La leggenda di Camelot.
“I know it sounds a bit bizarre,
But in Camelot, Camelot
That's how conditions are.
The rain may never fall till after sundown.
By eight, the morning fog must disappear.
In short, there's simply not
A more congenial spot
For happily-ever-aftering than here
In Camelot.”.1
[Camelot –
Camelot, il Musical]
Atto
I – L’incantesimo.
Il rumore
della sveglia le arrivò attutito dalla porta del bagno, ancora una volta si era
svegliata ben prima ed era riuscita a sistemarsi con tutta la calma possibile.
Rise, quando sentì il grugnito di Draco – il
suo futuro marito2 – dalla camera da letto. Lui non si era mai
abituato a quell’aggeggio infernale,
ma, fortunatamente, si era sempre degnato di ricostruirgliela dopo averla
distrutta.
Uscì dal
bagno perfettamente truccata e vestita, lanciando un’occhiata divertita all’ammasso
di lenzuola raggomitolato proprio al centro del letto. Tendeva sempre a
spostarsi, non appena lei sfuggiva al suo abbraccio. Secondo Hermione era il
suo lato da principino ad insorgere: doveva occupare tutto lo spazio possibile
prima che qualcun altro potesse occuparlo.
Mittens3
era raggomitolato sulla vecchia poltrona che Draco aveva portato dal Manor, a parere di entrambi la creatura – ormai diventato
un bestione grosso quanto suo padre – l’aveva ritenuto l’unico pezzo d’arredamento
degno del suo regale fondoschiena, quindi se n’era impossessato immediatamente.
«Non ho
intenzione di portarti la colazione a letto, Malfoy, quindi alza il
fondoschiena e vestiti, altrimenti farai tardi in ufficio» gli disse,
avvicinandosi alla finestra per aprire le tende e far entrare un raro raggio di
luce. Era una bella giornata di fine estate4, Hermione avrebbe
potuto uscire senza la giacca pesante.
«Sono io che vorrei portare la colazione a
letto a te, ma tu ti alzi sempre con
il sole, mentre io sono una creatura prettamente
notturna» le fece notare lui, con un grugnito vagamente incomprensibile. «Sono
le sette e mezza, dobbiamo essere al Ministero alle nove, Hermione» aggiunse, in tono lamentoso.
«Devo
passare in ospedale, il mio figlioccio deve vedermi almeno una volta al giorno,
non vorrei mai che si dimenticasse della mia voce5» gli rispose,
allegra come non mai e di certo come lui non era mai stato a quell’ora del
giorno.
«Se sei
tanto entusiasta per il nuovo piccolo Potter, potremmo sempre metterci a lavoro
per produrre una nuova schiera di piccoli e piccole Malfoy. Di certo loro
saranno più importanti» gli disse
lui, tirandosi a sedere e lanciandole un’occhiata seducente, indicando il letto
con aria invitante.
«Draco, stai
parlando del tuo figlioccio».
«È il tuo figlioccio, Hermione» rettificò lui,
con le sopracciglia inarcate. «Io sono padrino per estensione, Potter avrebbe
volentieri evitato di mettermi in mezzo se noi due non fossimo stati un
pacchetto due per uno» aggiunse, stringendosi nelle spalle.
«Ho visto
la tua espressione quando Ginny te l’ha messo in
braccio, Draco» Hermione scoppiò a ridere, arrampicandosi sul letto per sedersi
al suo fianco. Gli spostò una ciocca di capelli dal viso, per poi pizzicargli
il naso. «Lord Malfoy ha un cuore, anche se a dimostrarlo è l’ultimo nato nella
stirpe dei Potter».
Lui le
rispose con un grugnito, baciandola un attimo prima che lei potesse scappare
via.
«Ha
chiamato tua madre, questa sera ci vuole a cena» le comunicò, messosi in piedi
lentamente, tuttavia senza perdere la grazia da vero principino. «Dovremmo
portarle dei dolcetti di quel nuovo negozio a Diagon
Alley, immagino che dovrebbero piacerle, sono molto… particolari».
Hermione
si fermò, voltandosi per osservarlo con un cipiglio a metà fra la curiosità e
lo sconcerto. «Mia madre ha… chiamato?».
«Non si
dice così? Ha chiamato sul tuo cellulare, se vogliamo essere precisi» rettificò
Draco, stiracchiandosi e grugnendo. Si voltò verso di lei, sorprendendola a
fissarlo. «Ti senti bene, Mon Ange?».
«Come fai
a sapere che mia madre ha chiamato sul mio cellulare?» gli domandò, gli occhi
ridotti ad una fessura. Era sinceramente sconcertata
e lui dovette notarlo.
Draco si
accigliò. «Squillava, Hermione. Ha squillato per un’ora, ieri sera».
«Ma come
fai a spere che voleva invitarci a cena?»
continuò a chiedergli, piegando la testa di lato.
«Perché ho
risposto, magari». Draco scoppiò a ridere, notando gli occhi di lei allargarsi
per lo stupore. Rise così forte da farsi quasi venire le lacrime e, quando girò
intorno al letto per abbracciarla, fu sempre ridendo che si piegò per baciarla.
«Sei incredibile! Viviamo insieme da mesi, potrei mai non sapere come
rispondere ad un cellulare? È una delle invenzioni babbane
più brillanti6».
Hermione
si sentì un po’ un’idiota per aver pensato che lui non fosse capace di
rispondere al cellulare. Forse era a causa della totale incapacità che Ronald e
gli altri maghi con cui era entrata in contatto avevano dimostrato nei
confronti di tutto ciò che era babbano.
«Sarà
meglio che io vada, Jimmy potrebbe dimenticarsi di me» gli disse infine,
sorridendo e dandogli un altro piccolo bacio. «Ricorda che alle nove e mezza il
Ministro ci aspetta per una riunione d’urgenza».
«Vorrà
chiederci di nuovo scusa» si lagnò lui, lasciandola allontanarsi solo perché
perfettamente consapevole di non potersi opporre alla sua volontà. «Andiamo a
pranzo insieme?».
«Al nuovo
ristorante di Diagon Alley, prenoto io» fu tutto ciò
che gli disse, allontanandosi per uscire dalla camera da letto.
***
Il
ministro Shacklebolt li osservava entrambi con aria particolarmente
imbarazzata, alternando il tamburellare nervoso delle dita sul tavolo a degli
sbuffi spazientiti. Il caos sulla sua scrivania aveva raggiunto livelli
catastrofici da quando Daisy era partita per l’Australia e Percy,
il suo nuovo assistente, non era ancora riuscito a trovare un sistema capace di
contrastare il disordine compulsivo del loro Capo del Governo.
«Dobbiamo
aspettare qualcuno? Io ho del lavoro da fare» sbottò Draco, all’improvviso,
lasciandosi andare contro lo schienale della poltrona. Ignorò completamente
l’occhiata di rimprovero che gli lanciò la sua fidanzata, schivando per un pelo
un suo calcio nello stinco. «Lei mi ha chiesto di unirmi alla Squadra di
Ricerca, Ministro, mi piacerebbe fare il mio lavoro piuttosto che restare qui a
guardarla disperarsi».
«Draco,
non mi sembra il caso-».
«Lui ha
ragione, signorina Granger» la interruppe il
Ministro, con un sorriso gentile. Lei si ritrovò a sorridere, lieta di riavere
indietro il vecchio Kingsley, imponente ma gentile com’era sempre stato con
lei. «Vi ho fatti convocare a causa di una questione piuttosto delicata, ma mi
rendo conto che entrambi vi siate appena ripresi da una missione estremamente difficile
e che vi è costata tantissimo».
«Può ben
dirlo» ringhiò Malfoy, con una terribile smorfia, mentre la sua mano si
stringeva in un pugno sul tavolo di mogano. «Non sono passati più di sei mesi,
lei non dovrebbe neppure poter tornare a prestare servizio» sibilò,
sinceramente arrabbiato. Non era la prima volta che quella questione veniva
sollevata, sia in pubblico sia nella privacy della camera da letto. Lui non era
riuscito a rassegnarsi al fatto che lei avesse già avuto la possibilità di
tornare a lavorare a pieno regime. Doveva riposare, secondo lui, perché il suo
trauma era stato troppo grande.
«Ho
scelto io di tornare» gli rispose
proprio lei, con uno sguardo di fuoco. «Non avevo e non ho intenzione di restare a casa e fare la maglia! Non ho fatto
altro che sistemare documenti, sono sinceramente stufa di stare con le mani in
mano» aggiunse, con uno sbuffo, voltandosi verso il Ministro come se avesse
voluto rimproverare anche lui. «Allora? Questa missione?».
L’uomo li
osservò entrambi, con un cipiglio divertito. Negli ultimi quattro mesi – da
quando lei era stata ufficialmente reintegrata – i loro battibecchi erano
diventati quasi una leggenda. Una volta, infatti, Hermione gli aveva lanciato
contro una Fattura Gambemolli che l’aveva fatto
finire nella fontana, cui lui aveva risposto con una serie di epiteti
irripetibili ed un incantesimo che le aveva fatto diventare i capelli blu per una settimana.
Quello
che i dipendenti ministeriali non sapevano, tuttavia, era la quantità
incredibile di riappacificazione che
quelle liti portavano, nella riservatezza dell’appartamento che i due avevano
iniziato a condividere circa otto mesi prima. Non lo sapevano e non avrebbero
dovuto mai saperlo.
Voltandosi
verso di lui, Hermione vide Draco sorridere con aria da marpione, probabilmente
ricordando le stesse attività che lei aveva appena riportato alla mente.
Arrossì senza riuscire a farne a meno: una volta tornati a casa avrebbe dovuto
fargli una bella lavata di capo riguardo i comportamenti che era lecito tenere
davanti al Ministro della Magia. E
poi l’avrebbe baciato.
Merlino,
se l’avrebbe baciato.
«È una
questione alquanto delicata» mormorò Kingsley, imbarazzato, spostando dei
documenti per recuperare un plico di fogli da sotto la sua scrivania. «Così
delicata da dover restare strettamente confidenziale per evitare possibili
reazioni esagerate nella popolazione»
continuò, lanciando occhiate nervose alla porta d’ingresso del suo ufficio,
oltre la quale si sentiva chiaramente un esagitato Percy
dare indicazioni ai suoi sottoposti. Weasley aveva preso bene il suo nuovo
ruolo, quando si trattava di non avere a che fare con l’ordine maniacale del
Ministro.
Draco,
colpito, si accigliò. «Tutte le mie missioni sono confidenziali, così come
quelle della mia fidanzata». Il modo
in cui rafforzò l’aggettivo possessivo fece stringere i denti ad Hermione,
odiava sentirsi definire in quel modo: lei non era di proprietà di nessuno,
neppure di Malfoy. Soprattutto non di
Malfoy. «Non è mai successo che qualcuno di noi fosse convocato qui. Perché?».
Il
Ministro si mosse sulla sedia, terribilmente a disagio. «Questa volta è
importante che nessuno sappia,
neppure i vostri colleghi».
«C’è il
rischio che si presenti isteria di massa?» si informò Hermione, sinceramente
preoccupata. «Ministro, sono certa che il signor Hicklebottom non farebbe alcun
problema, potrebbe esserci di grande aiuto».
«Sono
certo che il buon Hicklebottom sarebbe molto utile, ma è preferibile che
neppure lui sappia i dettagli. Vedete, l’isteria cui faccio riferimento non è…
isteria negativa. C’è il rischio di
una migrazione di massa verso il problema che noi dobbiamo risolvere» spiegò il Ministro, imbarazzato, aprendo il
fascicolo e tirando fuori un paio di fogli e fotografie. «Conoscete il modo di
dire “Andiamo a Camelot”?
Sapete cosa significa?».
Hermione,
confusa, scosse la testa. Aveva sentito qualcuno pronunciare quelle parole, ma
non si era mai preoccupata, dopotutto i maghi erano soliti dire cose un po’
assurde e lei aveva rinunciato a capirli praticamente un mese dopo essere
arrivata a scuola, quando aveva sentito per la prima volta “per le consunte mutande di Merlino”.
Draco, al
contrario, annuì. «Naturalmente»
disse, tranquillo, voltandosi un momento verso Hermione. «Significa andare
verso luoghi migliori, lasciarsi alle spalle la confusione per trovare la pace.
I miei parenti erano soliti dirlo quando passavano troppo tempo in mezzo ai
babbani, era un po’ come un torniamo nel
mondo della Magia».
«Parlare
di Camelot per rappresentare gli ideali di una
società corrotta come quella dei purosangue… Artù si starà rivoltando nella
tomba» commentò Hermione, lanciandogli un’occhiata di fuoco ma venendo
interrotta dal tossicchiare nervoso di Shacklebolt, che sembrava voler guardare
ovunque ma non verso di loro. «Kingsley?».
«Diciamo
che Re Artù non si stia propriamente rivoltando nella tomba» borbottò, grattandosi la testa pelata prima di voltare
verso di loro un paio di foto. Queste, come Hermione notò allungando un momento
il collo, mostravano un uomo sulla trentina, biondo e meraviglioso, con una
corona d’oro fra i capelli ed un sorriso capace di mandare al tappeto chiunque
fosse minimamente sensibile al fascino maschile. «Queste sono state scattate una
settimana fa nella periferia di Chester. Sembra… sembra che quell’uomo sia il
sovrano perduto di Camelot».
Un
silenzio imbarazzato cadde sui presenti, mentre Draco inarcava il suo elegante
sopracciglio ed Hermione, accigliata, afferrava le foto per poterle osservare
con maggiore attenzione. In effetti quell’uomo aveva l’aspetto che lei avrebbe
associato al grandioso Re Eterno d’Inghilterra7, bello e prestante,
oltre che incredibilmente forte. La corona sembrava fatta proprio per lui dai
folletti e lei, senza comprendere perché, si convinse che fosse davvero così.
«Si rende
conto che sia una cosa assurda, vero?» domandò Draco, con un tono diviso fra lo
sdegno ed il divertimento. «Cos’è, qualche psicopatico è scappato dal San Mungo
e voi avete deciso di farne un problema di Stato?» aggiunse, alzando gli occhi
al cielo. «Credevo si fosse ripreso dall’Imperius, Ministro».
«Draco»
lo ammonì Hermione, con un sibilo, indicando la foto che aveva in mano. «Guarda
la popolazione, guarda i dintorni. A te sembra uno scenario adatto a
quest’anno? Guarda le case, guarda gli abiti della popolazione. Sembrano foto
dal set di un film storico» gli fece notare, senza guardarlo perché troppo
impegnata ad esaminare il resto dei documenti. «La signora Bridget
Miller ha segnalato la scomparsa della cognata Tess,
andando a trovarla si è improvvisamente ritrovata nel pieno di un festival
medievale. A quanto pare, dopo aver trovato la vecchia Tessie lei non l’ha
riconosciuta e si è comportata in modo davvero strano. Bridget
è una Magonò, ha capito che qualcosa fosse sbagliato
quando ha tirato fuori la sua macchina fotografica e per poco non l’hanno messa
al rogo per magia nera».
«Cosa
stai cercando di dire, Mezzosangue?».
«Bridget è stata salvata da un uomo che affermava d’essere
il grande Merlino, anche se in realtà altri non era che suo fratello Bertie. Lui non l’ha riconosciuta, quando ha capito che era
una Magonò le ha raccontato del trattamento che quelli come lei avevano ai tempi della
sua prima nascita» spiegò, velocemente, rialzando finalmente gli occhi su di
lui. «Draco, tu conosci la leggenda su Excalibur?».
Lui si
accigliò, lanciando un’occhiata curiosa al Ministro, che non aveva mai smesso
di annuire. «Excalibur potrà essere estratta dalla roccia soltanto dal
legittimo Re d’Inghilterra? Non mi pare che questo buffone ce l’abbia al fianco»
le fece notare, stringendosi nelle spalle.
«Non quella leggenda, idiota» gli rispose
lei, con un’occhiata cupa. «Sto parlando della leggenda sul ritorno di Camelot»
sbottò, quasi la sua fosse stata una domanda assolutamente inopportuna. Quando
lui la guardò spaesato alzò gli occhi al cielo e sollevò la sua borsetta, aprendola con un colpo secco
ed evocando un libro, l’Historia Regum Britanniae di Goffredo di Monmouth.
Con un gesto secco lo aprì ad una pagina specifica, iniziando a leggere in
latino a bassa voce.
«Mezzosangue,
io conosco l’Historia, non fa riferimento ad alcun ritorno di
Camelot» le fece notare Draco, scuotendo il capo.
«Possibile tu debba andare in giro con una biblioteca? Scommetto che è lì
dentro che sono finiti tutti i libri spariti dal Manor,
per questo mia madre non ha iniziato ad urlare al furto».
«Shh» lo zittì Hermione, con un gesto secco. «Tu conosci la
versione modificata dell’Historia, non quella
completa, stilata solo per i maghi. L’unica copia disponibile è quella che ho
io fra le mani, l’ho presa direttamente dalla biblioteca di Grimmauld Place»
spiegò brevemente, scorrendo il dito sulla pagina, completamente inconsapevole
dello sguardo di divertita esasperazione che si scambiarono gli altri due
uomini presenti. «Eccolo! Il potere di
Excalibur, essendo uno dei dieci simboli della magia antica, tornerà un giorno
a dare i suoi effetti e con lei Camelot, la città
senza tempo, ritornerà ai suoi albori, portando con sé il Re Eterno e la sua
Magia» lesse, con soddisfazione. «La leggenda dice che un giorno Excalibur
riapparirà e con lei tornerà anche Camelot… ho sempre
pensato fosse una leggenda o che comunque dovesse essere preso tutto con le
pinze, esattamente come la leggenda sul ritorno di Artù…» indicò le fotografie,
dubbiosa. «Forse mi sbagliavo».
Shacklebolt
fece una risatina divertita e vagamente imbarazzata. «Se avessi saputo che tu
ci avresti messo pochi minuti, Hermione, sarei venuto direttamente da te e non
avrei perso settimane per coinvolgere i maggiori esperti. Tu avevi l’originale, noi
abbiamo dovuto cercare fonti secondarie!» sbottò, incredulo. «Comunque hai
ragione, noi crediamo che Excalibur sia riapparsa e che quel disgraziato
paesino sia stato trasformato in una nuova Camelot.
Dovete trovarla e recuperarla prima che i suoi effetti inizino ad ampliarsi.
Più persone vengono coinvolte e più forte diventa l’incantesimo… non so voi, ma
non vorrei tornare al periodo in cui si moriva per un raffreddore ed i servizi
igienici erano…» non concluse la sua frase, tuttavia rabbrividì e quella, probabilmente,
fu una risposta sufficiente. «La missione è della massima urgenza, se dovesse
spargersi la voce…».
«Sarebbe
la fine» convenne Draco, annuendo leggermente e voltandosi automaticamente
verso Hermione. «Camelot è nota per la sua tolleranza
verso la Magia, seppur buona. Nella
società purosangue quella città è essenzialmente un’Utopia, se si dovesse
spargere la voce dell’esistenza di quest’incantesimo e della possibilità che
questo possa espandersi a tutto il mondo… tutti si precipiterebbero lì in massa
ed anticiperebbero la fine della società evoluta».
Hermione
si accigliò. «Perché mai dovrebbero scambiare l’evoluzione scientifica con… con
cosa? La possibilità di usare la magia per la strada? L’assenza di regole?».
Draco
sorrise, imbarazzato ma anche divertito dalla sua innocenza. «Per molti di noi,
Mezzosangue, la libertà di essere se stessi vale più di qualunque altra cosa.
Qualcuno di noi è stato abbastanza fortunato da conquistare la propria libertà»
le spiegò, accarezzandole con dolcezza la mano. «Altri, invece, sono rimasti
bloccati in una vita di rimpianti e rancore». Si voltò verso il Ministro, il
volto serio. «Quando dobbiamo partire?».
»Marnie’s Corner
Bentrovati e bentornati, cari amici di EFP!
Prima di tutto, ho una pagina facebook! Seguitemi per futuri
aggiornamenti!
Ahah, l’avevo detto che sarei tornata.
Sono come l’herpes, non vi potete liberare di me.
Si tratta di un breve spin off della mia long “Lo Specchio delle Anime”,
conclusa poco tempo fa, ambientata sei mesi dopo il penultimo capitolo. Sarà
una breve fic, al massimo quattro capitoli, giusto
una breve avventura per scoprire come si comporteranno Draco ed Hermione dopo
la conclusione della loro grande avventura iniziale.
E poi… io adoro il ciclo arturiano.
Punti importanti:
» 1 – "Lo so
che suona un po' strano, ma in Camelot, Camelot, è così che sono le condizioni climatiche! La
pioggia non cadrà mai dopo il tramonto. Per le otto, la nebbia del mattino
dovrà sparire. In breve, semplicemente non c'è un angolo più congeniale di qui
per i per-sempre-felici-e-contenti". La canzone è tratta da un musical,
come ho detto nella citazione stessa!
» 2 – Per chi non lo sapesse: Draco ed Hermione, alla fine della Long,
si sono fidanzati. Si sposeranno entro sei mesi, ma per adesso convivono
allegramente in un appartamento tutto nuovo.
» 3 – Sempre per chi non lo sapesse:
si tratta del gatto di Hermione, l’unico figlio vivente del compianto Grattastinchi.
» 4 – Siamo ai primi di giugno, ufficialmente l’estate non è ancora
cominciata e, trovandoci a Londra, è normale che non possano andare in giro con
le camicette!
» 5- Il figlio di Harry e Ginny è nato due giorni
prima, Hermione, naturalmente, è la madrina del piccolino. Ginny
è ancora al San Mungo, sarà dimessa quella sera stessa!
» 6 – Draco è un uomo intelligente, non ha paura delle invenzioni babbane. Non mi importa se secondo la Rowling i maghi non
possono entrare in contatto con la tecnologia, Hermione è cresciuta in mezzo
alla tecnologia babbana! E comunque siamo nel 2005, i
cellulari c’erano già!
» 7 – Leggenda su Re Artù: definito Re Eterno perché, secondo la leggenda,
pur essendo morto un giorno – nel momento di maggior bisogno dell’Inghilterra –
tornerà e riporterà alla luce la meravigliosa civiltà di Albione. Ve l’ho detto
che io sono innamorata di Re Artù? Ma intendo proprio innamorata.
» Per chi non sapesse: Draco ed Hermione hanno sgominato un tentativo di sovversione
totale del mondo conosciuto, nel corso della missione hanno affrontato prove
incredibili, conoscendo molti personaggi storici (es: Patroclo, Achille,
Antigone, Creonte, Ercole, Ulisse) e combattendo i loro peggiori demoni. No,
ovviamente niente Ronald fra i piedi. Consiglio la lettura della long,
ovviamente, ma credo si possa leggere anche da sola.
» Percy lavora come segretario del Ministro,
Daisy – la ex segretaria – è andata via dall’Inghilterra dopo aver quasi
causato – involontariamente – una strage.
» Per quanto il libro citato da Hermione esista davvero, la storia su
Excalibur è personale, l’ho tirata in mezzo io. La Spada è nascosta da qualche
parte nella città, loro devono trovarla e portarla via prima che il mondo venga
riportato ai tempi delle leggende arturiane.
Dio, non vedo l’ora di mettere in mezzo Re Artù ed Excalibur.
Il prossimo capitolo dovrebbe arrivare lunedì prossimo!
Per altre
comunicazioni/anticipazioni/esaurimenti nervosi, vi aspetto su facebook!
Grazie ancora a
chiunque leggerà,
-Marnie