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Autore: StormLight94    03/10/2016    3 recensioni
Raccolta di flashfic e one-shot fluff e umoristiche con protagonisti i quattro nerd alle prese con i loro figli.
Enjoy!
#01. "« E va bene, ma tanto ti accorgerai che non sarà nulla di che. Probabilmente è tutta colpa di quel ristorante cinese da due soldi dove siamo andate. »"
#02. "« Ehm...c-credo che mi avvallerò della facoltà di non rispondere. » "
#03. " « Wow, è bastata una donna incinta per renderti uno zerbino peggio di Leonard. » "
#04. "« Amy, quel bambino mi guarda in modo strano » "
[...]
#13. "« Sono impegnati a fare cosa esattamente? » "
#14. "« Dov'è la mamma? »"
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Leonard Hofstadter, Penny, Rajesh Koothrappali, Sheldon Cooper
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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 Tutto sotto controllo






« Sei sicuro di farcela? »

« Certo. Amy, si tratta solo di due giorni. Andrà tutto bene. »
« Lo so, ma sono così piccoli! Non vorrei lasciarli, ma non ho altra scelta. »
« Non puoi saltare la conferenza. Avresti lavorato duramente per tutti questi anni per nulla altrimenti. »
Sheldon la rimproverò con lo sguardo. Non voleva che si preoccupasse così tanto per lui. Voleva che si godesse quel momento speciale senza sentirsi continuamente in angoscia. L'aveva vista per anni destreggiarsi egregiamente tra il lavoro e la famiglia ed era giunto il momento che si prendesse un momento di tregua.
Amy dal canto suo apprezzava le continue rassicurazioni del marito, ma un'ombra di preoccupazione continuava ad aleggiare dentro di sé. Stava lasciando Sheldon da solo con due bambini di quattro anni e, anche se non glielo avrebbe mai ammesso davanti, la cosa la terrorizzava.
Doveva passare due giorni a Philadelphia per parlare davanti a famosi scienziati di una prestigiosa università  e l'unica interazione che poteva avere con i suoi figli era solo attraverso lo schermo di un computer.
Come poteva stare tranquilla?
« Se dovesse succedere qualcosa non esitare a chiamarmi. »
Sheldon roteò gli occhi. « Sì, ho capito. Amy non sono un bambino so badare a me stesso. »
Non convinta al 100% da quella affermazione fu ancora più propensa di chiedere a Penny se poteva passare a dare un'occhiata ogni tanto. Ovviamente questo a lui non lo avrebbe detto.
« Piuttosto, come è andato il viaggio? » riprese il fisico dopo una breve pausa. « E l'hotel è pulito? Non porterai a casa qualche parassita mi auguro. »
Amy sorrise. « È andato benissimo anche se è stato un po' stancante. L'hotel è pulitissimo e ho fatto un controllo generale della stanza per assicurarmi che non ci siano delle sorprese. »
« Ottimo. Se però dormissi nel telo di plastica mi sentirei più sicuro. »
« Sheldon, non dormirò nel telo di plastica che mi hai messo nel bagagliaio. » rispose con tono calmo che però non ammetteva ulteriori repliche.
« Come vuoi. » disse un po' offeso.
Restarono in silenzio per un po'. Sheldon si tormentava il lembo della maglia con fare nervoso. A discapito dell'aspetto assolutamente calmo dentro di sé era parecchio teso all'idea di stare da solo. Non era la prima volta che Amy partisse per qualche giorno, ma prima non aveva due figli a cui badare. Anzi, a badare a lui c'era Leonard.
Ma non poteva dare l'impressione di non riuscirci. Come avrebbe fatto a fidarsi di lui in futuro?
« Chiamo i bambini così ti salutano. Non stanno aspettando altro. »
Lei ingrandì il sorriso ed annuì. Dallo schermo vide il fisico teorico uscire dalla camera e chiamare James e Alison dicendo che la mamma li stava aspettando. Tempo pochi secondi e i bambini si precipitarono davanti al computer spingendosi e litigando.
« Calmi, calmi. Come è andata oggi? »
« Mamma appena torni devi sgridare James perché mi h rubato tutte le matite colorate! »
« Non ho rubato niente! »
« Sì invece! »
« Basta litigare. Salutate la mamma e poi andate a mettervi il pigiama e a lavarvi i denti. » li ammonì Sheldon da dietro.
« Mi mancate così tanto! Vi trovate bene da soli con papà? »
« Sì! » risposero all'unisono. « Stamattina zio Leonard ci ha preparato i fren tos e poi siamo andati a far volare gli aquiloni insieme a Matt.  Quello di James si è incastrato su un albero ed è ancora là. » rise Alison. « E ha anche pianto un sacco. »
James si imbronciò. « Ho pianto solo un po'. » borbottò offeso.
Amy ridacchiò. « Ma come, un ometto grande come te che piange? »
 « Infatti ho smesso quasi subito! Papà mi ha comprato il gelato. Era al cioccolato e ci ha messo anche la panna sopra! » disse il bambino togliendosi immediatamente il broncio e gli occhi verdi brillavano al ricordo dello strappo alla regola che suo padre aveva fatto per farlo smettere di piangere e tirargli su il morale.
« Settimana prossima ci andiamo ancora e questa volta però viene anche la mamma. » intervenne Sheldon appoggiando le mani sulle teste dei due gemelli.
« Sìììì! Anche la mamma! » gridarono in coro avvicinandosi ancora di più allo schermo ed Amy scoppiò a ridere.
« Va bene, va bene verrò anche io. Ora ubbidite a papà e andate a mettervi il pigiama. »
« Buonanotte! » urlarono e scesero dal letto matrimoniale per correre in camera.
« Visto? Tutto sotto controllo. » Sheldon si sedette sul letto e si mise il pc sulle gambe, lo sguardo orgoglioso e soddisfatto.
« Okay, ora mi sento decisamente più sollevata. »
« Le tue preoccupazioni erano del tutto infondate. Così come quelle di Leonard, Penny e tutti gli altri. Sono in grado di provvedere a due bambini, dopotutto sono i miei figli. »
Amy annuì e si sistemò gli occhiali. « Hai ragione. Mi dispiace, avrei dovuto avere più fiducia in te. »
« Scuse accettate. Ora, mi assicuri che non ti tratterrai a Philadelphia più del dovuto? »
Amy si tamburellò due dita sul mento per pensare. « Non ho mai visto la città. Forse potrei fermarmi un giorno in più per visitarla. »
Sheldon non mosse un muscolo. « Se è uno scherzo sappi che non è affatto divertente. »
« Ma non mi hai detto che è tutto sotto controllo? » chiese lei candidamente.
« Sì...» mormorò.

« Dov'è la mamma? » chiese James appena raggiunto il salotto dopo essersi svegliato. I capelli ancora arruffati, gli occhi mezzi socchiusi. Vedeva suo padre intento a preparare la colazione, ma di sua madre nemmeno l'ombra. Era sabato e il sabato la sua mamma preparava la colazione per tutti quanti. Ma c'era qualcosa di diverso quel giorno.
« La mamma è a Philadelphia per una conferenza scientifica. » rispose tranquillamente.
James era ancora immobile.
«La mamma non torna più? » Questa volta fu Alison a fare la domanda. Si era appena alzata anche lei e teneva sotto il braccio un peluche di un koala.
Sheldon aggrottò le sopracciglia. « Certo che torna. »
« Ma quando? » continuò lei con un velo di disperazione nella voce.
« Domani sera. Alison, ne abbiamo parlato anche ieri e—»
« Ma io voglio la mamma! » urlò gettando il peluche per terra.
Sheldon schiuse la bocca. Aveva previsto tutto per quei due giorni, ma non una crisi isterica di Alison.
« Alison, la mamma torna. È in un'altra città per lavoro e domani sera sarà di nuovo qui. » continuò il fisico cercando di mantenere un tono calmo.
E adesso che doveva fare?
« Sei sicuro? » gli occhi le si riempirono di lacrime.
« Certo, te lo assicuro. Alison, ti ho mai mentito? »
La bambina fece di no con la testa. Tirò sul col naso e riprese in mano il peluche accarezzandolo per sistemargli il pelo.
« Ora venite a fare colazione, su. »
I gemelli si sedettero sugli sgabelli con aria mogia. Lo guardavano mentre appoggiava un piatto davanti a loro e poi metteva delle uova con il bacon divisi nella stessa quantità.
Alison mise il broncio e spostò il piatto lontano.
Sheldon sospirò. « Cosa c'è adesso? »
« Non lo voglio. »
« Perché? »
Alison lo guardò male. « La mamma prepara i fren tos il sabato mattina. Io non voglio questa roba. »
Sheldon prese un grosso respiro. « Beh, io non sono la mamma e non so fare i french toast. Quindi stamattina si mangia questo. »
James aveva già quasi finito mentre Alison non si degnava di mangiarne neanche un boccone.
« D'accordo se non hai fame allora niente. » Le prese il piatto, ma lei iniziò ad urlare. Sheldon ignorò le sue proteste ed accompagnò James in camera per vestirlo. Il bambino sembrava tranquillo al momento. Il problema era Alison.
Finalmente smise di urlare. A piccoli passi raggiunse la camera che divideva con il fratello e si sedette sul letto a gambe a braccia incrociate, guardando male tutti e due. Il viso era rosso e le guance ancora bagnate di lacrime.
« Forza, vestiti. » le disse.
Lei scosse la testa energicamente in segno di disappunto.
Sheldon provò a toglierle la maglia del pigiama, ma fu impossibile con lei che si dimenava e non collaborava minimamente. Si staccò dalla sua presa e si infilò sotto le coperte.
« Non voglio vestirmi! » gridò.
« Se Alison non si veste non mi vesto nemmeno io » disse James gettando i vestiti per terra con un calcio.
Sheldon perse la pazienza. Se doveva passare due giorni interi così sarebbe stato un inferno. Non immaginava che potessero fare così tanti capricci nell'aver visto Amy andare via.
Dopo un'ora sia Alison che James erano ancora sotto le coperte e Sheldon in piedi  con i vestiti in mano che non era riuscito a far indossare in alcun modo a nessuno dei due.
Giunto a questo punto c'era solo una cosa che poteva fare.

« Qualcuno sta bussando alla porta. Probabilmente è Sheldon. »
Leonard sbuffò e prese gli occhiali dal comodino. « Amy è partita da meno di tre ore e già ci sono problemi? »
« Non sarà nulla di che, lo sai. » lo rassicurò Penny toccandogli il braccio. « Vai a vedere cosa vuole così torniamo a dormire. »
Leonard aprì e lasciò entrare l'ex coinquilino che stava fumando di rabbia.
« Che cosa ci fai con i vestiti di Alison in mano? » domandò Leonard indicando gli indumenti.
« Che cosa ci faccio con i vestiti di Alison in mano? Te lo spiego io che cosa ci faccio! » sbottò.
Raccontò tutto quello che la figlia gli aveva fatto passare quella mattina a partire da quando aveva messo piede giù dal letto.
« È ancora là sotto le coperte che scalcia e urla se mi avvicino! Non posso passare due giorni così! » sbottò stizzito.
« Perché zio Sheldon sta urlando? » chiese Matt alla madre la quale, rimasta tutto il tempo sull'uscio della camera a braccia incrociate, sorrise sotto i baffi e superò i due uomini con grandi falcate per andare nell'appartamento di fronte.
Sheldon decise di seguire la donna e vedere cosa aveva in mente di fare.
Penny si sedette sul letto e tenendo una mano sulla schiena della bambina usò parole calorose e rassicuranti, esattamente come una madre verso la propria figlia. Poco alla volta uscì da sotto le coperte e guardò prima la zia, poi suo padre e poi di nuovo la zia. Penny le fece il solletico e questa iniziò a ridere come una matta. Poi balzò giù dal letto e corse in cucina dove scalò lo sgabello ed appoggiò i gomiti sul tavolo in attesa.
« Io ho fame! Voglio la colazione! »
Sheldon guardò sbigottito Penny domandandole con lo sguardo come avesse fatto e di rivelare anche a lui quel segreto.
La donna scrollò le spalle. « Istinto materno. » gli disse passandogli accanto.
« Ma come...io...»
« Arrivano i french toast! » esclamò Leonard avvicinandosi ai fornelli ed accendendo il gas.
« Sìì i fren tos! » urlò la bambina di nuovo contenta.
James tirò i pantaloni di Sheldon per attirare la sua attenzione. « Papà posso mangiare anche io i fren tos di zio Leonard? »
In un altro momento avrebbe detto di no visto che già aveva mangiato, ma questa volta lasciò perdere. Fece un cenno e James corse a sedersi al suo posto.
Mentre facevano colazione Penny guardò i tre bambini ed ebbe un'idea. « Che dite se oggi andiamo al parco a far volare gli aquiloni? »
Un grido corale approvò quell'idea e finirono in fretta la colazione per correre a prepararsi.
Ancora Sheldon non aveva capito cosa stesse succedendo.

« Sheldon? Sheldon mi stai ascoltando? »
Il fisico si ridestò dai suoi pensieri. « Certo. Comunque ti aspettiamo domani sera per cena. Non fare tardi. »
« O-okay...» disse un po' perplessa la neurobiologa. Gli diede ancora un paio di raccomandazioni e poi si salutarono.
« Forza, è ora di andare a dormire! »
« Ancora cinque minuti! » si lamentò James facendo gli occhi grandi nel tentativo di convincerlo. Sheldon però rimase irremovibile.
« Sono le nove e un quarto, siete di quindici minuti fuori dall'orario della nanna. Sapete che non mi piace che non rispettiate gli orari. » Incrociò le braccia al petto ed assunse uno sguardo duro, quello di chi non ammetteva ulteriori repliche.
« Uffa. » James abbandonò il telecomando e si diresse verso la sua camera seguito da Alison.
Entrambi si infilarono nei loro letti e attesero che anche Sheldon arrivasse.
« Buonanotte. » disse spegnendo la luce.
« Aspetta! » urlò Alison.
Sheldon riaccese la luce ed alzò un sopracciglio perplesso. « Cosa c'è? »
« Devi rimboccarci le coperte. »
« Ma—»
« Mamma ci rimbocca sempre le coperte. Così se ci fosse qualche mostro sotto il letto non ci può prendere. »
Il fisico aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse subito. Sia Alison che James lo stavano aspettando impazienti. Con un piccolo sospiro decise di ubbidire a quella piccola richiesta.
Iniziò dal maschietto, sistemandogli anche il cuscino ed infilando bene le coperte sotto al materasso in modo che non uscissero se dovesse girarsi nel sonno.
Quando finì anche con Alison le diede una breve occhiata. « Così va bene? »
Lei annuì soddisfatta e strinse il peluche.
« Okay. Buonanotte. » ripeté e si alzò dal letto.
« Stai dimenticando il bacio della buonanotte! » disse Alison corrugando lo sguardo. « Papà, ma devo dirti proprio tutto? »
« Io non—»
« Mamma ci dà sempre il bacio della buonanotte così riusciamo a dormire. » spiegò.
Sheldon non sapeva di tutti questi riti prima di farli addormentare. Amy si occupava di metterli a letto, lui si limitava a dare una semplice buonanotte dal salotto.
Con un altro sospiro decise di ubbidire anche a quella richiesta. Infondo lui era il primo ad approvare un rigido schema di abitudini e, come si aspettava, anche i suoi figli ne avevano uno tutto loro.
Si avvicinò al viso della bambina ed appoggiò le labbra sulla sua fronte.
Lei ridacchiò.
« Anche Stitch! » disse prendendo il peluche con due mani.
« Devo proprio? » disse arricciando appena le labbra.
« Sì! Mamma—»
« Ho capito, ho capito! »
Riuscì a dare un bacio veloce anche al peluche facendo ridere la bambina che se lo accoccolò subito al petto.
Infine Sheldon si alzò e fece lo stesso anche per James. Per fortuna questa volta non c'era nessun peluche.
« Ora, se abbiamo finito, posso spegnere la luce in modo che possiate finalmente dormire? » domandò con una punta di esasperazione nella voce.
« Sì! »
Guardò un'ultima volta i due bambini nei loro letti e poi chiuse la porta. Si portò in salotto dove si lasciò andare sul suo posto sul divano. In tv andava in onda i titoli di coda del primo film di Indiana Jones.
« Beh, magari potrei guardare qualcosa su Netflix. » si disse cercando un film sul catalogo. Qualcosa che magari lo distraesse un po' e non gli facesse sentire la mancanza di qualcuno.
« Oh, questo film non l'ho mai vis—»
« Papà! »
Sprofondò sul divano e chiuse brevemente gli occhi prima di alzarsi e vedere cosa James voleva.
« Posso avere un bicchiere di latte caldo? »
« Adesso? » chiese perplesso.
« Sì! Non riesco a dormire sennò! »
Ormai aveva capito che erano solo capricci per non dormire, ma decise comunque di soddisfare anche quella richiesta.
Scaldò il latte alla giusta temperatura e glielo portò in camera.
James si mise seduto ed allungò le mani che prontamente afferrarono il bicchiere e se lo portarono alle labbra.
« Stai attento però a non rovesciartelo addo—» non finì la frase che una grossa macchia di latte si era già formata sul pigiama e sulle lenzuola.
James si guardò i pantaloni bagnati e poi suo padre. « Ops. »
Sheldon fece forza a tutto il suo autocontrollo, ma un tic nervoso iniziò a tormentargli l'occhio destro. Gli tolse il bicchiere dalle mani e lo mise sul comodino poi prese James da sotto le ascelle e lo mise in piedi togliendogli così la maglia e i pantaloni.
« Posso dormire così stanotte? »
« No, non puoi dormire solo in mutande. »
« Ma è divertente! »
Ignorandolo lo rivestì, cambiò le lenzuola e mise quelle sporche in un cesto.
Rifece tutta la tiritera delle coperte e dei baci ad entrambi perché gliela richiesero un'altra volta e poi, dopo aver ringraziato mentalmente una qualche divinità di dubbia esistenza, spense la luce che già stavano dormendo.
Era passata più di un'ora da quando li aveva messi a letto.
Ormai era venuta anche la sua di ora di andare a dormire e, sinceramente, voleva solo riprendersi da quella giornata lunghissima sperando che l'indomani andasse tutto liscio. Forse poteva portarli allo zoo. Sì, era una buona idea, si disse.
Si sistemò sul cuscino sentendo le palpebre farsi pesanti in un attimo.

Stava dormendo placidamente quando avvertì la porta della camera aprirsi con un breve cigolio. Arrivava una debole luce dalla finestra del salotto.
Sheldon fece finta di dormire.
« Papà? »
Tenne gli occhi chiusi. Non aveva nessuna voglia di aprirli.
« Papà? »
Sospirò a lungo. Gli occhi ancora chiusi.
« Cosa? »
« Posso dormire qui con te? »
Si girò sulla schiena ed accese la lampada sul comodino. Sua figlia era accanto a lui con il suo pigiama verde fresco di bucato e il peluche di koala sotto un braccio.
« Non riesci a dormire? » chiese mezzo assonnato.
Lei scosse la testa e i lunghi capelli mossi si spostarono da una parte all'altra.
Sheldon sospirò ancora. Voleva solo porre fine a quell'agonia.
« D'accordo. Per stasera puoi stare qui. » disse spostando le coperte e un bel sorriso apparve sulle labbra della bambina. Saltò sul letto e si mise sotto accoccolandosi tra le coperte calde.
 « Adesso però dormi, va bene? »
Alison annuì e Sheldon le regalò un breve sorriso. Si girò su un fianco e spense la luce.
Il silenzio avvolse entrambi immediatamente. Fuori la leggera pioggerellina regalava un'atmosfera che contribuiva a far rilassare Sheldon. Si stava assopendo di nuovo ed era questione di un attimo prima di potersi finalmente riaddormentare...
« Papà? »
« Oh mio Dio Alison cosa c'è ancora?! » sbottò esasperato. Sembrava non volesse dargli tregua nemmeno per un attimo.
Alison si avvicinò e dato che il padre le dava la schiena appoggiò le manine sulla sua spalla e si protese un po' per vedere il profilo del suo volto. Era contratto in una smorfia spazientita.
« Sei arrabbiato? »
Sheldon si passò una mano sul viso. « Non sono arrabbiato. È tardi e sono stanco. Per favore, dormi. » la supplicò. Alison però non si mosse.
« Pensavo che ti saresti sentito solo a dormire senza la mamma. »
Sheldon la guardò sorpreso. Sua figlia era preoccupata che potesse sentirsi solo e voleva semplicemente fargli compagnia. Si sentì uno schifo per averle risposto male.
La guardò negli occhi verdi, gli stessi di Amy e sorrise. « Adesso mi sento meglio. »
Alison sorrise raggiante, contentissima di aver fatto sentire meglio il suo papà. Gli diede un bacio sulla guancia, gli augurò la buonanotte e finalmente appoggiò la testa sul cuscino e strinse il peluche a sé, pronta per dormire.
Sheldon esalò un breve respiro esausto e soddisfatto.
Finalmente poteva dormire.
Si rimise sul fianco, sistemò bene la coperta sopra la spalla e chiuse gli occhi.
Era quasi sul punto di riaddormentarsi quando avvertì qualcuno camminare per la stanza. Dei piccoli passi.
No.
I passi si fermarono dalla parte opposta alla sua.
No, non può essere.
Un attimo di tentennamento poi sentì il materasso sprofondare appena sotto il piccolo peso.
Perché?
Sheldon con un gesto stizzito si tirò su ed accese di nuovo la luce.
« E tu che ci fai qui? »
James si era fatto piccolo piccolo sperando di averla fatta franca, ma ovviamente così non era.
« Ho fatto un brutto sogno. » mormorò timidamente.
« Che sogno? » chiese. Ormai era deciso che quella sera non doveva dormire.
« Ho sognato la faccia di un uomo che si scioglieva e mi ha fatto tanta paura. »
« La faccia di un uomo che—oh no...» Sheldon si passò due dita sugli occhi. Quella sera davano in replica Indiana Jones e aveva deciso di riguardare il film, ma giunto a quella scena non fu abbastanza veloce a cambiare canale. E James ovviamente quella notte la sognò subito.
« Che cosa facciamo quindi? » chiese sapendo già tuttavia la risposta.
« Posso dormire qui? »
Il fisico guardò i due gemelli e non poté far altro che annuire. Infondo quella era una serata inusuale, tanto valeva renderla ancora più inusuale.
« Però cercate di dormire adesso. Intesi? »
I bambini annuirono.
Questa volta sperò che finalmente lo ascoltassero. Era stanco morto e non sapeva quanto riusciva a tollerarli ancora.
Provò a chiudere di nuovo gli occhi e sembrò andare tutto bene.
Fino a quando non li sentì muoversi nuovamente.
« Spostati, non ci sto. »
« Vai via James c'ero io prima! »
« Papà ha detto che posso restare, spostati tu! »
« Ahia! Papà, mi ha tirato i capelli! »
« Ha iniziato lei! »
Iniziarono una vera e propria lotta dove volavano calci, schiaffi e morsi.
Questa era la prima e unica volta che lasciava andare via Amy da sola, poco ma sicuro.
Si rimangiava tutto quello che le aveva detto prima su Skype.
Non aveva nulla sotto controllo.




Dopo un tempo lunghissimo torno ad aggiornare questa raccolta.
Mi mancavano troppo!
Non voglio abbandonarla così presto, ho ancora qualche idea che mi piacerebbe scrivere.
Poi ci sono questi momenti misti tra il fluff e il comico che adoro troppo <3<3<3<3
Spero vi sia piaciuto, mi sono fatta perdonare un po' con questo capitolo un po' più lungo degli altri u.u
Grazie a tutti <3
  
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