme” aveva affermato Magnus, velocemente ma con cautela.
Per un minuto, Alec si era sentito completamente stupido perché non ci aveva mai pensato. Non perché non volesse vivere con Magnus, anzi, ma perché, in ogni caso, erano sempre insieme, l’uno nell’appartamento dell’altro. Non avevano passato la notte separati dal periodo del loro litigio, ed erano passati mesi.
“So che non ne abbiamo mai parlato bene, ma credo sia arrivato il momento” aveva aggiunto Magnus, mordendosi il labbro nervosamente. Lo distraeva in modo assurdo: le labbra di Magnus erano sempre state la sua più grande debolezza. “Se lo vuoi anche tu” aveva concluso.
“Certo che voglio” era intervenuto Alec, prima che il suo fidanzato potesse dire altro. “Ti amo.”
“Ti amo anche io” aveva affermato, gli occhi illuminati di affetto e felicità.
Era incredibile che riuscisse ancora a togliergli il fiato con un semplice sorriso. Alec si era voltato per tornare a guardare il film, in modo ancora più assente di prima: aveva lo sguardo perso nel vuoto e un sorriso incollato in faccia.
“Hei, pasticcino.”
Alec aveva gemuto. “No. Assolutamente no.”
Magnus aveva riso, felice e rumorosamente. “Alec?”
Si era voltato per ripuntare lo sguardo su di lui, chiedendosi come, quando e perché era stato stabilito che nella vita sarebbe stato così fortunato da incrociare il cammino di quell’uomo.
“Che ne dici ora, del sesso?” aveva chiesto Magnus, maliziosamente, leccandosi le labbra.
Alec non aveva dovuto pensarci a lungo.
“Beh, terribile a dirla tutta, ma abbiamo qualcosa da festeggiare” aveva risposto e, anche volendo, non sarebbe riuscito a nascondere la malizia ben percepibile dalla sua voce.
Alec si era seduto e aveva gattonato fino a lui, per poi sedersi a cavalcioni sulle gambe del fidanzato e rubargli la risata con un bacio.
“Ti amo” aveva ripetuto, mormorandolo nell’intervallo tra due baci.
“Ti amo anche io” aveva risposto Magnus sulle sue labbra, mentre la mani si muovevano sempre più giù lungo la schiena per poi andare a stringergli il sedere. “E non hai idea di quanto ami il tuo culo.”
“Come rovinare un momento romantico, vero Magnus?” si era lamentato Alec, non riuscendo a trattenersi dal sorridere. “Ci sto ripensando.”
“Troppo tardi” aveva sostenuto il suo compagno, allontanandosi per togliere la maglia e lanciarla sul pavimento. “Hai già detto di sì, non puoi cambiare idea ora.”
“Sì, invece” aveva risposto, senza fiato, senza riuscire a trattenere un gemito quando Magnus aveva spinto i fianchi contro i suoi. “Non mi sembra di aver firmato un contratto.”
“Era un contratto orale. Lo hai firmato nel momento in cui mi hai baciato.”
Alec era scoppiato a ridere contro il collo del suo fidanzato, tirandosi in dietro per baciarlo di nuovo.
“Immagino di essere bloccato qui con te, allora” aveva sussurrato sulla sua bocca.
“Mi dispiace” aveva mormorato Magnus, mordendogli il labbro inferiore, mentre le dita cercavano rabbiosamente di aprire i pantaloni. “Non faccio io le regole.”
Alec aveva sbuffato perché, sul serio erano ridicoli…ridicolosamente innamorati.
 
***
 
Un paio di settimane dopo, Magnus era seduto sul letto, con la schiena appoggiata allo schienale e il computer sulle gambe alla ricerca di qualche appartamento, quando Alec era tornato a casa. Avevano cercato di trovare il luogo perfetto per loro, ma c’era sempre qualcosa che non piaceva a uno dei due, dall’ampiezza del bagno (soprattutto per quanto riguarda Magnus) alla distanza dal campus (per Alec). Continuavano a cercare, ma cominciavano a sentirsi leggermente frustrati.
Alec era stato in California per qualche giorno per partecipare a un seminario ed era quindi davvero esausto, come indicavano le sue spalle curvate in avanti. Aveva abbandonato la valigia in un angolo della camera e si era arrampicato sul letto vicino a Magnus, per poi infilarsi sotto il suo braccio e accoccolarsi al suo fianco. Chairman Meow, che fino ad allora aveva dormicchiato sui piedi del suo padrone, aveva lanciato loro un’occhiataccia ed era corso fuori dalla stanza.
Magnus gli aveva lasciato prima un bacio sulla fronte, poi uno sulle labbra, sorridendo.
“Mi sei mancato” aveva sussurrato, incastrando le dita nei capelli scuri dell’altro.
“Anche tu” aveva risposto Alec, appoggiando la testa sul petto del fidanzato e spostando lo sguardo sul computer. “Trovato niente di interessante?”
Magnus aveva sospirato. “No, e sto cominciando a pensare che l’Universo non voglia che andiamo a vivere insieme.”
“Fanculo l’Universo” aveva risposto.
Si era seduto, aveva preso il computer e lo aveva appoggiato a terra. Magnus aveva sorriso, lasciando che Alec gattonasse fino al suo corpo.
“Potrei avere un’idea” aveva affermato, attentamente.
Alec aveva alzato gli occhi per fissarli in quelli del compagno e aveva poi sollevato un sopracciglio, curioso.
“A entrambi piace il proprio appartamento, giusto? E nessuno dei due vuole lasciarlo per andare a stare definitivamente in quello dell’altro.”
Alec aveva annuito, appoggiando il mento sul petto di Magnus per mantenere lo sguardo su di lui e facendo scorrere le dita sotto la sua maglietta. Non c’era niente di sensuale in quell’atto, era soltanto un gesto intimo e famigliare.
“Beh, se rompessimo il muro tra i nostri due appartamenti, diventerebbe un unico grande appartamento” aveva tentato Magnus. “Mi piace troppo questo balcone. Ci sono troppi ricordi e non sono sicuro di essere pronto a lasciarlo a qualche idiota che non è in grado di capire quanto sia importante.”
Alec aveva sorriso, spingendosi sulle mani per sollevarsi e baciarlo. “Piacciono anche a me i nostri balconi. È un’idea fantastica.”
“Davvero?”
“Certo, quei balconi sono speciali.”
E lo erano davvero. Era il punto esatto in cui Magnus si era innamorato di Alec e non avrebbe mai dimenticato quel posto.
Alec si era stiracchiato, coprendosi la bocca con una mano mentre sbadigliava, e lo aveva baciato di nuovo.
“Ho bisogno di una doccia” aveva detto, allontanandosi riluttante dal fidanzato per alzarsi dal letto. “Il viaggio di ritorno è stato terribile.”
“Vuoi compagnia?”
“Certo, chiamerò il vicino” aveva scherzato Alec, un sorriso divertito distruggeva la sua compostezza.
“In questo caso, potrei proprio prendere in considerazione tutta la storia della mia relazione con Raphael” aveva risposto Magnus, alzandosi dal letto e mettendosi di fronte al suo compagno, con le mani sui fianchi.
Alec lo aveva fissato. “Non lo faresti mai” aveva affermato. “E anche se fosse, Raphael non ti vorrebbe mai.”
Magnus aveva sorriso e aveva stretto le braccia intorno al suo collo, per stampargli poi un bacio sulle labbra. “Non lo farei” aveva ammesso. “Ti amo troppo.”
“Ti amo anche io” aveva risposto Alec, tirandoselo più vicino per baciarlo più a fondo.
“Allora, vuoi che il tuo fantastico fidanzato ti scopi nella doccia o hai intenzione di restare fermo qui per tutta la notte?”
Alec era scoppiato a ridere e lo aveva trascinato in bagno. “Dobbiamo davvero lavorare su questa tua abitudine di rovinare momenti romantici.”
 
***
 
Simon e Isabelle stavano camminando, mano nella mano, per le strade di Brooklyn, per raggiungere Magnus e Alec che avevano appena finito di distruggere, ricostruire e risistemare il loro appartamento, quando Simon aveva finalmente trovato il coraggio di dire ad alta voce quella cosa che si era chiesto tra sé e sé da quando aveva conosciuto i Lightwood.
Si era schiarito la voce, cercando di recuperare tutto il coraggio possibile. Era consapevole del fatto che si trattasse di un argomento difficile e che avrebbe reso Isabelle triste.
“Izzy?”
La sua voce era timida ed insicura e aveva immediatamente catturato la sua attenzione.
“Sì?”
“Che significato ha quel tatuaggio?” aveva sputato, prima di realizzare quanto fosse stato diretto. “Voglio dire, non sei costretta a rispondere! Me lo stavo soltanto chiedendo perché, visto che lo hanno anche Jace e Alec, deve avere una storia dietro, ma va bene comunque se non vuoi –“
Isabelle si era fermata, costringendolo a fare lo stesso e lo aveva zittito con un bacio, sorridendogli piena di amore.
“Simon, sei il mio fidanzato” aveva risposto, affettuosamente. “Hai il diritto di fare domande riguardo a me e alla mia storia.”
Lui aveva annuito e, quando lei aveva ripreso a camminare, l’aveva seguita con attenzione.
“È una runa” aveva affermato, dopo un momento di silenzio. Sembrava che stesse facendo di tutto per nascondere la sua fragilità, non perché si trovava con Simon, ma piuttosto perché era nel mezzo della strada, circondata da estranei.
“A dire il vero” aveva continuato Isabelle, “sono due rune fuse insieme. Simboleggiano famiglia e amore. Le ha scoperte Alec quando stava studiando mitologia norvegese per il suo dottorato di ricerca. Aveva deciso di farsele tatuare, ma prima voleva sapere cosa ne pensavamo io e Jace.”
Si era fermata per un secondo e un piccolo, triste sorriso le aveva colorato le labbra.
“Quando ci ha detto che era un modo per…ricordare Max, ne abbiamo parlato e abbiamo deciso di farcelo tutti e tre. E questo è il significato” aveva concluso, stringendogli con dolcezza la mano. “Famiglia, amore e...dolore, in un certo senso.”
Simon aveva annuito con cautela e, quella volta, era stato lui a fermarsi, trattenendola con la mano. Lei aveva seguito il suo esempio, sorpresa, e lui le aveva stretto il viso tra le mani per baciarla.
“Grazie per avermelo detto” aveva affermato teneramente. “Ti amo.”
“Grazie a te per avermi ascoltato” aveva risposto senza fiato e non si era dovuta sforzare per sorridergli. “Ti amo anche io.”
 
***
 
“Magnus, non andare in panico.”
Magnus aveva alzato lo sguardo dalla sua copia di American Psycho per guardare il suo fidanzato.
“Perché dovrei?” aveva chiesto, chiudendo il libro.
Alec non smetteva di muoversi, palesemente agitato, per cui si era alzato dal divano e gli aveva preso le mani tra le sue.
“Cosa succede?”
“S-solo, non andare in panico, okay?” aveva ripetuto Alec, con voce tremante, guardando oltre le sue spalle come se temesse di essere attaccato.
“Lo decideremo quando mi avrai detto che cosa sta succedendo. Hai messo di nuovo il mio maglioncino di cashmere in lavatrice?”
Alec aveva scosso la testa, facendo un respiro profondo. Si era avvicinato per lasciargli un bacio sulle labbra, un bacio velocissimo e quasi disperato che aveva sostituito il cipiglio di Magnus in un dolce sorriso.
“Mi hanno chiamato i miei genitori. Non so per quale motivo verranno a New York per una settimana e passeranno a trovarci. Saranno qui tra dieci minuti.”
Sembrava quasi offeso all’idea. Magnus aveva alzato nuovamente un sopracciglio, confuso.
“Okay” aveva risposto semplicemente, stringendogli le mani. “Beh, stiamo insieme da un anno e mezzo e viviamo insieme, quindi credo che sia arrivato il momento di conoscerli, non credi?”
“Non stai…andando in panico?” aveva chiesto Alec, corrugando la fronte per la confusione.
“Posso farlo, se vuoi” aveva scherzato Magnus, sorridendo. “Ma non sarebbe un bene essere entrambi impanicati.”
“Ti ho detto quanto ti amo, oggi?” aveva chiesto Alec in un sospiro, avvicinandosi per baciarlo a lungo.
Magnus aveva stretto le braccia intorno al suo collo, approfondendo il bacio. Faceva quasi paura il modo in cui riusciva a perdersi tra le sue braccia, a dimenticare tutto il resto.
“Magnus” aveva sospirato sulle sue labbra. “Saranno qui a momenti.”
Si era allontanato riluttante, scoccandogli un ultimo bacio sulla bocca.
“Come sto?” aveva chiesto, aprendo le braccia, in attesa di un complimento.
“Bello da togliere il fiato, come sempre” aveva risposto Alec con un sorriso affettuoso.
“Mi stai adulando per costringermi a comportarmi bene davanti ai tuoi genitori?” aveva chiesto Magnus, stringendo gli occhi con fare accusatorio.
“Sta funzionando?” aveva borbottato il suo fidanzato con un sorriso malizioso.
Magnus aveva sbuffato. “Potrebbe, se mi prometti di ricompensarmi con del sesso, dopo” aveva detto, con tono derisorio.
“Sei fortunato, ho comprato il lubrificante stamattina” aveva scherzato Alec, in risposta.
“Giuro che sarò affascinante come il solito” aveva promesso.
Alec aveva sorriso, avvicinandosi per baciarlo di nuovo, nonostante fosse stato proprio lui a mettere in guardia il fidanzato qualche secondo prima. Erano stati interrotti dal suono stridulo del campanello.
Alec aveva fatto un respiro profondo. “Okay, facciamo questa cazzata” aveva detto, più per darsi coraggio che per rassicurare Magnus.
Mentre aspettavano pazientemente che i genitori di Alec uscissero dall’ascensore, Magnus si era voltato e lo aveva baciato un ultima volta.
“Mi amerai comunque se non piacerò ai tuoi genitori?” aveva chiesto, perché, in un modo o nell’altro, sembrava importare in quel momento.
“Probabilmente ti amerei ancora di più” aveva scherzato Alec, ma i suoi occhi erano sinceri.
Maryse e Robert Lightwood erano una coppia strana. Maryse era una donna dall’aspetto severo, stretta in una maglia e in una gonna aderente. Camminava come se sapesse esattamente dove stesse andando e in quel momento Magnus capì a chi assomigliava Isabelle. Però i suoi occhi si erano addolciti, quando aveva visto il figlio, e c’era qualcosa di profondamente materno nel modo in cui aveva tirato indietro i capelli ad Alec, quando lui le aveva aperto la porta. Robert era forse ancora più rigido. Era alto, non quanto Magnus e Alec, e stava dritto sulle gambe come se si aspettasse di incorrere in un pericolo da un momento all’altro. Magnus pensava fosse il risultato di anni passati nell’esercito, ma aveva la faccia di qualcuno che non si era divertito molto nemmeno da bambino. Magnus riusciva ad immaginarselo come un bambino di dieci anni che dava ordini ai suoi stessi genitori. Aveva stretto la mano di Alec come se fosse uno sconosciuto o un collega di lavoro e aveva guardato Magnus come se fosse la cosa più strana che avesse mai visto in vita sua (il che, aveva pensato Magnus tra sé e sé, era probabilmente vero).
Era una bella cosa che gli amici e i fratelli o famigliari di Alec passassero regolarmente a trovarli senza preavviso, perché ciò voleva dire che il loro frigorifero era sempre pieno. Era una cosa positiva anche il fatto che Magnus fosse un ottimo cuoco perché, nel caso in cui non fosse piaciuto ai suoi genitori, avrebbe sempre potuto far colpo con un buon piatto.
Avevano mangiato in silenzio e Magnus ne aveva approfittato per osservare meglio i genitori di Alec. Sembrava che entrambi non conoscessero il significato della parola divertimento e a volte condividevano sorrisi furtivi, divertiti da battute che solo loro avevano capito. Era quasi dolce, ma al tempo stesso strano, perché c’era poco di cui parlare e di conseguenza anche di cui ridere.
Magnus odiava da morire i silenzi imbarazzanti. Odiava quando cadevano in una stanza, figuriamoci intorno al tavolo. Una stanza in cui si trovava Magnus non poteva essere silenziosa e non confortevole. Per questo motivo si era schiarito la voce e aveva preso parola.
“Parliamone e basta, perché questo imbarazzo mi sta uccidendo” aveva cominciato.
Alec si era raddrizzato sulla sedia e gli aveva lanciato un’occhiata preoccupata, senza cercare di fermarlo.
“Capisco che la sessualità di vostro figlio abbia creato dei problemi tra di voi e magari avete anche sperato che cambiasse, ma con tutta sincerità, non è successo. Vostro figlio è davvero molto gay. Tipo davvero, davvero gay. È il più gay –“
“Magnus” lo aveva interrotto Alec, schiarendosi la voce. “Penso che abbiano capito.”
Magnus aveva alzato lo sguardo su Maryse e Robert, che si stavano scambiando uno sguardo piatto e stavano sbattendo gli occhi sorpresi.
“Sì, scusa. Allora, non so cosa Alec e i suoi fratelli vi abbiano detto riguardo a me, ma ormai abbiamo rotto il ghiaccio e quel discorso è superato. Lavoro nel campo del volontariato, sono bisessuale e sono stato adottato. Mio padre è morto quando ero molto piccolo e mia madre ci ha abbandonato quando sono nato. Credo nella democrazia e sono ateo. Sono anche molto onesto, quindi se avete qualche domanda, non esitate a farla. Non vorrei che riceveste una brutta sorpresa tra qualche anno, quando avrò sposato vostro figlio.”
“Sposato?” avevano sputato Alec e i suoi genitori contemporaneamente.
Magnus aveva fissato lo sguardo sul suo fidanzato per qualche secondo, alzando un sopracciglio con sfrontatezza, e lo aveva poi indirizzato nuovamente su Robert e Maryse.
“Sì, sposerò vostro figlio un giorno” aveva detto con tranquillità, come se non fosse niente di speciale.
“Se questa è la tua proposta, fa schifo” era intervenuto Alec, nascondendo un sorriso dietro il bicchiere di vetro da cui stava bevendo.
“Non è la mia proposta” aveva risposto, indignato. “Quando mi proporrò, lo saprai, Gideon.”
Robert Lightwood si era accigliata, spostando lo sguardo confuso dall’uno all’altro. “Ti ha appena chiamato Gideon?” aveva chiesto ad Alec, ma guardando Magnus dritto negli occhi.
“Sì, lo fa spesso” aveva sospirato Alec, alzando gli occhi al cielo.
“Beh, se questa è la cosa più scandalosa che ha capito fino ad adesso, allora penso che andremo d’amore e d’accordo” aveva affermato Magnus, con un sorriso.
Maryse aveva scrollato le spalle. Robert, alla fine, aveva annuito. E così Magnus aveva incontrato Maryse e Robert Lightwood.
 

***

“Jace, metti giù quel ramo.”
“No.”
“Jace mettilo giù o farai male a qualcuno.”
“Non provare a ragionare con lui, Alec” era intervenuta Clary. “È una perdita di tempo.”
“Alec!” aveva urlato Jace. “Allontana quella cosa da me!”
“Non mi avvicinerò a te se non metti giù quel coso” aveva ribattuto Alec, ma nonostante ciò si era alzato.
Jace lo aveva afferrato per il braccio e lo aveva tirato vicino a sé, il ramo brandito di fronte al suo corpo come se fosse una spada.
“Mi sta guardando” aveva gridato, guardando la sua assaltatrice.
“È una papera” aveva constato Alec, alzando gli occhi al cielo. “Smettila e metti giù quel ramo.”
“Le papere sono cattivissime” aveva risposto Jace, con voce tremante. “Mai fidarti di una papera.”
Alec aveva sbuffato. Che idea geniale era stata andare a Central Park per un picnic. Si era quasi dimenticato della paura di suo fratello. In ogni caso, non si aspettava che reagisse in quel modo, visto che ormai era un adulto.
“Come ti prenderai cura di un bambino se hai bisogno che io ti protegga da uno stupido uccello?” aveva sospirato.
Aveva fatto qualche passo avanti e aveva allontanato l’animale con dei gesti delle mani. Lo aveva guardato con atteggiamento di sfida per qualche minuto, ma alla fine era tornato verso il lago, lontano da loro.
Jace aveva rilasciato un sospiro e aveva fatto finalmente cadere il ramo. Era tornato a sedersi con il resto del gruppo, ignorando i loro sguardi divertiti.
“Che nessuno dica una parola a riguardo” aveva borbottato, accarezzando delicatamente la pancia arrotondata a molto incinta di Clary.
“Non abbiamo detto niente” aveva detto Simon, con la bocca piena di sandwich.
“I tuoi occhi dicono abbastanza” aveva risposto Jace, mettendo il broncio. “Taci.”
Alec aveva alzato gli occhi al cielo e aveva scavalcato le gambe di Raphael per sedersi a terra vicino al suo fidanzato. Magnus gli aveva sorriso e lo aveva baciato.
“Basta con queste dimostrazioni di affetto” aveva brontolato Raphael. “Mi viene il diabete.”
“Sei soltanto geloso perché il mio fidanzato è più bello del tuo” aveva risposto Magnus con un sorriso e aveva baciato Alec con più lingua del necessario, mettendo su una vera e propria scenetta. Era scoppiato a ridere sulle sue labbra quando, dopo una serie di imprecazioni calorose, Raphael e Jace avevano cominciato ad imitare il rumore dei conati di vomito.
“Non posso portarti ovunque” aveva biascicato Alec, quando il suo fidanzato si era allontanato.
“Puoi portarmi a letto quando ti pare” aveva sussurrato Magnus in risposta, con un sorriso malizioso.
Alec aveva sbuffato, scuotendo la testa incredulo. “Le tue battute di abbordaggio peggiorano di giorno in giorno.”
“Perché non mi servono, non sai resistermi.”
“Bella risposta” aveva sorriso il suo fidanzato, stampandogli un altro bacio sulle labbra.
“Basta, vi prego” aveva supplicato Raphael. “Sposatevi e basta, così supererete la fase in cui siete disgustosamente innamorati e comincerete ad odiarvi come tutte le persone normali che sono state insieme per anni.”
Alec era arrossito e si era schiarito la voce, prendendo un panino per distogliere l’attenzione da sé. Magnus lo aveva guardato con un sopracciglio alzato, ma non aveva detto nulla. Isabelle, che era sdraiata con la testa appoggiata al petto del suo fidanzato, li aveva osservati da dietro le lenti degli occhiali da sole, in silenzio.
“Oddio, Raphael, sei proprio un coglione” lo aveva rimproverato lei.
Raphael l’aveva guardata, accigliato. “Che? Cosa ho fatto ora?”
Simon aveva probabilmente realizzato a cosa si stesse riferendo Isabelle, perché aveva sussultato rumorosamente e aveva spalancato gli occhi in modo comico.
“Guardalo!” aveva detto, indicando il volto arrossato del fratello. “Sai che quando arrossisce è terribile.”
Alec aveva cercato di ignorarli, concentrandosi sul suo sandwich, che non aveva in realtà niente di interessante. Era soltanto un panino con formaggio e pomodori. Raphael aveva seguito il suo sguardo e aveva fissato gli occhi su Alec.
“Oh, merda.”
Magnus aveva cercato di trattenere un sorriso mordendosi il labbro, ma aveva fallito miseramente. Si era avvicinato, per appoggiare la guancia sulla spalla del compagno, scuotendo la testa per incontrare il suo sguardo.
“Va tutto bene, tesoro.”
“Perché devono rovinare sempre tutto?” aveva borbottato Alec. “Perché non posso avere una proposta decente?”
“Se ti può far sentire meglio, te lo avrei chiesto” aveva detto Magnus, con un sorriso affettuoso. “Te lo avrei chiesto stasera.”
Alec lo aveva fissato, socchiudendo gli occhi accusatorio. “Lo sapevi già, vero?”
“Sì, scusa.” Magnus aveva provato ad apparire dispiaciuto, ma non era riuscito a non sorridere, contento. “Però hai davvero una faccia terribile, quando arrossisci.”
“Beh, ti dirò di no” aveva risposto Alec scontrosamente, incrociando le braccia sul petto.
“Cosa?”
“Ti dirò di no. Volevo farlo io e avete rovinato tutto, quindi dirò di no.”
Magnus aveva cominciato a ridere, ma si era fermato non appena aveva scorto il viso impassibile di Alec, che stava guardando dritto di fronte a sé, come se stesse cercando di aprire un vortice nel lago con la forza del pensiero.
“Alec!” aveva sussultato.
“No.”
“Gideon” lo aveva chiamato, con disapprovazione.
“No” aveva ripetuto Alec, evitando lo sguardo del fidanzato.
“Alexander, amore della mia vita, stella delle mie notti, sole dei miei giorni” aveva riprovato, con un tono esageratamente adulatorio.
Alec si era mosso un po’ e aveva stretto i denti, senza muoversi. Magnus aveva alzato gli occhi al cielo e si era accoccolato contro il suo petto, poi gli aveva stretto il viso tra le mani per costringerlo a guardarlo e gli aveva accarezzato delicatamente le guance, con le dita coperte di anelli.
“Mi dispiace” aveva sussurrato. “Ti amo, ti prego dì di sì.”
C’era un tono interrogativo nella sua voce e una scintilla di apprensione nel suo sguardo, che aveva spazzato via tutto l’autocontrollo di Alec. Aveva preso un respiro profondo e aveva voltato il viso per baciare il palmo della mano di Magnus.
“Va bene” aveva borbottato, senza riuscire a trattenere un sorriso felice.
Magnus gli aveva regalato un sorriso unico e luminoso, quello che primo fra tutto lo aveva fatto innamorare di lui, e si era avvicinato, attaccando le loro bocche e costringendo Alec a sdraiarsi a terra. Alec aveva riso contro le sue labbra e gli aveva circondato i fianchi con le braccia, ricambio il bacio con passione.
“Cosa è appena successo?” aveva sputato Jace, indicando i due che si stavano ancora baciando, con la fronte corrugata per la confusione.
“Penso che tuo fratello si sposerà” aveva spiegato Clary e le lacrime che le riempivano gli occhi erano sicuramente soltanto causa degli ormoni.
“Che?” aveva esclamato Jace, per la seconda volta. “È stata la peggior proposta che io abbia mai visto!”
Magnus e Alec non si erano separati, le loro labbra si muovevano le une sulle altre e le loro lingue erano ancora intrecciate, ma nonostante questo gli avevano entrambi mostrato, in un sincronismo perfetto, il dito medio.
“Sono proprio destinati a stare insieme” aveva commentato Simon con un sorriso.
Gli altri non avevano potuto far altro se non annuire.
Raphael aveva dovuto separarli con la forza, mentre borbottava qualcosa riguardo al fatto che Central Park fosse un posto per le famiglie.
 
***

Soltanto dopo essere stati insieme per un altro anno, Alec gli aveva detto la verità per la prima volta.
“Sono felice di aver accettato quella sigaretta, quando ci siamo incontrati la prima volta” aveva sussurrato Alec contro il suo collo, mentre la testa gli girava ancora per l’eccessiva eccitazione.
“Sono felice che tu abbia finto di essere un fumatore solo per avere una scusa per uscire sul balcone” aveva sussurrato Magnus in risposta, con tono divertito.
“Lo sapevi?” aveva chiesto Alec, sollevando la testa e stringendo gli occhi con fare accusatorio.
Magnus era scoppiato a ridere. “Certo che lo sapevo! Guardavi quella sigaretta come se ti stesse per aggredire.”
“Giuro che ti sposerò soltanto per divorziare” aveva affermato Alec, fissandolo, ma Magnus non gli aveva creduto nemmeno per un secondo.
“Beh, aspetta il prossimo weekend e, quando saremo davvero sposati, potremo parlare di divorzio.”
Il cuore di Alec aveva cominciato a battere furiosamente nel petto al solo pensiero di sposare Magnus.
“Stavo scherzando, non ti lascerei mai.”
“Bene, perché in un certo senso mi piace averti sempre intorno.”
“Wow, mi sto sciogliendo. Vacci piano con le confessioni d’amore, Magnus.”
“Sta zitto, Gideon. Ti amo.”
“La situazione sta migliorando, ma ci devi lavorare ancora su. Ti amo anche io.”
 
Now and then it's good
to pause in our pursuit of
happiness and just be happy.
” 
(Guillaume Apollinaire)
 
 
Nda.
Con ben due giorni di anticipo (miracolo!), eccomi qui, finalmente (insomma, mica tanto), con l’ultimo capitolo di questa bellissima storia. Come avete visto, ci è stato fortunatamente consentito il bellissimo happy ending, ma il matrimonio dei Malec ci tocca sognarlo e immaginarlo da soli (fate volare la fantasia e scrivetemi nei commenti cosa vi aspettereste!). Lasciamo quindi una Clary incinta e particolarmente emotiva (maledetti ormoni), un Jace spaventato dalle papere e figuriamoci da un bambino, i Sizzy sempre più innamorati, un Raphael che, mannaggia, è scontroso ma amabile quanto il solito, un Alec sempre più adorabile e completamente, totalmente innamorato di un Magnus al massimo della sua eccentricità.

È la prima volta che mi dedico ad una storia a più capitoli (visto che io ho sempre scritto soltanto oneshot) e devo ammettere che, ora più che mai, nonostante questa non sia una storia scritta da me, capisco cosa voglia dire “provare nostalgia per i personaggi”. Ovviamente succedeva anche con le mie storie, ma otto capitoli sono pur sempre otto capitoli e questi protagonisti mi (e ci) hanno accompagnato per ben sei mesi, all’incirca. Nonostante io mi sia occupata solo della traduzione, in realtà, dopo tutto questo tempo, questa storia la sento anche un po’ mia e mi mancherà davvero molto.

Ora passo ai ringraziamenti, che ce ne sono fin troppi.
  • Prima di tutto, volevo ringraziare Lecrit (l’autrice originale, trovate il link al suo profilo nella sezione “note e permessi” che precede il primo capitolo), per avermi permesso di tradurre questa fantastica fanfiction e, in primis, per averla scritta!      
  • Un ringraziamento speciale va a tutti voi che mi avete fatto compagnia in questi mesi, GRAZIE DI CUORE. Grazie per le 2k passa visualizzazioni su wattpad e 2.3k passa su EFP, grazie per le 153 stelline e per aver aggiunto nelle vostre liste di lettura o tra le vostre preferite/ricordate/seguite su EFP e grazie anche per tutti i vostri commenti e le vostre recensioni!
  • Un grazie anche ai lettori silenziosi, so che ci siete e siete fondamentali anche voi!
  • Grazie al mio corpo, per aver resistito anche nelle sessioni notturne e infinite di traduzione e per non avermi abbandonato.
  • Grazie a tutti quelli che hanno sopportato i miei scleri su twitter (sono resistopernjall, potete seguirmi!) perché questo impegno che mi sono presa mi faceva diventare matta.
Grazie di nuovo a tutti per i bellissimi commenti e per i complimenti, hanno significato davvero tanto!
 
Un bacio, ci risentiamo presto!
I. xx

Vi lascio con le ultime gif, una per ogni coppia questa volta!

            

       
 
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: Love Your Sin