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Autore: OmbraAla    03/10/2016    5 recensioni
Tom Riddle crollò sul pavimento con banale solennità, il corpo fiacco e rattrappito, le mani bianche vuote, il volto da serpente inespressivo e ignaro. Voldemort era morto [...] Il sole sorgeva alto su Hogwarts e la Sala Grande ardeva di vita e di luce ma… fu un attimo. [...] Harry Potter cadde al suolo con gli occhi chiusi, le mani che ancora stringevano le due bacchette.
Quali saranno le sorti dell'Eroe del Mondo Magico? Fine o nuovo inizio?
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Harry/Severus, Ron/Hermione
Note: Lime, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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CAPITOLO I :
2 MAGGIO 1998
« Avada Kedavra! »                                      
« Expelliarmus! »
Lo scoppio fu come un colpo di cannone e le fiamme dorate che eruppero tra loro, al centro esatto del cerchio che avevano disegnato, segnarono il punto in cui gli incantesimi si scontrarono. Harry vide il lampo verde di Voldemort urtare il proprio incantesimo, vide la Bacchetta di Sambuco volare in alto, scura contro l’alba, roteare come la testa di Nagini contro il soffitto incantato, verso il padrone che non avrebbe ucciso, che finalmente ne entrava in pieno possesso. E Harry, con l’infallibile abilità del Cercatore, la prese al volo con la mano libera mentre Voldemort cadeva all’indietro, le braccia spalancate, le pupille a fessura degli occhi scarlatti che si giravano verso l’alto. Tom Riddle crollò sul pavimento con banale solennità, il corpo fiacco e rattrappito, le mani bianche vuote, il volto da serpente inespressivo e ignaro. Voldemort era morto, ucciso dal rimbalzo della sua stessa maledizione, e Harry fissava, con due bacchette in mano, il guscio del suo nemico.
Un vibrante secondo di silenzio, lo stupore sospeso, poi il tumulto esplose attorno a Harry, le urla, l’esultanza e i ruggiti dei presenti lacerarono l’aria. L’ardente sole nuovo incendiò le finestre mentre tutti avanzavano verso di lui, e i primi a raggiungerlo furono Ron e Hermione, le loro braccia ad avvolgerlo, le loro urla incomprensibili ad assordarlo. Poi Ginny, Neville e Luna, e poi gli altri Weasley e Hagrid, e Kingsley e la McGranitt e Vitious e la Sprout; Harry non riusciva a capire una parola di quello che stavano urlando, né quali mani lo afferravano, lo tiravano, cercavano di abbracciarlo: erano in centinaia a premere contro di lui, tutti decisi a toccare il Ragazzo-Che-è-Sopravvissuto, la ragione per cui era davvero finita…
Il sole sorgeva alto su Hogwarts e la Sala Grande ardeva di vita e di luce ma… fu un attimo.
Forse fu per la paura che lo aveva attanagliato per tutto quel tempo. Forse per la grande gioia di aver finalmente messo la parola “Fine” a quella storia tanto atroce. O più semplicemente, forse fu per la stanchezza accumulata in quelle ore che lo avevano visto diventare un Eroe.
Harry Potter cadde al suolo con gli occhi chiusi, le mani che ancora stringevano le due bacchette.
Quando si risvegliò, era ormai sera e la sua vista era ancora appannata. Allungò una mano sul comodino di fianco al letto per cercare gli occhiali, facendo ben attenzione a non provocare il benché minimo rumore.
Desiderava restare un po’ da solo, ovunque si trovasse.
Non appena i suoi occhi misero a fuoco la stanza, non c’era alcun dubbio che si trovasse nell’infermeria di Madama Chips… c’era stato così tante volte da averne perso il conto. In quel momento l’unica differenza fu che la brandina, sulla quale era poggiato, era circondata da separé bianchi che lo rendevano invisibile al resto della stanza. Forse – pensò – volevano garantirgli la giusta privacy per permettergli di riposare.
Si sistemò come meglio poté sul cuscino e chiuse gli occhi: si sentiva incompleto.
Una parte di sé era felice… felice di aver sconfitto il mostro che per ben 17 anni lo aveva tormentato, felice perché da quel momento in poi le cose non avrebbero fatto altro che migliorare, felice perché aveva rivisto i suoi cari nel momento in cui era convinto di non potercela fare e, adesso, era consapevole che loro avrebbero vegliato per sempre su di lui.
Ma, d’altro canto, una parte di sé era stata messa a dura prova. Era addolorato per tutte quelle persone che si erano sacrificate per lui o in nome di una causa troppo grande per essere affrontata da soli.
Pensò a Cedric e il suo cuore si rabbuiò, egli era innocente ed estraneo alla questione eppure aveva trovato la morte. Pensò a Sirius e si sentì in colpa per averlo trascinato al Ministero inconsapevolmente, a Dobby poiché era certo che non avrebbe mai più incontrato un Elfo così coraggioso e altruista. Pensò a Tonks e Lupin che si erano sacrificati per il proprio figlio, affinché il piccolino non vivesse nel terrore e non provasse quel senso di dolore che solo un’entità come Voldemort sapeva infliggere. Teddy non sarebbe stato solo… lui sarebbe stato al suo fianco. Pensò a Fred… al volto della Signora Weasley rigato dalle lacrime, al volto di George. Mai, mai avrebbe voluto che si verificasse un simile martirio. Mai avrebbe voluto che George vivesse privato della sua metà.
Infine i suoi pensieri si rivolsero a Severus. E si sentì uno sciocco.
Severus che per tanti anni aveva celato la parte migliore di sé, che aveva costantemente rischiato la vita per proteggerlo, che aveva amato fino alla morte una donna che non sarebbe mai stata sua.
Un uomo che non era un Santo, questo è certo… Ma un uomo in cui luce ed ombra avevano lottato costantemente e, alla fine, l’Amore aveva prevalso su entrambe le parti.
Si sentì sciocco per non averlo capito prima, perché nei suoi confronti aveva sempre agito d’impulso e non si era mai fermato a pensare a quanta sofferenza e a quanta inquietudine potesse nascondersi in una sola persona.
E, per concludere, Severus e i suoi ricordi, che il professore stesso aveva donato al ragazzo, avevano rappresentato per Harry la sola possibilità di vedere sua madre da giovane e di essere toccato, seppur non in prima persona, dalla sua capacità di voler bene anche a chi, a primo impatto, non veniva considerato una persona raccomandabile.
Mentre era intento a riflettere, sentì la grande e pesante porta dell’infermeria spalancarsi.
Si strinse sotto il soffice lenzuolo e aguzzò le orecchie per tentare di carpire qualche rumore.
Udì uno scalpiccio di passi e un vociferare concitato: riconobbe la McGranitt, Madama Chips e Hagrid.
Era intenzionato a saperne di più e, scostando le lenzuola, scese dal letto per potersi avvicinare al separé: notò che Hagrid stringeva tra le braccia un corpo avvolto da un mantello nero, sembrava esanime…
La McGranitt e Madama Chips, nel frattempo, stavano cercando di preparare al più presto un giaciglio dove adagiare quel corpo. Una volta che Hagrid lo ebbe deposto, la professoressa McGranitt procedé a silenziare quel piccolo angolo di stanza, avviluppato anch’esso dalle tendine separatrici.
Tutto ciò che stava accadendo al di là di quel velo bianco era nascosto ad Harry. Ma per la prima volta in quei giorni, il cuore del ragazzo fu acceso da una sottile fiamma di speranza. Non c’era alcun dubbio, quello era il corpo di Severus Piton. Era stato evidentemente trovato alla Stamberga Strillante… forse Hermione e Ron erano accorsi dopo la guerra a cercarlo per dargli degna sepoltura. Ma se non ci fosse stato più nulla da fare, non sarebbe stato di certo portato con quella premura in infermeria.
Forse non tutto era perduto.
Forse era ancora possibile fare qualcosa.
  
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