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Autore: lapoetastra    02/10/2016    1 recensioni
Per questo Tom scappa di casa.
Per questo Tom, con gli occhi purulenti ed il cuore a pezzi, abbandona la sua famiglia.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tom sa di essere ammalato.
Non prova dolore, non soffre neppure.
Semplicemente, sente che qualcosa non funziona in lui, e la vista gli si annebbia spesso, come se avesse trattenuto per troppo tempo il respiro.
Tom sa che in lui si sta sviluppando la medesima malattia della madre, che è cieca, ora, che così per fortuna non vede lo sguardo dell’adorato figlio velarsi di giorno in giorno.
Tom è felice di questo, perché non vuole causarle ulteriore sofferenza, ma è consapevole del fatto che prima o poi capirà che in lui c’è qualcosa che non va.
È una mamma, del resto. Le mamme sanno sempre tutto.
Per questo Tom scappa di casa.
Per questo Tom, con gli occhi purulenti ed il cuore a pezzi, abbandona la sua famiglia.
Suo padre si occuperà di tutto, ne è sicuro.
Ma si sente comunque un vigliacco, e questa presa di coscienza lo dilania più della malattia vera e propria.
Si vergogna, Tom.
Si vergogna di aver abbandonato la madre, proprio nel momento in cui ha più bisogno di lui, e della sua vicinanza.
Ma Tom non torna indietro.
Continua a vagare, con la malattia che grava sul suo corpo stremato ed il peso della colpa che gli incurva le spalle.
Per questo, Tom, quando incontra Santino Corleone, dice che è un orfano, che i suoi genitori sono morti in un incidente.
Sonny ci crede.
E con il tempo inizia a crederci un po’ anche Tom.

 
 
Era piccola e minuta, più magra di come la ricordava.
I capelli neri che sembravano aver rubato il colore alla notte, erano ora scomparsi, lasciando il posto a sottili filamenti biancastri.
Solo gli occhi erano gli stessi.
Solo gli occhi permisero a Tom di riconoscerla, nonostante tutto ciò che era successo, nonostante fossero trascorsi tutti quegli anni.
Voleva avvicinarsi a lei, dopo averla osservata di soppiatto mentre faceva la spesa al mercato cittadino, per salutarla, per dirle che gli dispiaceva.
Per piangere, anche, di paura, vergogna ed emozione ed assicurarle che non l’aveva mai dimenticata, in fin dei conti.
I piedi di Tom si muovevano da soli, un passo dopo l’altro, fino a renderlo in grado di respirare il profumo di lei, che sapeva di buono, che sapeva di casa, che non era mai cambiato.
< Mamma!>
Non era stato Tom a chiamarla.
Quella parola di cui aveva dimenticato il sapore era stata appena pronunciata con semplicità da un bambino, che era corso incontro alla donna e si era attaccato querulo al suo vestito.
< Mamma >, ripeté Tom, piano, come in un sogno.
Quella era la sua, di mamma, nonostante lui non si fosse mai comportato da figlio.
Tom era geloso.
Geloso, invidioso di quel bambino che tanto gli assomigliava e che aveva preso il suo posto.
Geloso del fatto che la madre fosse andata avanti senza di lui, come se nulla fosse, come Tom non era mai stato in grado di fare, senza di lei.
< Cosa c’è, Tom? >
Era la voce della mamma, questa, appena più roca di come era una volta.
Non aveva parlato con lui.
Si era rivolta al bambino.
Lo aveva chiamato Tom, come il primo figlio.
Tom, come lui.
Non lo aveva dimenticato. Non completamente, almeno.
Nonostante tutto ciò che le aveva fatto, nonostante l’avesse abbandonata, non l’aveva dimenticato.
Forse, se solo le si fosse avvicinato un po’, e le avesse parlato, avrebbe sistemato le cose.
Non lo fece.
Non poteva riappropriarsi della sua vita passata, che aveva volontariamente abbandonato anni prima.
Adesso aveva una nuova famiglia, a cui aveva sempre mentito circa l’esistenza della sua vera madre, ma a cui voleva bene e che lo amava come un figlio legittimo.
Non poteva tradirla.
Così come non poteva stravolgere la vita di sua mamma, non ancora, non di nuovo. Non ora che sembrava andare per il verso giusto, e pareva allegra.
Allora se ne andò, Tom.
Silenzioso come era arrivato, e solo come era sempre stato.
   
 
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