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Autore: occhialimarroni01    28/09/2016    1 recensioni
Una ragazza venuta in Giappone dall'Italia e un Aomine come lo conosciamo tutti. Una scuola super prestigiosa Giapponese e ragazzi con caratteristiche comuni. Sogni strani e verità imbarazzanti. Litigi e quasi sbaciucchiamenti. Amore e odio. Cosa si sarà inventata la scrittrice e cosa vuol dire amore e odio? Leggete il testo e lo scoprirete.
Genere: Demenziale, Sentimentale, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Era tarda serata e una certa ragazza di nome Akise Aru era arrivata alla scuola privata e super esclusiva del Giappone dall'Italia. Era stata spedita in quella scuola dai suoi professori che, reputandola un genio sia nella scuola sia nello sport, le avevano pagato tutte le rate e l'avevano fatta entrare nella Sezione Prodigi. Inizialmente non voleva saperne di partire ma poi, dopo varie pressioni, aveva ceduto. Data l'ora tarda la scuola era chiusa e cosi decise di suonare il campanello ma prima che potesse farlo un uomo aprì il cancello e le disse
-Benvenuta in Giappone signorina Akise. Io sono il preside di questa scuola. Se vuole seguirmi la accompagno alla sua stanza e domani le farò conoscere i suoi 9 compagni di classe-.
La ragazza sorprendentemente capì tutto anche se l'uomo parlava con uno strano accento. Arrivati alla sua camera Akise fece un cenno col capo per ringraziare ed entrò per disfare le valige. Riuscì ad addormentarsi due ore dopo quando mancavano solo quattro ore all'inizio delle lezioni.


 

-Ehi ragazzi qui c'è una targhetta che non c'era ieri sera!- disse Riko alla sua amica Momoi, a Kise e a Murasakibara.
-Davvero e che cosa ce scritto?- chiese Momoi.
-Akise Aru- disse Riko con fare eccitato poi Murasakibara disse
-Che noiaa un altro maschio!- poi si aggiunse Kise che disse
-Sono gasatissimo vado a chiamare gli altri!- e pochi secondi dopo tutti erano davanti alla camera del nuovo e misterioso Akise Aru. O quasi tutti infatti Akashi chiese -Ma dov'è Aomine?-.
-Ha detto che non voleva venire perché di sicuro é un incompetente e....- disse Kise con non continuò perché era troppo impegnato ad arrossire. Tutti lo incitarono dicendo "e...."
-e che dato che non ci sono tette non è incitato a venire.- tutti caddero a terra pensando la stessa cosa "Tipico di Aomine". Presero un sospiro poi Kise chiese
-Bussiamo?- e non appena ebbe avuto un cenno da tutti bussò. Niente. Bussò di nuovo. Niente. A quel punto a bussare fu Kagami che prese a manate la porta. Dopo questo "messaggio" si sentì un casino assurdo come di qualcuno che cade dal letto e urla sbraitando in una lingua sconosciuta. E in effetti era quello che stava accadendo in quel momento. Anche se i ragazzi non capivano cosa Akise stesse dicendo sentivano dire
-Dove cazzo sono i pantaloni!? Dove li ho messi!?... Ah! Eccovi razza di stronzi!... E la maglietta!! ... Fanculo!... Dov'è!? ... Trovata la bastarda!!-
poi tutti si guardarono e Riko con aria innocente 😇 chiese
-Secondo voi che razza di lingua parla questo casinista?-
-Non lo so ma voglio scoprirlo- disse Momoi con un sorriso maligno sulle labbra. Stavano per ribussare quando la porta si aprì di scatto e per poco non venne loro un infarto. Davanti a loro c'era una ragazza dalla bellezza angelica con dei pantaloni militari, delle nike bianche giganti e una maglietta blu attillata a maniche corte. Ma la parte che quasi li ammazzò furono i capelli neri e ricci arruffati ma soprattutto gli occhi azzurri che li fissavano come per farli fuori.
-Tu sei Akise Aru!?- urlarono tutti quanti
-Si sono io. Perché quelle facce sconvolte? Vi immaginavate che fossi un maschio?- disse la ragazza trattenendo a stento gli sbadigli e il forte accento italiano.
-Eh già- disse Momoi. Poi continuò e disse assieme a Riko -Certo che sei un gigante!-.
Nel frattempo i maschi erano già andati in classe correndo e urlando
-Mai stare con le donne quando ne incontrano un altra!-.
Akise li stava ancora guardando andare via con le occhiaie pesanti sotto agli occhi quando le ragazze la presero per le braccia trascinandola in classe dicendole cose come "Ma come hai fatto a diventare cosi alta?" Oppure "Ma che bei ricci! Sono naturali?". Akise ancora addormentata rispose con calma a tutte le domande. Per fortuna le chiedevano cose che aveva studiato al corso di giapponese che aveva fatto! Entrambe si erano presentate e le avevano parlato di tutti i maschi della classe e mancava solo

-Aomine! Bastardo se vuoi la colazione te la vai a prendere!- disse Kagami incazzato. Appena entrata lo aveva visto e non appena lui la vide le si fiondò addosso dicendole

-Ciao Angelo, tu devi essere Akise. É un piacere conoscerti-.

-Come mai tutta questa educazione e confidenza? Se fosse stato un ragazzo come ti avevo detto saresti rimasto dell'idea che fosse un incompetente!- disse Kise con il suo solito sorriso che si spense quando vide che Aomine lo stava bruciando con lo sguardo. Akise con un sorriso malizioso sulle labbra carnose disse

-Se pensi che sia un'incompetente perché non mi metti alla prova?- tutti la guardarono pieni di shock.

-Mi stai sfidando?-

-Tu che dici Omone?-

-É Aomine-

-Ah si? Non c'è differenza- (tutti si guardano)

-Che brutto caratterino che abbiamo- disse il ragazzo con il suo solito ghigno pensando di essere riuscito a farla tacere ma lei posò l'indice sotto il suo pomo d'adamo e seguì la forma del suo collo fino ad arrivare al mento mentre diceva
-Sarà come dici tu ma, a quanto vedo, sono riuscita a provocarti un erezione... Aomine- quando il suo nome erano così vicini che sarebbe bastato un niente per mettere a contatto le loro bocche. Infatti, anche se non se ne era reso conto, Aomine aveva seguito l'indice della ragazza che, mentre seguiva il suo collo, andava sempre più verso il basso.
Come se non bastasse la voce di Akise risuonò estremamente irritante e provocatoria alle orecchie di Aomine ma quando disse il suo nome questa risuonò dannatamente sensuale. Quando Aomine si risvegliò dal suo stato di shock e realizzò quello che aveva detto la ragazza non resistette alla tentazione di vedere se quello che Akise aveva detto corrispondesse al vero. Purtroppo per lui era così. Quando riguardò la ragazza notò che il ghigno che era scomparso a lui era apparso a lei. Per la prima volta durante la conversazione guardò la ragazza negli occhi e pensò "Ragazzi che occhi... Blu come il mare e grandi come delle biglie. Non può essere giapponese. É sicuramente una bellezza occidentale". Rimase a fissarli incantato e continuava a pensare "Non credo che si offenderà se le guardo gli occhi tanto anche se sono come il mare non posso certo affogarci dentro" e li fu fottuto. Quegli occhi non l'avevano fatto affogare ma erano diventati la sua droga. Ne era diventato dipendente. Ogni volta che pensava di dimenticarli o di smettere di guardarli si rendeva conto che li avrebbe sempre cercati. Sapeva che se non li avesse più avuto sott'occhio sarebbe impazzito se non persino morto per il dolore. Il contatto visivo si spezzò quando Akise, che fino a quel momento aveva sostenuto lo sguardo pensando che fosse di sfida, voltò il volto dato che era stata chiamata dal professore che aveva detto

-Akise presentati alla classe e tu Aomine fai il bravo e vatti a sedere-.
I due fecero quanto richiesto. Quando il moro si sedette per prima cosa si mise più comodo, cercando di nascondere l'ancora evidente erezione, e per seconda cercò gli occhi di cui non poteva più fare a meno. Era cosi concentrato che non ascoltava nemmeno ciò che la corvina diceva. Ovviamente qualche volta lanciava lo sguardo sul seno dell'amica/nemica/droga pensando "É la prima ragazza che conosco che abbia più tette di Momoi". Quando la ragazza ebbe finito il professore disse

-Bene! Dato che ora siete in dieci non serve più quel banco da tre. Kagami per favore attacca il tuo banco a quello di Akise- e aspettò che il rosso fece quello che gli aveva chiesto. Proseguì dicendo

-Dato che sei americano e che lei parla bene l'inglese la aiuterai a studiare il giapponese. Sei fortunato dato che é la mente più geniale d'Europa riguardo matematica,scienze naturali, arte, musica, fisica, astronomia, lingue e scienze motorie. Non ci metterà tanto ad imparare. Magari ti potrebbe aiutare con il rendimento scolastico-. Finito il momento di complimenti e ammirazione da parte del professore Aomine non riuscì a trattenersi e disse

-A quanto pare abbiamo un mini Einstein in classe- tutti si misero a ridere e lei disse

-Non ho ben capito quello che hai detto-

-Hai capito benissimo Akise-sotuttoio-Aru-

-Non sarai mica geloso vero? Se sei l'ultimo nella classifica per l'intelligenza non é colpa mia Aomine-sonoundonGiovanni-Daiki- non appena ebbe pronunciato quelle parole il moro fece un verso scocciato e incrociò le braccia come un bambino. Colpito e affondato. Era geloso. Non della sua intelligenza. Anzi. Nemmeno di lei. Era geloso di Kagami. Avrebbe voluto essere al suo posto. Avrebbe essere ogni giorno vicino a lei e aiutarla, sentire il suo profumo, toccare quei ricci ribelli, guardare quegli occhi fino allo sfinimento.. Ehi! Fermi, fermi, fermi! Cosa gli prese! Lui Aomine-sonoundonGiovanni-Daiki stronzo apatico di natura era geloso di Kagami!? Pensava e desiderava da una ragazza qualcosa che non fossero le tette!? "Sto diventando scemo!" Si disse "Quello lo sei già" disse una vocina nella sua testa. Ah, no. Era Riko e aveva ragione. Mentre Aomine si dava dello scemo Akise andava a sedersi e in quel momento Kagami le disse
-Benvenuta in Giappone-
poi le sorrise. Lei ricambiò e Aomine che aveva visto la scena aveva già iniziato a circondarsi della nube omicida di Murasakibara e a pensare a tutti i modi per uccidere Kagami. Riko che aveva notato il suo strano atteggiamento si mise a ridere e scrisse su un foglietto "Non serve arrabbiarsi così se la vuoi conquistare devi cambiare approccio e essere più gentile. Come Kagami". Letto il biglietto il ragazzo la guardò con occhi così affilati che lei temette per la sua vita. Aomine era decisamente incazzato. Non voleva che Kagami stesse così vicino ad Akise perché aveva già deciso che lei sarebbe stata sua. Tutti quanti lo stavano guardando. Poco dopo iniziò la lezione e Kagami, notando la concentrazione della ragazza nel cercare di capirla, decise di fare da traduttore ma per farlo non poteva prendere appunti 📋 e questo era un problema. Non che li riprendesse in mano dopo averli scritti. Akise notandolo gli disse in inglese

-Mi dispiace che tu non possa prendere appunti. Perché sta sera non vieni in camera mia? Potrei passarti i miei appunti e aiutarti a studiarli-
Kagami non se l'aspettava così gentile dopo quello che aveva detto ad Aomine.
-D'accordo. Mi faresti un favore enorme.-
e rispose al sorriso della ragazza. Finita la lezione Aomine aveva un'aria più minacciosa di Murasakibara quando qualcuno tenta di rubargli da mangiare e infatti quando gli rubò il cibo non fece niente ma chiese a Riko

-Che ha Aomine?-

-É geloso di Kagami-

-Non sono geloso!- disse Aomine che in un qualche modo, che sa solo Dio come, aveva sentito. "Incredibile! Nessuno si fa gli affari propri in questa scuola!" Disse Aomine borbottando e si sedette a un tavolo senza accorgersi che Akise era già li a mangiare il suo bentou tenendolo sul addome lasciando posto ai piedi sul tavolo. Quando il ragazzo li notò disse arrabbiato

 -Ehi! Razza di animale togli i piedi dal tavolo io sto mangiando!-

-É quello che sto facendo io. Tu ti stai lamentando e uccidendo- disse Akise con calma. Poi continuò -Se proprio vuoi che io li tolga devi chiedermelo come una qualunque persona civile-. Aomine avendo capito la testardaggine del interlocutore l' accontentò.

-Per favore puoi togliere i piedi dal tavolo?- e lei lo fece. Poi chiese -Perché mi starei uccidendo?-

-Hai mai letto il contenuto calorico di quello che stai mangiando? Ci sono troppi carboidrati e zuccheri-. Notando la faccia del ragazzo che diceva esplicitamente "Che lingua stai parlando?" Disse il concetto in modo più semplice

-Se continui a mangiare quella robaccia useranno te come pallone da basket. Ti é chiaro adesso?-

-E dimmi, Akise-sotuttoio-Aru, cosa dovrei mangiare?-

-Riso a pranzo e a cena verdure, carne, pesce o uova.-

-Sei davvero insopportabile. Piuttosto.. Tu che stai mangiando?-

-Il mio bentou a base di sushi-

-Vuoi dire che quel coso comprato al supermercato dovrebbe essere sushi?-

-Si vede che sei un idiota. Non riconosci nemmeno il cibo fatto in casa da quello del supermercato-

-Io non sono un idiota! Quel coso non ha un aria invitante quindi non pensavo fosse fatto in casa!-

-Aomine mi sorprendi! Hai fatto un ragionamento! Ma ... Mi dispiace dirtelo... É sbagliato.- disse con aria strafottente anche se era offesa. Nonostante lo nascondesse bene lui lo notò. Le mise un braccio sulle spalle, la strinse a se e a bassa voce le disse

-Scusa. Non volevo offenderti.- poi posò delicatamente le labbra sulla sua fronte e, infine, si avvicinarono tanto da...

-Aomine!- disse Akise -A quanto pare ti ho zittito di nuovo. Tre a zero per me.- poi tirò fuori il suo ghigno. A quanto pare si era sognato di averla offesa e baciata. Che peccato. Aomine non si era reso conto di avere un evidente espressione triste e scoraggiata. Akise lo stava guardando e pensava "É così carino quando fa il muso ma non quando é triste. E ora lo é. Ho decisamente esagerato". Gli si avvicinò e gli disse

-Vai a riportare il cibo a Murasakibara poi torna qui-

-Perché dovrei farlo scusa?- disse cercando di sembrare scocciato anziché triste.

-Per favore ascoltami una buona volta e fallo-
il ragazzo si alzò sbuffando e portò il vassoio al compagno. Senza dire niente tornò al suo posto e voltandosi verso Akise, con gli occhi chiusi le disse

-Eh mi che man...- non ebbe il tempo di finire la domanda che la corvina gli aveva messo in bocca le bacchette con un pezzo di sushi. Non appena sentì di avere qualcosa in bocca aveva aperto gli occhi. A quel punto la ragazza tolse le bacchette dalla bocca del amico per permettergli di mangiare poi disse

-Mangerai il bentou con me. Non riuscirei a mangiarlo tutto nemmeno se lo volessi- poi gli sorrise. Aomine era a dir poco stupito.

-Ti ringrazio é squisito- disse con un velo di rosso sulle guance. Poi, avendo visto che la ragazza aveva mangiato un boccone preso con le stesse bacchette chiese agitato -Usiamo le stesse bacchette!?-

-Si. Non ne ho altre- prese un boccone e lo portò alla bocca del moro che la aprì e, mentre Akise stava mangiando il suo boccone, disse con finta scocciatura -Guarda che so mangiare benissimo da solo. Non serve che mi imbocchi. Non sono un bambino-. La ragazza lo guardò e si mise a ridere.

-Lo so bene che non lo sei ma se ti lasciassi le mie bacchette le romperesti! Sappiamo bene entrambi che non sei mr. Delicatezza- poi seguitò a ridere attirando a se tutti gli occhi. Aveva una risata che, come l'aspetto, sembrava davvero angelica. Il ragazzo si mise a ridere con lei sorprendendo tutti. Erano anni che non rideva così di gusto. La cosa più sorprendente fu che quando Akise andò a prendere le bacchette da dare al "amico" lui le aveva usate per imboccarla come aveva fatto lei prima! La corvina stupita lo guardò con un punto interrogativo grande quanto una casa e lui le disse, avvicinandosi in modo che nessun altro potesse sentirli

-Devo sdebitarmi con te-.

Senza dire altro i due si imboccarono a vicenda sotto gli occhi di tutti. Inutile dire che avevano la faccia più rossa e calda del fuoco. Quando ebbero finito di mangiare si fissarono per pochi secondi ma per loro furono degli istanti lunghissimi. Il blu del mare si era fuso con il blu del cielo in tempesta e viceversa. Senza rendersene conto i due si erano avvicinati pericolosamente entrando nella zona proibita. L'uno poteva sentire il battito e il respiro dell'altra da quanto erano vicini. Una volta resisi conto della poca distanza entrambi chiusero gli occhi e si avvicinarono lentamente. Le loro fronti si erano finalmente toccate e stava per arrivare il turno delle labbra quando un suono stridulo e fastidioso ruppe quel dolce silenzio che li circondava. Era suonata la campanella che implicava l'inizio delle lezioni pomeridiane.


 

Erano in palestra per le attività pratiche di basket. Il coach aveva deciso di mettere Akise alla prova facendole fare un uno contro uno assieme i suoi compagni. Li avrebbe affrontati dal più debole al più forte. Avrebbe continuato con il successivo solo se fosse riuscita a fare canestro almeno una volta ed impedire che gliene venissero fatti cinque. Iniziò con Kise che le lasciò il possesso di palla. Non appena lo scontro ebbe inizio la ragazza fece rimbalzare la palla alcune volte poi andò a tutta velocità contro Kise. Tutti pensavano che avrebbe fatto sfondamento ma all'ultimo momento usò il piede destro come perno per girare velocemente ed andare a fare canestro. Sfidò anche gli altri compagni e riuscì sempre a fare canestro difendendo il proprio in modo impeccabile. Dovette sfidare Aomine per ultimo. La palla era in possesso della ragazza che decise di provare a usare la stessa tattica usata con Kise. Prese la rincorsa e usò il piede destro come perno ma non riuscendo a scartarlo fece un passo indietro. Stava osservando il suo avversario. Voleva studiarlo ma non ci riusciva. Non riusciva a trovare una strategia per arrivare a canestro così provò un tiro da tre che venne però intercettato. Aomine prese la palla e si diresse verso il canestro della ragazza. Questa, non volendo arrendersi, lo seguì. Lo raggiunse presto e riuscì a piazzarsi in difesa. Aomine cercò di fare una delle sue dribblate imprevedibili e velocissime ma Akise riuscì a stargli dietro. Aomine fece uno dei suoi tiri da "Street basketball" ma Akise con un salto sorprendentemente alto riuscì a stoppare la palla e, non appena ebbe toccato terra saltò nuovamente tentando un tiro da tre anche se era sicura che non ci sarebbe riuscita. Aomine sorpreso era rimasto immobile a guardare la palla in aria e non si era accorto che la ragazza era andata dall'altra parte del campo e appena raggiunta la giusta distanza dal canestro saltò così in alto da riuscire a prendere la palla in aria e schiacciarla nel canestro. Akise 4 - Aomine 0. La ragazza era rimasta appesa al canestro e non sapeva come fare per scendere. Non aveva mai schiacciato prima. Rimase a penzoloni per un po' e solo dopo si accorse che Aomine era sotto ad ammirare il "panorama". Quando lo vide avvampò di colpo.

-Lasciati andare- le disse

-Ma sei scemo!? Non ci penso neanche!-

-Vuoi stare appesa per il resto della giornata?-

-Ma che domande fai!? É ovvio che non ci voglio stare qui sopra! Ma io ... Ho paura di cadere.-

-Mmh...- disse pensoso

-Mmh cosa!?-

-Lasciati andare. Devi affrontare la tua paura.-

-Quanto sei stronzo!- disse con la voce arrabbiata e di chi non ce la fa più.

-Lasciati andare Akise. Sono qui sotto. Ti prenderò non preoccuparti. Ci tengo alla tua salute. Sia quella fisica che mentale.-
disse Kagami che era sbucato all'improvviso. Akise gli diede retta e si lasciò andare. Come promesso Kagami la prese al volo. Dato che era caduta in verticale Kagami strinse le braccia poco più sopra delle ginocchia e quando la mise a terra le sue braccia erano strette sulla vita della ragazza. Quando schiuse le braccia le sue dita toccarono un pezzo di pelle nuda e Kagami si spostò subito arrossendo. Aomine era furibondo ma incassò il colpo senza dire una sola parola. Anzi. Taque per il resto della lezione e appena ebbe del tempo libero se ne andò via praticamente di corsa. Akise lo guardò andare via senza capire il perché.

Era sera e Kagami era appena andato via dalla camera di Akise. Questa era stanca morta. Far entrare la lezione di quella mattina nella testa di Kagami era stato più duro del previsto. Anche se era stanca non riusciva a dormire. Era troppo occupata a pensare al perché del comportamento di Aomine.


 

Era notte fonda e Aomine stava sognando. Quello che vedeva però non era un sogno ma un incubo. Era nella sua stanza e con lui c'era un ombra umanoide che lo fissava con i suoi occhi rossi e la bocca aperta che mostrava dei denti aguzzi pronti a farlo fuori. Quest'ombra diceva a ripetizione

-Io ti ucciderò. Non sopravvivrai questa volta. Per te é finita. Muori!-.

Quest'ombra aveva iniziato a muoversi e iniziava a diventare una forma più distinta. Sembrava uno shinigami. Ma cosa voleva da lui? Non si sa. Di fatto lo shinigami si stava avvicinando e all'improvviso gli saltò addosso e lo colpì alla nuca. L'incubo iniziava a diventare più sfuocato come quando perdi i sensi ma prima di svanire del tutto vide una luce bianca diventare sempre più forte e pensava "Cazzo vuoi vedere che sono morto?" La luce era diventata davvero abbagliante e lo aveva avvolto completamente. Era rilassato, c'era un bel tepore e la luce gli parlava gli diceva a ripetizione

-Dormi tranquillamente. Il peggio é passato. D'ora in poi ci sarò io a proteggerti- quelle parole gli misero tranquillità e continuò a dormire senza preoccuparsi di niente.


 

Arrivò il mattino e Aomine si svegliò con un bel mal di testa e, purtroppo, si ricordava bene l'incubo che aveva fatto. Da qualche tempo lo faceva tutte le notti ma non c'era mai stata una luce a salvarlo. Decise di archiviarlo e di pensare alla giornata che sarebbe venuta. Quel giorno avrebbe detto ad Akise ciò che provava anche se la conosceva da un solo giorno. Prima di farlo decise di andare sul tetto della scuola per fare il suo pisolino della prima ora di lezione. Si era addormentato profondamente e Akise era andata sul tetto per chiamarlo dato che erano le 10:30 passate. Non appena lo vide dormire gli si sedette accanto e, notando che aveva dei capelli sugli occhi, allungò la mano per spostarglieli ma venne frenata dalla mano di Aomine che disse

-Che ci fai qui? Lasciami in pace Akise.-

-Sono venuta a chiamarti per lezione. Sono le 10:30. Piuttosto. Che hai? Sembri più acido del solito. Qualcosa non va?-

-No. Sto benone. Solo ... ho fatto un incubo sta notte. Lo faccio da un po' ma questa volta é apparsa una luce che mi diceva qualcosa ma non riesco a ricordare cosa di preciso. Speravo che dormendo avrei ricordato ma niente.-

-Capisco. C'è qual cos'altro che vuoi dirmi?-

-No-

-Allora parlerò io. Ieri dopo le lezioni sei scappato e non ti sei più fatto vedere. Se é perché mi sono decisa a scendere dal canestro quando me lo ha detto Kagami ti chiedo scusa. E poi ....- arrossisce e Aomine si mette seduto -... Io ....beh.... ecco... Ti volevo dire... - Aomine la guarda come se avesse visto un angelo. Era bellissima.

-Non mi importa. Se ti piace Kagami me ne farò una ragione tu devi essere felice.- poi si guardò in giro. Akise si mise a ridere rumorosamente.

-A me non piace Kagami! .... -

-Non mentirmi non c'è bisogno che tu lo dica per farmi felice.-

-É gay Omone!- Aomine la guardò allibito e lei si mise nuovamente a ridere. Lui sorrise.

-Non ricominciare come ieri! É Aomine! Perché ti diverti a prenderti gioco di me e non mi tratti come fai con Kagami! A lui te piace!-

-Non é cosi. A me.... piaci tu Aomine! Mi sono innamorata di te dal primo momento che ti ho visto!..... Quando ti provocavo era solo per vedere quel tuo sorriso che viene solo quando provochi gli altri e per vedere il tuo comportamento infantile quando metti il broncio....- si stava decisamente comportando come una bambina anche se a vederla sembrava un vero angelo.

-Credo sia la peggior dichiarazione del mondo. Mi hai dato del infantile. Mi hai offeso.- e mise il broncio proprio come piaceva a lei. Si mise a ridere alle sue spalle. Letteralmente. Poi disse -Mi piace quando ti comporti così. Sei così carino col broncio ma ti preferisco con il sorriso-

-A me tu piaci sempre-

La ragazza arrossì poi chiese -Per tutto?-

-Per tutto-. Si misero in piedi uno di fianco all'altra. La ragazza mise la sua mano destra sul bicipite sinistro del ragazzo che le stava di fianco e scese fino ad arrivare al polso e infine alla mano. La sua mano dentro quella del ragazzo sembrava così piccola. I due intrecciarono le loro dita e poi si risedettero. Sta volta però AKise era seduta tra le gambe di Aomine e usava il suo petto come schienale mentre il ragazzo usava la corvina come peluche. Rimasero così in silenzio per alcuni minuti poi Aomine disse

-Credo che fosse il mio angelo quella luce. Aveva una voce familiare ma non ricordo di chi fosse e nemmeno ciò che ha detto-

-Dormi tranquillamente. Il peggio é passato. D'ora in poi ci sarò io a proteggerti- a sentire quelle parole al ragazzo venne il lampo di genio.

-Eri tu. Sei tu il mio angelo. Mi sembravi troppo bella per essere una semplice ragazza!-

Arrossì e fece il suo sorriso più bello. Sembrava davvero un angelo. Un momento lei era un angelo.

-Sono stato davvero fortunato. Tra tutti gli angeli mi é stato assegnato il più bello. Ti amo Akise.-

-Ti amo anche io Aomine- e dal basso gli diede un bacio sulle labbra. Un bacio dolce e veloce che esprimeva tutto il loro amore. Aomine la stava guardando dall'alto e notando, nuovamente, quanto fosse bella le diede un altro bacio. Lei si mise in una posizione più comoda rivolta verso di lui e ricambiò il bacio. Al contrario del primo questo di veloce non aveva niente. I due muovevano le labbra assaporandole e mordicchiandole. Quando Aomine bussò alle labbra della ragazza lei lo fece entrare e iniziò un gioco romantico che sarebbe potuto durare ore e ore. Più il tempo passava e più il loro bacio si faceva profondo e poco casto. La ragazza mise le sue mani tra i capelli del amato e lui sui suoi fianchi per averla più vicino. Poco dopo si staccarono, si guardarono negli occhi e tornarono con la memoria all'inizio di tutto rivedendo tutto ciò che era successo come se fosse un film romantico e gli occhi dell'altro facevano da Tv ma il loro amore era la corrente elettrica che permetteva al tutto di funzionare.


 

   
 
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