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Autore: Morgan Greenlock    05/10/2016    0 recensioni
Gregory è un semplice cameriere del rinomato ristorante 'Save The Queen', a Londra...anzi, dire che fosse un semplice cameriere sarebbe sminuirlo: lui era il migliore; e questo era saltato all'occhio, come ovviamente era noto a tutti, anche al padrone della fortunata impresa, Mycroft Holmes. Uomo molto particolare, tanto che, ad appena uno sgarro e potevi essere licenziato dalla brigata più efficiente di Londra.
Una sera fra le tante andate meravigliosamente un cliente fa un reclamo, un innocuo reclamo e, Gregory, si troverà a dover difendere il suo amico John, Chef e capo della brigata di cucina, per poi andare faccia a faccia con il famigerato e temuto capo.
- Dal testo.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Lestrade, Mycroft Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il Ristorante 'Save The Queen'

*°*

I tempi erano duri, la crisi avanzava e solo coloro abbastanza forti non ne venivano schiacciati. Ogni giorno c'erano aziende che chiudevano, pub, ristoranti, panetterie, aziende d'ogni tipo scomparivano, le clear abbassate e un avviso di chiusura ben in vista affisso con lo scoth sopra; Oramai solo coloro che sapevano distinguersi potevano continuare a lottare e Save The Queen era un'azienda vincente sotto quel punto di vista.

I clienti pretendevano sempre di più, sempre la migliore qualità al minimo prezzo, ma ovviamente i colossi delle vendite, come i supermercati e i centri commerciali, molte volte prendevano in giro il compratore profilandogli lo scarto come prodotto di prima qualità...ed ora il mercato cambia di nuovo, si evolve, le persone si acutiscono e vanno alla ricerca del meglio, il vero meglio.

Gregory sorrise e porse dal lato destro del cliente il piatto.- Ecco a lei Signore.-

-Oh, grazie. Potrei avere del vino?-Disse l'uomo dalla prosperosa pancia e sottomento.

-Certamente, il Sommelier si occuperà di fare la scelta migliore per lei.

-Bene giovanotto, può andare.-

-Buon continuo Sir.-Tornò indietro e poco dopo andò ad occuparsi dei tavoli 8, 9 e 10, rispettivamente due gruppi da cinque persone e un tavolo da due, il terzo, insieme a Anderson e Donovan.

Quella sera l'afflusso di gente fu molto intenso e, dalla cucina alla sala, erano tutti sfiniti. Il padrone del ristorante, uomo con cui Gregory aveva poco conferito ma che spesso osservava, si era intrattenuto coi clienti per tutta la serata; chiedeva di famiglia, lavoro e molte volte trovava vantaggiose offerte poiché molti imprenditori andavano spesso a consumare i pasti, sia di lavoro che non, al Save The Queen.

Dopo lo sbarazzamento della sala e la sanificazione completa della cucina i dipendenti si andarono a cambiare per dirigersi a casa e buttarsi sul letto, ma a quanto pare il padrone voleva parlare a tutti loro.

-Questa sera avete fatto un buon lavoro in complesso, ma oggi è tornato indietro un piatto, ho saputo.

Martin, l'Executive Chef, strinse la base del naso fra pollice e indice, stanco.-Era il tavolo 20, un...un...-

-Un critico gastronomico, esatto Watson. Cosa è andato storto? Avete la ben che minima idea di come sia nato questo posto e che cosa fa per distinguersi e mantenersi a galla?

-Signore, non ha criticato il cibo, voleva semplicemente il piatto più caldo, il piatto di porcellana caldo.-

Lo sguardo di Holmes si corrugò, come sotto una profonda offesa.-Non capiti più; tenga sotto controllo la sua brigata o dovrà trovarsi una nuova occupazione, non è la prima volta.

Gregory aveva assistito al tutto, era anche lui stanco come tutti, aveva ben altro in testa e quell'uomo non gli aveva mai ispirato fiducia, ma solo profonda curiosità e attrazione per quei suoi modi così eleganti e composti nel conversare, ma a quanto pare era solo una facciata; gli dispiacque ricredersi.

“Che esista un capo così esageratamente non pretenzioso?!” Si disse fra sé e sé mentre spostava lo sguardo sullo Chef.

-Sta scherzando Mr Holmes?-

-Affatto.-

-Ma ho sempre fatto un ottimo lavoro, era solo il piatto, quel dannato piatto!-

-Non si alteri o peggiorerà solo le cose.-

Nella voce c'era una sfumatura quasi maligna e fredda che dissipava l'idea che fosse del tutto calmo o che fosse solo uno scherzo ben architettato.

Gregory non poteva crederci, non poteva. Si sentiva caldo, agitato e molto innervosito da quel tono, un po' tutti lo erano, ma chi si faceva sopraffare dal timore, chi dalla apparente calma e chi dal menefreghismo parevano distaccati dalla scena. Strinse i pugni lungo le gambe. Martin era suo amico, ci usciva spesso e si confidava molto apertamente, senza sentirsi giudicato, e al momento non riuscì a controllare la lingua.

-Signor Lestrade, non è affar suo e lei Watson, se ci tiene al suo posto, al costo di consegnare i piatti roventi, faccia come deve, per ora ha ancora radici qui e qui resterà se non sbaglierà nuovamente.-Disse affilato voltandosi per andare nel suo ufficio.- Chiuderò io il locale, potete andare.-

Martin si avvicinò al fianco di Greg e lo ringraziò, ma gli disse che se c'era qualcuno che doveva perdere il posto l'avrebbe dovuto perdere da solo. “Non voglio averti sulla coscienza amico.” Gli diede una pacca sulla spalla uscendo. L'aria fredda di quella sera senza nuvole e senza stelle era così rinvigorente che riuscì a svegliarlo e a raffreddarlo, poiché ancora non si era calmato dalle parole del capo.

-Lestrade, non lei, ho necessità di parlarle.-

-Mi scusi?-

-Mi segua in ufficio

-Vai pure Martin, ci vediamo domani, buonanotte.

Martin sorrise amaro notando il fastidio dipingersi sul viso dell'amico.

-Buonanotte Greg..

*°*

La porta si chiuse con un leggero tonfo e Gregory pote' per la prima volta in assoluto osservare lo studio del proprietario: luci calde avvolte da eleganti forme di vetro intagliato, carta da parati formale e scura, un'ampia scrivania in legno chiaro, e alle spalle d'essa un'ampia finestra che filtrava la luce lunare, in contrasto con tutto il resto; molti angoli d'ombra, dove il buio pesto regnava sovrano, facevano apparire la scrivania come un faro in mare la notte e Gregory ne rimase affascinato e dimenticò, perso nell'osservare quel posto magico diviso dal resto del mondo, d'essere in collera per il comportamento a dir poco esagerato del suo padrone.

-Ha qualcosa contro di me?-

Greg riemerse dalla sua perdizione nell'osservare la luce filtrare dalla finestra e posò lo sguardo su quello dell'uomo, a distanza ravvicinata. Mai e poi mai ci aveva parlato da solo ed ora aveva dimezzato la distanza che gli separava.-No Sir.-Iniziò intimorito da quegli occhi color pioggia da cui non riusciva a distogliere lo sguardo nonostante il disagio.-Sono stanco e i miei nervi giocano brutti scherzi.-

Holmes sorrise appena, in modo quasi invisibile.-Certamente, la perdono per il suo affronto poco fa, è un cameriere ottimo, fra i migliori che abbia mai potuto osservare.-

-Mi osserva signore?- Arrestò i suoi passi verso la scrivania a cui si stava dirigendo, quasi scosso, ma era un'impressione ben poco realistica.-Io osservo tutti Lestrade, pensava a qualche preferenza nei suoi confronti?-

-Ha detto che sono il migliore e...non so se sentirmi offeso per aver ritenuto la difesa del mio collega un affronto o se sentirmi elogiato per i suoi complimenti, Sir.-

-Poggi pure la borsa.-

-Sto bene così, ho la sensazione che non starò qui ancora molto.- Alzò appena il mento e assottigliò gli occhi, facendo un breve passo avanti. Quell'uomo era un contrasto tanto evidente da riuscire a scaturire in lui così tante emozioni, così tanta curiosità e attrazione per un creatura che pareva così fantasiosa per la sua complessità, che Gregory non sapeva bene nemmeno come comportarsi; era arrabbiato, affascinato, stanco e nervoso, ma propenso a stare tutta la notte ad osservare come le luci si alternavano in quella camera e come le ombre avrebbero decorato quest'ultima al sorgere del sole.

-Watson ha sbagliato, ma non deve intromettersi, non è affar suo. So bene come stimolare i miei dipendenti a far ciò che desidero e la paura è uno di quei modi. Non cambierei Martin Watson con nessun altro Chef in tutta Londra.-Si voltò ad osservarlo mentre la collera di Greg sfumava via, diventando fresco vento proveniente dallo spiffero della finestra e luce ancor più intensa nei suoi occhi.

-Molto bene, presumo.-Sussurrò piano.

Holmes si avvicinò nuovamente a lui, ancor più di prima.-Si, può stare tranquillo, il suo amico non perderà il posto di lavoro, nonostante tutto la pregherei di non proferir nulla della nostra conversazione.-

-Lo farò Sir, ma per cosa mi ha chiamato?-

Mycroft si leccò le labbra, seguite dallo sguardo di Greg.-Signore?-Chiese rabbrividendo.

-Mi trovate 'bello', Lestrade?

-Sir?

-Sono bello?

Gregory arrossì un poco, ma fortunatamente le ombre coprivano tale reazione. Avrebbe voluto saper cosa rispondere, poiché la luce calda sul suo viso, lontana, lo faceva apparire come uscito da un film, come da un meraviglioso incubo tramutato in sogno.-E' d'aspetto gradevole.

-Cerchi d'adularmi?

-No, ma lei mi ha posto una domanda e io le ho risposto sinceramente.

-E' sicuro della sua sincerità?

-Sì.-

Mycroft a quel punto alzò lo sguardo su di lui e lo carpì in ogni sua ruga d'espressione, per poi avanzare, facendo arretrare l'uomo.-Sir?...cosa fa?-

La borsa gli cadde quando si trovò imprigionato fra le braccia del suo capo, spalle al muro.

-Le pongo una domanda Lestrade- Gregory in quel momento sentì un brivido attraversargli la schiena, indecifrabile, eccitato, spaventato, perso. Annuì silente. Le labbra, il respiro caldo di Holmes giunsero al suo orecchio.

-Mi bacerebbe?-

Il cameriere sgranò gli occhi voltandosi un poco per veder il viso di colui che gli aveva posto il quesito, ma non vi riuscì.-Non vi vedo, Sir.-

Mycroft si ritirò fino a poca distanza dal capo del dipendente.-Va meglio?

-Sì.-Sussurrò rotto.

-Mi risponda.-

-Sì.-

Silenzio. Mycroft si poteva sentire infastidito da quel comportamento così irrispettoso che quasi si pentì d'aver rischiato così tanto per...per una cosa che non si sarebbe mai realizzata, probabilmente. Covava da tempo un amore verso quell'uomo, nei suoi movimenti decisi e fluidi, nelle sue prese ferree e nei suoi riflessi pronti, nelle sue acute capacità di direzione e nel suo aspetto: pelle appena scura, sorriso bianco e capelli tinti dal tempo.

-Le ho ordinato una risposta.-Sussurrò spazientito mentre premeva maggiormente la mani al muro e induriva lo sguardo.- Me la dia.-

-Che modi bruschi Sir, per un qualcosa che le ho detto e che a quanto pare non ha capito.- Tremò abbassando lo sguardo, troppo imbarazzato per continuare a sostenere quelle due tempeste ch'erano i suoi occhi.

In quel momento il sussurro di Gregory fu come una freccia conficcata nel cuore, come una scintilla di speranza, come il fuoco, come l'incendio che divampò da quella semplice e sola scintilla.

Le labbra d'uno su quelle dell'altro, bacio casto, seguito da un altro e un altro ancora. Gregory fremette emettendo un mugolio di gradimento e sorpresa.

 

“Che iniziativa! Che azzardo Mycroft Holmes!” Disse la sua coscienza. “Ma abbi fede, t'amerà, ti ha baciato...otterrai ciò che desideri.”

 

Quando si allontanò i respiri si mischiavano ancora, il rosso delle gote di Gregory si potevano scorgere anche nella penombra delle poche luci accese e lo sconvolgimento di Mycroft era evidente come una pennellata di giallo sul viola.

Nessuno riuscì a parlare per un tempo indefinito, ma alla fine Mycroft si allontanò, rimettendosi a posto la giacca e la cravatta che Gregory aveva saldamente afferrato pochi istanti prima.

-Può andare, non ho più nulla da dire.-

Ne fu colpito. Aveva provato così tante emozioni, uno sconvolgimento così potente da provocare in lui uno scatto di rabbia.-No, signore!- Avanzò facendolo voltare.- Pretende che me ne vada dopo quello che è successo?!

-Le importa?

-Ovviamente.

-Lasciami ai miei tormenti Gregory.- Disse freddo prima di arrivare di schiena contro la scrivania e lamentare un leggero dolore, bloccato dalle forti mani del cameriere, mezzo sdraiato sulle sue carte. Volle rapire lui sta una volta le labbra del suo padrone, eccitato ancora dal ricordo di poco fa. Il cuore aveva avuto un balzo, aveva mancato quasi di battere per poi riprendere più potente. “Che strana sensazione” si ripeteva. “Che strana, stranissima sensazione-”

Gli morse un labbro e ne baciò le labbra affamato di quella frenesia così fuori luogo con lui, elegante e contenuto. Unì le mani morbide di Mycroft con quelle ruvide di lui, ne baciò il collo e ne violò la bocca. I bacini schiacciati, nessuna distanza fra loro, nessuna vergogna nella penombra dell'ufficio e come testimone la sola timida luna.

Gregory emise un rantolo profondo e roco, deciso, all'orecchio di Mycroft.- Ora posso andarmene e se desidera chiedermi di uscire può anche farlo come il restante 99% della popolazione mondiale...-

 

Gregory abbandonò la stanza di corsa, lasciando il borsello lì/una delle sue due borse/, per terra. Forse per la fretta, forse una mossa d'astuzia, ma sarebbe dovuto tornare in quell'ufficio così diverso dal resto del mondo e Mycroft sorrise appena alla prospettiva di dover e poter rivedere quell'animo così istintivo e incontrollabile.

Aveva provato così profonda emozione a non sentir resistenza da parte sua, ma bensì luci nei suoi occhi e curiosità nel suo sguardo, sorpresa nel suo viso e voglia nel suo corpo e, infine, divertimento per la sua mente così stranamente ordinaria al resto degli uomini.

 

Gregory scoprì l'amore di Mycroft Holmes, un amore che avrebbe imparato pure lui ad amare e ad odiare e a goderne delle debolezze, come delle forze.

Quella sera si scoprì curioso, eccitato e felice d'aver baciato un uomo avvolto da sempre dal mistero e che aveva sempre suscitato qualcosa in lui...ora aveva scoperto molto di più.

“Sa come stimolare i suoi dipendenti-” Ricordò mentre camminava verso casa, sorridendo, e per poco non rise davvero, perché ora Gregory era tutto meno che non stimolato dal suo datore di lavoro.

*°*

 

 

   
 
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