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Autore: pink    02/04/2005    11 recensioni
Fare figuracce davanti al ragazzo che ti fa battere il cuore è una cosa risaputa.
Aggiungiamoci una pagina di diario trovata dalla persona sbagliata...
...ma sarà veramente la persona sbagliata?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley | Coppie: Draco/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A TASTE OF POISON PARADISE

A TASTE OF POISON PARADISE

 

 

DRIN, DRIN.

 

“No, la sveglia no!”

 

DRIN, DRIN.

 

“Sto facendo un sogno troppo bello per interromperlo…”

 

DRIN, DRIN.

 

“Ho capito, ora mi alzo, solo un secondo!”

 

DRIN, DRIN.

 

“Sveglia del cavolo!”

 

DRIN, DRIN.

 

- INSOMMA, GINNY TI VUOI ALZARE?!?-

 

Cercai a tentoni il pulsante della sveglia e la spensi.

Qualcuno mi buttò giù dal letto.

Aprii gli occhi assonnati e mi tastai il sedere dolorante.

- Herm, non c’è bisogno di essere così bruschi!-

La mia amica, già vestita di tutto punto, mi scoccò uno sguardo furente.

Mi alzai in piedi e mi trascinai letteralmente nel bagno dei prefetti.

Valeva la pena di essere un prefetto solo per quello, il bagno era un vero spettacolo.

Aspettai che la vasca si riempisse fino all’orlo, poi chiusi i rubinetti e mi immersi.

Quel tepore era così piacevole che se avessi potuto mi sarei addormentata lì.

Giocai per una decina di minuti con le bolle, provando nuove combinazioni di fragranze.

Uscii controvoglia dalla vasca e mi sciacquai il viso per svegliarmi completamente.

I miei capelli emanavano un olezzo di gardenia; misi una mano tra di essi per ravvivarli.

Mi muovevo così lentamente che mi meravigliai di arrivare in orario per la lezione di Pozioni, per di più in perfetto ordine.

Mi sedetti vicino a Jenny Robinson, una Grifondoro del mio stesso anno.

La ragazza non dette segni di vita finché Piton non iniziò a parlare; era una vera secchiona.

Non una secchiona come Hermione, ma una di quelle proprio noiose che ti fanno segno di stare zitta appena apri bocca.

Per l’undicesima volta tentai di dirle che non doveva mettere polvere di Atropina bensì di Mughetto, ma mi fece segno di tacere con un gesto frenetico della mano, così sbuffai sonoramente dedicandomi interamente alla mia pozione Dissetante.

Era una specie di tisana che, se bevuta, ti rinfrescava per un giorno intero.

Per un glorioso istante, credetti di aver fatto la mia prima pozione giusta dall’inizio dell’anno.

La mia convinzione, però, svanì quando aggiunsi dei rametti di Rabarbaro.

L’infuso, che doveva assumere una colorazione sul celeste, era divenuto ad un tratto verdognolo con delle sfumature sull’ocra.

Nemmeno la persona più assettata al mondo avrebbe osato berla.

- E questa cosa sarebbe?- disse Piton ad alta voce passando accanto al mio calderone.

Molti studenti di Grifondoro e Tassorosso si girarono verso di noi, incuriositi.

- Ehm…- farfugliai, mentre assumevo il colore della mia pozione.

- Benissimo, cinque punti in meno a Grifondoro per la sua…come la posso definire…schifezza?!?-

Vi furono mormorii di protesta.

“Benissimo un corno!” pensai.

Ero così incavolata che avrei versato volentieri il liquido in testa a Piton.

Aspettai la fine dell’ora con la testa poggiata sul banco, mentre ogni tanto davo degli sguardi sfuggenti alla compagna al mio fianco sperando che la sua pozione diventasse peggio della mia.

Purtroppo, all’ultimo minuto si accorse dell’errore che aveva commesso e aggiunse la polvere di Mughetto.

- Oh, non è venuta un po’ palliduccia?- mi disse, guardando preoccupata la sua mistura.

Mi portai le mani in testa, esasperata; presi la mia borsa a tracolla e me ne uscii senza risponderle.

Camminavo velocemente, senza vedere veramente dove andavo, così andai a sbattere contro un corpo pesante.

Sollevai il capo leggermente stordita e mi ritrovai a nemmeno dieci centimetri di distanza dal ragazzo che mi piaceva da un po’ di tempo.

I capelli biondo platino erano tenuti su col gel, gli occhi di un grigio metallico mi squadravano dall’alto in basso e le pallide sopracciglia erano inarcate in un’aria di sufficienza. Aveva la cravatta allentata che lasciava intravedere i pettorali e la camicia della divisa aderiva perfettamente ai muscoli delle braccia.

Trattenni il fiato osservando le numerose pieghe della sua blusa laddove l’ avambraccio si contraeva ad angolo retto.

- Levati di mezzo, Weasley.-

- S-scusa…- biascicai, prima di andarmene a passo spedito arrossendo a più non posso.

 

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Dopo pranzo, decisi di andare in biblioteca con Hermione ma fu un grosso sbaglio, perché iniziò a svuotare una decina di scaffali.

- Herm! Non ho intenzione di stare qui per un’eternità…-

- È solo qualche lettura per approfondire.- fece con noncuranza.

Non avrei utilizzato esattamente la parola “approfondimento” per dei tomi grossi quanto bolidi, ma sapevo che contro la regina della biblioteca ogni tentativo di protesta sarebbe stato vano.

Rassegnata, mi tolsi la divisa scolastica e la riposi nella sacca.

Sotto portavo una camicia rosata leggermente scollata sul davanti e una gonna nera a pieghe lunga fino al ginocchio.

Poco più in là vidi un gruppetto di Serpeverde del sesto anno.

Lui era poggiato ad una scansia con l’aria di uno con la puzza sotto il naso. Cosa che lo faceva somigliare terribilmente a sua madre, peraltro.

E pensare che era proprio quell’atteggiamento strafottente che mi attraeva e mi innervosiva allo stesso tempo…

Mi sedetti immediatamente alla prima scrivania che trovai, sistemando davanti a me un’enorme pila di libri per non farmi vedere.

E come sempre, la mia imbranataggine ebbe la meglio.

L’ammasso di libri barcollò pericolosamente e, prima che potessi muovere un dito, cadde a terra provocando un fracasso terribile.

Tutti si girarono verso di me.

- Tutto a posto?- mi chiese preoccupata Hermione venendomi accanto.

Annuii con il capo e mandai un rapido sguardo verso di lui.

Arrossii violentemente, notando che mi osservava sghignazzando assieme ai suoi amici.

Raccolsi i libri, aiutata da Hermione, cercando di non far caso alle mie viscere che stavano improvvisando un balletto esibendosi in strane contorsioni.

“Ma perché ogni volta che mi trovo nelle sue vicinanze faccio figuracce?”

Aprii un libro qualsiasi cercando di non pensarci.

Dopo che lessi la stessa frase per una cinquantina di volte senza capirla, mi decisi ad andarmene dalla biblioteca ignorando completamente Hermione che cercava di fermarmi.

- Ehi, Weasley!- una voce fin troppo conosciuta mi giunse all’orecchio; doveva avermi seguito.

Mi volsi verso di lui che intanto mi aveva raggiunto e si trovava a pochi passi da me.

- Cosa c’è?- dissi, senza che mi riuscisse il tono scocciato che avrei voluto avere.

- Potresti stare più attenta a non perdere foglietti per strada…-

Non riuscivo a capire cosa intendesse perciò lo squadrai con aria interrogativa.

Malfoy tirò fuori da una tasca laterale della sua giacca nera di pelle un pezzo di carta stropicciato e iniziò a leggerlo.

- Caro Diario,

sono così confusa in questi giorni. Ogni volta che lo vedo mi batte forte il cuore e arrossisco come un peperone…non dovrei provare tutto questo, so che lui non mi vuole, ne sono sicura…-

Gli impedii di andare oltre, scaraventandomi su di lui e cercando di prendergli il biglietto dalle mani.

Decisamente più alto del mio metro e cinquanta, lo tenne alto sopra la sua testa, dove non sarei arrivata nemmeno alzandomi sulle punte.

- DAMMELO!- gli intimai furiosa.

- Per chi è? Per il tuo Potty?- mi prese in giro.

- E anche se fosse? Non sono fatti tuoi! Dammelo!-

Iniziai a fargli il solletico, sperando che mollasse la presa.

Tentativo riuscito: si piegò in due e ne approfittai per riprendere ciò che era mio.

Che stupida! Dovevo aver lasciato la pagina in qualche libro di scuola.

A quanto pare, i diari non erano fatti per me: prima il fatto di Tom Riddle, poi questo…

Imbarazzatissima, me ne andai alla velocità della luce, prima che potesse ribattere qualcos’altro per ferirmi.

Mi fermai col fiatone solo quando arrivai in sala comune.

Finii di leggere la pagina di diario e feci un sospiro di sollievo.

-…ne sono sicura, lui è così bello ed io così insignificante…i suoi capelli biondi, il suo sguardo tanto intenso…il suo nome è Draco Malfoy.-

Non aveva letto l’ultima parte. Se l’avesse fatto non sarei ancora viva.

 

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- Non scendi a cena?- mi chiese Harry, vedendomi accasciata su una poltrona.

- No, non ho molta fame…- dissi, cercando di sembrare malata.

- Dai, scendi con me! Hai una faccia...-

Dopo molte proteste mi costrinse a seguirlo in sala grande.

Al tavolo di Grifondoro Hermione stava parlando animatamente con Neville sull’importanza dei M.A.G.O.

Quando mi sedetti accanto a lei interruppe la conversazione per chiedermi il motivo della mia fuga dalla biblioteca.

Feci cadere di proposito la forchetta e mi precipitai sotto il tavolo per raccoglierla.

Quando risalii sulla sedia Hermione mi chiese di passarle la maionese, il che voleva dire che si era dimenticata della domanda che mi aveva posto.

Sollevata, le passai il barattolo e mi decisi a mangiare qualcosa.

Quando fui sazia, mi alzai per andare in dormitorio ed Harry, cortese, mi volle accompagnare.

Eravamo alla rampa iniziale delle scale d’ingresso quando Malfoy, il solito rompiscatole, richiamò la nostra attenzione.

- Potty, Weasley te l’ha data la lettera?-

Harry corrugò la fronte perplesso, mentre io assumevo tutte le tonalità esistenti in natura, dal giallo al blu.

- Lettera?- chiese, mandando sguardi da me a Malfoy e viceversa.

- Come, non gliel’hai ancora data?-

- Primo: non era una lettera, secondo: non era riferita ad Harry.- dissi, cercando di darmi un certo tono.

- Scusa, ma di che diamine state parlando?-

Mi accorsi che la situazione doveva sembrare abbastanza strana per Harry; io e lui che parlavamo di qualcosa che non era “sporca Weasley” o “viscido Malfoy”.

- Di niente.- mi affrettai a dire, tirandolo per un braccio.

- Di niente? E allora a chi erano riferite quelle paroline sdolcinate?!?-

Tirai più forte il braccio di Harry, che sembrava incollato alla ringhiera in ferro battuto.

- Cos’è, ti vergogni Weasley? Dillo a Potty, no?-

Purtroppo, spesso la mia lingua si muove senza il permesso del cervello, e così mi ritrovai a rispondere prima di potermi trattenere:- Non parlava di Harry, deficiente, parlava di te!-

Non volli neppure guardare l’espressione sbalordita che sicuramente si era dipinta sul volto di Malfoy a quella rivelazione; mi curai soltanto di staccare con quanta forza avevo in corpo le braccia di Harry dal corrimano.

Non seppi nemmeno io come mi ritrovai all’improvviso nella sala comune di Grifondoro, tenendo ancora il bicipite di Harry con entrambe le mani tremanti.

- Ginny, spiegami la situazione perché io non ci ho capito un accidenti.-

Harry incrociò le braccia al petto.

Aprii la bocca per rispondergli, accorgendomi solo in quel momento di avere la gola incredibilmente secca.

- Allora?-

Poggiai la fronte sul vetro appannato della finestra al mio fianco e inspirai profondamente.

- Non c’è niente da sapere…tempo fa avevo scritto una pagina di diario e sfortunatamente mi è caduta a terra. Malfoy l’ha trovata e pensava fosse riferita a te. Tutto qui.- spiegai.

- E il fatto che fosse riferita a Malfoy? Anche quello è vero?-

Ero in trappola: cosa dovevo dirgli?

“Meglio essere vaga, non darò risposte di cui mi potrei pentire.”

- Ora vai troppo sul personale, quello che dovevi sapere l’hai saputo…buonanotte.- lo salutai e mi allontanai a passi misurati, come se non fosse successo niente.

Un minuto dopo, ero stesa sul mio letto a baldacchino tutt’altro che tranquilla.

 

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Per mia fortuna, il giorno dopo era sabato e potei stare distesa sul mio letto a dormire placidamente fino alle undici.

Cioè, se fosse stato per me, sarei rimasta a dormire fino a sera solo per evitare d’incontrarlo; ma naturalmente Hermione entrò come una furia nel dormitorio femminile del quinto anno e mi scrollò furiosamente per destarmi.

- Che tocco delicato, proprio femminile!- la presi in giro, con voce ancora insonnolita.

- Pigrona, alzati! Dobbiamo andare da una parte…- mi intimò.

Mi chiesi cosa avesse in mente, ma appena stavo per formularle la domanda mi arrivava un abbigliamento in piena faccia.

- Metti questo…no, forse è meglio questo…-

Alla fine, sembravo uscita da un cartone animato.

Portavo una maglietta slargata giallastra, dei pantaloncini sdruciti lunghi fino alle ginocchia e un paio di ciabatte a infradito.

Riuscii finalmente a scorgere Hermione nella montagna di roba che aveva messo in subbuglio e vidi che non era vestita meglio.

Indossava una salopette e un paio d’occhiali scuri che le nascondevano i begli occhi color nocciola.

- E dove staremmo andando conciate così?- le chiesi, mentre mi trascinava di corsa giù per le scale.

- Ora vedrai!- mi rispose, facendomi l’occhiolino.

Uscimmo nel cortile della scuola, sempre correndo, e una piacevole brezza mi sferzò i capelli, già scompigliati.

Sulla riva del lago, un gruppetto di ragazzi, che non riuscivo a riconoscere da quella distanza, stava trainando qualcosa in acqua.

Avvicinandomi, li riconobbi: erano Harry, Ron, Neville, Dean, Seamus e Luna.

Capii al volo; volevano fare un giro in barca.

- Dove l’avete trovata questa?-

Harry, che stava arrotolando una corda, alzò il capo per rispondermi.

- Hagrid ce l’ha prestata; è una di quelle barche che utilizza per trasportare gli allievi del primo anno…-

- Ma non ci andiamo tutti.- osservai; per quanto riuscivo a ricordarmi, ogni barca poteva contenere al massimo quattro persone.

- Infatti l’altra è già nel lago.- mi indicò una barca poco più in là dal punto in cui ci trovavamo.

- Oh…-

Prepararono le ultime cose, mentre io ed Hermione oziavamo, da brave nullafacenti.

- Ok, possiamo andare.- affermò mio fratello.- Ginny, Harry ed Hermione vengono con me e voi andate nell’altra barca.-

- Io non ci vengo con un noioso come te! Vado con loro e Neville viene con voi…- dissi, determinata a non rovinarmi il giro in barca.

Ron mi scoccò uno sguardo infuriato, poi mi voltò le spalle e salì sulla barca a riva, seguito dalla sua “ciurma”.

- Bene, andiamo.-

Mi tolsi le ciabatte e salii sulla barca restante.

Luna fece lo stesso; Dean e Seamus mandarono uno sguardo preoccupato verso la Lovegood, per poi salire anche loro.

Per un bel po’ li facemmo remare, prendendo come scusa il fatto che loro erano maschi.

Mi sedetti sulla punta, immergendo i piedi nell’acqua tiepida.

Chiusi gli occhi, godendo appieno del sole che picchiettava insistente sulla mia pelle con i suoi raggi dorati.

Era una sensazione che provavo poche volte; in Inghilterra il tempo è quasi sempre piovoso.

Chinai leggermente il capo per bagnarmi anche le mani, quando qualcuno mi spinse da dietro, facendomi cadere dal mio precario equilibrio.

Il respiro mi restò mozzato in gola, mentre mi agitavo con entrambe le mani cercando un sostegno.

Mi ricordai improvvisamente della piovra gigante e mi dimenai ancora di più nell’acqua, cercando di schiudere gli occhi.

Quando finalmente toccai una parte della barca, mi ci aggrappai con tutta me stessa, ignorando i pizzichi che qualcuno mi stava dando cercando di farmi schiodare le mani dal bordo.

Presi un lungo respiro e mi catapultai in avanti, facendo appello a tutte le mie forze.

Ero sulla barca.

La testa mi girava terribilmente, ma quello che mi urtava di più era la risata di scherno che mi giungeva alle orecchie, mezze tappate dall’acqua.

Era Dean; lo vidi fare una mia imitazione mentre mi dimenavo, dovevo essere sembrata buffa.

Senza che avesse il tempo di accorgersene, gli feci uno sgambetto che lo fece capitombolare col sedere per terra.

- Ginny, ma sei pazza?-

- Io sarei pazza? Non tu che per poco mi facevi affogare?-

- Il mio era solo uno scherzo.-

- Bello scherzo del cavolo!- ero irritata, terribilmente.

- Ragazzi, calmatevi.- cercò di dire Seamus mentre noi due ci guardavamo in cagnesco; Luna invece sembrava disinteressata alla vicenda e osservava tranquillamente uno stormo d’uccelli che stava passando in quel momento sopra di noi.

- Mi hai praticamente rotto una caviglia, lo sai? Stupida che non sei altro…- mi disse Dean in tono petulante.

Stupida che non sei altro? A me?!?

E no, questa non gliel’avrei fatta passare.

Cercai di alzarmi in piedi, ma la barca si sbilanciò facendoci cadere tutti in acqua.

Quando riemersi in superficie, tre facce mi guardavano torve e la barca era capovolta.

- GINNY!-

 

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Doveva essere ora di pranzo; lo percepii dal fatto che il sole era meno forte e che molti gruppetti seduti all’ombra degli alberi si alzavano per recarsi al castello.

I miei amici erano rientrati anch’essi, mentre io avevo preferito restare seduta sulla barca capovolta che pian piano si era avvicinata alla riva, fino ad arenarsi.

“Sono un completo disastro.” mi ritrovai a pensare.

Ero ridotta davvero male; i capelli umidicci appiccicati sul volto, la maglietta già slargata divenuta così trasparente che sembrava essersi sciolta e le infradito chissà dove.

- Sapevo che ti avrei trovata qui.-

Mi girai di scatto; quella voce era inconfondibile, eppure la frase pronunciata formava un netto contrasto con la persona che l’aveva pronunciata.

- Cosa intendi dire?- chiesi, senza guardarlo negli occhi.

- Semplicemente che mi stai evitando.-

Mi domandai se si stava prendendo gioco di me.

- Sei un po’ sciocca. Dici una cosa e poi ti nascondi.-

La sua voce era acciaio fuso.

- Non mi sto nascondendo.-

- Davvero?- sussurrò scettico.

Si avvicinò a me senza che me ne accorgessi e mi prese il mento tra le mani.

Il suo tocco era delicato e fermo; mi provocò un brivido.

- Guardami.-

Istintivamente, alzai lo sguardo e lo fissai nelle sue iridi grigio-verdi, piene di desiderio.

Si, non potevo sbagliarmi, esprimevano desiderio.

- Malfoy, ti sei bevuto il cervello?-

- A quanto pare non sono l’unico…- disse sogghignando.

Una sua mano scese lungo i miei fianchi, l’altra si posò sulla mia nuca per farmi avvicinare, senza, tuttavia, che ce ne fosse bisogno.

Incrociai le mani dietro il suo collo liscio come il marmo, scossa da un tremito incontrollabile.

Le nostre labbra si sfiorarono; poi il contatto divenne più profondo, le nostre lingue s’inseguivano in un gioco pieno di passione.

Quel contatto era come un assaggio di veleno paradisiaco, mi smorzava il respiro, mi stava uccidendo dolcemente.

Quando ci separammo e io schiusi gli occhi- non saprei dire se fu dopo un attimo o dopo dieci minuti- mi meravigliai che esistesse ancora il mondo intorno a me.

In bocca, potevo avvertire distintamente la fragranza di menta che mi aveva lasciato.

Ci stavamo fissando, leggermente imbarazzati.

- È stata una fortuna che abbia trovato quella pagina di diario…sai perché?-

- Perché?- chiesi, anche se pensavo di sapere già la risposta.

Lui si avvicinò maggiormente a me, accostando le sue labbra al mio orecchio.

- Perché sono irrimediabilmente cotto di te, piccola Weasley.-

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=> The end <=

POSTILLA: Questa è una delle prime storie che ho scritto e anche se è molto rose e fiori e quindi ben poco mi rappresenta ho deciso di modificare solo delle parti…ho voluto ricreare una Ginny pasticciona e timidotta, come la immagino io.

Grazie in anticipo alle persone che leggeranno e che recensiranno^___^!

Un baciotto! J

 

  
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