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Autore: Serendipity__    29/09/2016    6 recensioni
Ciò che succede a Las Vegas rimane a Las Vegas. Si dice spesso così, ma può valere anche per un matrimonio?
Se lo chiede la ventenne Beth Greene che in una notte di follia si ritrova sposata al rude, ma affascinante, Mr. Dixon.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Daryl Dixon
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno fanciulle!
Questa storia sta volgendo al termine, per cui ci sarà solo un altro capitolo dopo questo!
Ah... l'amore!
Sapete che questa è nata come storia leggera, quindi mettete un bel paio di occhiali rosa, perchè il mio animo da Serendipity ha decisamente preso il sopravvento! XD
Ora vi lascio alla lettura e ci risentiamo presto.
Baci
Serena







JUST MARRIED



Sul cellulare aveva trovato due chiamate di suo padre e almeno cinque messaggi di Shawn. Ovviamente i messaggi erano stati tutti ordini perentori di richiamare sia lui che papà.
Solo che farlo, avrebbe signficato dovergli mentire spudoratamente, una cosa che a lei non riusciva molto bene, almeno non con loro due. Così, aveva scelto di rispondere con dei messaggi vocali per rassicurarli, che le sembravano un giusto compromesso tra un semplice messaggio ed una telefonata vera e propria.
Anche perchè non andava trascurato il fatto che dopo il modo in cui si era lasciata con Mr. Dixon, il suo stato d'animo era notevolmente peggiorato, rispetto a quando aveva preso la decisione di rimanere lì con lui, a Las Vegas, per risolvere la situazione.
Forse si era fidata davvero troppo del suo istinto.
Da quando era rientrata nella sua stanza d'albergo, non aveva fatto altro che tormentarsi sull'argomento. Era stata tentata di chiamare Carolyn o Darla, ma sapeva già che le avrebbe fatte preoccupare ulteriormente, quindi aveva lasciato perdere.
Che cosa doveva fare, adesso?
Però, come a volte succedeva nella vita davanti ai momenti di indecisione, era stato il destino a spingerla in una direzione piuttosto che nell'altra. Infatti, era stato un bussare deciso che l'aveva riportata al cospetto di Mr. Dixon.
Quando aveva aperto la porta, se l'era infatti trovato di fronte, esattamente come l'aveva lasciato qualche ora prima: figo e incazzoso.
- Ciao.
- Ciao.
I saluti erano stati asciutti e sbrigativi, segno che entrambi non erano affatto entusiasti di rivedersi. Siccome, però, era stato lui ad andarla a cercare, Beth era rimasta in attesa che fosse proprio lui a parlare per primo.
- Mi sembrava giusto ribadire che io non sono uno che prende a pugni tutti quanti.
Per un attimo si era chiesta se fosse serio veramente. Cioè, era venuto sino a lì non per chiederle scusa, ma per ribadire un concetto?
- Tu sei...
Pazzo? Instabile? Pericoloso? Estraneo? Le erano venuti in mente tutta una serie di aggettivi, ma l'unico che continuava ad essere evidente, era irresistibile!
Perchè adesso che ce l'aveva davanti, nonostante tutti i dubbi che nutriva su di lui, si sentiva nuovamente preda dell'attrazione istintiva che provava nei suoi confronti. Le sembrava di essere l'equivalente di un metallo attirato inesorabilmente da una calamita.
- Incredibile.
Alla fine, aveva mediato per un aggettivo che poteva avere sia una valenza negativa, quanto positiva, in modo da non sbilanciarsi verso la direzione imboccata dai suoi pensieri.
- E tu, irritante.
- Cioè, fammi capire. Invece che venire qui a scusarti per il tuo comportamento, sei venuto a... a... insultarmi?
Non ci poteva credere! E quasi, quasi, avrebbe voluto sbattergli la porta in faccia, ma lui doveva averlo intuito, perchè era stato svelto ad appoggiare una mano sullo stipite e a fare un passo avanti, obbligandola a farne tre indietro.
Era meglio mantenere una certa distanza di sicurezza, visto come reagiva ogni volta che gli stava troppo vicino!
- Non è un insulto. E' la verità. Non lasci parlare la gente, e ti limiti a dare dei giudizi sulla base di quello che vedi.
Quella poi!
- Mi sembra surreale quello che sta succedendo, sul serio! Tra un pò, finirà che sono io quella che si deve scusare!
Lui stava continuando a tenerle addosso quegli occhi che, maledizione a tutto, le procuravano il solito sfarfallio nello stomaco.
- Io non pretendo certo delle scuse, ragazzina.
- Ah, per te, allora, significa che non le dovrei pretendere nemmeno io?
Lui, contrariamente a quanto si era aspettata, si era aperto in un mezzo sorriso che, neanche a dirlo, aveva accentuato lo sfarfallio nel suo stomaco.
- Siamo sposati solo da ventiquattro ore, ma litighiamo invece come se fossimo già una coppia vecchia e stanca.
E a discapito di tutta la rabbia che aveva provato sino a un secondo prima, anche lei si era ritrovata a scoppiare in una risata sincera.
- Oddio, è vero!
Il momento di ilarità era stato troppo spontaneo, per tornare a guardarsi in cagnesco come avevano fatto prima. Quindi, avevano ripreso il discorso con più calma.
- Senti, potremmo fare che entrambi spiegano le loro ragioni, e l'altro resta a sentire, okay?
Era stata lei a fare quella proposta, e lui l'aveva raccolta al volo.
- Okay. Inizio io.
Solo che aveva fatto ancora due passi dentro la stanza, richiudendosi la porta alle spalle. Poi aveva posato il casco sul mobile tv e ci si era anche appoggiato contro, incrociando le braccia sul petto.
Perchè doveva risultare così figo e sicuro di se, qualsiasi atteggiamento assumesse?
Lei, per contro, aveva fatto altri due passi indietro, andando a sbattere contro il letto e finendoci seduta sopra.
- Parliamo di quello stro... di Hill.
Aveva notato lo sforzo fatto per non dire la parolaccia, e l'aveva inteso proprio come un gesto di buona volontà.
- Ci odiamo praticamente dalla prima volta che ci siamo visti. Poi, ci siamo odiati anche per altri motivi, che hanno a che fare, diciamo, con il lavoro che faccio sulle moto. Perciò, il fatto che si sia subito fatto avanti con te, aveva come unico scopo quello di farmi... incazzare!
Stavolta la parolaccia era uscita fuori bella diretta, ma dato che l'argomento doveva scaldarlo parecchio, non aveva infierito, visto che sembrava dimostrare di volerne almeno parlare.
- E il messaggio, allora?
Lui aveva emesso una specie di grugnito, stringendo i pugni.
- Era un vecchio messaggio. E si riferiva alla... mia moto.
Pareva proprio che stesse parlando di un parente, più che di un qualcosa di inanimato.
- Per una serie di sfortunati eventi, per un paio di giorni è dovuta rimanere con lui.
Veramente sembrava che stesse parlando di una persona in carne ed ossa a cui era molto affezionato.
- Quindi, è stato facile ingannarti.
Okay, poteva essere anche vero. In effetti, lei non è che aveva visto data e ora del messaggio, ma solo il testo. In fondo, uno dei suoi pregi, o difetti da un certo punto di vista, era che tendeva a dare sempre troppa fiducia alle persone. E quell'Hill, era stato parecchio amichevole e disponibile nel modo che aveva avuto di avvicinarla.
- In effetti, non ho controllato molto bene, mi sono fidata abbstanza di quello che mi ha detto.
L'aveva guardata molto seriamente, stavolta.
- Ecco, fammi un grandissimo favore: non fidarti mai più di lui, qualsiasi cosa dica o faccia.
Le era venuto spontaneo fargli subito una domanda.
- Perchè, credi che avrò modo di rivederlo?
Daryl si era irrigidito parecchio, anzi le sembrava quasi che fosse proprio combattuto.
- Probabilmente sì.
- E come mai?
Le pareva che fosse stato ancora più combattuto, ma che alla fine avesse preso una decisione.
- Perchè vorrei che venissi in un posto con me, stasera.
Non sapeva bene il perchè, ma il cuore aveva già preso a batterle come un tamburo.
- Con te, in un posto, stasera?
Probabilmente anche in capo al mondo sarebbe andata con lui!
Specie dal momento che il suo sguardo si era fatto molto più intenso, come se stesse esprimendo l'importanza con cui aveva preso una decisione che riguardava anche lei.
- Sì, precisamente ad una festa che si terrà a casa di alcuni... amici.
Oddio, perchè all'improvviso una festa sembrava essere diventata l'evento più pericoloso a cui potesse partecipare una ragazza come lei? Forse, perchè lo sarebbe stato veramente!
- Tuoi amici?
Lui aveva scrollato leggermente le spalle, senza smettere di fissarla.
- Diciamo di sì.
Non è che stesse facendo molto per rassicurarla, però nello stesso tempo lei aveva la sensazione che lui avrebbe fatto in modo che non le succedesse niente di male.
- Ad una festa, stasera, con te?
Lo aveva ridetto, per essere sicura che non se lo fosse sognato, per caso.
- Sì. Ad una festa, stasera, con me.
Okay, Beth, respira!
E quindi, cos'era, un appuntamento? Oppure che altro? Ci aveva pensato su velocemente, ma non è che ci fossero molte altre soluzioni per scoprirlo, se non una soltanto.
- Okay, va bene. Ci vengo.
E che Dio l'aiutasse, perchè le era sembrato che lui improvvisamente si... rilassasse! Proprio come se fosse stato in tensione prima di sapere se lei avrebbe accettato o meno il suo invito.
- Bene. Allora passerò a prenderti intorno alle dieci. Se per te va bene, ti aspetto giù, nella hall.
- Okay. Alle dieci. Nella hall.
Il suo parlare si era ridotto ai minimi termini, ma del resto nella testa le erano esplosi tanti di quei pensieri, che era già tanto se era riuscita a spiaccicare quelle parole.
- Bene, allora... a dopo.
Ed era rimasta a fissarlo, un pò imbambolata aveva dovuto ammetterlo, mentre riprendeva il casco e le faceva un ultimo cenno di congedo, prima di uscire e richiudersi la porta alle spalle.
Oddio, ad una festa chissà dove in compagnia di Daryl Dixon!
Completamente persa, Beth si era lasciata cadere di schiena sul letto, volando letteralmente con la fantasia in una direzione che le aveva fatto battere il cuore a mille.



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Quando aveva fermato la moto davanti alla villa di Oldstaff, ossia come veniva chiamato il padrone di casa dato che la sua specialità era riciclare roba che definiva "usata", quando invece era chiaramente rubata, Daryl si era chiesto di nuovo perchè stesse facendo quell'enorme cazzata.
Soprattutto, in ragione del fatto che stava portando un'innocente ragazzina, in mezzo ad una marmaglia di gente per lo più poco affidabile. Probabilmente innocente non era proprio la parola giusta per definirla, dato che non gli era sfuggito come lo guardasse ogni tanto, però rimaneva il fatto che doveva essere una brava ragazza, diversamente da lui, che già alla sua età si dava da fare per mettersi in ogni genere di casino.
- Pare che si stiano già divertendo lì dentro.
Proprio lei, togliendosi il casco per porgerglielo, aveva fatto cenno verso la musica alta e le grida che provenivano da dietro l'alto muro di cinta.
- Può darsi.
Era sicuro, invece. Praticamente a casa di Oldstaff, le feste non finivano mai. C'era sempre gente e sempre casino. E se volevi, anche roba per divertirti: alcol, sesso, droga.
Delle prime due, a volte, ne aveva usufruito anche lui, invece dalla terza se ne era sempre tenuto alla larga, perchè di rovinarsi la vita fino in fondo, non ne aveva avuto l'intenzione.
- Ma quindi, sono amici tuoi, sì o no?
Intanto che parlavano, si erano diretti verso il maestoso cancello in ferro battuto, dove c'erano due tizi che avevano tutto l'aspetto di due buttafuori poco raccomandabili. Uomini sul libro paga del padrone di casa, ovviamente, quindi di raccomandabile avevano veramente poco.
- Amici di amici di amici.
Praticamente lui ci andava solo perchè lì c'era un sacco di gente che scommetteva sulle gare clandestine, e Derek insisteva perchè ogni tanto comparisse proprio come se fosse un campione che si concedeva ai suoi fan.
- Insomma, gente che non conosci bene nemmeno tu, allora.
Beth aveva ragione, ovviamente, ad essere cauta, anche se alla fine, aveva accettato comunque di accompagnarlo alla festa.
E la cosa lo aveva reso immensamente felice.
Non c'era un cazzo da fare, era così che si era sentito quando lei gli aveva detto sì. Per quanto quella cosa lo spaventasse, nel suo stomaco si agitava qualcosa di preoccupante ogni volta che lei gli era vicina.
- No, conoscerli li conosco, solo che per me gli amici sono quelli che puoi contare sulle dita di un mano, al massimo.
Doveva aver azzeccato la giusta risposta, perchè lei lo aveva guardato con un'aria molto seria e molto soddisfatta.
- Sono d'accordo.
Bè, era sicuro che lei di amiche ne avesse due, almeno. Sul fatto che fossero fidate o meno, quello ancora doveva deciderlo. Era vero che erano state mezze ubriache anche loro, però non le avevano impedito di ficcarsi in una situazione che sarebbe potuta diventare molto pericolosa, se lui non fosse intervenuto.
Sarebbe potuta già essere in galera, a quell'ora, se non si fosse messo in mezzo per salvarla da un matrimonio ancora più disastroso!
Arrivati davanti ai due tizi, che già dovevano averlo riconosciuto non appena aveva parcheggiato la moto in uno dei posti riservati agli ospiti d'onore, il cancello si era spalancato quasi per magia.
Aveva visto lo sguardo della ragazzina osservare affascinata la cosa, dopo aver lanciato un'occhiata indubbiamente guardinga ai due uomini che li avevano accolti con un "Buon divertimento".
Neanche a dirlo, c'era stata gente da ogni parte, e tutti stavano facendo quello che si faceva di solito a quelle feste: divertirsi il più possibile. Oltre alla musica di sottofondo, con i bassi che picchiavano a mille, c'era il vociare e l'urlare, in alcuni casi, di gente di ogni tipo e colore. Probabilmente Merle non ci sarebbe potuto mai venire, troppi neri per i suoi gusti. Del resto, Oldstaff stesso era un giamaicano dalla pelle appena meno scura, e che in quel momento stava per tuffarsi dall'alto trampolino della mega piscina che si era fatto costruire di recente da un tizio piuttosto famoso.
Prendendo per mano Beth, che stava osservando il tutto cercando di capire se avesse fatto bene o male a ficcarsi lì dentro con lui, l'aveva invitata a seguirlo proprio verso la piscina.
- Vieni, andiamo a salutare il responsabile di questo casino.
Le aveva sorriso, più che altro per darle l'idea che lui, in quel casino, ci si trovava a proprio agio. Non era del tutto così, nel senso che se lo sarebbe pure risparmiato, ma visto che voleva farle conoscere un pezzo di se, aveva deciso di partire proprio da quell'occasione.
Mano mano che si inoltravano tra la gente, aveva iniziato a notare come gli uomini lanciassero sguardi interessati verso la ragazzina, che seppure indossava un semplice vestito, neanche tanto scollato, appariva comunque come un bocconcino delizioso.
Del resto lo aveva pensato lui per primo, che con indosso quell'abito, sembrasse una caramella dolce e succosa da scartare, per poi assaporararla sino in fondo.
Piantala, Daryl, o finirà che le salterai addosso prima ancora che ti dia il permesso per farlo!
Infatti, la sua erezione, stava lottando contro la stoffa dei jeans in cerca di un modo per liberarsi e affondare dentro di lei!
- Chi sarebbe?
- Il tizio sul trampolino.
Con la mano libera glielo aveva indicato e lei aveva sbarrato gli occhi.
- Oddio!
- Già, ci sono buone probabilità che si sfracelli.
Anche se il giamaicano aveva dato prova di essere uno con la pelle dura, perchè aveva provato anche a correre in moto durante una delle gare più pericolose, sopravvivendo.
- Non so se riesco a guardare.
C'era una piccola folla, ovviamente, che lo stava incitando a saltare.
- Allora, intanto, andiamo a prendere qualcosa da bere. Se sopravvive, poi andiamo a salutarlo.
Così, aveva virato verso le grandi vetrate che davano sull'interno della villa, dove c'era un mucchio di gente intenta a ballare, parlare e fare altro, specie quelli ammucchiati sui grandi divani.
- Ehi, Iceman, ci sei anche tu stasera!
Chi lo aveva appena salutato con una gran pacca sulla spalla, era un altro corridore come lui, Shotgun. Il fatto che tutti avessero dei soprannomi era un pò una necessità in un ambiente dove quasi tutti cercavano di non far circolare troppo le vere identità.
- Ciao, Shot.
- Ehi, e la bella principessa, chi è?
Era uno dei pochi, tra l'altro, per cui provava una certa simpatia, quindi non era scappato via subito, nonostante avesse palesemente mostrato di apprezzare la bellezza della sua accompagnatrice.
- Lei è Beth.
- Piacere Beth!
Le aveva teso una mano che lei aveva stretto, senza però distogliere lo sguardo dal tatuaggio che gli circondava l'occhio destro e che appariva davvero impressionante, visto che sembrava essere una ferita aperta, proprio come se l'occhio rappresentasse il foro di un proiettile.
- Sembri davvero una principessa scesa nella corte dei miracoli.
Indubbiamente lei sembrava un pò un pesce fuor d'acqua rispetto alle tipe che di solito giravano intorno a loro, anche se lui non è che si fosse accompagnato con tante donne. Era più il tipo da una botta e via, per dirla con una certa franchezza.
- Allora siete dei maghi? Per quello avete tutti questi soprannomi?
Shot aveva subito mangiato la foglia e capito che lei non doveva ancora sapere bene in che tipo di attività fossero coinvolti, nonostante fosse stata palesemente ironica nel definirli dei maghi, dal momento che tutto potevano sembrare, tranne che degli innocenti prestigiatori.
- Una specie, in effetti. E adesso devo giusto andare a fare una magia a quella rossa laggiù! Vediamo se riesco a farle scomparire di dosso i vestiti! Piacere di averti conosciuto, principessa, magari ci rivedremo presto!
Aveva strizzato l'occhio ad entrambi, non prima di sporgersi verso Beth e stamparle un bel bacio sulla guancia.
- Maghi, eh?
Lei lo aveva subito fissato, neanche più di tanto turbata dalle parole e dal saluto di Shot, che si era in effetti catapultato su una rossa molto procace.
- Una specie, proprio come ha detto lui.
E senza aggiungere altro, le aveva passato un braccio intorno alla vita, stavolta, proseguendo verso la loro meta: il bancone ben rifornito del bar che Oldstaff metteva a disposizione dei suoi ospiti.
Un pò d'alcol, ecco cosa gli ci voleva per gestire quel casino in cui si era ficcato!



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Come fosse finita a ridosso di una colonna un pò in disparte, con Daryl spalmato addosso che le stava togliendo il fiato, tanto era diventato profondo il bacio che si stavano scambiando, di preciso non lo ricordava molto bene.
Non perchè fosse stata ubriaca, si era guardate bene dal ripetere l'errore dell'altra sera, ma proprio perchè la passione tra di loro era divampata all'improvviso, come se non fossero stati più capaci di ignorarla, dopo che si erano sforzati per tutto il giorno di farlo.
Perchè quel desiderio sfrenato che sentiva per lui, le aveva incendiato il sangue ogni minuto di più, fino a quando anche lui l'aveva guardata negli occhi come se fosse arrivato ad un punto in cui trattenersi non era stato più possibile.
- Vieni con me.
L'aveva presa per mano e senza aggiungere altro, aveva iniziato a condurla su per l'ampia scalinata che portava al piano superiore di quella villa enorme, poi lungo un corridoio su cui si affacciavano molte porte, tutte chiuse.
Si era detta che avrebbe dovuto dire qualcosa, fare qualcosa, pensare qualcosa, ma tutto quello che riusciva a realizzare era che molto probabilmente da lì a qualche secondo, avrebbe consumato la sua prima notte di nozze!
Lo sentiva da come Daryl le teneva la mano, l'urgenza con cui aveva preso a verificare quale porta fosse aperta, sino a che una si era spalancata sotto l'impeto con cui abbassava le maniglie, rivelando un'ampia camera, al cui centro troneggiava un letto modello king size, con tanto di baldacchino e tende che potevano essere tirate per fornire la giusta privacy.




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Una volta dentro la stanza aveva chiuso la porta a chiave e come prima, senza sapere bene come, si era ritrovato di nuovo addosso a lei, stringendola con tutta la forza che possedeva, mentre le sue labbra si incollavano a quelle di Beth.
L'aveva sentita magra e minuta contro di se, tanto che riusciva a contenerla tutta nel suo abbraccio, mentre le mani erano tornate sul suo sedere, che aveva desiderato toccare dal primo istante in cui ci aveva posato sopra gli occhi. Lei gli era saltata praticamente in braccio e gli aveva circondato la vita con le gambe, incrociando le mani dietro al collo.
Improvvisamente non gliene fregava più niente di tutto quello che si era riproposto di non fare con lei, e cioè farci l'amore come aveva in mente di fare per almeno tutta quella notte, e poi forse anche il giorno dopo, sempre che qualcuno non venisse a sbatterli fuori prima da quella stanza.
Si era diretto verso il letto, solo tre passi e aveva toccato la sponda di legno, dove lentamente l'aveva distesa sul materasso per poi sdraiarsi sopra di lei. Non aveva ancora voluto chiederle se fosse sicura di quello che stava facendo, perchè aveva troppa paura che lei si risvegliasse dallo stesso desiderio che si era impossessato di lui.
Voleva imparare a memoria ogni curva, ogni piega, ogni più piccolo segno che lei poteva avere su quella pelle liscia e profumata. Davvero, era convinto che non ne avrebbe mai avuto abbastanza di lei, perchè non aveva mai provato niente del genere per nessun'altra.
- Daryl, ti prego!
Quelle tre parole erano state sufficienti a farlo scattare del tutto. Come se fossero state davvero l'equivalente di quel sì che aveva tanto sperato pronunciasse sin dall'inizio.
Si era spogliato quasi strappandosi i vestiti di dosso e quasi aveva fatto lo stesso con lei, senza che protestasse per quel trattamento rude. La prima cosa su cui aveva posato le mani, era stato quel seno morbido e caldo, che era riuscito ad imprigionare tutto nella loro stretta. Poi aveva assaggiato, leccato e graffiato le punte sensibili, sino a che lei si era inarcata contro di lui, invitandolo chiaramente a proseguire nell'esplorazione del suo corpo.
Così, con una mano era sceso lungo la curva morbida del fianco, sfiorandole poi la pancia e l'ombelico, sino a raggiungere l'inguine. Aveva indugiato solo un attimo, l'ultima possibilità di farle dire no se ci avesse ripensato, poi aveva immerso le dita dentro di lei, nel suo calore bagnato e scivoloso. Quando in risposta a quella invasione, lei gli aveva incrociato le gambe dietro la schiena, allargandosi ulteriormente come a dirgli che era pronta per lui, si era ritrovato a doversi contenere come se fosse ritornato un ragazzino alle sue prime esperienze, quando il rischio era quello di venire ancora prima che facesse l'amore vero e proprio.
- Non ho niente.
Con un ultimo brandello di lucidità, si era ricordato del perchè non avesse avuto con sè dei preservativi, proprio perchè aveva pensato che sarebbe servito come incentivo a non lasciarsi andare così con lei.
- Prendo la pillola... per questioni di ciclo!
La voce di Beth era stata altrettanto affannata come la sua, proprio come se anche lei fosse stata travolta da qualcosa di imprevedibile.
- L'ho sempre usato... prima... di te.
La coscienza gli aveva imposto di dirglielo lo stesso, perchè lei sembrava davvero fidarsi totalmente di lui, di uno sconosciuto che stava per possederla profondamente, con l'intento di arrivarle dentro sino all'anima.
Non era solo sesso per lui, non era una scopata memorabile da ricordare in futuro, era proprio qualcosa che gli stava esplodendo dentro e che sentiva lo avrebbe segnato per sempre.
Avrebbe dovuto dare retta al suo istinto infallibile per i guai, perchè lo aveva messo subito in allarme quando lei era comparsa dentro lo studio di Merle.
Ma ormai era troppo tardi davvero, perchè era appena affondato dentro di lei, con un'unica spinta tanto lei era stata già pronta a riceverlo. Si era dovuto contenere ancora, stringendo i denti, per non cedere al bisogno di possederla con l'impeto che gli stava facendo ribollire il sangue nelle vene.
- Ah, Daryl, ti prego, non fermarti.
La sua voce, roca e affannata, aveva spazzato via l'ultimo brandello di coscienza, lasciando vivo solo l'istinto di possederla proprio come se la stesse per marchiare come sua.
Il corpo che lo stava accogliendo, sembrava essere stato creato apposta per lui, tanto era stato perfetto l'incastro tra di loro. Aveva continuato a penetrarla con affondi sempre più decisi, sino a quando una mano di Beth era risalita lungo il suo bicipite sinistro, prendendo a sfiorare con dita leggere l'unico tatuaggio che per lui aveva un'importanza vitale: due ali stilizzate, a rappresentare la libertà che sentiva quando correva a velocità folle a cavallo della sua moto.
Era stato come se nello sfiorarlo proprio in quel momento, lei avesse intuito che lì si trovava nascosta la vera essenza di ciò che lui era, proprio come se fosse stata abbastanza speciale da intuirlo ancora prima che glielo rivelasse lui.
L'effetto su di lui era stato come un domino, perchè non era più riuscito a trattenersi e l'aveva posseduta con maggior impeto, sino a quando il cuore gli era quasi esploso durante l'orgasmo più forte e copioso che avesse mai provato in vita sua.
Era fottuto, ma non perchè aveva appena fatto sesso, ma perchè quello era stato davvero molto di più che fare del semplice sesso!



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Aveva fatto sesso con altri due ragazzi, prima di Daryl, ma nonostante non fosse stata una lunga esperienza, Beth aveva compreso lo stesso che quello che aveva appena provato andava ben oltre una semplice e ottima prestazione sessuale!
C'era stata una connessione speciale tra lei e l'uomo che ancora le gravava addosso con il suo peso. Ma nemmeno quello si era rivelato spiacevole, anzi, le aveva dato l'impressione più che mai di trovarsi all'interno di un abbraccio sicuro e protettivo.
Aveva fatto sesso non protetto con un perfetto estraneo!
Ma nemmeno quello le era sembrato grave, perchè quando lui le aveva detto di essere sempre stato attento con le altre, lei ci aveva creduto istintivamente.
Santo cielo, ma che cosa le era successo?
La risposta a quella domanda ce l'aveva, ma le sembrava talmente assurda ed incredibile, da ritrovarsi in lacrime.
- Dio, che cazzo di casino ho combinato!
La voce roca di Daryl era stata venata da un vero e proprio mix di emozioni: dispiacere, angoscia, ribrezzo e senso di colpa. Lei aveva, perciò, sollevato subito lo sguardo in quegli occhi azzurri come il ghiaccio, mentre ancora lo aveva sentito pulsare dentro di sè, a ricordarle che aveva appena provato l'orgasmo più devastante della sua, seppur, giovane vita.
- Penso di essermi innamorata di te.
E come era sempre stato nella sua vita, la verità le era venuta fuori con una facilità a dir poco disarmante.
- Cosa hai detto?
La voce di Daryl era cambiata ancora, stavolta venata da un'incredulità che non era riuscito a nascondere.
- Credo di essermi innamorata di te.
Lo aveva ripetuto, adesso quasi sorridendo tra le lacrime, perchè le era sembrato davvero di aver trovato la soluzione giusta a tutta la gamma di emozioni che aveva vissuto da quando aveva posato gli occhi su Mr. Dixon.
- Cristo, ragazzina, non puoi dirmi una cosa del genere. Non dopo che...
Ma non l'aveva lasciato finire di parlare, perchè passandogli le braccia intorno al collo, l'aveva attirato di nuovo verso di sè, ricominciando a baciarlo come se ne andasse della sua stessa vita.

  
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