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Autore: Cinzia N Spurce    03/10/2016    3 recensioni
[Sterek | Commedia | Mini-Long]
Il Nemeton attira a sé i personaggi più improbabili, così Derek, custode e protettore dell'albero mistico per eccellenza, si ritrova coinvolto in una strana maledizione che lo lega inconsapevolemente a Stiles, che si trova suo malgrado a trovare una soluzione al problema del più scorbutico degli Hale.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: Buongirno, torno con un altro aggiornamento, dopo quello di Shades, spero vi piaccia, io mi diverto un sacco a farli interagire. Mi scuso per il ritardo, è stato dovuto alla sessione d'esami che mi ha succhiato via la vita, ma adesso eccomi qui, pronta a farvi sapere come procedono le storie.


Strange Curses


2.

 

Il giorno dopo Stiles si svegliò intontito e incapace di focalizzare gli eventi di qualche ora prima, fissò la sveglia in cagnesco e si maledì per aver fatto tardi ancora una volta.
Perché aveva fatto così tardi?
Oh, gli omicidi nel bosco, già.
Di colpo la situazione gli fu chiara e afferrò di scatto il telefono togliendo la vibrazione e rimettendo il sonoro.

«Brutto ragazzino del cazzo» fu il ringhio acuto di Derek Hale, che possedeva il suo telefonino. Alle tre di notte e con l’adrenalina addosso suonava meno folle, doveva ammetterlo.
«Oh mio Dio... sei davvero intrappolato dentro il mio cellulare.»

«Oh mio Dio... sei davvero stupido.»
Stiles aggrottò gli occhi e fissò lo schermo infastidito.
«Non fare quella faccia con me ragazzino, sei davvero stupido.»
«Tu sai che potrei gettare accidentalmente il cellulare nel cesso e andare a comprarne uno che non potrai possedere, vero?»
Dal cellulare uscì uno sbuffo indispettito. «Stavo scherzando.»
«Non sembri molto convincente» rispose lasciando il cellulare tra le coperte e andando in bagno a lavarsi per quella giornata infernale che l’attendeva.

«Ehi, ragazzino?» ignorò i richiami provenienti da quell’aggeggio infernale. Quando finì di sistemarsi tornò in camera già vestito, si rese conto che per comunicare con Allison e Scott avrebbe dovuto prendere il cellulare e utilizzarlo.
«Vedi di stare zitto adesso» mugugnò allo spirito nel suo telefono, iniziando a digitare sullo schermo alla ricerca del numero di Scott.

«Che cos-»
«Zitto ti ho detto» replicò offeso per poi avviare la chiamata, dopo appena qualche squillo Scott rispose.
«Ehi amico, come va la caviglia?» gli domandò preoccupato.
«Fa male, credo di avere davvero bisogno di andare al pronto soccorso...» Stiles sospirò e annuì.
«Dobbiamo chiamare Allison, voi andrete in ospedale e io torno nel bosco, dobbiamo scoprire se il corpo di Derek è già stato portato in obitorio.»
«In entrambi i casi cosa avresti intenzione di fare? Rubare il corpo e nasconderlo in camera tua?»
Stiles mormorò qualcosa di indistinto.
«Stiles, ti prego...»
«Allison potrebbe procurarsi le chiavi della casa al lago di Lydia, potremmo nasconderlo lì, si tratterebbe solo di qualche giorno.»
«Perché tu sai come affrontare una strega?»
Stiles storse il naso. «No, ma posso scoprirlo, ci vediamo tra dieci minuti, Scottie.»
Stiles quasi non fece più caso al cellulare, lo gettò dentro lo zaino e corse fuori, lasciando un post-it a suo padre. Lanciò lo zaino sul sedile posteriore e corse verso la casa di Scott, lo trovò sul portico, seduto sui gradini in attesa di Stiles.
«Come hai fatto a scendere le scale?»
«Strisciando. Come un verme. A causa tua, fondamentalmente.»
«Mi porterai rancore a vita?»
«Nah, solo finché non mi sentirò realizzato.»
Scott telefonò a Allison, che si fece trovare già per strada. La ragazza salì in macchina e li fissò in silenzio. «Allora?» sbottò dopo un po’ «dov’è Derek?»
Stiles la guardò stranito.
«Il cellulare, Stiles.»
«Porca troia» accostò di fretta, facendo sballottolare Allison sui sedili posteriori, per poi sporgersi a recuperare il proprio zaino e prendere in mano il cellulare che iniziò a sbraitare.

«Dico, sei idiota? Mi hai lanciato nel tuo zaino!»
«Scusa, scusa, scusa! È stata la forza dell’abitudine» supplicò Stiles.
Reinserì la prima e si diresse verso l’ospedale, mentre Derek borbottava, Allison ghignava e Scott soffriva per la caviglia infortunata.
«Dunque?» gli domandò Allison mentre entravano al pronto soccorso e Scott veniva prelevato dai colleghi di sua madre per i controlli di routine.
«Dobbiamo evitare che Derek venga messo in una cella frigorifera» rispose Stiles tra i denti.
«E se lo hanno già fatto?»
«Dobbiamo trovare il modo di farlo uscire, perciò trova il modo di scendere in obitorio e controllare!»
«Non farò irruzione in obitorio per controllare se il corpo di Derek è stato portato qui!» rispose Allison indignata.
«Oh sì, che lo farai e domanderai a Lydia di poter usufruire della sua casa al lago per un weekend romantico con Scott, così abbiamo dove nascondere il corpo.»
Allison sbuffò. «Non so nemmeno come entrare.»
Stiles le consegnò una chiave guardandola come un serial killer. «È un passe-partout della città, perdila e siamo nei guai.»
Allison lo guardò stranita. «Che ci fai con passe-partout della città?»
«L’ho rubato a mio padre, smettila di fare domande e vai!»
«Perché non ci vai tu?»
«Perché hanno una mia foto segnaletica a causa tutte le volte in cui mio padre mi ha trovato invischiato nei suoi casi, adesso vai. Veloce!» la cacciò via.
Restò nella sala d’attesa del pronto soccorso, tamburellando veloce con un piede e giocherellando con il cellulare tra le mani, com’era solito fare.

«Potresti smetterla di farmi girare come una trottola? Mi sta venendo da vomitare e non sono sicuro che nelle mie condizioni sia normale avere malesseri simili...»
Stiles mormorò in assenso appoggiando il cellulare sulla sedia accanto a lui, ogni maledetta parola di quel ragazzo usciva fuori come un ringhio, e sì che era stato lui impossessarsi del suo cellulare, non glielo aveva mica chiesto Stiles. Di una simile seccatura ne avrebbe fatto volentieri a meno, ecco.
Di tanto in tanto il cellulare – Derek – sbuffava sonoramente, costringendo Stiles a tossicchiare in maniera spastica per non far insospettire nessuno. Quando Derek iniziò a parlottare a suo modo: ringhi, minacce e sbuffi, Stiles fu obbligato a fingere una telefonata.

«Dopo questa piacevolissima sosta qui cosa intendi fare per risolvere questo disastro?»
Stiles storse il naso irritato, iniziava a detestarlo, per essere carino era carino, anzi era sexy da morire, ma diavolo se era irritante e borioso e rompiscatole. «Vedi di lasciare il sarcasmo agli esperti, eh...»
Derek gli fece il verso e Stiles si domandò quanto in effetti fosse più maturo di lui, perché, davvero, gli sembrava di avere a che fare con un ragazzino di dodici anni.
«Cercheremo di recuperare il tuo corpo, giusto per evitarti una morte per ipotermia, poi ci occupiamo delle strega e di farti riavere il tuo corpo, okay?»
Il mormorio di assenso che provenne dall’apparecchio gli diede l’illusione di un attimo di pace, ma era stato un idiota a crederci davvero.

«Sono rovinato, la mia vita in mano a tre adolescenti!»
Stiles non riuscì più a trattenersi. «Senti, nessuno di noi tre ti ha chiesto di possedere il mio cellulare, men che meno ti abbiamo chiesto di iniziare ad abbaiare ordini su come farti tornare alla normalità. Hai fatto tutto da solo, quindi smettila di romperci le scatole, stiamo facendo il meglio che possiamo.»
La sfuriata ammutolì Derek, che si morse virtualmente la lingua. Stiles gettò il cellulare sulla sedia con poca grazia e Derek, in un impeto di empatia, ebbe la buona creanza di non ribattere sui modi del ragazzino.
Quando Scott tornò nella sala d’attesa di Allison non c’era ancora alcuna traccia.
«Come va la caviglia?»
«Bene, è una brutta distorsione, ma niente di rotto. Qualche giorno di riposo, un po’ di ghiaccio e sarò come nuovo.»
Stiles annuì sentendosi un po’ in colpa e sbuffando pesantemente.
«Allison?»
«In obitorio» mormorò Stiles. Scott, prese in mano il cellulare di Stiles, iniziando a giocherellarci.
«Come troviamo una strega?» domandò Scott, inclinando il cellulare senza farci caso, ponendo la fotocamera proprio in direzione di Stiles.
Stiles sbuffò esasperato, strofinandosi gli occhi per l‘assurdità di quella situazione. «Non lo so, Scottie. Non lo so davvero...»
Stiles non lo sapeva davvero, Derek era stato estremamente laconico con le informazioni, tra un ringhio e l’altro, e lui voleva davvero salvarlo, perché fondamentalmente era una brava persona che non avrebbe mai lasciato morire qualcuno senza fare nulla. Derek lo vide concentrato e vagamente abbattuto, con gli occhi bassi e leggermente tristi, e con estremo orrore notò che si era imbambolato a fissare la sfumatura ambra degli occhi di quel ragazzino molesto.
Tutto venne bloccato da Allison che a denti stretti e come una furia arrivò ripetendo che avrebbero dovuto andare via da lì.
«Ho toccato dei cadaveri, Stilinski. Morti. Che schifo» iniziò a sibilare strofinandosi le mani e salendo di corsa sul sedile posteriore della Jeep.
«Questa me la paghi, maledetto idiota!»
Stiles mise in moto e dopo aver aiutato Scott a montare su restò fissò a guardare Allison, «Allora?» le domandò irrequieto.
«Nessun Derek Hale, sarà ancora nel bosco...»
«Ottimo» mormorò uscendo dal parcheggio dell’ospedale.
«Allie, qui entri in gioco tu, abbiamo bisogno della casa al lago di Lydia.»
«Non possiamo coinvolgere Lydia!»
«Dobbiamo coinvolgere solo la sua casa al lago, dille che vuoi passare un weekend romantico con Scott, che lo vuoi consolare per la caviglia, che vuoi scopare con le tende aperte. Non so, inventa qualcosa e prendi quelle dannate chiavi!»
Stiles, di certo, si sentiva un po’ esaurito, non aveva ancora dato di matto per tutta quella faccenda del sovrannaturale, sì che era una persona con la mente aperta e con la fantasia spiccata, ma comunque tra streghe, lupi mannari, possessioni di cellulari e probabili omicidi rituali si sarebbe aspettato almeno un crollo psicologico, pensandoci razionalmente.
Sentiva Allison borbottare al cellulare con Lydia, cercando di convincerla, e Scott intento a fissare il cellulare di Stiles con faccia perplessa.

«Ragazzino, smettila di fissarmi!» gli ringhiò contro Derek, facendolo sussultare.
«Rieccolo con i ringhi. Hale, non spaventarmi l’amico per favore, abbiamo bisogno di neuroni lucidi.»
Se solo Derek non si fosse già preso una sfuriata gli avrebbe risposto che in tre non riuscivano a fare un neurone intero, ma si impose di restare zitto, sbruffando solo un po’.
«Andata, abbiamo il benestare di Lydia. Devi lasciarmi a scuola per prendere le chiavi. Ci vediamo alla casa la lago!»
Stiles annuì e imboccò la strada per il liceo, ci volle poco per arrivare, Stiles fece scendere Allison dall’auto e andò dritto al bosco.
«Come pensi di recuperare il corpo?» gli domandò Scott guardandolo di sottecchi. Stiles si rese conto che l’amico non avrebbe potuto aiutarlo con la caviglia in quelle condizioni e che quindi avrebbe dovuto trovare una soluzione alternativa.
«Dovrei avere ancora la tenda da campeggio, potrei usarla per trascinarlo» mormorò riflettendo sul da farsi.
Posteggiò l’auto sul ciglio della strada, nella zona più nascosta che trovò e afferrando il cellulare per poter restare in contatto con Scott.
«Ricordi dove potrebbe essere disperso il tuo corpo?» gli domandò recalcitrante.

«No» rispose Derek vagamente scontroso «sono caduto a terra vittima di un sortilegio.»
«E noi siamo inciampati sul tuo corpo in piena notte. Dovrò perlustrare ogni angolo del bosco, Ottimo
Iniziò a incamminarsi per il bosco facendo attenzione a ogni centimetro in cui si imbatteva, ogni tanto sentiva Derek borbottare qualcosa sull’assurdità di quella situazione e non poteva far altro che concordare con lui. Dopo quarantacinque minuti di giri a vuoto e di sbuffi nervosi Stiles trovò il corpo, si abbassò stendendo quella che a breva sarebbe stata una tenda da campeggio da buttare e iniziò a trascinare il corpo sulla tenda.
Riuscire a ritornare all’auto fu più arduo del previsto e Stiles ringraziò il fatto che Derek avesse deciso di zittirsi e di non ammorbarlo con i suoi ringhi lupeschi e le poco velate minacce alla sua gola.
«Come ci sono finito in questo casino?» biascicò tra sé e sé trascinando il telo e cercando di fare attenzione al corpo del licantropo.

«Disobbedendo a tuo padre e andando in giro nel bosco mentre una strega compie omicidi rituali?» gli rispose Derek con tono sarcastico, dal taschino della sua camicia a quadri.
«Non sei simpatico, Hale. Per niente. Se non ci fossimo stati noi qui stanotte probabilmente sarebbe stata la tua fine.»
Derek avrebbe davvero voluto rispondere in maniera cattiva, ma a malincuore dovette accettare che il ragazzino aveva ragione e che nonostante tutto avrebbe dovuto essergli grato.
Stiles arrivò all’auto parecchio sudato e ringraziando il cielo che il cellulare fosse rimasto zitto in quel momento parecchio difficile.
«Scottie, adesso avrò bisogno del tuo aiuto» gli disse appoggiandosi con le mani alle ginocchia e cercando di riprendere il fiato. Aiutò Scott a spostarsi dal lato de guidatore, abbassò il seggiolino del passeggero e iniziò ad afferrare il corpo di Derek da sotto le ascelle.
«Hale?»
Il cellulare borbottò interrogativo.
«Scusami, okay?» senza concludere per bene la fase iniziò a sollevare il corpo e infilarlo senza un minimo di grazia all’interno della Jeep.
«Scott, devi tirarlo verso di te, okay?»
Scott annuì tirando Derek verso di sé e cercando di sistemarlo alla meno peggio sui sedili posteriori, mentre Stiles cercava di farlo entrare dentro la Jeep cercando di non fargli male.
Derek sentiva l’impulso di urlargli contro qualcosa ma per il quieto vivere decise di soprassedere e di tranquillizzare il ragazzino.

«Non preoccuparti ragazzino, noi licantropi guariamo in fretta. Non fa niente anche se mi lasci qualche livido...» borbottò controvoglia, Stiles mormorò in assenso, come se non l’avesse quasi sentito.
Dopo almeno una decina di minuti riuscirono a sistemarlo sui sedili posteriori, Scott si spostò nuovamente sul sedile del passeggero e Stiles salì a bordo per andare alla casa al lago di Lydia.
Arrivarono lì che Allison era già seduta sui gradini all’entrata.
«Com’è andata?» domandò loro andando verso Scott per aiutarlo a scendere.
«Bene, lo abbiamo trovato senza problemi» rispose il ragazzo sorridendole.
«Bene un corno, io l’ho trovato e l’ho trascinato fino alla Jeep, mi sento distrutto!»
Allison annuì distrattamente, accompagnando Scott sugli scalini per sedersi, per poi tornare indietro ad aiutare Stiles a trasportare dentro casa il corpo di Derek.
Lavorarono in silenzio, faticando per farsi carico del corpo di Derek che, come aveva sospettato Stiles durante la sua estate da stalker, era massiccio e duro. Aveva i muscoli ben definiti, o almeno così gli sembrava quando toccava le spalle o i pettorali per trasportarlo. Quando per sbaglio sfiorò i glutei deglutì rumorosamente perché nella sua mente si era fatta largo un’immagine allettante e poco casta, decisamente a luci rosse, di Derek senza pantaloni e, porca merda, doveva evitare di avere un’erezione in quella situazione.
Quando furono dentro sistemarono il corpo di Derek sul divano sul divano, per poi sedersi a terra e prendere in mano il cellulare e fissarlo intensamente.

«Ragazzino, sono dentro il tuo cellulare non dentro la tua testa. Parla!» sbottò Derek, nonostante si fosse fermato a fissargli il viso. Aveva i tratti arrotondati, con le labbra piene e ci avrebbe giurato che erano morbide, gli occhi di una sfumatura ambrata e i nei che gli decoravano il viso.
Aveva ancora dei lineamenti infantili ma dal modo di reagire, nonostante l’irrequietezza, la frenesia e il malcelato entusiasmo, sembrava anche vagamente intelligente, non che gliel’avrebbe detto, mai, ne andava della sua reputazione.
«Dio, Hale, ti pagano per sbraitare?» gli disse facendo una smorfia che fece ringhiare Derek anche se per un attimo pensò che fosse adorabile. Odiava quel ragazzino.
«Comunque,» proseguì Stiles «dobbiamo parlare di come rintracciare e catturare quella strega, e tu, Hale, sei l’unico che può darci le dritte giuste, quindi smettila di abbaiare ordini senza dare la minima spiegazione e spiegaci come possiamo aiutarti!» concluse serio.
Derek sospirò internamente, perché comunque, nonostante la stramberia della situazione, quei ragazzi volevano davvero aiutarlo, anche con i suoi ringhi.
«Magari qualcosa che non preveda la nostra morte, eh!» rimarcò Scott.
«Sì, magari anche quello...» borbottò Stiles, come se a quell’eventualità non ci avesse ancora pensato.
Derek alzò virtualmente gli occhi al cielo, lo avrebbe fatto davvero se avesse potuto, e iniziò a parlare, fissandosi sugli occhi di Stiles e distraendosi, ma di questo i ragazzini non si erano accorti, con le labbra che quel ragazzino si ostinava a mordicchiare.




Note 2.0:  Voglio solo avvertire che la frase "Scopate con le tende aperte" è presa dal telefilm shameless, prima stagione. Mi ha fatto talmente ridere che ho voluto riproporla. Fine delle comunicazioni di servizio.
A presto, Cinzia N. ^^

P. S. sono presente un po' in ogni dove: Facebook, Twitter, Tumblr (che uso a cazzo, passatemi il termine), Instagram: cinzia_ns, Blogger (che sto riprendendo adesso).  Contattatemi se vi fa piacere :)

   
 
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