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Autore: Kind_of_Magic    02/10/2016    1 recensioni
[Clint/Coulson][accenni Steve/Tony]
AU: Clint "Occhio di Falco" Barton e Phil "Vendicatore" Coulson fanno parte della famiglia mafiosa degli Shields e si trovano ad affrontare uno scontro con una famiglia rivale, gli Stoned, e nello specifico con due uomini noti come Il Capitano e l'Uomo di Ferro. L'età di Phil, però, si fa sentire.
Clint annuì e strappò un lembo della propria camicia, ignorando le proteste di Phil: «Non hai sempre detto che sto meglio senza?»
Genere: Angst, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Agente Phil Coulson, Clint Barton/Occhio di Falco, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Lola non si tocca

Questa storia partecipa alla sfida "A box full of prompts" organizzata sul gruppo Facebook "EFP famiglia: recensioni, consigli e discussioni" con il prompt di apollo41

Fandom: Avengers/Agents of SHIELD

Coppia: Clint/Phil, eventuali accenni Steve/Tony.

Avvertimenti vari: AU, violenza, crack, angst, fluff

Rating: almeno giallo

Prompt: Au in cui Clint e Phil sono dei mafiosi e sparano alla spalla di Phil perché lui è stato troppo lento. "When did you get so old?" "Around the same time I realized I have a very bad problem with letting you go"

Lola non si tocca

Quel posto era così dannatamente sporco che se fosse sopravvissuto allo scontro probabilmente sarebbe morto comunque per qualche malattia dal nome impronunciabile, contratta anche solo respirando l'aria puzzolente di quel garage in disuso, pensò Phil “Vendicatore” Coulson, riparandosi dietro un rottame d’auto.
Si erano ritrovati lì per regolare dei conti: la sua famiglia, quella degli Shields, aveva diverse faccende in sospeso con gli Stoned. Si erano presentati due tizi, che in giro erano noti come il Capitano e l’Uomo di Ferro, ma quei due non erano normali: era stato certo di aver colpito il Capitano almeno due volte, eppure lui non aveva neanche accusato il colpo. L'altro, l'Uomo di Ferro, era inavvicinabile a causa della sua potenza di fuoco. Phil non era sicuro che fosse onorevole presentarsi a quel genere di scontro con un AK-47, ma non è che potesse farci molto. Quando Clint “Occhio di Falco” Barton, il suo compagno, aveva commentato che secondo lui era sleale, la risposta del Vendicatore era stata: «Glielo dici tu, vero?»
E così ora si ritrovava nascosto dietro un vecchio catorcio per riprendere un attimo fiato. Stava davvero diventando vecchio, si disse. Ma evidentemente non era abbastanza vecchio da essere risparmiato dalla sorte, perché vide che l’Uomo di Ferro stava aggirando il suo nascondiglio.
Pensò di evitare la sua raffica gettandoglisi in mezzo alle gambe per poi coglierlo alle spalle, ma non fu abbastanza rapido: un dolore lancinante alla spalla sinistra gli disse che l'altro l'aveva colpito.
L’Uomo di Ferro fece una battuta che Phil non sentì a causa del pulsare del sangue nelle orecchie che copriva qualunque altro rumore. Sentì invece l'urlo del suo avversario quando Clint approfittò della sua distrazione. "Bravo" pensò Phil, con una punta di orgoglio, vedendo l’altro lasciar cadere il fucile dalle mani e portare la sinistra al braccio destro "Punta al braccio armato"
«Tony!» esclamò il Capitano, vedendo che il suo compagno si stava allontanando dai due avversari per mettersi al sicuro.
«Sto bene. Resta dove sei» rispose l'Uomo di Ferro, che a quanto pareva si chiamava Tony, ma la sua voce era troppo flebile perché l'altro ci credesse. Il Capitano tentò di fare qualche passo nella direzione del suo compagno, ma cambiò idea quando un coltello lanciato da Clint trapassò la sua giacca di pelle, fissandola al muro. Dopo alcune imprecazioni, il Capitano staccò il coltello e lo gettò per terra, promettendo a Occhio di Falco che l’avrebbe pagata per avergli rovinato la giacca.
Intanto Tony l’aveva raggiunto e i due Stoned uscirono dal garage, giurando che si sarebbero vendicati. Il rombo di una moto confermò che se n’erano andati.
Clint si avvicinò a Phil, scuro in volto. Prima di dire qualunque cosa, compose un numero sul cellulare e chiamò. «Occhio di Falco» disse.
«No, sono scappati»
«Il Vendicatore è ferito»
«Sì, può camminare»
«Me ne occupo io»
Conclusa la chiamata, si voltò verso Phil, che si era alzato in piedi ed era poggiato a un pezzo di lamiera: «Ce la fai?»
«Ce la faccio» rispose Phil «Dobbiamo solo fermare il sangue»
Clint annuì e strappò un lembo della propria camicia, ignorando le proteste di Phil: «Non hai sempre detto che sto meglio senza?»
Phil sorrise debolmente e si lasciò fasciare la spalla, stringendo i denti per non far vedere che stava provando dolore, poi guardò fisso Clint, studiandolo con gli occhi.
Passò le dita della mano destra su un taglio che l'altro aveva sul braccio: «Tu stai bene?»
Clint guardò a malapena la ferita, liquidandola con un leggero sbuffare: «Sicuramente meglio di te»
Cominciarono lentamente a camminare verso il portone scardinato del garage.
«È stato un buon colpo» disse Phil «Un'ottima mira»
«Ehi, mi chiamano Occhio di Falco per un motivo!» sorrise Clint.
Poco prima di uscire, Occhio di Falco trattenne Phil per un braccio e lo fece sedere su un pneumatico rovesciato. Dall’entrata filtrava un po’ di luce, che gli permise di controllare in che stato fosse la spalla dell’altro: «Sopravvivrai. In camera poi te la sistemo»
Phil annuì, ma non disse niente e Clint si rese conto che la ferita doveva fargli molto più male di quanto l’altro non dicesse. E inoltre si vedeva che era stanco.
«Andiamo, la macchina non è troppo distante»
Un passo alla volta, raggiunsero la Chevrolet Corvette del ’62. Anche nella penombra notturna dei lampioni fulminati, il rosso della macchina brillava come un faro. A Clint venne da ridere pensando a tutte le volte che aveva rischiato di essere strangolato da Phil per aver anche solo ventilato l’ipotesi di cambiarla o dipingerla. «Lola. Non. Si. Tocca» scandiva l’altro, mentre Occhio di Falco gli ripeteva ridendo che non l’avrebbe mai fatto.
Aprì la portiera del passeggero. Phil lo guardò aspettandosi di vederlo salire. Clint lo guardò di rimando, facendogli segno con il mento di sedersi.
«Ma…» cercò di protestare debolmente Phil.
«Tu non guidi» rispose Clint, con un tono che avrebbe ridotto il Vendicatore al silenzio anche in condizioni normali, figurarsi in quella situazione. Occhio di Falco tese la mano e si fece dare le chiavi dell’auto, poi salì in macchina e mise in moto.
 
Durante tutto il viaggio, Phil non aveva detto una parola. Clint soffriva tremendamente a stare in silenzio, ma non aveva voluto disturbarlo. Si era preoccupato, però, quando si era accorto che Phil si stava addormentando.
«Phil» lo chiamò «Phil, non devi dormire. Mi senti? Resta con me, segui la mia voce. Ti racconto una barzelletta, qualunque cosa, ma non dormire»
«Ok» sorrise Phil «Non dormo. Ma niente barzellette, ti prego»
«Cos’hai contro le mie barzellette?» finse di indispettirsi Clint
«Ehm… niente» rispose il Vendicatore, anche se la sua voce diceva tutto il contrario «È solo che… non sono proprio dell’umore giusto»
«Sì, certo» rise Occhio di Falco «Beh, intanto siamo arrivati»
«Ci è voluto di meno che all’andata o è una mia impressione?»
«Beh» rispose Clint «Non ho fatto tutta la strada ai trenta all’ora, per forza ci è voluto di meno»
«La tua battuta non mi tocca» disse Phil con aria offesa «Io sono al di sopra di queste critiche»
«Scendete dalla macchina, Vostra Maestà» rise l’altro «Vi devo accompagnare nella suite»
 
Seduto su una sedia, uno straccio in mano da stringere per sfogare il dolore, Phil sopportava il lento lavoro che Clint stava portando a termine sulla sua spalla.
«Mi vuoi dire cos’è successo esattamente?» chiese Occhio di Falco, mentre disinfettava e ripuliva la ferita.
«Ho pensato di evitare gli spari dell’Uomo di Ferro passandoci sotto, ma non mi sono abbassato abbastanza in fretta e mi ha preso lo stesso»
Clint si fermò, distolse lo sguardo dalla spalla di Phil e lo portò sul suo viso. Alla luce bianca del lampadario della loro camera, il suo compagno sembrava invecchiato di vent’anni in una notte. Per la prima volta, Clint notò per davvero le occhiaie che gli segnavano gli occhi e le rughe sulla fronte. Per la prima volta, non liquidò tutto dicendosi che Phil era stanco.
«Cristo, Phil, quand’è che sei diventato così vecchio?» chiese, passandogli con delicatezza le dita sul viso. Phil fermò la sua mano stringendola con la propria e la portò alle labbra, accarezzandone il dorso con il proprio respiro.
Quando Phil parlò, Clint sentì le sue labbra muoversi a contatto con la sua pelle: «Dev’essere stato più o meno quando ho realizzato che ho un grosso problema a lasciarti andare»
«Lasciarmi andare?» ripeté Clint, allontanando la mano «Vuoi… Vuoi fermare tutto questo?»
«Non lo voglio e non lo vorrò mai, Clint» rispose «Ma dovrò farlo»
Clint non riusciva neanche a pensarlo: «Ma perché?»
«Perché sono vecchio. Perché tu sei giovane e non voglio incatenarti. Non voglio doverti guardare un giorno e pensare che sei rimasto accanto a me senza volerlo solo perché ti sentivi in dover di farlo» Clint fece per dire qualcosa, ma Phil non lo lasciò parlare «E non dire che piuttosto te ne andresti perché non è vero. Tu hai una vita davanti, Clint. Io sono lento, un giorno di questi la pallottola potrebbe non beccarmi alla spalla. Tu potresti non riuscire a salvarmi. E allora troverei un po’ di sollievo, pensando che non ti ho rubato una parte della vita solo per il mio egoismo»
Clint rimase in silenzio per diversi minuti. Abbassò lo sguardo sulla ferita di Phil e finì di ricucirla, poi esplorò con gli occhi ogni singolo centimetro della pelle del suo compagno che era esposta, salendo dal bacino fino al viso. Quando infine ebbe raggiunto gli occhi e incatenato lo sguardo di Phil con il proprio, iniziò lentamente ad avvicinare il proprio volto al suo.
Sarebbe stato un movimento impercettibile, se non fosse stato l’unico in quella stanza immobile. Con una lentezza quasi esasperante, Clint continuò ad avvicinarsi finché non rimasero che pochi millimetri a separare le loro labbra e lì si fermò.
Phil aveva lo sguardo disperato di chi cerca con tutte le proprie forze di fare la cosa giusta anche se non è ciò che vorrebbe. Solo che Clint sapeva, e ne era certo, che quella non era la cosa giusta da fare.
Phil avvicinò appena le labbra a quelle di Clint, incapace di resistere a quel bacio accennato ma interrotto, ma l'altro si allontanò.
«Ecco, non ci riesci neanche tu» disse Clint «Non capisci? Io non posso lasciarti fare questa cosa. Non posso permettere che tu mi lasci andare. Cosa faccio io senza di te?»
«Clint...» cercò di obiettare Phil, ma non convinse neanche se stesso e tacque.
«Hai presente Lola?» chiese Clint «Hai presente quando io accenno al fatto che potremmo cambiarla o almeno riverniciarla e tu ti trattieni a malapena dallo strangolarmi? In quei casi tu mi dici che Lola non si tocca. Stammi a sentire: Noi non si tocca, esattamente come Lola, chiaro?»
Phil lo guardò fisso negli occhi del colore del ghiaccio e annuì: «Chiaro, grazie»
Clint rise di quel ringraziamento e lo baciò, facendo finta di non notare che le guance di Phil erano umide.








N.d.A:
Questa è la mia prima Phlint e devo ammettere che non shippo questi due, ma amo entrambi i personaggi e una scusa per scrivere su di loro è sempre ben accetta :)
Ringrazio tantissimo apollo41 (l'unica ad aver mandato dei prompt Phlint in quest'occasione) anche perché il prompt è favoloso e la mia mente è già partita per la tangente con una long in quindici volumi.
Grazie di essere arrivati fin qui e fatemi sapere che ve ne pare!
Che gli dèi siano con voi!
-Magic
   
 
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