"Ehy, Chiyo-chan... secondo te com'è il mondo da lassù?"
«Buongiorno
a tutti!» salutò Kuroo, seguito da Kenma. Alcuni
della Karasuno e
della Shinzen erano già lì, fuori dalla palestra
ad aspettare,
mentre altri, tra cui c'era anche Yamamoto e un altro paio sempre
della Nekoma, erano raggruppati e schiacciati contro un angolo della
palestra a sbirciare il retro.
«Che
succede?» chiese Kuroo, avvicinandosi a Daichi. Lo sguardo
del
capitano della Karasuno non era dei più sereni quella
mattina, era
ovvio che trattenesse il desiderio di menar pugni a chiunque.
«Le
ragazze fanno Yoga» spiegò, lanciando occhiatacce
al gruppetto.
«Yoga?»
chiese Kuroo.
«Sì,
ogni tanto Chiyo-chan lo fa perché dice che l'aiuta a
prendere più
consapevolezza del suo corpo e che così gioca meglio.
Essendo
un'attività leggera e piacevole, anche le altre si sono
unite.»
Kuroo
non disse nient'altro e mostrando curiosità si
avvicinò al
gruppetto di ragazzi sghignazzante, nascosto dietro l'angolo, e diede
una sbirciata anche lui. Chiyo, Shimizu, Yachi e le due manager del
Fukurodani erano raccolte in cerchio, sotto l'ombra di un albero.
Avevo assunto la posizione del cane con la testa all'ingù,
con le
gambe ben dritte, il sedere sollevato e l'altra metà del
corpo
invece diretta verso terra assumendo una posizione a V rovesciata.
Chiyo
sembrava l'unica a suo agio, con gli occhi chiusi e concentrata. Le
altre barcollavano un po', non riuscendo a stare ben in equilibrio e
ogni tanto si scambiavano occhiate e ridacchiavano.
«Silenzio»
le ammonì Chiyo, con una serietà che raramente
assumeva.
Restarono
ferme in quella posizione per qualche altro secondo, prima che Chiyo
si abbassasse lentamente verso terra, stendendosi.
Il
gruppo dei ragazzi acquattato sotto Kuroo intanto non smetteva di
mormorare, compiaciuti e felici di potersi essersi goduti quella
vista senza troppa fatica.
«Cane
con testa all'insù» comunicò Chiyo,
poggiando i palmi delle mani a
terra e sollevando il petto, tenendo steso tutto il resto del corpo.
«Su
la testa, allargate il torace, spingete con le braccia più
che
potete» disse ancora a occhi chiusi e le ragazze intorno a
lei
provarono a obbedire.
«Su
con la testa, Yachi-chan» disse Chiyo, aprendo un occhio e
notando
la ragazza di fianco a lei decisamente troppo impacciata.
«Mi
sembra di essere una sirenetta» ridacchiò Kaori,
cercando di
sollevarsi con la testa verso l'alto più che poteva.
«Uh,
sì! Una sirena che esce dall'acqua!» disse Yukie e
per quanto Chiyo
spesso le dicesse di star zitte, quell'osservazione fece sghignazzare
anche lei.
«E
sbluf! Dirette verso il principe azzurro sopra le nostre teste per il
bacio di vero amore!» disse Kaori, trasognante.
«Hai
letto troppe favole!» ridacchiò Yukie e anche le
altre risero,
compresa Chiyo, che a occhi chiusi non potè far a meno di
vedere
quella romantica scena ben vivida nella sua mente.
Il
pelo dell'acqua che ondeggiava sopra di lei, e poi lo superava,
uscendo scuotendo i capelli e lo vide, sopra di lei, il famoso
principe.
Spalancò
gli occhi, sconvolta: "Kuroo!" pensò e stridulò:
«Ma che
diavolo?!»
Perse
l'equilibrio in quel piccolo attacco di panico e cadde in avanti,
atterrando di faccia a terra.
«Chiyo-chan!»
la guardarono preoccupate le sue compagne, avvicinandosi a lei.
«Ahi!
Ahi! Ahi!» lamentò Chiyo portandosi le mani alla
fronte, che aveva
sbattuto con violenza al suolo.
«Che
razza di male!» lamentò, massaggiandosi.
«Cosa
è successo?» chiese Yukie.
«Ho
perso l'equilibrio, niente di grave» ridacchiò
nervosa Chiyo.
«Non
era una posizione difficile e tu non cadi mai! Come hai fatto?! Ti
sei distratta?» chiese Kaori, inarcando un sopracciglio, poi
parve
illuminarsi ed esclamò: «Aspetta! Non ti sarai
mica persa a pensare
a quella storia della sirena e del principe azzurro, vero?»
Chiyo
sbarrò gli occhi, avvampando e negò
vigorosamente: «Ho solo perso
l'equilibrio! Può succedere!»
«Sei
tutta rossa, Chiyo-chan!» rise Yukie, lasciandosi cadere a
terra e
lasciando libero sfogo alla risata, tenendosi la pancia.
«È
colpa della botta!» ribadì Chiyo, agitata.
«E
allora perché ti agiti tanto? Eh?!» la
punzecchiò Kaori.
«Perché
dite cose assurde!» ringhiò lei. Perfino Shimizu,
che di solito era
pacata a silenziosa, si portò una mano alle labbra
soffocando una
risata divertita. Non riusciva a essere credibile neppure per lei.
«Avanti,
Chiyo-chan! A noi puoi dirlo!» gattonò Yukie,
verso di lei,
guardandola maliziosa.
«Dire
cosa?! Ma di che parli?» balbettò Chiyo, sempre
più agitata e
sempre più impanicata.
«Dicci
chi è che ti piace. Non lo diremo a nessuno, te lo
promettiamo!» si
accostò anche Kaori.
Chiyo
avvampò ancora di più, agitandosi e sventolando
le mani davanti al
viso. «Non c'è nessuno! Vi state facendo dei
castelli per aria! Ho
solo perso l'equilibrio!»
«Forse
qualcuno della sua squadra! Stanno sempre insieme, è
comprensibile!»
cominciò a ipotizzare Yukie, guardando Kaori.
«A
Chiyo-chan piace qualcuno?» mormorò in quel
momento Tanaka,
accucciato a terra vicino all'angolo, ancora nascosto dal gruppo di
ragazze.
«Oh!
Sul serio?!» chiese Nishinoya, aggrappato alle sue spalle, e
si
spinse più in avanti per sbirciare meglio.
«Così
hanno detto!»
«E
chi è?»
«Cosa
vuoi che ne sappia io?»
«Non
l'ha detto ora?»
«No...
ma stavi ascoltando?» lo riprese Tanaka, quasi offeso.
«Ero
distratto dalla candida risata di Kiyoko» sorrise inebetito
Nishinoya e quella era sicuramente un'ottima motivazione per
meritarsi il perdono. Chi non ne sarebbe rimasto affascinato?
«Non
dovreste origliare» li ammonì Kuroo, abbandonando
il gruppo e
allontanandosi in quel momento. «È da
maleducati.»
«Ma
se sei stato anche tu qui finora!» ringhiò Tanaka,
lanciandogli
un'occhiataccia.
Kuroo
fece un malizioso sorriso, ma non rispose alla provocazione e si
allontanò, raggiungendo il resto della sua squadra.
Il
riscaldamento cominciò e Chiyo rientrò in
palestra, seguita dalle
altre ragazze, sghignazzanti. Non appena messo piede all'interno, le
due della Fukurodani cominciarono a lanciare sguardi in giro e a
mormorare tra loro, indicando vari ragazzi presenti lì
dentro, nel
tentativo di indovinare chi fosse il famigerato "principe"
che aveva fatto perdere l'equilibrio alla piccola della Karasuno.
Chiyo, davanti a loro, era visibilmente imbarazzata e irritata dalla
situazione.
«Perdete
tempo» disse, «Non c'è nessuno. Ve l'ho
detto.»
«E
lasciaci almeno sognare, no?» disse Kaori.
«E
rovinare così la mia reputazione?!»
stridulò Chiyo, agitandosi.
«Quale
reputazione?» chiese Yukie.
«Ne
hai mai avuta una?» domando Kaori, sulla scia della compagna.
Chiyo
si voltò a guardarle e le due ebbero un brivido. Gli occhi
taglienti, i muscoli irrigiditi, la mascella contratta e uno strano
fuoco che trasmetteva dallo sguardo.
«Si
è arrabbiata!» mugolò Yachi, prima di
lanciarsi su di lei.
«Chiyo-chan! Vieni! I ragazzi ci aspettano!»
ridacchiò nervosa,
tentando di trascinarla via. Chiyo si lasciò portare via, ma
continuò a guardar male le due ragazze, ora in qualche modo
dispiaciute.
«Abbiamo
esagerato» constatò Yukie.
«Sì»
disse Shimizu, superandole e raggiungendo il resto della sua squadra.
Non
appena raggiunta la sua squadra, Ukai puntò lo sguardo sul
cerotto
sulla fronte di Chiyo e la fulminò.
Lei
sorrise, come se niente fosse, e ingenuamente ammise: «Sono
caduta.»
«Ci
servi intera, smetti di tentare di ucciderti!»
gridò Ukai,
smuovendo l'ilarità di alcuni di quelli che stavano
lì intorno, per
quanto tentassero di essere discreti. La Karasuno stava diventando la
"squadra dello spasso", non ci si annoiava mai quando ce li
si aveva intorno e questo spesso spingeva tutti a porgere orecchio
nella loro direzione non appena avevano un momento.
La
seconda giornata di allenamento cominciò e
proseguì senza che Chiyo
potesse neanche avvicinarsi a una palla. Ukai era stato abbastanza
categorico, anche se lei aveva assicurato più volte di stare
bene:
quei lividi sulle braccia avevano bisogno di riposo.
La
Karasuno continuò a collezionare una serie di fallimenti.
Presi
singolarmente erano molto migliorati, ognuno stava sviluppando un
certo potenziale, ma prima che ogni singolo pezzo fosse potuto andare
a incastrarsi con gli altri ci sarebbe voluto del tempo.
E
a ogni set perso, toccava uno sprint su per la collina.
Chiyo
si accasciò alla parete della palestra, dopo il terzo,
ansante:
«Insomma, che senso ha essere infortunata se mi tocca far lo
stesso
la penitenza?»
«Ti
sei fatta male alle braccia, le gambe funzionano ancora
perfettamente!» la rimbeccò Tanaka.
«Potrei
farmi male pure a quelle!»
«Non
cercare la scappatoia, tocca a tutti. E poi è un ottimo
allenamento
per le gambe» disse Daichi, prima di bere un lungo sorso
d'acqua.
In
quel momento le ragazze della Fukurodani entrarono in palestra ognuna
con un piatto ricolmo d'anguria, e annunciarono: «I genitori
della
Shinzen ci hanno regalato delle angurie!»
Chiyo
si illuminò e si avvicinò a loro rapidamente, ma
poi si fermò a
pochi passi, ricordandosi di quanto successo quella mattina e le
fulminò ancora.
«Perdonaci,
Chiyo-chan» balbettò Kaori.
«Siamo
state troppo insistenti» annuì Yukie.
«Posso
prenderne due?» disse Chiyo a voce bassa, come se stesse
ringhiando.
Le
due si guardarono, imbarazzate, e balbettarono: «Beh... ce
n'è in
abbondanza...»
«Allora
tutto perdonato!» sorrise lei, tornando a illuminarsi.
Afferrò il
suo ambito premio e corse fuori, seguendo il resto della sua squadra.
Si sedette in fondo alla collina, vicino agli altri, e stava per
addentare la sua prima fetta quando gli occhi si incrociarono in uno
strano scintillio con quelli di Nishinoya. Rimasero a fissarsi
qualche istante, entrambi fermi a bocca aperta sulla punta della
propria anguria.
Poi
qualcosa scattò in entrambi e cominciarono a divorare ognuno
la
propria fetta con ingordigia e rapidità.
«Mangiate
piano! Vi sentirete male!» li ammonì Daichi, ma
nessuno dei due li
ascoltò e continuarono a piantar morsi su morsi con una
fretta quasi
vitale.
«Finito!»
gridarono in contemporanea, alzando la scorza completamente pulita.
Si
lanciarono un'altra occhiataccia, prima di correre verso le ragazze
che distribuivano le fette rimaste.
«Un'altra!!!»
gridarono, assalendole.
«Stanno
di nuovo gareggiando?» chiese Asahi a Tanaka, seduto di
fianco a sè.
«Ma
Chiyo non potrebbe giocare comunque, oggi, quindi
perché...?»
chiese Yamaguchi.
Tanaka
alzò le spalle, incurante, e spiegò:
«È una questione di
principio.»
«Vi
chiedo scusa» intervenne Kuroo, rivolto a Daichi,
raggiungendoli e
interrompendo la loro chiacchierata. «Ieri sera credo di aver
fatto
arrabbiare il vostro quattrocchi» e si sedette di fianco a
loro.
«Perchè?
Che gli hai detto?» chiese Daichi, capendo che parlava di
Tsukishima.
«Per
provocarlo gli ho detto che se non si fosse impegnato avrebbe perso
il confronto col vostro piccoletto» disse Kuroo, pensieroso,
e
spiegò rapidamente l'accaduto della sera prima.
«In
effetti ho sempre avuto come l'impressione che Tsukishima si sentisse
inferiore a Hinata» disse Asahi.
«Non
so se possa c'entrare o no, ma mia sorella mi ha detto che quando
andava a scuola lei, al tempo in cui la Karasuno era forte, quando
c'era il Piccolo Gigante, all'interno della squadra c'era anche un
Tsukishima.»
Chiyo,
non troppo distante da loro, perse improvvisamente interesse per la
sfida con Nishinoya e si voltò verso il gruppo, interessata
ora al
racconto di Tanaka.
«Lei
ipotizzava potesse essere suo fratello maggiore, ma non ne sono
sicuro. Potrebbe avere lo stesso cognome e nessun grado di
parentela»
finì di spiegare lui.
«Se
ciò invece fosse vero...» si avvicinò
Chiyo, mangiando il resto
della sua anguria con più calma, assorta dai pensieri.
«Insomma, se
quel Tsukishima fosse veramente suo fratello, magari il nostro
Tsukki-san può aver visto come lui abbia dovuto vivere
all'ombra del
Piccolo Gigante. Magari rivede Hinata in lui e in qualche modo si
porta dietro quel fardello, come se pensasse "ehy! È
così che
deve andare, no?". Insomma, la squadra era sicuramente forte e
piena di orgoglio, al tempo, ma tutti i riflettori erano sul Piccolo
Gigante e questo sicuramente non rendeva molto felici gli altri
attaccanti. Dico bene Asahi-san?» chiese voltandosi verso il
loro
Asso. Non a caso aveva rivolto a lui la domanda, visto che si era
ritrovato a scontrarsi contro Hinata non troppo tempo prima proprio
perché lui aveva provato a rubargli la palla.
Asahi
annuì, pensieroso. «In questo caso avrebbe un
senso.»
«Chiyo-chan...»
chiese Daichi, che da quando l'aveva vista arrivare non aveva smesso
un attimo di voltare la testa ovunque. «Dove l'hai lasciato
Noya?»
Chiyo,
senza scomporsi troppo, si spostò leggermente e
indicò un punto
alle sue spalle.
Nishinoya
era chino, per terra, le braccia strette intorno alla pancia e
pallido in volto, si lamentava.
«Non
ce l'ha fatta» disse lei con naturalezza.
Daichi
sussultò: «Ne ha mangiata troppa! Vi avevo detto
di mangiare
piano!» brontolò.
«Ehy!
Stiamo per ricominciare!» Li chiamò Sugawara.
«Noya!
Stupido che sei!» gli corse incontro Daichi, furioso.
«Ce
la poss...» non fece in tempo a finire la frase che una fitta
gli
prese lo stomaco e lo zittì.
«Lo
hai boicottato, dì la verita!»
sghignazzò Tanaka, all'orecchio di
Chiyo.
«Ha
fatto tutto da solo, non prendentevela sempre con me!»
«Per
oggi, a quanto pare, siete rimasti senza un Libero»
alzò le spalle
Kuroo.
«Io
posso giocare!» disse Chiyo, ma non appena terminò
la frase si
beccò le occhiatacce di tutti i presenti, Kuroo compreso,
benchè
non c'entrasse niente in quella storia.
«È
la verità!» e Tanaka, cogliendola di sorpresa,
afferrò il suo
braccio e lo strinse con una leggermente. Si aspettava di vederla
saltare, piangendo dal dolore, invece Chiyo rimase immobile, con lo
sguardo impassibile.
«Non
ti fa male, davvero.» osservò lui sorpreso.
Chiyo
si limitò ad annuire, consapevole del fatto che se avesse
provato a
parlare avrebbe lasciato trapelare il dolore che in quel momento la
percorreva interamente.
"Non
piangere, non piangere, non piangere!" si ripeteva, cercando di
restare impassibile.
«Gli
attacchi di quel russo non era poi tutto sto
granchè» disse, una
volta passato l'attimo di dolore, sventolando una mano orgogliosa.
«Vuoi
riprovarci?» sghignazzò Kuroo, affiancandola e lei
sussultò.
«Magari
un altro giorno!» balbettò. No, non sarebbe stata
in grado di
ricevere un'altra cannonata del genere nelle prossime due settimane,
almeno.
L'aveva
distrutta, ma ammetterlo non era nella sua lista delle
priorità.
«Ora
dobbiamo vedercela con la Fukurodani» pensò
Daichi. «Bokuto ha una
schiacciata potente, non è adatto a...»
«Posso
farcela!» lo interruppe Chiyo. «Sono potenti ma non
mi hanno creato
problemi ieri, posso farcela. Non sono pericolose.»
insistè.
"Com'è
capricciosa" pensò Daichi, sbuffando poco convinto. Ma
sapeva
quanto ci teneva e sicuramente Nishinoya non era in grado di muoversi
per le prossime due ore. Kuroo si avvicinò a lui e gli
mormorò:
«Bokuto ha un occhio di riguardo per la piccoletta, non credo
tenterebbe mai di uccidere la sua più grande fan. Falle fare
questo
set, giusto per accontentarla. Stare in panchina la sfinisce.»
Daichi
rimase pensieroso, mentre Chiyo continuava a osservarlo intensamente,
sperando che si convincesse. Poi sospirando, disse:
«Deciderà
Ukai.»
E
Chiyo scattò, veloce come una lepre, urlando:
«Seeenseeei!!!».
Ukai, sapendo che da lì a poco se la sarebbe ritrovata
appesa al
collo a strattonarlo, giocò d'anticipo e la
bloccò piantandole una
mano in pieno viso.
«Daichi-san
ha detto che posso giocare, fammi giocare!» mugolò
lei, con la
faccia spiaccicata contro la sua mano.
«Non
decide Daichi!» ringhiò lui.
«Lo
so benissimo, per questo sono qui» disse lei, guardandolo
come se
avesse appena detto una banalità.
Daichi
la raggiunse con lo sguardo mortificato, ma non sembrava andare
contro la cosa.
«Che
ti salta in mente?» gli chiese Ukai.
«Noya
è fuori combattimento» disse lui, indicando Asahi
dietro di sè che
portava in spalla il piccoletto lamentoso.
«Che
gli è successo?» si sconvolse Ukai. Fino a poco
prima stava
benissimo, com'era possibile che ora fosse moribondo?
«Ha
mangiato troppa anguria» disse lei con tono di rimprovero,
mettendosi le mani ai fianchi.
"Tecnicamente
sarebbe colpa tua" pensò Daichi, ma si tenne per
sè quella
confidenza.
«Allora
giocherete senza Libero» disse Ukai.
«Ma
io posso farlo!» mugolò lei.
«Ukai-san,
chiedo scusa, ma credo che possa giocare» intervenne Daichi,
sperando di non doversi pentire di quanto stava dicendo.
«Per
favore! Solo uno!» insistè lei e Ukai ci
pensò su qualche secondo,
prima di sospirare, ormai vinto: «Al primo segno di
affaticamento o
indolenzimento te ne rientri subito, però.»
«Agli
ordini!» saltò lei, portandosi una mano alla
fronte come un
soldatino e togliendosi la felpa corse in campo.
«Chiyo-chan
giochi?» chiese Hinata, un po' sconvolto.
«Sì!
Kuroo-san ha convinto Daichi-san che ha convinto Ukai-san!»
la scala
gerarchica che era riuscita a salire per arrivare alla sua bramata
partita fece ridacchiare i suoi compagni. Tanaka gli si
accostò e
chiese: «E chi ha convinto Kuroo-san?»
Il
suo voleva essere solo una presa in giro, visto il giro di parole
appena fatto da Chiyo, ma lei ci riflettè seriamente poi
rispose:
«Bokuto-san!»
«Eh?»
chiese Bokuto, affacciandosi dalla rete nel sentirsi nominato. Ma non
avendo seguito il discorso dal principio, non capì di che
stavano
parlando.
«E
Bokuto-san chi l'ha convinto?» intervenne Asahi, ridacchiando
e
seguendo la scia dello scherzo.
Chiyo
parve andare un attimo in crisi e continuò a riflettere,
prima di
rispondere: «Io!» poi aggiunse poco convinta e
ormai confusa:
«Credo.»
I
suoi compagni risero ancora della sua ingenuità, prima di
mettersi
in posizione, pronti a iniziare una nuova partita.
L'arbitro
fischiò e la prima palla volò da parte di Asahi,
che arrivò
dall'altro lato ma atterrò fuori dal campo.
Battè
a questo punto la Fukurodani e Chiyo corse a ricevere, leggera e
rapida, come al solito. La palla, colpiti gli avambracci, le fece un
po' male, ma niente che non riuscisse a sopportare e si
sforzò di
tenere per sè l'espressione addolorata.
La
partita procedette come al solito, con la Karasuno che tanto si
impegnava a star dietro alla Fukurodani ma che ancora dimostrava di
aver bisogno di allenamento. I primi passi però stavano
venendo
fatti. Qualcosa funzionava sempre un po' di più.
Chiyo
continuò a correre, tenendo ben d'occhio palla e compagni,
sforzandosi di affinare quella tecnica che la vedeva per la prima
volta parte di un gruppo e non un colibrì solitario con
tutto il
peso della resposanbilità.
Quella
solitudine che a dirla tutta non le era mai dispiaciuta e che un po'
la faceva sentire protetta.
Lontana
dai confronti, lontana dai giudizi, sola con quella palla.
In
qualche modo, il suo pensiero andò a posarsi sul discorso di
Tanaka,
fuori dalla palestra, riguardo a Tsukishima. Se veramente lui aveva
un fratello che aveva giocato nell'ombra del Piccolo Gigante,
subendone la superiorità... perché non faceva
niente per riscattare
il suo nome?
Poteva
ben capire la situazione, ma trovava incomprensibile che Tsukishima
accettasse così quella condizione, che non facesse niente
per
lottare. Se suo fratello aveva davvero subito la frustrazione di
dover essere solo un'ombra, perché non tentava di combattere
per
lui? Non è questo quello che di solito si chiama amore? Non
era
dunque quella la pallavolo? Aggrapparsi l'uno all'altro, un gioco di
squadra, dove c'è sempre qualcuno che ti guarda le spalle e
ti aiuta
nel portare a segno quel punto? Qualcuno che tenta un salto, per
salvare ciò che tu non sei riuscito e portarti lo stesso
alla
vittoria.
Come
poteva essere così egoista?
Bokuto
schiacciò e il risuono del suo urlo, nel salto, la
riportò con i
piedi per terra.
Tsukishima
provò a saltare per murarlo, senza riuscirci, come spesso
accadeva.
Non riusciva mai a murarlo! Eppure erano giorni che gli saltava
davanti.
Possibile
che non riuscisse a prenderne nemmeno una? Neanche per sbaglio?
Chiyo
corse e saltò, lanciandosi sulla palla, ma la sua
reattività era
stata decisamente carente, colta da tutti quei pensieri e quel moto
di rabbia che pian piano le cresceva dentro.
Perché
non provava nemmeno un po' a dare del suo meglio per l'amore che
provava per suo fratello?
Si
sollevò da terra, osservando la palla rotolare via e
ascoltò il
fischio dell'arbitro che dava il punto alla Fukurodani.
"Perché
nemmeno ci provi? Come puoi fargli questo?"
«Razza
di idiota!» gridò, non riuscendo più a
contenersi. A pugni
serrati, si voltò rabbiosa verso Tsukishima. «Che
diavolo ci stai a
fare tu a muro? Spiegamelo!» gli ringhiò contro,
vibrando di
rabbia.
Tsukishima
per un attimo la fulminò, ma come suo solito non si scompose
troppo
e con freddezza, la sua solita freddezza affilata come il ghiaccio
polare, le disse: «Vieni a murare tu, allora.»
Chiyo
rimase come paralizzata, trovandosi di fronte qualcosa di molto
più
grande di quanto si fosse aspettata. Poteva sembrare una provocazione
come un'altra, ma non era solo quella. Tsukishima lo sapeva, tutti lo
sapeva, per quello lui le aveva detto quella frase. Poteva sembrare
una provocazione come un'altra, invece era qualcosa di molto
più
potente e molto più doloroso e Tsukishima aveva usato
quell'arma
volontariamente per ferirla. Tsukishima divenne improvvisamente
invisibile. Davanti a lei rimase solo quella rete, così
alta, così
imponente... così irraggiungibile. Un muro su cui sempre
aveva
sbattuto e dai cui aveva cominciato a scappare.
«Tanaka!»
la voce imperativa di Daichi la riportò su quel campo,
strappandola
a un mondo che già aveva cominciato a inghiottirla.
Tsukishima tornò
improvvisamente visibile, ma non era solo. Tanaka lo teneva sollevato
per il colletto e lo fissava a pochi centrimentri dal suo viso, con
gli occhi infuocati.
«Tu,
bastardo...» ingoiò il resto della frase.
Daichi
e Asahi scattarono verso di lui e tentarono di afferrarlo,
separandoli, mentre intanto, intorno a loro, si era alzato un
mormorio di voci indistinte che, chi interessato, chi divertito, chi
preoccupato, guardavano la piccola rissa che si stava per scatenare
all'interno della squadra Karasuno.
«Si
picchiano!»
«Che
succede?»
«Tra
compagni?»
«Sensei,
faccia qualcosa!»
Tanaka
si divincolò, tentando di liberarsi dalla presa di Daichi e
Asahi, e
non sembrava intenzionato a mollare la presa su Tsukishima. Se non ci
fossero stati i suoi due compagni a mettersi in mezzo l'avrebbe
già
riempito di pugni. Soprattutto perché Tsukishima continuava
a
rimanere impassibile e a guardarlo provocatorio, con quel suo modo di
fare insopportabile, come se fosse superiore a tutti. Ukai li
raggiunse e provò a fare appello sulla sua carica
autoritaria,
posandogli le mani sulle spalle e cercando di convincerlo a
indietreggiare.
Una
delicata mano si posò infine sul suo braccio e fece una
leggera
presa. Tanaka spostò per la prima volta lo sguardo da
Tsukushima,
posandolo sulla figura al suo fianco. Chiyo si era alzata e lo stava
invitando a lasciarlo. I suoi occhi non trasmettevano niente, vuoti,
e questo faceva enormemente paura.
"È
colpa mia" pensò Chiyo. "L'ho provocato io. Non dovevo
dirgli quelle cose."
«Lascia
stare, Tanaka» gli disse con tono basso e greve.
Tanaka
l'osservò, colmo di dolore nel vederla in quelle condizioni,
ma
decise di ascoltarla e lasciò il colletto di Tsukishima,
allontanandosi di qualche passo.
Ukai
tirò un sospiro di sollievo e si affrettò ad
avvicinarsi
all'arbitro per chiedergli cortesemente qualche minuto di pausa, per
rimettere a posto la situazione.
«È
facile...» parlò Tsukishima, che ancora non
sembrava aver digerito
del tutto la cosa. «È facile, vero? Quando hai
qualcuno più grosso
di te accanto. È per questo che sei nella squadra maschile,
invece
che quella femminile? Avevi bisogno delle guardie del
corp...» non
terminò la frase che Chiyo scattò con tutta la
velocità del
colibrì, il viso contratto in un'espressione furibonda, e
saltò
lanciando il pugno ben serrato verso il suo viso.
Il
colpo inaspettato fece volare via gli occhiali di Tsukishima e gli
fecero perdere l'equilibrio, facendolo cadere a sedere a terra.
Yachi,
dalla panchina, lanciò un urlo spaventata, mentre la maggior
parte
dei presenti, lì intorno, restò immobilizzato,
sorpreso
dall'accaduto. Non si vedeva tutti i giorni una ragazza che nemmeno
raggiungeva il metro e sessanta, stendere con un pungo uno spilungone
di quel calibro.
E
proprio di fronte a quel pensiero, esplose la risata di Bokuto, che
lo indicò esclamando: «Che mammoletta!»
«Bokuto-san!
Smetti!» lo rimbeccò Akaashi, senza riuscire a
placarlo, ormai alle
lacrime. Dopo qualche secondo di esitazione, cominciarono a essere
percepibili le risate soffocate di altre persone lì intorno,
anche
se meno sfacciate di Bokuto.
Tsukishima
le rivolse lo sguardo più incazzato del repertorio, prima di
allungarsi ad afferrare gli occhiali volati via.
Chiyo,
a sua volta, non sembrava da meno. Tremava dalla rabbia e non
smetteva di fissarlo, con gli stessi occhi di un animale pronto a
scattare su una preda.
«Chiyo!»
gridò Ukai furibondo. «Vai subito in
panchina!» ordinò.
«Tanto
non avevo più voglia di giocare»
ringhiò lei, voltandosi e
allontanandosi a grandi passi, verso l'uscita dalla palestra.
«Chiyo!»
la richiamò Tanaka, cercando di fare un passo verso di lei
per
inseguirla, ma Asahi l'afferrò e negò con la
testa.
Era
bene restasse sola per un po', visto che a farla arrabbiare era stata
proprio l'essersi sentita dire che aveva bisogno di qualcuno
più
grosso accanto.
Doveva
schiarirsi le idee.
«Ehy,
Chiyo-chan! Secondo te, com'è il mondo da
lassù?» era
quella la voce che in quel momento le rimbombava in testa. Una voce
vecchia almeno sei anni. Era passato tanto di quel tempo, che aveva
cominciato a temere che non fosse veramente così come se la
ricordava. Aveva cominciato a temere lo sbiadirsi dei ricordi.
«Eh?
Parli di quelli che saltano a rete sul campo di pallavolo? Il mondo
da lì... potrebbe essere diverso?»
aveva chiesto lei ingenuamente.
«Certo
che è diverso!» l'aveva
ammonita lui. «La prospettiva
è completamente diversa,
cambia tutto!»
«Mh,
se lo dici tu.»
«Sarebbe
bello.» aveva
poi sorriso lui,
con quel suo sorriso triste e bello allo stesso tempo. Quel sorriso
che ancora sperava, ingenuamente, ma che veniva brutalmente ucciso
dalla realtà dei fatti. «Sarebbe
bello poter volare come
loro e vedere com'è il mondo da lassù.»
Chiyo
si strinse di più le ginocchia al petto, seduta sul tetto
della
palestra. Sopra di lei ormai il sole aveva lasciato il posto a un
tappeto di stelle, mentre sotto di sè sentiva l'affievolirsi
delle
voci, man mano che le squadre, finito l'allenamento, se ne andavano.
Puntò
gli occhi a una stella, la più luminosa.
«Shoji»
mormorò, con la voce rotta dal pianto che aveva appena
riempito il
suo pomeriggio. «Com'è il mondo da
lassù?»
NDA.
Ehy
ehy ehy!
Oggi
finiamo il lacrime. Come avevo accennato nello scorso NDA, Chiyo
viene buttata fuori dal campo dopo aver avuto questo brutto litigio
contro Tsukishima (come hanno fatto gli occhiali a restare interi?
O.o). Forza motrice sono stati i pensieri sul fratello di Tsukki, ma
la cosa sarebbe morta lì se lui non avesse continuato a
provocarla
(cattivo Tsukki! u.u). Se c'è una cosa che stiamo imparando
di lei è
che non le va ricordato che è piccoletta! (Tranne quando
Kurro e
Bokuto la chiamano così :P quello stranamente lo apprezza
ahah)
E di
nuovo vediamo un Tanaka-bro amorevole *-* tanto love per il corvetto
pelatino! Guai a toccare la piccoletta!
E
che dire invece della scena dello yoga, quando Chiyo immagina Kuroo?
Che stia iniziando a provare qualcosa per il (cito) "capo-gatto
cattivo"? Ahahah
Basta
con il riassunto e le riflessioni post-capitolo, lascio spazio ai
vostri commenti (se volete lasciarmene) e vi do appuntamento a
giovedì prossimo!
Si
risolveranno le divergenze che sono andate a crearsi nella squadra?
E
perchè quella frase "allora vieni a murare tu" di
Tsukishima ha provocato tutto quel dolore e la feroce reazione di
Tanaka?
Scopriremo
finalmente chi è Shoji? (Anche se ormai credo che un'idea ve
la
siate già fatta)
E
Kuroo in quale altro modo importunerà la piccoletta, che
ormai
sembra aver preso di mira?
Nel
prossimo capitolo, dal titolo "Il colibrì che vola
rasoterra",
avremo le nostre risposte.
Piccola
anticipazione:
«Hai
visto che razza di pugno che gli ha tirato al quattrocchi?»
chiese
l'impetuosa voce di Bokuto, raggiungendoli con una risata.
«Quella
piccoletta è una vera forza della natura!»
«Forse
non sarebbe successo se lui non avesse reagito in quel modo alla
provocazione» osservò Kuroo, puntando gli occhi su
Tanaka, che
rispose con un semplice «Tsk» incazzato.
«Tsukishima
è un idiota» aggiunse poi a pugni stretti.
«Insomma,
pelatino, non te la starai prendendo troppo?»
continuò Bokuto,
grattandosi la nuca confuso. «Dopo una strigliata del genere
avrei
risposto così anche io, era una provocazione da
niente.»
«Non
se tu sapessi...» cominciò Tanaka, urlando
furibondo, ma poi si
morse la lingua.
Sapessi
cosa?
E
con questa domanda vi saluto definitivamente...
Cià
cià!
Tada
Nobukatsu-kun \(W◡
≖
)/
PS.
Per chi si sta chiedendo "sì, ma la love-story"? Vi dico che
il prossimo capitolo sarà ancora dedicato al litigio, ma in
quello
dopo ancora avremo il prepotente ritorno di certi biscotti e uno
stanzino delle macchinette ;P
Stay
tuned!