Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: thembra    01/10/2016    0 recensioni
Quando i ricercati divengono cercatori....quando i fuggitivi diventano iseguitori, quando la rabbia trasforma i pirati braccati dalla marina in prede da aspettare con l'ostaggio al sicuro nelle carceri di bordo....TH
Genere: Romantico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro
Note: Lemon | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Aprì gli occhi così, dal niente e cribbio, aveva la sensazione d’aver dormito anni …
L’eco di un leggero mal di testa rimbombandogli nelle tempie gli ricordò che il sonno gli era stato imposto con la forza, o, a giudicare dall’intorpidimento generale del suo corpo, da qualche droga strana.
Masticò a vuoto un paio di volte deglutendo sapore di stantio, constatò solo ora che si trovava in piedi, legato e completamente immobilizzato ad una gelida e umida colonna di roccia. 
Delle sue spade nessuna traccia.
 
“Dannazione!”
 
Provò a forzare le corde ma queste erano talmente tese e ruvide che tutto ciò che risolse fu l’ustionarsi gli avambracci.
Sibilò avvertendo il bruciore improvviso dettato dallo sfregamento e da momento che questo non cessava doveva trattarsi di fibre tossiche.
 
“Accidenti!”
 
Scandagliò la stanza in penombra cercando il suo compare ma di Brook non c’era traccia.
Un piccolo buco a livello del terreno lasciava intendere il fatto che la cella in cui si trovava fosse interrata e da quel poco che poteva vedere fuori pioveva, l’aria umida e pregna dei profumi d’erba terra e fiori bagnati era quasi inebriante, essendo il cielo coperto non poteva capire se fosse giorno o sera.
 
Doveva trovare un modo per liberarsi, cercare Brook, andarsene da lì e riprendere a fare ciò per cui si trovava su quella maledettissima isola.
Stringendo i denti torse le braccia e tirò, tirò con tutta la forza che in esse aveva trattenendo il respiro, indifferente alla pelle che si graffiava, al liquido secerno dalla corda alle bolle che il veleno in esso contenuto formavano colandogliela, al dolore al fastidio all’impotenza e alla rabbia.
Era un samurai, era un maestro nella meditazione e se decideva di non sentire nulla, questo facevano sia la mente che il suo corpo.
 
“Ghyaaaah!”
 
Gli scappò un grido fra i denti e con esso ogni residuo di aria dai polmoni.
La corda s’era leggermente allungata, ma di poco e bruciava ancora.
Inspirò e di nuovo tirò.
 
Da oltre la finestra si poteva vedere che aveva incominciato a diluviare ed i lampi tonanti fragorosi e terrificanti scagliavano la loro furia sulle palme e sugli altissimi alberi mentre fittissime gocce gelide sferzavano bosco scogli spiaggia e mare.
Un tempo avverso per attraccare.
Sperava i suoi compagni fossero già arrivati.
E intanto tirava, riprendeva fiato e di nuovo faceva leva scarnificandosi gli arti.
… faceva lo stesso, sarebbero guariti …
 
Un lampo squarciò nuovamente il cielo illuminando per quel poco che poteva la buia prigione proiettando sulla parete l’ombra di qualcosa.
Intanto Zoro continuava a tirare.
 
CRICK
 
Avvertì il tendersi di una fibra e poi il suo spezzarsi.
C’era vicino. Con occhi sbarrati dallo sforzo tese nuovamente muscoli schiena e braccia prima di riprovare ancora e ancora e …
 
“Uwaaaargh!”
 
CRASH
 
………………………………
 
 
 
Appoggiata allo sgangherato tavolino della taverna Nami ripensava agli ultimi avvenimenti.
 
Il pallore ancora non aveva abbandonato il suo viso e il cuore battendole all’impazzata dentro al petto minacciava di uscire od esplodere dalla paura.
Chiudendo occhi e denti affondò le mani fra i capelli. Nemmeno a Thriller Bark aveva avuto così tanta paura.
Il grido dello speaker che incitava le scommesse sulla prossima corsa clandestina poco influiva sulla sua concentrazione.
Doveva capire cosa stava succedendo lì perché quello a cui aveva assistito poche ore prima non aveva senso.
Ma che diavolo di posto era quella maledetta isola? Perché succedevano quelle cose? Perché la Marina che qui aveva un avamposto permetteva certe pratiche? Ne era al corrente almeno? E Mic sapeva?
Il volto del marine le balenò alla memoria ed uno strano senso di nostalgia misto a delusione la invase. Se lo sapeva e permetteva tutto ciò allora lo aveva giudicato male, se invece ignorava ciò che succedeva sotto al suo naso beh … erano degli imbecilli, lui e tutta la sua cricca di fazzoletti blu.
 
Il cozzare del piatto posato sul tavolo e il buon profumo di un’ottima zuppa di mare deviarono i suoi pensieri. Annuendo al garzone che le aveva portato il cibo impugnò il logoro cucchiaio intingendolo.
Non mangiava da molto e se i suoi presentimenti erano esatti le sarebbero servite tutte le energie possibili.
 
“Grazie.”
 
Mentre si saziava lo sgabello vicino venne scansato ma lei non ci badò; sapeva che chi l’aveva avvicinata non rappresentava un pericolo nonostante fosse un marine.
A Mirror Island le cose spesso non erano esattamente come apparivano.
Gli concesse un cenno del capo deglutendo mentre gli occhi ramati di lui, nascosti dall’irregolare frangia rossa che gli sbucava dal cappello, la fissavano autorevoli.
 
“Va meglio?”
“Decisamente ...”
“…”
 
Occhi color del rame la scrutarono in silenzio, riusciva ancora difficile al giovane e svelto Hamilton, credere che quella ragazzina fragile e schizzata fosse riuscita a fuggire da Cassandra, ma l’evidenza non si poteva negare.
 
Quando, all’uscita dal palazzo del Reggente sulla strada del ritorno aveva udito il grido agghiacciante di lei, alzando lo sguardo se l’era vista cadere praticamente addosso al che il suo istinto di marine aveva preso il sopravvento e flettendo le ginocchia era saltato in avanti ghermendola, ruzzolando in avanti per attutire il colpo, tutto mentre il suo cervello arguto esaminava riconosceva e pensava a ciò che da quell’incontro sarebbe potuto scaturire.
Una possibilità.
Effimera ma reale.
E lui non se la sarebbe lasciata sfuggire.
 
“Perché mi hai aiutata?”
 
Già, perché?
Semplicemente perché la follia che aveva avvolto Mirror doveva finire.
 
“Voglio che in cambio tu aiuti noi.”
 
Con voce calma e tono solenne espresse la sua risposta spezzando una crosta di pane secco messa nel cesto accanto alla ciotola ormai vuota prendendo a sgranocchiarla con disinteresse osservando come l’espressione di lei mutasse nel comprendere. O era per la confusione?
Trattenne una risata lasciandole tempo per riflettere; il sapore del pane sul palato portò con sé ricordi di un’infanzia  troppo vicina non del tutto conclusa e ancora riflessa nei suoi occhi di fuoco.
 
“Come sarebbe?”
“Ho sentito parlare molto della ciurma alla quale appartieni, voi pirati di Rufy Cappello di Paglia siete, come dire … un’anomalia ”
“A-Anomalia?”
“A parte alcuni rari episodi inerenti la prima generazione di corsari non si sentono spesso storie di pirati che liberano isole tenute in scacco da uomini pesce, salvano regni da lotte intestine, sconfiggono divinità celesti e sgominano piani governativi senza neanche sapere di farlo …”
“ … ”
“Stupita?”
 
Chiudendo la bocca spalancata per la sorpresa Nami annuì sentendo il groppo di dolorosa angoscia che le era nato nell’anima nel ricordare gli avvenimenti di Coconut Village diventare dolce nostalgia quando il viso sorridente  e pieno di speranzosa tenacia di Bibi prese spazio nei suoi pensieri e ancora l’adrenalinica avventura di Skypea e il ricordo di quel pazzo di Paul che si scandalizzava per niente a Water Seven quando davvero solo per un soffio non avevano perduto Robin.
 
“Seguo le vostre avventure da che sono entrato in marina perché la vostra ciurma mi affascina;  avete una visione del mondo speciale quasi trasgressiva oserei dire.”
“E cosa ti fa pensare che io ed i mie compagni saremo disposti ad aiutarti?”
“Volete andarvene da quest’isola dico bene?”
“Ovvio!” glielo disse col tono di chi parla con un ebete, ma che domande le faceva questo?
“ Tutti insieme intendo …”
“Che?”
 
Si morse la lingua per essere stata così sciocca da esprimere a parole la sua curiosità, se c’era una cosa che aveva imparato, che Zoro si era impuntato ad insegnarle per l’esattezza, era che non bisognava mai mostrare al nemico o chicchessia la propria preoccupazione od insicurezza o anche la semplice curiosità perché queste cose potevano diventare armi pericolose nelle mani di chi nascondeva cattive intenzioni.
Con amarezza constatò che ne aveva ancora di cose da imparare, e che quel ragazzino sicuramente più giovane di lei l’aveva intortata per bene.
Ma se c’era di mezzo la sua famiglia, perché questo per lei rappresentava la ciurma, non capiva più niente.
 
“Non serve un genio per capire quanto siate uniti voi Mugiwara, e neanche per arrivare alla conclusione che se uno di voi viene catturato gli altri si lancino al suo salvataggio proprio come farebbe mamma orso col suo piccolo, ebbene gattina, credi che nessuno qui sappia che la tua ciurma sia in arrivo, se non già qui? ”
 
Gli doveva la libertà e sicuramente la vita quindi non doveva picchiarlo né stecchirlo con un fulmine generato dal suo clima-tempo, che per inciso nemmeno aveva (buon per lui) perciò mordendosi il labbro espirò fuori il nervosismo cercando di calmarsi ma prima ancora di poter aprir bocca nuovamente lui l’anticipò.
 
“So di un certo tesoro …”
 
 
………………………
 
 
“Finalmenteeeeeeeeeeeeeee!!! Non ne potevo piùùùùù!!!”
 
Finalmente libero dalla costrizione della sardina Rufy stiracchiò le proprie membra allungando gambe e braccia ridendo felice.
La fitta e gelida pioggia cadente non scalfì per niente il suo umore.
Franky nel frattempo nascose il loro mezzo subacqueo camuffandolo bene fra le rocce in modo che vi si confondesse ma piazzando dei sacchi di sabbia per evitare che gli spigoli degli scogli lo danneggiassero.
Girandosi imitò il suo capitano rimanendo di stucco alla scena che gli si parò davanti.
L’enorme calamaro che prima aveva avviluppato la sardina stava ora cercando di stritolare l’ignaro pirata la cui testa stava per metà infilata nel rostro dell’invertebrato.
Non seppe neanche lui se ridere o piangere.
 
“Avanti Rufy basta gioca-”
Adesso la zucca vuota, cappello compreso, era stata ingoiata tutta.
 
“MA CHE DIAVOLO FAAAAAIIIIII!!!”
 
Un’ombra nera, veloce come un fulmine scagliò sul mostro marino una serie di calci a ripetizione che convinsero l’animale a lasciare la presa cercando rifugio in mare.
 
“Fufufu”
 
Voltandosi Franky poté appurare che anche Robin e Sanji erano infine approdati.
 
“Notizie dei due fessi?”
 
La chioma corvina di Nico Robin si mosse leggermente al suo diniego, nel radar il mezzo usato dai due spadaccini risultava essere dall’altra parte della baia.
 
“Il barracuda è a sei chilometri direzione nord, nord-est, sono scesi alla baia; speriamo non li abbiano già presi … ”
“Quei due idioti, giuro che se oltre alla dolce Nami son stati catturati pure loro, dopo aver salvato la mia sirena li aiuto io i marine a costruirgli la forca fosse l’ultima cosa che faccio!!!!”
 
Con denti squaloformi e occhi dilaniati dalla furia Sanji diede sfogo alla sua rabbia picchiando ripetutamente la testa già tumefatta del povero capitano.
 
“Fanji bafta ho cafito!!”
“Branco di babbei! Da che parte Robin?”
“Di qua, ma facciamo attenzione, ho una brutta sensazione …  ”
 
Nella semi oscurità di quella notte piovosa il quartetto di pirati prese a muoversi in direzione della falesia che risaliva verso un pendio roccioso coperto di folta vegetazione lucida dell’acqua del temporale tinta di un intenso color verde scuro.
 
“Nami ftiamo avvivando!”
“Sta zitto citrullo!”
 
L’ennesimo cazzottone di Sanji aggiunse un cocuzzolo alla montagna di bernoccoli sulla zucca di Rufy, Franky pregò i Kami celesti di mandargliela buona, Robin come suo solito commentò il tutto con una lieve risatina.
Intanto la pioggia cadeva, ed il vendo freddo smuoveva i cespugli senza però scalfire minimamente le ombre nere in essi celate che con occhi rossi e rabbiosa pazienza seguivano ogni singolo movimento dei nuovo arrivati.
Non li conoscevano ma già li detestavano.
Erano stranieri ed andavano eliminati al più presto.
Erano nemici venuti dal mare, andavano sterminati!
Un urlo sinistro sovrastò il grido del vento mentre a decine quelle sagome di scagliavano sui quattro pirati.
 
Non avevano calcolato una cosa però.
Robin era guardinga. E col potere del suo frutto aveva piazzato occhi e orecchie nei vari punti strategici.
Sanji super all’erta e pronto a scattare ad ogni minimo stranezza.
Rufy mega eccitato e desideroso di menar le mani. A lui non interessava intercettare i nemici, li pestava e basta non appena li aveva a portata di Gom-gom.
Franky un cyborg capace di rilevare il calore umano a decine di metri col suo radar era già pronto ad accoglierli e così gli assalitori divennero prede e le prede, aggressori.
Non più di venti minuti più tardi un enorme ammasso di corpi legati fra loro grazie all’abbraccio del fleur di Robin, giaceva informe fradicio e infreddolito al riparo almeno dal vento mentre senza risultato Sanji cercava di far parlare uno di loro.
Ma rispondevano con versi muti e rabbiosi in una lingua sconosciuta persino a Robin che bene o male ne conosceva parecchie.
 
“Non caveremo un ragno dal buco con questi qui.”
 
Mordendo fra i denti una sigaretta spenta e umida Sanji mollò la presa dalla sgualcita tunica di un loro prigioniero, non aveva l’aria d’essere un marine ma piuttosto un indigeno e probabilmente non sapeva niente della loro compagna, ma siccome lui e i suoi compari avevano osato attaccarli quella bella batosta se l’erano solo meritata, oltre che cercata.
 
“A questo punto conviene lasciarli perdere …”
 
Annuendo Nico Robin sciolse la presa voltando loro le spalle riprendendo il camino seguita dai suoi compagni.
 
I prigionieri ormai liberi li osservarono confondersi nella notte senza provare alcun altro attacco stupiti più che grati, d’esser stati risparmiati.
 
 
 
 
…………………………………
 
 
“Tesoro?”
 
Cercando di non ridere agli occhi scintillanti di lei proseguì col suo discorso.
 
“Non è neanche lontanamente paragonabile al grande One Piece ma il suo capitale potrà sicuramente essere utile alla vostra causa …”
“Ma?!”
 
C’era sempre un ma quanto si trattava di certi tesori, altrimenti questo non sarebbe ancora disperso chissà dove, no? E se un marine, che seppur giovane sapeva il fatto suo, accettava di scendere a compromessi con dei pirati pur di arrivare al suo obiettivo beh, la cosa si faceva interessante, e pericolosa.
Una situazione che sicuramente Rufy avrebbe definito elettrizzante buttandocisi a capofitto senza chiedere il parere a nessuno.
Le nacquero dei brividi lungo le braccia e la schiena.
Aveva un gran brutto presentimento e lo sguardo serio ma sereno di quel marine non faceva che aumentare la sua inquietudine .
 
“Il luogo in cui si trova però ci è impossibile raggiungerlo e abbiamo a disposizione i migliori navigatori della marina, discepoli del grande scienziato Wild W.”
 
Wild W.
Ne aveva sentito parlare in molti dei libri che aveva letto. Le sue scoperte, gli strumenti di navigazione  e molte manovre evasive per scampare a certe tempeste utilizzate in ogni parte del mondo sia da civili che pirati erano dovute al suo grande genio, persino il log-pose che portava al polso non era che l’adattamento miniaturizzato di un suo strumento.
Ma se nemmeno i suoi discepoli erano in grado di raggiungere questo fantomatico luogo del tesoro, come poteva riuscirci lei?
 
“La mia teoria è che quei tre siano troppo legati al modo di pensare del loro maestro, seguono alla lettera ogni sua teoria senza uscire mai dai binari, senza rischiare né sperimentare nuove strade o teorie e questo li rende si efficientissimi, ma stagnanti.
Forse una mente fresca nuova e del tutto opposta alla loro potrebbe aiutarci a raggiungere  Tierra Escondida.
“Tierra es-condida?”
 
Scattò nuovamente e nuovamente si apostrofò; mentre si malediva in tutte le lingue del mondo il ragazzino sgranocchiava l’ultimo pezzo di pane mostrandole il sorriso beffardo di chi sa di avere in pugno l’avversario.
Sbuffando si rimise a sedere.
Chi non conosceva il mito di Tierra Escondida? Fra i cercatori di tesori e gli amanti dell’avventura era uno dei misteri più accattivanti del secolo. C’erano stati scritti romanzi di ogni genere, ipotesi e teorie fra le più assurde e incredibili orbitavano intorno a questo luogo leggendario ma nessuno poteva dire d’averlo mai visto o raggiunto.
In realtà nemmeno si conoscevano le sue coordinate, non c’erano log-pose che segnassero la rotta, né mappe né altro.
Tutto si basava su un racconto antico come il mare ed il ritrovamento di un amuleto, andato perduto anche,  composto di un materiale introvabile in ogni altra parte del mondo conosciuto.
 
“Ed io dovrei credere che sareste pronti a cederci questo tesoro una volta trovato? A che scopo andarci quindi?”
“Alla Marina i tesori non interessano …”
 
C’era di più?
Assottigliando gli occhi Nami immagazzinò quest’informazione cruciale. Che Hamilton gliel’avesse fornita consciamente oppure no rimaneva il fatto che con quel tesoro c’era ben altro, qualcosa di più prezioso forse?
 
“E cosa interessa alla Marina?”
 
Stavolta fu lui a bloccarsi ma veloce riprese il controllo di sé.
 
“A noi interessa la giustizia e qui a Mirror sono anni che questo ideale è bandito, non mi aspetto che voi sappiate cosa succede qui e nemmeno che prendiate a cuore la situazione, inoltre so che hai una più che giustificata, pessima opinione di noi, ma non tutti siamo corrotti e così come ci sono pirati senza scrupoli e pirati ‘buoni’ alla stessa maniera esistono marine depravati e marine retti e ligi alla causa.
Tu aiutaci a trovare Tierra Escondida così noi ritroveremo i nostri sovrani, voi un tesoro che vi permetterà di affrontare qualsiasi altra impresa e la certezza di poter partire senza venir ostacolati.”
“…”
 
Cavoli, la sapeva lunga il giovanotto …
Il Marine con cui l’aveva lasciata Mic le aveva accennato che c’era un reggente a Mirror; perché non chiedere collaborazione a lui quindi? Sicuramente era vicino alla famiglia regnante quindi a conoscenza di qualcosa di importante al fine di ritrovare Es-
 
“Quello è il palazzo del reggente, prega di non dover mai entrare lì dentro.”
“Perché?”
“Perché lì ci abita il reggente …”
 
Capì.
E di nuovo Mirror risultò essere ben altro di ciò che sembrava.
Appariva calma e placida ma dietro la liscia superficie del suo specchio si celavano faide intestine silenziose e fatali.
Doveva capirci di più.
Levò in aria la sua pinta che prontamente venne riempita di ottimo sidro.
Si preannunciava un racconto lungo e alquanto complesso, ne era certa.
 
“Raccontami tutto quello che puoi.”
 
Hamilton la guardò alcuni istanti inspirando lentamente prima di allontanare lo sgabello dal tavolo distendendo le lunghe gambe.
 
“Immagina un piccolo regno pacifico e sereno baciato dal sole e dalle piogge notturne, pensa alle persone che vi abitano ai colori dei loro abiti sospinti dall’odorosa brezza oceanica, gente buona e semplice governata da due sovrani più simili a genitori che maestà, immagina un principe che gioca coi delfini e con i figli dei contadini, immaginalo raccogliere la frutta e piegarsi verso madre terra …”
“Un mondo ideale, quasi utopico.”
“Eppure esisteva ed era proprio qui, su quest’isola caduta!”
 
Deglutendo Nami si accomodò preparandosi al peggio.
Sapeva bene come sarebbe andata a finire questa storia avendo lei stessa vissuto la sua infanzia in maniera analoga regalità a parte, ed era questione di minuti prima che arrivasse il fatidico ma un brutto giorno…
Per lei erano stati gli uomini pesce a decretare la fine del per sempre felici e contenti, per il piccolo principe cos’era stato l’inizio dell’incubo?
 
Il marine riprese il suo racconto, alle loro spalle si concludeva l’ennesima corsa clandestina dei dugonghi e mentre a decine stracciavano i loro biglietti avendo scommesso sull’animale sbagliato in un tavolino nascosto alla vista dei più veniva svelata la storia di un ragazzo, nato principe, divenuto fuggiasco e infine marine.
Fu allora che Nami capì.
Il ragazzino di cui le stava raccontando Hamilton era Mic!
 
 
 
 
 
TH
 
 
“Aveva la sensazione di aver dormito per anni …”
 
Ops… ah-hem, scusatemi tutti quanti ma ho avuto un megafantaipersupersonico BLOCCO dello scrittore per quanto riguarda OP.
Il motivo?
Mi sta deludendo come pochi hanno saputo fare.
Voglio dire, io mi affeziono a pochi manga, dico sul serio ce ne sono pochissimi che mi coinvolgono e OP assieme ad Inuyasha Naruto e Fairy Tail è riuscito a folgorarmi.
Ebbene, Naruto essendo finito alla ca—o di cane (per non dire rospo) mi ha delusa parecchio, Fairy Tail sta diventando una mega orgia dove tutti vengono feriti mortalmente ma nessuno crepa mai, e tanto lo so che quel vile di un Mashima mi schiatterà Gildarts lo so è solo questione di tempo!! (non è uno spoiler ma una tetra premonizione poiché tutti quelli che adoro io schiattano poi) T__T Scusatemi eh se semmai fra di voi ci fosse qualcuno che li ama, era così anche per me, ma quando la tiritera e sempre la stessa ma con facce nuove, quando diventa una specie di gara a fare personaggi sempre più assurdi e grotteschi e le storie sembrano l’inno all’angoscia e alla depressione io dico NO GRAZIE, mi alzo in punta di piedi, esco dal mondo nel quale m’ero buttata a capofitto e non apro, né compro più alcun volume del suddetto manga.
È un discorso un po’ complesso ma son fatta così.
Ecco, One piece si sta avvicinando pericolosamente al punto di rottura con me, per il semplice fatto che non sopporto più le saghe megafantalunghe che si inventa Oda, non c’è alcun sviluppo né interazione fra i personaggi, non nasce niente, (al contrario si diverte ad uccidere i personaggi che amo di più ) e gira sempre tutto intorno al fatto che i Mugiwara arrivano sull’isola di turno, si dividono nelle più svariate coppiette o terzetti o quartetti o quello che sarà, vengono a sapere del tiranno di turno e liberano l’isola il regno la repubblica l’impero o chiccheccosa da chicchessia! Gna Fò
Poi cos’è successo … boh, m’è venuta nostalgia e mi son riguardata i vecchi episodi, quelli dove i disegni sono un po’ più decenti, mi sono guardata i siparietti comici su You Tube ridendo come ‘na scema (mentre papà decideva se sopprimermi o meno) ed ho ritrovato un po’ di voglia e ispirazione.
A me personalmente lo stile porno ciuccio di adesso non piace, per carità lo so che il target di OP così come tantissimi altri manga di adesso è concentrato sui maschietti, ma dai, sul serio bastano due tette un culo a farvi contenti?
Io voglio avventura nuova voglio originalità sensata, voglio che i membri della ciurma se la intendano in una maniera o nell’altra e purtroppo questo non avviene più.
Boh, adesso la finisco.
Non volevo offendere nessuno eh? Ma se proprio me lo merito, mandatemi a quel paese né?
 
Concludo con un enorme grazie a chi ancora seguirà questa mia storia, a chi avrà voglia di commentare e magari rispondere al mio piccolo sfogo dicendomi se ho esagerato, se in qualcosa la pensate come me o boh …
Aspettando One Piece Gold …
Ciauz!
^w^
 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: thembra