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Autore: Tada Nobukatsu    06/10/2016    1 recensioni
Il colibrì è l'uccello più piccolo del mondo. Ha spiccata aggressività, rapidità nel volo e nelle acrobazie, stupendi colori e per questo le antiche civiltà americane lo consideravano la reincarnazione di valorosi guerrieri caduti in battaglia. Il movimento delle ali può raggiungere la sorprendente velocità di 70-90 battiti al secondo. Nessun altro uccello vivente sul pianeta può battere le ali tanto velocemente. In proporzione, la dimensione del loro cuore, rapportata all’uomo, è più grande di 5,6 volte e la frequenza cardiaca dei battiti può raggiungere 1260 pulsazioni al minuto.
Tutte cose molto belle, ma la vera domanda è... che diavolo ci fa in mezzo ai corvi, ai gatti e ai gufi?
Ma soprattutto... Cosa c'entrano in tutto questo i biscotti di Kageyama?
Genere: Comico, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Ehy, Chiyo-chan... secondo te com'è il mondo da lassù?"


«Buongiorno a tutti!» salutò Kuroo, seguito da Kenma. Alcuni della Karasuno e della Shinzen erano già lì, fuori dalla palestra ad aspettare, mentre altri, tra cui c'era anche Yamamoto e un altro paio sempre della Nekoma, erano raggruppati e schiacciati contro un angolo della palestra a sbirciare il retro.
«Che succede?» chiese Kuroo, avvicinandosi a Daichi. Lo sguardo del capitano della Karasuno non era dei più sereni quella mattina, era ovvio che trattenesse il desiderio di menar pugni a chiunque.
«Le ragazze fanno Yoga» spiegò, lanciando occhiatacce al gruppetto.
«Yoga?» chiese Kuroo.
«Sì, ogni tanto Chiyo-chan lo fa perché dice che l'aiuta a prendere più consapevolezza del suo corpo e che così gioca meglio. Essendo un'attività leggera e piacevole, anche le altre si sono unite.»
Kuroo non disse nient'altro e mostrando curiosità si avvicinò al gruppetto di ragazzi sghignazzante, nascosto dietro l'angolo, e diede una sbirciata anche lui. Chiyo, Shimizu, Yachi e le due manager del Fukurodani erano raccolte in cerchio, sotto l'ombra di un albero. Avevo assunto la posizione del cane con la testa all'ingù, con le gambe ben dritte, il sedere sollevato e l'altra metà del corpo invece diretta verso terra assumendo una posizione a V rovesciata.
Chiyo sembrava l'unica a suo agio, con gli occhi chiusi e concentrata. Le altre barcollavano un po', non riuscendo a stare ben in equilibrio e ogni tanto si scambiavano occhiate e ridacchiavano.
«Silenzio» le ammonì Chiyo, con una serietà che raramente assumeva.
Restarono ferme in quella posizione per qualche altro secondo, prima che Chiyo si abbassasse lentamente verso terra, stendendosi.
Il gruppo dei ragazzi acquattato sotto Kuroo intanto non smetteva di mormorare, compiaciuti e felici di potersi essersi goduti quella vista senza troppa fatica.
«Cane con testa all'insù» comunicò Chiyo, poggiando i palmi delle mani a terra e sollevando il petto, tenendo steso tutto il resto del corpo.
«Su la testa, allargate il torace, spingete con le braccia più che potete» disse ancora a occhi chiusi e le ragazze intorno a lei provarono a obbedire.
«Su con la testa, Yachi-chan» disse Chiyo, aprendo un occhio e notando la ragazza di fianco a lei decisamente troppo impacciata.
«Mi sembra di essere una sirenetta» ridacchiò Kaori, cercando di sollevarsi con la testa verso l'alto più che poteva.
«Uh, sì! Una sirena che esce dall'acqua!» disse Yukie e per quanto Chiyo spesso le dicesse di star zitte, quell'osservazione fece sghignazzare anche lei.
«E sbluf! Dirette verso il principe azzurro sopra le nostre teste per il bacio di vero amore!» disse Kaori, trasognante.
«Hai letto troppe favole!» ridacchiò Yukie e anche le altre risero, compresa Chiyo, che a occhi chiusi non potè far a meno di vedere quella romantica scena ben vivida nella sua mente.
Il pelo dell'acqua che ondeggiava sopra di lei, e poi lo superava, uscendo scuotendo i capelli e lo vide, sopra di lei, il famoso principe.
Spalancò gli occhi, sconvolta: "Kuroo!" pensò e stridulò: «Ma che diavolo?!»
Perse l'equilibrio in quel piccolo attacco di panico e cadde in avanti, atterrando di faccia a terra.
«Chiyo-chan!» la guardarono preoccupate le sue compagne, avvicinandosi a lei.
«Ahi! Ahi! Ahi!» lamentò Chiyo portandosi le mani alla fronte, che aveva sbattuto con violenza al suolo.
«Che razza di male!» lamentò, massaggiandosi.
«Cosa è successo?» chiese Yukie.
«Ho perso l'equilibrio, niente di grave» ridacchiò nervosa Chiyo.
«Non era una posizione difficile e tu non cadi mai! Come hai fatto?! Ti sei distratta?» chiese Kaori, inarcando un sopracciglio, poi parve illuminarsi ed esclamò: «Aspetta! Non ti sarai mica persa a pensare a quella storia della sirena e del principe azzurro, vero?»
Chiyo sbarrò gli occhi, avvampando e negò vigorosamente: «Ho solo perso l'equilibrio! Può succedere!»
«Sei tutta rossa, Chiyo-chan!» rise Yukie, lasciandosi cadere a terra e lasciando libero sfogo alla risata, tenendosi la pancia.
«È colpa della botta!» ribadì Chiyo, agitata.
«E allora perché ti agiti tanto? Eh?!» la punzecchiò Kaori.
«Perché dite cose assurde!» ringhiò lei. Perfino Shimizu, che di solito era pacata a silenziosa, si portò una mano alle labbra soffocando una risata divertita. Non riusciva a essere credibile neppure per lei.
«Avanti, Chiyo-chan! A noi puoi dirlo!» gattonò Yukie, verso di lei, guardandola maliziosa.
«Dire cosa?! Ma di che parli?» balbettò Chiyo, sempre più agitata e sempre più impanicata.
«Dicci chi è che ti piace. Non lo diremo a nessuno, te lo promettiamo!» si accostò anche Kaori.
Chiyo avvampò ancora di più, agitandosi e sventolando le mani davanti al viso. «Non c'è nessuno! Vi state facendo dei castelli per aria! Ho solo perso l'equilibrio!»
«Forse qualcuno della sua squadra! Stanno sempre insieme, è comprensibile!» cominciò a ipotizzare Yukie, guardando Kaori.
«A Chiyo-chan piace qualcuno?» mormorò in quel momento Tanaka, accucciato a terra vicino all'angolo, ancora nascosto dal gruppo di ragazze.
«Oh! Sul serio?!» chiese Nishinoya, aggrappato alle sue spalle, e si spinse più in avanti per sbirciare meglio.
«Così hanno detto!»
«E chi è?»
«Cosa vuoi che ne sappia io?»
«Non l'ha detto ora?»
«No... ma stavi ascoltando?» lo riprese Tanaka, quasi offeso.
«Ero distratto dalla candida risata di Kiyoko» sorrise inebetito Nishinoya e quella era sicuramente un'ottima motivazione per meritarsi il perdono. Chi non ne sarebbe rimasto affascinato?
«Non dovreste origliare» li ammonì Kuroo, abbandonando il gruppo e allontanandosi in quel momento. «È da maleducati.»
«Ma se sei stato anche tu qui finora!» ringhiò Tanaka, lanciandogli un'occhiataccia.
Kuroo fece un malizioso sorriso, ma non rispose alla provocazione e si allontanò, raggiungendo il resto della sua squadra.

Il riscaldamento cominciò e Chiyo rientrò in palestra, seguita dalle altre ragazze, sghignazzanti. Non appena messo piede all'interno, le due della Fukurodani cominciarono a lanciare sguardi in giro e a mormorare tra loro, indicando vari ragazzi presenti lì dentro, nel tentativo di indovinare chi fosse il famigerato "principe" che aveva fatto perdere l'equilibrio alla piccola della Karasuno. Chiyo, davanti a loro, era visibilmente imbarazzata e irritata dalla situazione.
«Perdete tempo» disse, «Non c'è nessuno. Ve l'ho detto.»
«E lasciaci almeno sognare, no?» disse Kaori.
«E rovinare così la mia reputazione?!» stridulò Chiyo, agitandosi.
«Quale reputazione?» chiese Yukie.
«Ne hai mai avuta una?» domando Kaori, sulla scia della compagna.
Chiyo si voltò a guardarle e le due ebbero un brivido. Gli occhi taglienti, i muscoli irrigiditi, la mascella contratta e uno strano fuoco che trasmetteva dallo sguardo.
«Si è arrabbiata!» mugolò Yachi, prima di lanciarsi su di lei. «Chiyo-chan! Vieni! I ragazzi ci aspettano!» ridacchiò nervosa, tentando di trascinarla via. Chiyo si lasciò portare via, ma continuò a guardar male le due ragazze, ora in qualche modo dispiaciute.
«Abbiamo esagerato» constatò Yukie.
«Sì» disse Shimizu, superandole e raggiungendo il resto della sua squadra.
Non appena raggiunta la sua squadra, Ukai puntò lo sguardo sul cerotto sulla fronte di Chiyo e la fulminò.
Lei sorrise, come se niente fosse, e ingenuamente ammise: «Sono caduta.»
«Ci servi intera, smetti di tentare di ucciderti!» gridò Ukai, smuovendo l'ilarità di alcuni di quelli che stavano lì intorno, per quanto tentassero di essere discreti. La Karasuno stava diventando la "squadra dello spasso", non ci si annoiava mai quando ce li si aveva intorno e questo spesso spingeva tutti a porgere orecchio nella loro direzione non appena avevano un momento.
La seconda giornata di allenamento cominciò e proseguì senza che Chiyo potesse neanche avvicinarsi a una palla. Ukai era stato abbastanza categorico, anche se lei aveva assicurato più volte di stare bene: quei lividi sulle braccia avevano bisogno di riposo.
La Karasuno continuò a collezionare una serie di fallimenti. Presi singolarmente erano molto migliorati, ognuno stava sviluppando un certo potenziale, ma prima che ogni singolo pezzo fosse potuto andare a incastrarsi con gli altri ci sarebbe voluto del tempo.
E a ogni set perso, toccava uno sprint su per la collina.
Chiyo si accasciò alla parete della palestra, dopo il terzo, ansante: «Insomma, che senso ha essere infortunata se mi tocca far lo stesso la penitenza?»
«Ti sei fatta male alle braccia, le gambe funzionano ancora perfettamente!» la rimbeccò Tanaka.
«Potrei farmi male pure a quelle!»
«Non cercare la scappatoia, tocca a tutti. E poi è un ottimo allenamento per le gambe» disse Daichi, prima di bere un lungo sorso d'acqua.
In quel momento le ragazze della Fukurodani entrarono in palestra ognuna con un piatto ricolmo d'anguria, e annunciarono: «I genitori della Shinzen ci hanno regalato delle angurie!»
Chiyo si illuminò e si avvicinò a loro rapidamente, ma poi si fermò a pochi passi, ricordandosi di quanto successo quella mattina e le fulminò ancora.
«Perdonaci, Chiyo-chan» balbettò Kaori.
«Siamo state troppo insistenti» annuì Yukie.
«Posso prenderne due?» disse Chiyo a voce bassa, come se stesse ringhiando.
Le due si guardarono, imbarazzate, e balbettarono: «Beh... ce n'è in abbondanza...»
«Allora tutto perdonato!» sorrise lei, tornando a illuminarsi. Afferrò il suo ambito premio e corse fuori, seguendo il resto della sua squadra. Si sedette in fondo alla collina, vicino agli altri, e stava per addentare la sua prima fetta quando gli occhi si incrociarono in uno strano scintillio con quelli di Nishinoya. Rimasero a fissarsi qualche istante, entrambi fermi a bocca aperta sulla punta della propria anguria.
Poi qualcosa scattò in entrambi e cominciarono a divorare ognuno la propria fetta con ingordigia e rapidità.
«Mangiate piano! Vi sentirete male!» li ammonì Daichi, ma nessuno dei due li ascoltò e continuarono a piantar morsi su morsi con una fretta quasi vitale.
«Finito!» gridarono in contemporanea, alzando la scorza completamente pulita.
Si lanciarono un'altra occhiataccia, prima di correre verso le ragazze che distribuivano le fette rimaste.
«Un'altra!!!» gridarono, assalendole.
«Stanno di nuovo gareggiando?» chiese Asahi a Tanaka, seduto di fianco a sè.
«Ma Chiyo non potrebbe giocare comunque, oggi, quindi perché...?» chiese Yamaguchi.
Tanaka alzò le spalle, incurante, e spiegò: «È una questione di principio.»
«Vi chiedo scusa» intervenne Kuroo, rivolto a Daichi, raggiungendoli e interrompendo la loro chiacchierata. «Ieri sera credo di aver fatto arrabbiare il vostro quattrocchi» e si sedette di fianco a loro.
«Perchè? Che gli hai detto?» chiese Daichi, capendo che parlava di Tsukishima.
«Per provocarlo gli ho detto che se non si fosse impegnato avrebbe perso il confronto col vostro piccoletto» disse Kuroo, pensieroso, e spiegò rapidamente l'accaduto della sera prima.
«In effetti ho sempre avuto come l'impressione che Tsukishima si sentisse inferiore a Hinata» disse Asahi.
«Non so se possa c'entrare o no, ma mia sorella mi ha detto che quando andava a scuola lei, al tempo in cui la Karasuno era forte, quando c'era il Piccolo Gigante, all'interno della squadra c'era anche un Tsukishima.»
Chiyo, non troppo distante da loro, perse improvvisamente interesse per la sfida con Nishinoya e si voltò verso il gruppo, interessata ora al racconto di Tanaka.
«Lei ipotizzava potesse essere suo fratello maggiore, ma non ne sono sicuro. Potrebbe avere lo stesso cognome e nessun grado di parentela» finì di spiegare lui.
«Se ciò invece fosse vero...» si avvicinò Chiyo, mangiando il resto della sua anguria con più calma, assorta dai pensieri. «Insomma, se quel Tsukishima fosse veramente suo fratello, magari il nostro Tsukki-san può aver visto come lui abbia dovuto vivere all'ombra del Piccolo Gigante. Magari rivede Hinata in lui e in qualche modo si porta dietro quel fardello, come se pensasse "ehy! È così che deve andare, no?". Insomma, la squadra era sicuramente forte e piena di orgoglio, al tempo, ma tutti i riflettori erano sul Piccolo Gigante e questo sicuramente non rendeva molto felici gli altri attaccanti. Dico bene Asahi-san?» chiese voltandosi verso il loro Asso. Non a caso aveva rivolto a lui la domanda, visto che si era ritrovato a scontrarsi contro Hinata non troppo tempo prima proprio perché lui aveva provato a rubargli la palla.
Asahi annuì, pensieroso. «In questo caso avrebbe un senso.»
«Chiyo-chan...» chiese Daichi, che da quando l'aveva vista arrivare non aveva smesso un attimo di voltare la testa ovunque. «Dove l'hai lasciato Noya?»
Chiyo, senza scomporsi troppo, si spostò leggermente e indicò un punto alle sue spalle.
Nishinoya era chino, per terra, le braccia strette intorno alla pancia e pallido in volto, si lamentava.
«Non ce l'ha fatta» disse lei con naturalezza.
Daichi sussultò: «Ne ha mangiata troppa! Vi avevo detto di mangiare piano!» brontolò.
«Ehy! Stiamo per ricominciare!» Li chiamò Sugawara.
«Noya! Stupido che sei!» gli corse incontro Daichi, furioso.
«Ce la poss...» non fece in tempo a finire la frase che una fitta gli prese lo stomaco e lo zittì.
«Lo hai boicottato, dì la verita!» sghignazzò Tanaka, all'orecchio di Chiyo.
«Ha fatto tutto da solo, non prendentevela sempre con me!»
«Per oggi, a quanto pare, siete rimasti senza un Libero» alzò le spalle Kuroo.
«Io posso giocare!» disse Chiyo, ma non appena terminò la frase si beccò le occhiatacce di tutti i presenti, Kuroo compreso, benchè non c'entrasse niente in quella storia.
«È la verità!» e Tanaka, cogliendola di sorpresa, afferrò il suo braccio e lo strinse con una leggermente. Si aspettava di vederla saltare, piangendo dal dolore, invece Chiyo rimase immobile, con lo sguardo impassibile.
«Non ti fa male, davvero.» osservò lui sorpreso.
Chiyo si limitò ad annuire, consapevole del fatto che se avesse provato a parlare avrebbe lasciato trapelare il dolore che in quel momento la percorreva interamente.
"Non piangere, non piangere, non piangere!" si ripeteva, cercando di restare impassibile.
«Gli attacchi di quel russo non era poi tutto sto granchè» disse, una volta passato l'attimo di dolore, sventolando una mano orgogliosa.
«Vuoi riprovarci?» sghignazzò Kuroo, affiancandola e lei sussultò.
«Magari un altro giorno!» balbettò. No, non sarebbe stata in grado di ricevere un'altra cannonata del genere nelle prossime due settimane, almeno.
L'aveva distrutta, ma ammetterlo non era nella sua lista delle priorità.
«Ora dobbiamo vedercela con la Fukurodani» pensò Daichi. «Bokuto ha una schiacciata potente, non è adatto a...»
«Posso farcela!» lo interruppe Chiyo. «Sono potenti ma non mi hanno creato problemi ieri, posso farcela. Non sono pericolose.» insistè.
"Com'è capricciosa" pensò Daichi, sbuffando poco convinto. Ma sapeva quanto ci teneva e sicuramente Nishinoya non era in grado di muoversi per le prossime due ore. Kuroo si avvicinò a lui e gli mormorò: «Bokuto ha un occhio di riguardo per la piccoletta, non credo tenterebbe mai di uccidere la sua più grande fan. Falle fare questo set, giusto per accontentarla. Stare in panchina la sfinisce.»
Daichi rimase pensieroso, mentre Chiyo continuava a osservarlo intensamente, sperando che si convincesse. Poi sospirando, disse: «Deciderà Ukai.»
E Chiyo scattò, veloce come una lepre, urlando: «Seeenseeei!!!». Ukai, sapendo che da lì a poco se la sarebbe ritrovata appesa al collo a strattonarlo, giocò d'anticipo e la bloccò piantandole una mano in pieno viso.
«Daichi-san ha detto che posso giocare, fammi giocare!» mugolò lei, con la faccia spiaccicata contro la sua mano.
«Non decide Daichi!» ringhiò lui.
«Lo so benissimo, per questo sono qui» disse lei, guardandolo come se avesse appena detto una banalità.
Daichi la raggiunse con lo sguardo mortificato, ma non sembrava andare contro la cosa.
«Che ti salta in mente?» gli chiese Ukai.
«Noya è fuori combattimento» disse lui, indicando Asahi dietro di sè che portava in spalla il piccoletto lamentoso.
«Che gli è successo?» si sconvolse Ukai. Fino a poco prima stava benissimo, com'era possibile che ora fosse moribondo?
«Ha mangiato troppa anguria» disse lei con tono di rimprovero, mettendosi le mani ai fianchi.
"Tecnicamente sarebbe colpa tua" pensò Daichi, ma si tenne per sè quella confidenza.
«Allora giocherete senza Libero» disse Ukai.
«Ma io posso farlo!» mugolò lei.
«Ukai-san, chiedo scusa, ma credo che possa giocare» intervenne Daichi, sperando di non doversi pentire di quanto stava dicendo.
«Per favore! Solo uno!» insistè lei e Ukai ci pensò su qualche secondo, prima di sospirare, ormai vinto: «Al primo segno di affaticamento o indolenzimento te ne rientri subito, però.»
«Agli ordini!» saltò lei, portandosi una mano alla fronte come un soldatino e togliendosi la felpa corse in campo.
«Chiyo-chan giochi?» chiese Hinata, un po' sconvolto.
«Sì! Kuroo-san ha convinto Daichi-san che ha convinto Ukai-san!» la scala gerarchica che era riuscita a salire per arrivare alla sua bramata partita fece ridacchiare i suoi compagni. Tanaka gli si accostò e chiese: «E chi ha convinto Kuroo-san?»
Il suo voleva essere solo una presa in giro, visto il giro di parole appena fatto da Chiyo, ma lei ci riflettè seriamente poi rispose: «Bokuto-san!»
«Eh?» chiese Bokuto, affacciandosi dalla rete nel sentirsi nominato. Ma non avendo seguito il discorso dal principio, non capì di che stavano parlando.
«E Bokuto-san chi l'ha convinto?» intervenne Asahi, ridacchiando e seguendo la scia dello scherzo.
Chiyo parve andare un attimo in crisi e continuò a riflettere, prima di rispondere: «Io!» poi aggiunse poco convinta e ormai confusa: «Credo.»
I suoi compagni risero ancora della sua ingenuità, prima di mettersi in posizione, pronti a iniziare una nuova partita.
L'arbitro fischiò e la prima palla volò da parte di Asahi, che arrivò dall'altro lato ma atterrò fuori dal campo.
Battè a questo punto la Fukurodani e Chiyo corse a ricevere, leggera e rapida, come al solito. La palla, colpiti gli avambracci, le fece un po' male, ma niente che non riuscisse a sopportare e si sforzò di tenere per sè l'espressione addolorata.
La partita procedette come al solito, con la Karasuno che tanto si impegnava a star dietro alla Fukurodani ma che ancora dimostrava di aver bisogno di allenamento. I primi passi però stavano venendo fatti. Qualcosa funzionava sempre un po' di più.
Chiyo continuò a correre, tenendo ben d'occhio palla e compagni, sforzandosi di affinare quella tecnica che la vedeva per la prima volta parte di un gruppo e non un colibrì solitario con tutto il peso della resposanbilità.
Quella solitudine che a dirla tutta non le era mai dispiaciuta e che un po' la faceva sentire protetta.
Lontana dai confronti, lontana dai giudizi, sola con quella palla.
In qualche modo, il suo pensiero andò a posarsi sul discorso di Tanaka, fuori dalla palestra, riguardo a Tsukishima. Se veramente lui aveva un fratello che aveva giocato nell'ombra del Piccolo Gigante, subendone la superiorità... perché non faceva niente per riscattare il suo nome?
Poteva ben capire la situazione, ma trovava incomprensibile che Tsukishima accettasse così quella condizione, che non facesse niente per lottare. Se suo fratello aveva davvero subito la frustrazione di dover essere solo un'ombra, perché non tentava di combattere per lui? Non è questo quello che di solito si chiama amore? Non era dunque quella la pallavolo? Aggrapparsi l'uno all'altro, un gioco di squadra, dove c'è sempre qualcuno che ti guarda le spalle e ti aiuta nel portare a segno quel punto? Qualcuno che tenta un salto, per salvare ciò che tu non sei riuscito e portarti lo stesso alla vittoria.
Come poteva essere così egoista?
Bokuto schiacciò e il risuono del suo urlo, nel salto, la riportò con i piedi per terra.
Tsukishima provò a saltare per murarlo, senza riuscirci, come spesso accadeva. Non riusciva mai a murarlo! Eppure erano giorni che gli saltava davanti.
Possibile che non riuscisse a prenderne nemmeno una? Neanche per sbaglio?
Chiyo corse e saltò, lanciandosi sulla palla, ma la sua reattività era stata decisamente carente, colta da tutti quei pensieri e quel moto di rabbia che pian piano le cresceva dentro.
Perché non provava nemmeno un po' a dare del suo meglio per l'amore che provava per suo fratello?
Si sollevò da terra, osservando la palla rotolare via e ascoltò il fischio dell'arbitro che dava il punto alla Fukurodani.
"Perché nemmeno ci provi? Come puoi fargli questo?"
«Razza di idiota!» gridò, non riuscendo più a contenersi. A pugni serrati, si voltò rabbiosa verso Tsukishima. «Che diavolo ci stai a fare tu a muro? Spiegamelo!» gli ringhiò contro, vibrando di rabbia.
Tsukishima per un attimo la fulminò, ma come suo solito non si scompose troppo e con freddezza, la sua solita freddezza affilata come il ghiaccio polare, le disse: «Vieni a murare tu, allora.»
Chiyo rimase come paralizzata, trovandosi di fronte qualcosa di molto più grande di quanto si fosse aspettata. Poteva sembrare una provocazione come un'altra, ma non era solo quella. Tsukishima lo sapeva, tutti lo sapeva, per quello lui le aveva detto quella frase. Poteva sembrare una provocazione come un'altra, invece era qualcosa di molto più potente e molto più doloroso e Tsukishima aveva usato quell'arma volontariamente per ferirla. Tsukishima divenne improvvisamente invisibile. Davanti a lei rimase solo quella rete, così alta, così imponente... così irraggiungibile. Un muro su cui sempre aveva sbattuto e dai cui aveva cominciato a scappare.
«Tanaka!» la voce imperativa di Daichi la riportò su quel campo, strappandola a un mondo che già aveva cominciato a inghiottirla. Tsukishima tornò improvvisamente visibile, ma non era solo. Tanaka lo teneva sollevato per il colletto e lo fissava a pochi centrimentri dal suo viso, con gli occhi infuocati.
«Tu, bastardo...» ingoiò il resto della frase.
Daichi e Asahi scattarono verso di lui e tentarono di afferrarlo, separandoli, mentre intanto, intorno a loro, si era alzato un mormorio di voci indistinte che, chi interessato, chi divertito, chi preoccupato, guardavano la piccola rissa che si stava per scatenare all'interno della squadra Karasuno.
«Si picchiano!»
«Che succede?»
«Tra compagni?»
«Sensei, faccia qualcosa!»
Tanaka si divincolò, tentando di liberarsi dalla presa di Daichi e Asahi, e non sembrava intenzionato a mollare la presa su Tsukishima. Se non ci fossero stati i suoi due compagni a mettersi in mezzo l'avrebbe già riempito di pugni. Soprattutto perché Tsukishima continuava a rimanere impassibile e a guardarlo provocatorio, con quel suo modo di fare insopportabile, come se fosse superiore a tutti. Ukai li raggiunse e provò a fare appello sulla sua carica autoritaria, posandogli le mani sulle spalle e cercando di convincerlo a indietreggiare.
Una delicata mano si posò infine sul suo braccio e fece una leggera presa. Tanaka spostò per la prima volta lo sguardo da Tsukushima, posandolo sulla figura al suo fianco. Chiyo si era alzata e lo stava invitando a lasciarlo. I suoi occhi non trasmettevano niente, vuoti, e questo faceva enormemente paura.
"È colpa mia" pensò Chiyo. "L'ho provocato io. Non dovevo dirgli quelle cose."
«Lascia stare, Tanaka» gli disse con tono basso e greve.
Tanaka l'osservò, colmo di dolore nel vederla in quelle condizioni, ma decise di ascoltarla e lasciò il colletto di Tsukishima, allontanandosi di qualche passo.
Ukai tirò un sospiro di sollievo e si affrettò ad avvicinarsi all'arbitro per chiedergli cortesemente qualche minuto di pausa, per rimettere a posto la situazione.
«È facile...» parlò Tsukishima, che ancora non sembrava aver digerito del tutto la cosa. «È facile, vero? Quando hai qualcuno più grosso di te accanto. È per questo che sei nella squadra maschile, invece che quella femminile? Avevi bisogno delle guardie del corp...» non terminò la frase che Chiyo scattò con tutta la velocità del colibrì, il viso contratto in un'espressione furibonda, e saltò lanciando il pugno ben serrato verso il suo viso.
Il colpo inaspettato fece volare via gli occhiali di Tsukishima e gli fecero perdere l'equilibrio, facendolo cadere a sedere a terra.
Yachi, dalla panchina, lanciò un urlo spaventata, mentre la maggior parte dei presenti, lì intorno, restò immobilizzato, sorpreso dall'accaduto. Non si vedeva tutti i giorni una ragazza che nemmeno raggiungeva il metro e sessanta, stendere con un pungo uno spilungone di quel calibro.
E proprio di fronte a quel pensiero, esplose la risata di Bokuto, che lo indicò esclamando: «Che mammoletta!»
«Bokuto-san! Smetti!» lo rimbeccò Akaashi, senza riuscire a placarlo, ormai alle lacrime. Dopo qualche secondo di esitazione, cominciarono a essere percepibili le risate soffocate di altre persone lì intorno, anche se meno sfacciate di Bokuto.
Tsukishima le rivolse lo sguardo più incazzato del repertorio, prima di allungarsi ad afferrare gli occhiali volati via.
Chiyo, a sua volta, non sembrava da meno. Tremava dalla rabbia e non smetteva di fissarlo, con gli stessi occhi di un animale pronto a scattare su una preda.
«Chiyo!» gridò Ukai furibondo. «Vai subito in panchina!» ordinò.
«Tanto non avevo più voglia di giocare» ringhiò lei, voltandosi e allontanandosi a grandi passi, verso l'uscita dalla palestra.
«Chiyo!» la richiamò Tanaka, cercando di fare un passo verso di lei per inseguirla, ma Asahi l'afferrò e negò con la testa.
Era bene restasse sola per un po', visto che a farla arrabbiare era stata proprio l'essersi sentita dire che aveva bisogno di qualcuno più grosso accanto.
Doveva schiarirsi le idee.

«Ehy, Chiyo-chan! Secondo te, com'è il mondo da lassù?» era quella la voce che in quel momento le rimbombava in testa. Una voce vecchia almeno sei anni. Era passato tanto di quel tempo, che aveva cominciato a temere che non fosse veramente così come se la ricordava. Aveva cominciato a temere lo sbiadirsi dei ricordi.
«
Eh? Parli di quelli che saltano a rete sul campo di pallavolo? Il mondo da lì... potrebbe essere diverso?» aveva chiesto lei ingenuamente.
«
Certo che è diverso!» l'aveva ammonita lui. «La prospettiva è completamente diversa, cambia tutto!»
«Mh, se lo dici tu.»
«Sarebbe bello.»
aveva poi sorriso lui, con quel suo sorriso triste e bello allo stesso tempo. Quel sorriso che ancora sperava, ingenuamente, ma che veniva brutalmente ucciso dalla realtà dei fatti. «Sarebbe bello poter volare come loro e vedere com'è il mondo da lassù.»
Chiyo si strinse di più le ginocchia al petto, seduta sul tetto della palestra. Sopra di lei ormai il sole aveva lasciato il posto a un tappeto di stelle, mentre sotto di sè sentiva l'affievolirsi delle voci, man mano che le squadre, finito l'allenamento, se ne andavano.
Puntò gli occhi a una stella, la più luminosa.
«Shoji» mormorò, con la voce rotta dal pianto che aveva appena riempito il suo pomeriggio. «Com'è il mondo da lassù?»


NDA.

Ehy ehy ehy!
Oggi finiamo il lacrime. Come avevo accennato nello scorso NDA, Chiyo viene buttata fuori dal campo dopo aver avuto questo brutto litigio contro Tsukishima (come hanno fatto gli occhiali a restare interi? O.o). Forza motrice sono stati i pensieri sul fratello di Tsukki, ma la cosa sarebbe morta lì se lui non avesse continuato a provocarla (cattivo Tsukki! u.u). Se c'è una cosa che stiamo imparando di lei è che non le va ricordato che è piccoletta! (Tranne quando Kurro e Bokuto la chiamano così :P quello stranamente lo apprezza ahah)
E di nuovo vediamo un Tanaka-bro amorevole *-* tanto love per il corvetto pelatino! Guai a toccare la piccoletta!
E che dire invece della scena dello yoga, quando Chiyo immagina Kuroo? Che stia iniziando a provare qualcosa per il (cito) "capo-gatto cattivo"? Ahahah
Basta con il riassunto e le riflessioni post-capitolo, lascio spazio ai vostri commenti (se volete lasciarmene) e vi do appuntamento a giovedì prossimo!
Si risolveranno le divergenze che sono andate a crearsi nella squadra?
E perchè quella frase "allora vieni a murare tu" di Tsukishima ha provocato tutto quel dolore e la feroce reazione di Tanaka?
Scopriremo finalmente chi è Shoji? (Anche se ormai credo che un'idea ve la siate già fatta)
E Kuroo in quale altro modo importunerà la piccoletta, che ormai sembra aver preso di mira?
Nel prossimo capitolo, dal titolo "Il colibrì che vola rasoterra", avremo le nostre risposte.
Piccola anticipazione:


«Hai visto che razza di pugno che gli ha tirato al quattrocchi?» chiese l'impetuosa voce di Bokuto, raggiungendoli con una risata. «Quella piccoletta è una vera forza della natura!»
«Forse non sarebbe successo se lui non avesse reagito in quel modo alla provocazione» osservò Kuroo, puntando gli occhi su Tanaka, che rispose con un semplice «Tsk» incazzato.
«Tsukishima è un idiota» aggiunse poi a pugni stretti.
«Insomma, pelatino, non te la starai prendendo troppo?» continuò Bokuto, grattandosi la nuca confuso. «Dopo una strigliata del genere avrei risposto così anche io, era una provocazione da niente.»
«Non se tu sapessi...» cominciò Tanaka, urlando furibondo, ma poi si morse la lingua.


Sapessi cosa?
E con questa domanda vi saluto definitivamente...
Cià cià!


Tada Nobukatsu-kun \(W )/


PS. Per chi si sta chiedendo "sì, ma la love-story"? Vi dico che il prossimo capitolo sarà ancora dedicato al litigio, ma in quello dopo ancora avremo il prepotente ritorno di certi biscotti e uno stanzino delle macchinette ;P
Stay tuned!

   
 
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