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Autore: Hope Aliena    01/10/2016    2 recensioni
I ragazzi prescelti partecipano a un mercatino dell'artigianato organizzato in una grande serra.
Mimi stacca il volantino dell'evento dalla bacheca degli annunci scolastici e senza troppe difficoltà riesce a coinvolgere l'intero gruppo. Funziona così: le ragazze allestiscono i banchetti con le loro creazioni e i ragazzi vengono ad acquistarle. Attenzione al cartello all'ingresso, però. Dice: “Niente contanti, solo fiori!”.
«Che significa 'solo fiori'?» si chiede Koushiro prima di entrare.
«Prego, signore. Quale mazzolino vuole?».
Uno degli organizzatori indica una fila di cassette di legno colme di margherite, ciclamini e altri fiori di piccole dimensioni. Ogni ragazzo ne prende un ciuffetto ed entra a fare acquisti. Intanto Mimi si affaccenda intorno al suo tavolo di dolcetti, Meiko sistema il cavalletto per l'album da disegno, Hikari spalma il lucido sulle labbra per il suo banchetto dei baci e Sora sta per entrare a riordinare le magliette che ha confezionato, quando si scontra con un amico.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I ragazzi prescelti partecipano a un mercatino dell'artigianato organizzato in una grande serra. Mimi stacca il volantino dell'evento dalla bacheca degli annunci scolastici e senza troppe difficoltà riesce a coinvolgere l'intero gruppo. Funziona così: le ragazze allestiscono i banchetti con le loro creazioni e i ragazzi vengono ad acquistarle. Attenzione al cartello all'ingresso, però. Dice: “Niente contanti, solo fiori!”.
«Che significa 'solo fiori'?» si chiede Koushiro, prima di entrare.
«Prego, signore. Quale mazzolino vuole?».
Uno degli organizzatori indica una fila di cassette di legno colme di margherite, ciclamini e altri fiori di piccole dimensioni. Ogni ragazzo ne prende un ciuffetto ed entra a fare acquisti. Intanto Mimi si affaccenda intorno al suo tavolo di dolcetti, Meiko sistema il cavalletto per l'album da disegno e Hikari...

«Hikari fa un banchetto dei baci?»
Un ragazzino col berretto al contrario si agitava in mezzo alla folla, sgomitando per entrare. La frangia spettinata ondeggiava sulla fronte, scoprendo a tratti teneri occhi azzurri. Almeno, erano stati teneri fino a un momento prima. La piega gentile della palpebra si era spezzata in un angolo duro, geometrico, affilato, e il suo sguardo era diventato di colpo severo.
Takeru roteava il mazzolino di ciclamini sopra la testa, come un'arma, un vessillo di guerra. Una guerra che non era ancora cominciata, ma di cui leggeva i segnali negli sguardi dei ragazzi intorno a lui. Era circondato da occhi di zolfo, labbra di piombo pronte a colpire. Che poteva fare lui, magro com'era? Le sue caviglie sottili non avrebbero retto sotto il peso della folla. Sarebbe stato travolto, dai compagni di squadra di Taichi, dai nemici invisibili che incrociava tutte le mattine nei corridoi della scuola, persino da tenaci e agognanti sconosciuti. Hikari era così carina. Tutti sarebbero venuti a reclamare un bacio. E lui poteva restare in disparte a guardare, o avanzare carponi nella polvere e diventare uno dei tanti. Lui era uno dei tanti...allora perché era così geloso?
«Solo baci sulla guancia. Ha promesso!».
Taichi era spuntato da dietro un gruppo di studenti del secondo anno, in tempo per incrociare Koushiro che annaspava tra i bouquet infiocchettati.
«2000 Yen per uno. È un furto, vi dico». Poi tra sé e sé: «sono 20 fiori per mazzo, un dolcetto di Mimi costa 5 fiori, 100 Yen a Fiore, 500 Yen...».
I ragazzi non lo ascoltavano più. Si fiondarono su di lui e lo saccheggiarono dei piccoli bouquet. «Grazie Kou, sempre generoso!». Yamato rigirava tra le mani il mazzolino conquistato. «Offri tu, no?».
«Sei l'unico che ha un lavoro» osservò Joe con un filo di voce, come se la parola 'lavoro' gli avesse aspirato tutta l'aria dai polmoni.
«Pago già da mangiare per i vostri digimon» borbottò Koushiro, aggrappandosi al portatile come a una coperta di Linus. «Taichi, prendine uno anche tu» disse, alla fine, rassegnato.
Taichi gettò i fiori in fondo al borsone, insieme a tutte le fantasie sulla ragazza a cui avrebbe voluto regalarli.
La fila scorreva lentamente. Takeru riprese ad agitarsi e Yamato ne approfittò per sgusciare accanto all'amico appena arrivato. «Non vuoi darli a nessuna?» indagò, indicando il borsone con la testa.
Le mani di Yamato erano di un bianco glaciale, la stretta sul bouquet di fiori evidenziava sottili vene violacee che si diramavano sul dorso, per poi disperdersi tra le grinze del pugno. Un avvertimento?
«Forse li regalerò a Hikari...». Taichi alzò gli occhi sulla folla. Yamato lo fissava con sospetto. «Sora ha confezionato delle magliette...».
Per un attimo lo solleticò l'idea di avere un indumento cucito da lei, realizzato con le sue mani. La immaginò mentre ritagliava strisce di stoffa, mordendosi la punta della lingua per concentrarsi; mentre fissava le pieghe con l'ago della macchina da cucire, appianando le grinze con i palmi, lisciando il tessuto, carezzandolo...
«Non ho posto nell'armadio» ridacchiò. Yamato allentò la presa sui fiori, apparentemente soddisfatto.
«La fila scorre!» urlò Takeru, più avanti. «Muovetevi!».
Il berretto azzurro veleggiava sulla folla, sballottato delle correnti. Yamato si tuffò a raggiungere il fratello. Koushiro e Joe erano spariti da un pezzo.
“Avranno già la pancia piena di dolci” pensò Taichi, e mentre sghignazzava al pensiero di quei due coi menti sporchi di crema pasticcera e la camicia della divisa sbottonata, qualcuno gli rovesciò un cesto pieno di vestiti addosso.
«Scusami, non ti ho...ah, Taichi, sei tu!».
Sora era radiosa. Gli occhi ambrati spuntavano tra le ciocche rossicce, fondendosi in una tenue sfumatura arancione. Il suo sguardo liquido, increspato, zampillava dalle ciglia su tutto quello su cui si posava. Taichi ne fu completamente inondato.
Quando riprese fiato, notò le magliette cadute per terra e si affrettò a raccoglierle.
«Ero in coda con gli altri, li ho persi tra la folla» cominciò a spiegare, impilando quante più magliette possibile sul braccio. Sora si calò ad aiutarlo.
«Le ho fatte io, sai» confidò, arrossendo.
Taichi lo sapeva naturalmente, ma non aveva il coraggio di guardarle. Quando aveva imparato a cucire? C'erano altre cose che sapeva fare e che lui si era perso? Quel mucchietto spiegazzato, acciambellato intorno al braccio, era tutto quello che restava della loro amicizia.
Accovacciata sui talloni, Sora zampettò vicino a Taichi, si sporse da sopra la sua spalla e pescò una maglia dal mucchio. «Ne vuoi una?» chiese.
Taichi si voltò lentamente. Il faccione sorridente di Sora era a un palmo dal suo naso. Una goccia di sudore gli tagliò in due la guancia, come una zip seghettata. La sua forza di volontà vacillò. «Perché no!». Si sforzò di sorridere, mentre afferrava la maglietta.
Sora, però, gliela strappò dalle mani. «Ah, ah» lo rimproverò. «Non è mica gratis».
Taichi rise. Si passò una mano tra i capelli, scompigliandoseli tutti. Cominciò a rovistare nel borsone finché non trovò il bouquet. Era completamente disfatto. Il nastrino che legava insieme i gambi di margherita era scivolato via e le cianfrusaglie nella borsa, come in una centrifuga, avevano fatto il resto. I fiori erano distrutti, spezzati, sfogliati in uno spietato 'm'ama o non m'ama' senza verdetto.
«Dovrai metterla sul mio conto, fa finta che abbia dimenticato il portafogli a casa».
Sora sembrava delusa.
«Allora mi ripagherai lavorando» disse, tirandosi su. «Mi aiuti a portarle di là?».
Taichi si caricò il cesto su una spalla, sistemò il borsone sull'altra e seguì Sora verso l'ingresso. «Sora, aspetta».
Sora si sentì avvampare.
Un fiorellino sgualcito, con qualche petalo in meno e senza più stelo, le si posò sulla mano come un fiocco di neve.
«Il mio premio, per favore» rivendicò Taichi, trionfante.
Sora si issò sulle punte e gli schioccò un bacio sulle labbra. Poi si precipitò all'entrata principale, come se nulla fosse successo.
Taichi barcollò. Si passò un dito sulle labbra ancora umide, ed entrò a cercare gli altri.
Nel frattempo... Hikari quel giorno si era presa un brutto raffreddore e nessuno si avvicinò al suo banchetto. Nessuno tranne Takeru, impaziente di ricevere il suo bacio sulla guancia. Prendere anche lui il raffreddore per una settimana, in cambio, fu ben poca cosa.
Mimi guadagnò più fiori di tutti e fu eletta reginetta della fiera.
Koushiro e Joe non mangiarono dolci per un mese.
Meiko disegnò il ritratto di Yamato, che però fu giudicato poco realistico perché nell'illustrazione lui sorrideva.
   
 
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