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Autore: Lady Memory    04/10/2016    9 recensioni
Il duo perfetto, ovvero Hermione e Severus secondo fanfiction. Cosa potrebbe succedere se un giorno Hermione decidesse di sfidare il professore più temuto di Hogwarts con una scommessa? Una piccola storia spensierata, completamente AU, scritta per il piacere di giocare con le parole.
Completa. In attesa di un ultimo capitolo bonus indipendente.
Genere: Azione, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Severus Piton, Sibilla Cooman | Coppie: Hermione/Severus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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LA SCOMMESSA
by Lady Memory
 
Una piccola storia spensierata, completamente AU e OC, scritta per il piacere di giocare con le parole. Da non prendere assolutamente sul serio.
 
Consueto disclaimer: Ovviamente, i personaggi di questa storia non mi appartengono. Un ringraziamento a JKR per averli inventati e per averci dato il permesso di continuare a farli vivere.
 
Messaggio dell’autrice:
Salve a tutti. Ebbene sì, siamo arrivati all’ultima puntata. Mi dispiace, perché ormai mi ero abituata a questo saluto del mattino, a rivivere la storia dei miei due poveri protagonisti e a ricevere i vostri commenti.
Che dire? Spero che questa breve, delirante avventura vi sia piaciuta.
Se avete saluti, commenti o domande (o critiche, perché no?), sarò felice di riceverli e di rispondervi.
Grazie per essere ancora qui e buona lettura a tutti.

 
Questo capitolo è dedicato a miss Gold_394, che mi ha seguito e incoraggiato fin dalle prime storie, e che in forza di questa antica conoscenza,  mi ha chiesto di aggiungere un ulteriore capitolo che parli della pila animata dei libri di Hermione.  Non so quando riuscirò a scriverlo, ma prima o poi arriverà. Intanto, grazie! :)  
 
 
***************
 
24. Possiamo farcela! …Vero?

Hermione si limitò a stringere i pugni, ma se avesse potuto, avrebbe voluto urlare o di sfasciare qualcosa, non fosse altro che per sfogare la frustrazione che provava. Quel maledetto incantesimo sembrava prendersi un perverso piacere a giocare a tira e molla con Severus, e la giovane ne era profondamente indignata, visto che ormai era sicura che il suo ex-professore (e, sperava, futuro fidanzato) avesse scontato più che abbondantemente le sue malefatte.

Perciò, il mago e la ragazza si guardarono mestamente, poi Hermione iniziò a dire, accennando un sorriso tremulo, “Severus, io…”

Non fece in tempo a finire la frase che un grido strozzato la interruppe. Sibilla era evidentemente caduta dalle scale, e non era stato un capitombolo privo di conseguenze, a giudicare dal tonfo e dall’allarmante silenzio che era seguito.

“Vai!” le ingiunse seccamente Severus a questo punto. “Abbiamo già fin troppi guai per aggiungerci anche un tentato omicidio.”

Hermione mosse le labbra cercando inutilmente una risposta, poi annuì e si precipitò fuori dalla stanza. Rimasto solo, Severus incrociò le braccia e il suo viso assunse un’espressione determinata.

“È ora di finirla, Crookshanks, non credi?” mormorò, rivolgendosi al grosso gatto, che lo ascoltava con un’aria interrogativa sorprendentemente umana sul muso storto. Il mago si alzò lentamente in piedi, dicendo con un sospiro, “E io penso proprio di sapere come fare.”

********

Hermione trovò Sibilla ai piedi delle scale, confusa e con un gran bozzo sulla fronte.

“Cosa è successo?” balbettò la donna stravolta. “Chi mi ha assalito?”

Merlino ci salvi!” pensò Hermione, atterrita. Ci mancava solo che Sibilla pensasse di essere stata aggredita, tanto per complicare ulteriormente le cose!

“Sei scivolata, cara,” le disse, sforzandosi di mantenere un tono affettuoso che suonò fin troppo sciropposo. “Evidentemente tutte queste ultime emozioni…”

“Quali emozioni?” chiese fieramente Sibilla, tastandosi il viso e facendo una smorfia mentre si toccava il bozzo sulla fronte. “Nulla mi tange quando l’Occhio Interiore mi protegge. E se mi è accaduto qualcosa, ciò vuol dire che l’Occhio… l’Occhio… LE ORECCHIE!” ricordò improvvisamente mentre il tatto le rivelava cosa era accaduto.

“Dobbiamo andare subito da Minerva a darle la buona notizia,” si affrettò a suggerire Hermione. Ma lo strano sguardo che le rivolse Sibilla la gelò.

“Non sono poi tanto sicura di avere tutta questa fretta,” disse la veggente e la fissò con intenzione. “Per esempio, chi mi assicura che non sia stata tu a spingermi giù dalle scale?”

Hermione si sentì agghiacciare.

“Ma Sibilla,” pigolò. “Perché avrei dovuto farlo? Stavamo andando insieme da Minerva a raccon-“

“Appunto!” la interruppe la donna con sorriso freddo. “Adesso non ricordo, però mi ricordo che c'era qualcosa che dovevo ricordare.”

Hermione rimase a bocca aperta, poi diede in un gemito disperato.

***********

“L’hai capito anche tu, vero, Crookshanks?” chiese Severus, guardando il gatto direttamente negli occhi.

Il micione si sedette accanto a lui e cominciò a leccarsi quietamente una zampa: il mago intanto continuava a parlare a bassa voce, camminando in cerchio, come se volesse chiedere l’approvazione di quell’amico così particolare.

“L’incantesimo vuole la mia punizione. Ma se lascio fare ad Hermione, continuerà a proteggermi. Cercherà di evitare che qualcuno mi scopra, e se qualcuno dovesse farlo, lo Oblivierà per non farmi sentire in imbarazzo. Tutto questo non può continuare. L’incantesimo potrebbe anche avere effetti collaterali che non conosciamo. Potrebbe voler punire la tua padrona per essersi intromessa. E io… io non posso permettere che questo accada.”

Severus si prese la testa fra le mani e sospirò. Non c’era nulla da fare. Aveva peccato di orgoglio, e quell’orgoglio era stato punito. Severus Snape, eroe di guerra, pozionista emerito, confidente di Albus Dumbledore e del Signore Oscuro, era stato reso piccolo e inoffensivo come un giocattolo da un incantesimo che lui stesso aveva contribuito a creare. E adesso, l’incantesimo che lo aveva ridotto a dimensioni lillipuziane, gli aveva appena dimostrato che, per tornare normale, la sua trasformazione doveva essere rivelata a tutti.

Non c’era altra soluzione. Era tragico, ma il destino esigeva la sua umiliazione. Per un attimo, Severus pensò che avrebbe potuto Obliviare i suoi colleghi una volta che avesse riavuto la sua normale statura. Ma un leggero strattone verso il basso con relativo accorciamento di un’altra decina di centimetri gli fece capire che non doveva nemmeno pensarci. Rassegnato, sospirò di nuovo e si rivolse a Crookshanks, parlando con voce aspra per nascondere il suo imbarazzo.

“Allora, gatto, direi che non abbiamo più nulla da fare qui. La tua padrona ha le sue idee, ma questo ultimo round me lo voglio giocare come dico io. Perciò… Perciò, che facciamo? Vieni con me o… vado da solo?”

Appena pronunciate quelle parole, Severus si rese conto di quanto amaro fosse il sacrificio che stava per affrontare. Abbassò la testa e si sentì spaventosamente infelice. Non era giusto. No, non era proprio giusto.

A quel punto, con incredibile gentilezza, Crookshanks strofinò il muso storto contro la spalla di Severus, ed emise un miagolio sommesso. Il mago appoggiò una mano sul ruvido pelo arancione del micio.

“Grazie,” mormorò. Poi raddrizzò fieramente le spalle e si diresse verso le scale, seguito silenziosamente dal grande gatto.

*************

“Che accidenti sta succedendo qui?” protestò vivacemente Hooch, che si era imbattuta – in effetti, il termine esatto era scontrata - in Hermione e Sibilla mentre riportava una bracciata di scope utilizzate nella sua lezione. Non era tipo da scombussolarsi facilmente, eppure appena i suoi gialli occhi grifagni si posarono sulla veggente, la professoressa di volo sobbalzò per la sorpresa.

Sibilla! Le tue orecchie sono tornate normali!” esclamò con il tono di chi non si aspettava che questa felice conclusione sarebbe mai accaduta.

“Appunto!” gridò Hermione, sperando di aver trovato un’alleata. “La stavo accompagnando da Minerva quando è caduta dalle scale e…”

“Non sono caduta!” esclamò Sibilla, ergendosi fieramente e raddrizzando gli occhiali dalle lenti immense. “LEI mi ha spinto!” E indicò Hermione senza la minima esitazione.

“Ma cosa dici!” ribattè Hooch con la brusca franchezza che la contraddistingueva. “Tra tutti quelli che sono anni che vorrebbero buttarti giù dalla torre di Astronomia, vai a sceglierti proprio Hermione Granger, cioè l’ultima arrivata? Ma ti sei bevuta il cervello?”

“Ah! Anche tu!” Esalò Sibilla, alzando le mani al cielo, cioè al soffitto, in posizione ieratica. “È una congiura! Siete tutti contro di me! La Granger perché non ha mai accettato i miei poteri interiori. Tu perché sei sempre stata gelosa, sin da quando ho avuto l’incarico in questa scuola.”

Gli occhi di Hooch ebbero un bagliore pericoloso.

“Senti, ragazza,” cominciò con un tono basso e minaccioso. “Ho sopportato per anni i tuoi deliri perché il vecchio rompiscatole voleva tenerti qui, ma sai cosa ti dico adesso?”

Hermione non rimase a sentire cosa stava per dire Hooch. Con un singhiozzo di scoraggiamento, si girò e prese a correre, mentre dietro di lei si alzavano le voci irate delle due donne, e lampi di bacchetta illuminavano il corridoio.

*************

Severus guardò i giganteschi gradini davanti a lui e si chiese se c’era un modo per scenderli senza ammazzarsi, e soprattutto, senza metterci troppo tempo. Se avesse incontrato qualche studente a cui serviva un gufo, la situazione sarebbe stata compromessa definitivamente, e lui avrebbe dovuto comprarsi un biglietto di sola andata e passare il resto della sua vita sull’Himalaya.

Così si erse risolutamente e si rivolse al suo compagno peloso. “Va bene, volevo andare a piedi ma adesso ho un buon motivo per chiederti un passaggio… sempre se sei d’accordo, vecchio mio.”

Crookshanks inclinò il testone e si avvicinò, permettendo a Severus di salirgli in groppa. Poi aspettò istruzioni, sferzandosi i fianchi con la coda.

*************

Hermione risalì di corsa nella Guferia e si guardò ansiosamente intorno. Nessuna traccia né di Severus né di Crookshanks. La cosa la gettò in uno stato di panico finchè non giunse alla conclusione che forse c’era un motivo pratico perchè nessuno dei due si trovasse lì. In effetti, se anche Severus fosse stato scoperto, per quale ragione Crookshanks avrebbe dovuto lasciare la stanza? Nessuno si sarebbe curato di un gatto. (E oltretutto, di un gatto dai poteri magici, molto abile a non farsi prendere). Sicuramente, se fosse accaduto il peggio, il fedele animale avrebbe aspettato la sua padrona e avrebbe cercato di farle capire cosa era successo. Inoltre, Severus aveva già utilizzato Crookshanks come destriero per i suoi spostamenti. Era perciò evidente che gatto e mago se n’erano andati insieme. Rassicurata, Hermione cominciò a pensare a dove poteva essersi diretto Crookshanks col suo prezioso carico.

La sua stanza? Mmmm… poteva anche essere. O forse la stanza di Severus? Eh, entrare lì diventava un bel problema. Sicuramente non avrebbe avuto accesso… e se poi l’avessero pescata, sarebbe stata di sicuro espulsa dalla scuola. Che altri posti restavano a disposizione di un gatto gigante e di un mago minuscolo? Oh santo cielo, ce n’erano fin troppi! Da quale avrebbe dovuto cominciare?

**************

Severus invece non aveva avuto dubbi: era tornato alla Saletta di Pozioni, dove tutto era iniziato e dove giacevano ancora il piccolo calderone con la pozione ormai fredda, il tavolo imbandito e un minuscolo mestolo, quello che Hermione aveva ridotto quando gli aveva proposto di prendere l’antidoto. Sembrava quasi impossibile che fosse passato così poco da quel momento… E sembrava altrettanto impossibile che nessuno si fosse accorto di quel mestolo microscopico. Ma già, chi avrebbe dovuto notarlo se non gli elfi? A tutti gli altri era stato vietato l’ingresso in quella stanza, e difatti era l’unico posto in cui Severus era ragionevolmente sicuro che non sarebbe stato cercato. Il posto più adatto, quindi, a mettere a punto il suo piano.

Il problema non era semplice: come agire per farsi vedere da tutti nello stesso momento? Non aveva intenzione di fare apparizioni a rate né tantomeno di comparire in posto pubblici come la Sala Grande, dove sarebbe diventato lo zimbello dell’intero corpo studentesco. Doveva trovare un modo per riunire tutti i professori insieme, ma quale?

Depresso, sfilò la bacchetta dalla cintura e la mosse nervosamente. Se almeno avesse potuto contare sulla magia, forse sarebbe riuscito a… Oh! Incredibilmente, una piccola scintilla schizzò fuori dalla punta ed andò ad incendiare una microscopica pagliuzza sul pavimento. Crookshanks fece un verso di approvazione.

“Funziona di nuovo!” esclamò il mago. “Erano solo le dimensioni ad impedirmi di usarla!”

Come se l’incantesimo volesse contraddirlo, Severus si ridusse di colpo ai soliti venti centimetri, tuttavia la bacchetta continuò gioiosamente a sputare scintille.

“Ho capito,” sospirò tristemente, contemplando la stanza diventata enorme come la caverna di Polifemo. “Anche questo fa parte della punizione… ma quel che importa è che l’incantesimo ha compreso le mie intenzioni e mi permette di usare la magia. Vediamo, come potrei organizzarmi?”

Il mago in miniatura si guardò rapidamente intorno: una piuma minuscola ed un pezzetto di pergamena sembrarono ricambiare il suo sguardo da sopra la tovaglia.

**************

Hermione stava ancora riflettendo freneticamente quando, improvvisamente, sentì qualcosa muoversi nella sua tasca. Stupita, si affrettò ad infilarci una mano e pescò l’intruso che si agitava debolmente: un foglietto di pergamena, con sopra scritto, in caratteri sgargianti che ricordavano gli annunci di un circo: “Siete tutti invitati nella Saletta di Pozioni per vedere la fine dell’esperimento di Hermione Granger. Divertimento assicurato. Si ammettono solo i membri dello staff.”

Hermione impallidì. Chi aveva potuto mandare un tale messaggio? Che fine aveva fatto Severus? Cosa sarebbe successo nella saletta di Pozioni?

Atterrita, temendo il peggio, la ragazza scese i gradini della Guferia a quattro a quattro, riuscendo persino a travolgere un paio di ragazzi del primo anno nella sua corsa disperata.

*********

Quando la porta si aprì, Severus stava ancora preparando foglietti di pergamena a colpi di bacchetta, cercando di includere nella lista tutti gli adulti dello staff, inclusi – rabbrividì di orrore – Gazza e madama Pince.

Nonostante la sua determinazione, per il momento era riuscito a spedire l’invito solo a Minerva, Poppy, Filius, Pomona e Sibilla, e cercava di trovare il coraggio di aggiungere quelli che ancora mancavano. Perciò l’interruzione creata dall’arrivo di Hermione gli dette molto fastidio. E quindi… un momento! Perché quella sciagurata ragazza era lì? Lui non le aveva mandato un invito, altrimenti lei si sarebbe sicuramente opposta alla sua idea. E poi… e poi lui non voleva che lei partecipasse a quel tragico raduno. Perché dunque se la ritrovava sempre tra i piedi? Un altro scherzetto malvagio dell’incantesimo? Eh sì, doveva essere proprio così.

“Severus,” disse una Hermione pallida ma composta. “Che stai pensando di fare? Cos’è questo invito assurdo? Non avrai intenzione di farti mettere alla berlina da quei quattro vecchiardi!”

“In realtà, la mia idea è proprio questa,” rispose lui cupissimo, senza batter ciglio.

“Ma perché?” gemette Hermione. Irritato più con sé stesso che con lei, Severus si bloccò di colpo e le rispose con tono feroce, “Perché questo è l’unico modo. Non mi dirai che non l’avevi capito!”

“Ma io non voglio che tu…”

“Tu non vuoi, tu non vuoi… Cosa vuoi allora?” la sfidò febbrilmente il mago. “Vuoi continuare a farmi da babysitter in eterno?”

“Ma che dici!” gridò lei, alzando gli occhi al cielo come a chiamarlo a testimone di tanta stupidità. “Come puoi pensare questo di me?”

“Allora devi lasciarmelo fare!” fu la logica risposta del professore in miniatura.

A quel punto, Hermione lo guardò storto. “Sia pure, ma facciamolo insieme!” esclamò, e presa una delle tazze rimaste sul tavolo, la immerse nella pozione e la bevve tutta d’un fiato.

“NO!!!” il grido di Severus trafisse la stanza e persino Crookshanks ne rimase sbalordito, mentre Hermione, avendo ormai fatto il misfatto, sorrideva spavalda, facendo ruotare la tazzina sull’indice con aria di sfida. Il suo sorriso soddisfatto però non durò molto, perché un attimo dopo, ci furono uno schianto ed un’esplosione di luce, dopo di che la ragazza cominciò a crescere così in fretta che dovette rannicchiarsi su se stessa, mentre la sua testa arrivava talmente vicino al soffitto da sbatterci contro. Come Alice nel Paese delle Meraviglie, l’incantesimo l’aveva fatta ingrandire vertiginosamente, e la trasformazione l’aveva colta totalmente di sorpresa.

“Ma cosa è successo?” balbettò infatti Hermione, rattrappita e dolorante. “Perché non mi sono rimpicciolita?”

“Perché il tuo orgoglio ti ha dato alla testa, ecco il motivo!” ribattè Severus, furente. “Ti sei dimenticata come agisce l’incantesimo? Perché hai fatto questa sciocchezza?”

“Perché volevo aiutarti!” rispose Hermione altrettanto furente; e appena dette queste parole, con un altro lampo di luce la ragazza rimpicciolì, arrivando quasi a mezza strada dalla sua statura normale.

“Sapevo che eri cocciuta,” disse Severus amaramente. “Ma stavolta hai davvero superato te stessa. Non avrei mai dovuto accettare questa scommessa. È tutta colpa mia se adesso siamo in queste condizioni.”

Un altro scoppio di luce, e il mago improvvisamente crebbe fino a superare con la testa l’altezza del tavolo.

“Chi è che dice sciocchezze adesso?” protestò Hermione, cercando di liberarsi dalla tovaglia che le aveva avviluppato una gamba. “Io sono perfettamente in grado di fare quello che faccio.”

Un altro lampo e la ragazza si ritrovò di nuovo proiettata verso il soffitto, mentre Severus afferrava con le mani il tavolo per impedirgli di rovesciarsi.

“Ma non vedi quanto è pericoloso?” gridò poi, arrossendo per lo sforzo di farsi sentire. “Perché devi sempre metterti in mezzo?”

Intanto, sotto l’arco della porta stavano cominciando ad accalcarsi i maghi e le streghe dello staff, richiamati alcuni dall’invito, altri dagli scoppi di luce e dai suoni tonanti che accompagnavano ogni cambiamento. Tutti sembravano grandemente stupiti della presenza del mago scomparso e la stanza risuonava delle loro espressioni di sorpresa o di allarme. Tuttavia né Severus né Hermione sembravano essersi accorti di avere un pubblico, e continuavano a scambiarsi frasi per convincersi a vicenda.

“Senti,” ribatteva Hermione, agitando un dito grosso come un ramoscello di Platano Picchiatore e calcando sulle parole, “Se IO voglio aiutarti, tu non puoi impedirmelo. Ho iniziato IO questa storia, e quindi è giusto che IO la risolva.”

Severus la guardò irritato e le rispose sullo stesso tono, “Invece no, è giusto che IO faccia qualcosa, perché non saremmo in questa situazione se IO non ti ci avessi messo.”

Un altro scoppio, e la giovane apprendista pozionista si ritrovò ridotta (quasi) alle sue giuste dimensioni. Severus rimase senza parole davanti a quel cambiamento, anche perché un secondo lampo lo aveva improvvisamente ingrandito fino a (quasi) fargli raggiungere la sua altezza normale. I due litiganti ormai potevano agevolmente guardarsi negli occhi, e sembrava infatti che non potessero farne più a meno. Le loro parole cominciarono ad uscire balbettate e sconnesse.

“Se solo avessi saputo…” mormorò Hermione, contemplando il viso di Severus sempre più vicino al suo.

“Se tu me l’avessi detto…” rispose incoerentemente il mago, perdendosi nello sguardo di lei.

Un vortice di luce sembrò avvilupparli per un attimo, e in quel secondo Severus ed Hermione ritrovarono le loro effettive altezze e non solo. Un’ulteriore benevole spinta finale li fece finire viso contro viso, naso contro naso, labbra contro labbra. Ed entrambi parvero improvvisamente abbandonarsi a quel meraviglioso contatto. Hermione alzò lievemente il volto verso Severus e gli sorrise estatica; allora lui la cinse col braccio, e chinandosi su di lei, la baciò, la baciò e la baciò come se non potesse mai più smettere.

Il gruppo dei professori, capeggiato da Minerva e Filius, aveva assistito basito a quella scena incredibile. Ma quando i due cominciarono a baciarsi, tutta la rigida compostezza britannica andò a farsi benedire e partì un applauso assordante, che pure non ebbe il potere di risvegliare i due amanti dal loro sogno ad occhi aperti.

“È la dichiarazione più strampalata che mi sia mai capitato di vedere,” osservò austera Minerva. Poi, tergendosi una lacrima, aggiunse con un sorriso, “Ma è anche la più bella.”

E profondamente intenerita, si unì all’applauso, seguita dalla commossa Poppy che, al suo fianco, guardava stupefatta la scena.

************

TRE MESI DOPO

In casta camicia da notte, i capelli sciolti sulle spalle come faceva solo quando era ben chiusa nella sua stanza, Minerva McGonagall scriveva il suo diario. Per la precisione, metteva nero su bianco le sue riflessioni, un’usanza che aveva mantenuto fin da quando era ragazzina e che le permetteva di rivivere negli anni le tante cose che le erano successe.

In quel momento, ripensando all’avvenimento del giorno, il sorriso le si allargò sul viso mentre la piuma grattava delicatamente la pergamena.

“E così, caro diario, le nozze di Hermione e Severus si sono celebrate oggi pomeriggio. Degna fine di un’avventura che non è mai stata completamente spiegata dai suoi protagonisti. Non che ce ne fosse bisogno, naturalmente. Era evidente che la pozione di Hermione non poteva funzionare, e poi un po’ di mistero ha reso la cosa più eccitante… ma che importanza ha? Dopo tutto, ci siamo divertiti un sacco!"

Per un momento, il sorriso della Preside si fece ancora più largo. Poi il suono graffiante della piuma riprese rapido.

"Tornando alla cerimonia, sinceramente, non credo di aver mai visto uno sposo così nervoso! Ma per fortuna, con l’aiuto di Hermione, è andato tutto benissimo, anche se pensavo che Severus sarebbe svenuto al momento del sì. È stata davvero una cerimonia stupenda. Crookshanks con cravattino a farfalla faceva una gran bella figura, ma ho capito subito che quell'ornamento non era di suo gusto, visto come continuava a muovere la testa. Cosa non farebbe quel gatto per la sua padroncina! Per fortuna, ho pensato io a liberarlo dall’incomodo appena possibile. D’altra parte, gli dovevo un favore per tutti i resoconti che mi ha dato in segreto dopo il fortunoso ritrovamento dello scomparso in saletta pozioni… Essere un Animagus ha i suoi lati utili, non c’è che dire.

E anche Sibilla, povera cara, nonostante il crollo delle sue speranze (ho sempre saputo che aveva una cottarella per Severus) ha fatto il possibile per sembrare contenta. È riuscita persino a scusarsi con Hooch, anche se Hooch è convinta di essere stata invitata ad una seduta spiritica. Tuttavia, ha fatto buon viso a cattivo gioco, ed ha accettato. Il che, credo, chiude la questione, almeno per un po’. E Poppy? Non era commovente vederla girare con quello sguardo di orgoglio attorno ai due piccioncini? Per non parlare di Filius, che ha voluto tenere il discorso di saluto al pranzo. Ah, quanti bei ricordi… Il banchetto degli elfi è stato sontuoso, non c’è altra parola per descriverlo. Certo, i signori Granger devono ancora riprendersi dallo shock di avere una figlia sposata, e con che uomo! Ma sono sicura che quei ragazzi saranno molto felici…"


La vecchia Preside si interruppe per un attimo. Poi, lentamente, l’espressione gioiosa del suo viso cambiò e prese un’aria furba e soddisfatta che le si addiceva moltissimo. La piuma riprese a grattare con rinnovato vigore.

"Peccato, in tutto questo, che quel giorno nella Guferia abbia dovuto fingere di subire l’Obliviate di Hermione. Mi sarebbe piaciuto tanto vedere Severus in forma minuscola… sarebbe stato un ottimo modo di ricattarlo (quest’ultima parola venne cancellata energicamente e sostituita da “farlo ragionare”) in quei momenti in cui diventa così testardo… D’altra parte, far finta di essere stata Obliviata era l’unica maniera di salvare la situazione senza intervenire con la mia autorità di capo della scuola. Mi aspettavo che Hermione reagisse, quindi non è stato difficile applicare un controincantesimo prima di andarla a cercare."

Minerva si fermò di nuovo con un sorriso. “Sì,” disse ad alta voce, ”non sono male come attrice. Avrei potuto avere una grande carriera davanti a me… Ma via, come preside sono anche meglio.”

E sbadigliando felice, richiuse il diario e scivolò sotto le coperte.


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