“NOT
MY HAPPY ENDING”
Raccolta Akuroku, 30 minuti massimo, canzoni casuali
Raccolta Akuroku, 30 minuti massimo, canzoni casuali
Verso Halloween dello scorso anno io e Vane ci siamo poste una sfida a tempo:
Lei si era posta il tema Halloween, io mi sono obbligata a far finire tutte le storie male… e quale coppia migliore per l’angst se non l’akuroku?
Perciò vi avverto da ora… queste storie non sono destinate ad un happy ending.
Tutte le otto storie verranno pubblicate nel mese di Ottobre (Uno, sei, undici, quindici, diciannove, ventitre, ventisette e l'ultimo capitolo per Halloween, il trentuno!) e tutte, esclusa la prima, saranno Au.
La prima è anche l'unica flashfic della raccolta, le altre saranno tutte oneshot.
Ovviamente è consigliabile accompagnare la lettura con l'ascolto delle canzoni. Metterò il link nel titolo di ognuna!
Le tematiche delicate di cui si tratta in diversi capitoli si riferiscono a:
Suicidio, alcolismo, uso di droghe, violenza e violenza psicologica.
Il rating delle storie varia dall'arancio al rosso ed alcune contengono scene erotiche.
- Marti
1 ➣ The Bird and the Worm (The used)
“Credevi di potertene andare dall’organizzazione?”
Roxas strinse i pugni sentendo il sapore della terra in bocca. Aveva un gusto terribilmente acre, come la liquirizia, come la sconfitta.
Impastava le labbra asciugando la bocca e per quanto si sforzasse non riusciva a muovere la lingua. Tutte le sillabe rimanevano incastrate nella sua gola come pezzi di vetro d’un ampolla rotta.
Riverso al suolo percepiva il terreno come una trappola mortale. Avrebbe voluto alzarsi, avrebbe voluto gridare, ma ne aveva persa la capacità. Cercò di far leva sui gomiti e tirarsi più in alto ma le braccia gli tremarono e capì che non ce l’avrebbe mai fatta.
Brividi di freddo lo scuotevano, facendolo sentire febbricitante mentre il sangue bollente colava dal suo fianco dove ancora la lama del chakram era piantata. Tentò di strisciare, invischiandosi ancora di più tra la terra.
Si stava seppellendo da solo, come una ruota impantanata che gira, gira e non riesce a liberarsi.
“Noi siamo migliori amici…” non c’era ironia nella sua voce, né rabbia, né alcun senso di minaccia. Era la voce che usava per chiedergli com’era andata la giornata, come se l’averlo quasi ucciso rientrasse nelle occupazioni di routine giornaliere.
Sentì la mano affilata di Axel stringersi sul suo cappuccio e sradicarlo da terra, tirandolo via con una leggerezza che sembrava quasi senza sforzo. Si sentì piccolo tra le sue lunghe braccia da merlo, così fini eppure così pericolose…
“I migliori amici... ti conoscono bene, sai? Per questo sanno sempre dove trovarti…” gli sorrise con la stessa faccia di sempre.
Solo adesso gli sembrò un’espressione falsa da morire, perché Roxas sapeva. Aveva capito.
Per questo aveva cercato di fuggire…non era come loro! Avrebbe voluto gridarlo, ma le lacrime gli intasavano la gola bloccando ogni ansito.
Axel non riusciva a provare nessuna emozione, tutto quello che faceva era solo imitazione. Era come una gazza davanti ad uno specchietto, che osserva ed impara, affina i gesti e ripete parole vuote fin quanto non sembrano veramente aver senso nel suo becco.
“E’ a questo che servono, i migliori amici…”