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Autore: ikustang88    08/05/2009    1 recensioni
Kleeth e Feldran amano il mare.
Lei è l'orfana di un marinaio, lui un ricco mercante.
Lei non vuole lasciare la strada che ha intrapreso, perché lui possiede qualcosa che lei vuole a tutti i costi...
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Prendimi come apprendista, mercante!

Feldran continuò imperterrito a tastare la stoffa pregiata che si ritrovava sotto le dita, senza rivolgere alla ragazza nemmeno uno sguardo. Kleeth se ne stava seduta sulla trave portante del soffitto, fissando dall'alto il magazzino e tutte le persone che si affaccendavano attorno al maestro.

- Mi hai sentito, mercante?

L'uomo fece un cenno verso il responsabile della spedizione, che prese in tutta fretta le stoffe e sparì tra la folla. Immediatamente un secondo uomo si sostituì ad esso, porgendo a Feldran una manciata di foglie secche. Una profonda inspirazione, un cenno, poi anche quest'uomo sparì rapidamente. Il terzo non fu altrettanto fortunato: appena il vaso fu tra le mani del mercante, questi lo lasciò cadere a terra con un'espressione di sufficienza. I cocci si sparsero tra i piedi degli uomini d'affari, sbriciolandosi sotto i loro stivali, e Feldran passò oltre.

- Maestro Feldran, sto parlando con te!

L'uomo alzò finalmente la testa verso di lei.

- Non è il momento né il luogo, Kleeth, e sicuramente non il modo adatto con cui rivolgersi ad un maestro.

Kleeth sorrise e spiccò un salto sul legno pesante, atterrando sulle mani.

- Questo non vuol dire che io abbia preso una decisione, signorina.

La ragazza afferrò la corda con la quale era salita fino al soffitto e scivolò giù, lasciandosi cadere proprio davanti all'uomo. Questi la guardò dall'alto in basso e scosse la testa.

- Preferirei che mi aspettassi a casa, Kleeth. In questo momento sono piuttosto occupato.

Lei sorrise soddisfatta ed uscì, scivolando con facilità tra la folla. Corse leggera verso il centro della città, lontano dal porto, verso le colline.

Ai suoi occhi, Feldran era un uomo straordinario.

 

Molti anni prima, quando suo padre era morto su una delle navi di Feldran, il maestro l'aveva presa a lavorare in casa sua come cameriera. In passato Kleeth aveva fatto il mozzo su alcune navi fingendosi un ragazzo. Il mare era nel suo sangue, e il distacco da esso era stato molto doloroso.

- Non è così che vanno fatte le cose, Kleeth! Sei troppo rozza! Comportati come una donna!

La capo cameriera passava le giornate a sgridarla per il suo modo di fare, nonostante la ragazza fosse rapida e sempre pronta a svolgere i suoi incarichi. Ma non era felice.

Ricordava i giorni passati a bordo dei vascelli mercantili, le trattative degli uomini d'affari, la loro abilità nello stabilire dove portare ogni carico per trarne il massimo vantaggio economico...più che seguire le orme di suo padre, che era stato primo marinaio, lei avrebbe voluto diventare mercante.

 

Feldran tardava ad arrivare. Conosceva bene i suoi spostamenti, i suoi tempi. Era sempre al centro della sua attenzione, fin da quel fatidico giorno...

 

Si trovava a bordo dell'ultima nave su cui aveva prestato servizio, la "Traccia del sole". Il proprietario, Luder, stava per imbarcare una partita di velli di un raro tipo di pecora, quando il maestro aveva fatto la sua apparizione, poggiando la mano su uno di quei velli.

- Luder, ferma i tuoi uomini!

Il mercante conosceva bene Feldran, e gli aveva immediatamente obbedito. L'uomo aveva bruscamente apostrofato il proprietario delle pecore.

- Presta più attenzione quando tosi i tuoi animali, straniero. Le ultime tre- le aveva indicate con un gesto - non sono in buona salute. Un mercante onesto offre garanzie alla sua merce, soprattutto quando si tratta di salute.

Gli occhi di Luder avevano rivolto una silenziosa domanda al mercante.

- Il colore del vello. 

Kleeth era rimasta letteralmente folgorata dalla sua abilità, dall'autorità che trasudava, dalla sua esperienza. Gli uomini che lo circondavano ne riconoscevano la saggezza e lo ammiravano per questo, stimandolo come il migliore mercante della città.

Era così iniziato un lungo periodo di pedinamenti, durante i quali i sentimenti che provava verso di lui non avevano trovato che conferma. Quello straordinario uomo nascondeva un passato ricco di viaggi, di scoperte, di esperienze incredibili. Un sapere di cui lei doveva assolutamente impossessarsi.

 

Ma lui si sarebbe fermato presto. La decisione di abbandonare il mare era giunta improvvisa, proprio nel momento in cui lei si era presentata al suo cospetto per riscuotere i soldi che suo padre meritava.

- Non ho soldi per chi non lavora. Tu sei Kleeth, vero? La figlia di Hab. Bene, lavorerai nella mia casa. Ho smesso di andare per mare.

 

Eppure lei vedeva le lunghe file di persone che si snodavano lungo la stradina che portava alla sua casa in cima alla collina, tutti quegli uomini che chiedevano aiuto e consiglio al mercante circa i loro investimenti, le loro rotte, i loro carichi e le trattative. Sentiva le parole con le quali consigliava l'una o l'altra navigazione, o un paese piuttosto che un altro, con cui lodava un certo tipo di bestiame o denigrava il raccolto di qualche commerciante un po' avaro. Ma ciò che amava più di tutto era guardare il maestro che valutava la merce, il modo in cui riconosceva al tatto la qualità della stoffa, del vasellame, del legno; il suo fiuto per le erbe di qualunque genere, per le spezie di valore, per l'olio e il miele: valutava ogni merce con tutti e cinque i sensi, secondo la sua esperienza. E com'era rapido!

Gli uomini attorno a lui si muovevano come trottole, avvicendandosi uno dopo l'altro in una sfilata di prodotti oltreoceano. Lui rimaneva immobile, in mezzo a quella gente, compiendo quei gesti magici che potevano elevare a mercante un commerciante oppure farlo sprofondare nella disperazione.

 

E lei aveva bevuto ogni parola e ogni suo gesto con trepidazione, con avidità: suggeva il sapere goccia dopo goccia, sempre più ansiosa di raggiungere i segreti che l'uomo nascondeva. Eppure non riusciva ancora a capire quali erano i suoi criteri, i piccolissimi dettagli che rendevano una merce buona o cattiva. Aveva bisogno delle sue lezioni. Aveva bisogno del maestro in persona.

 

Feldran imboccò la strada di casa. Era stata un'altra giornata frenetica, colma di sorprese. Chi l'avrebbe mai detto che il giovane Trefin sarebbe riuscito a portare al padre un carico di vino di tale pregio? Quel ragazzo stava iniziando a farsi strada. Altri purtroppo cominciavano a perdere la mano. Quattro mercanti, poco più vecchi di lui, erano stati poco attenti ed avevano acquistato merce di qualità scadente, perdendo così una montagna di soldi. Gli era dispiaciuto dir loro la verità, ma fermandoli prima che partissero avrebbe fatto risparmiare loro almeno i soldi del viaggio, dell'equipaggio e della nave. Sperava sempre che coloro che rimanevano delusi dal suo verdetto si rimettessero presto in piedi.

 

Appena fu in vista della casa scorse Kleeth. I suoi capelli neri erano inconfondibili, e risaltavano sulla parete color avorio della sua abitazione. Sospirò. Erano ormai mesi che se la ritrovava dovunque.

 

- Maestro, desidero diventare la vostra apprendista.

- Kleeth, qualora io decida di istruire un apprendista, certamente la mia scelta non cadrebbe su una ragazza.

 

- Feldran, prendimi come apprendista, te ne prego!

- Il tuo rango non me lo permette, Kleeth. Ritorna a lavorare nelle cucine.

 

-Mercante, non desideri un erede?

Attraversavano le strade del mercato. Feldran si era voltato verso di lei con sguardo gelido.

- Stai forse cercando di sedurmi, signorina? Potrei portarti davanti al tribunale per questo, lo sai?

Era indietreggiata. Non intendeva affatto sedurlo.

- Maestro, io...volevo solo chiederle di poter essere il suo erede...il suo apprendista...niente di più.

Si era ritirata, sconvolta. Lui conosceva bene le sue intenzioni. Aveva semplicemente sperato che le sue parole la facessero desistere dal quel continuo pedinamento, ma invano.

 

Kleeth era un brava ragazza, questo lo sapeva. Era figlia di Hab, che era stato uno dei suoi migliori uomini. Non era mai stato ricco, e aveva perso la moglie per una malattia, ma lavorava sodo e voleva molto bene alla figlia. Quando un incidente sulla nave se lo era portato via, Feldran aveva perso le tracce di Kleeth, fino a che non si era presentata lei stessa a casa sua. Glielo doveva. Aveva preso la ragazzina in casa come cameriera, ma questo andava al di là dei suoi programmi. Prendere un'apprendista...

Ogni parola sembrava stata inutile. Nulla di ciò che aveva detto l'aveva fatta desistere, e l'uomo temeva che l'unico modo per far terminare quella faccenda fosse cedere, ma sapeva che non avrebbe dovuto farlo.

 

- Kleeth...

Salutò la ragazzina con un cenno del capo, nonostante il suo rango non lo richiedesse. Lei comprese l'importanza del suo gesto, e chinò la testa a sua volta.

- Maestro Feldran, signore.

L'uomo le fece cenno di seguirla all'interno, dove i due si accomodarono.

- Desideri che io faccia di te la mia apprendista. Perché?

- Amo il tuo lavoro, maestro. La tua esperienza. Amo il modo in cui assapori la merce, in cui conosci il mondo. Vorrei che condividessi la tua saggezza con me, maestro.

- Ma sei una serva. Sei la figlia di uno dei miei marinai, il migliore, magari, ma pur sempre un marinaio. E io sono un mercante. Se decidessi di prendere un apprendista, dovrebbe essere figlio di una famiglia ricca, o almeno benestante. Tu sei orfana, Kleeth.

Il suo tono non era cattivo, anzi. Quelle parole gentili non l'avrebbero mai offesa.

- Se è per i soldi, maestro, posso lavorare. Posso diventare il tuo migliore marinaio, come lo era mio padre. Posso sposare con l'inganno il rampollo di un riccone, e diventarne così la figlia. Non c'è nulla che non farei per poter essere la tua apprendista, maestro.

- Nulla, Kleeth?

Lo guardò. Un uomo sulla trentina, con i capelli chiari, lo sguardo onesto e la sicurezza tipica della sua età. Non avrebbe mai potuto confessargli quanto fossero profondi i suoi sentimenti per lui, eppure una parte di lei desiderava che il suo pagamento fosse riscosso in altro modo.

- Nulla, maestro.

- Se anche tu diventassi improvvisamente ricca quanto me, rimarresti comunque una ragazza. In questa città una ragazza non necessita di un'istruzione.

Kleeth lo guardò seriamente, più seriamente di quanto avesse mai fatto fino a quel momento. I suoi occhi scintillavano di entusiasmo, e la sua voce era ferma e sicura.

- Lo desideri, maestro. Lo vedo. Non so per quale motivo tu abbia abbandonato il mare, ma tu desideri ancora viaggiare, desideri tornare in quelle terre piene di splendore da cui vengono le merci che tutti ti portano, e sopra ogni cosa tu desideri avere qualcuno accanto che condivida questa tua passione.

Ti ho visto, sai? Prendi in mano quelle ceramiche, o le stoffe color indaco...annusi le foglie rosse, le loro bacche...assaggi il vino rosato, e i tuoi occhi hanno un fremito. Quelle merci vengono da posti che conosci, che hai amato, che desideri ritrovare. E guardi le facce degli altri mercanti, in cerca dello stesso fremito, della stessa passione...loro hanno in mente solo il denaro, e così anche i loro figli. Trovami un mercante che non sia attaccato ai suoi soldi, e io abbandonerò il mio obiettivo.

Feldran, io ho bisogno di essere la tua apprendista, e tu hai bisogno che io lo sia. Forse non tornerai per mare, ma ognuno dei tuoi insegnamenti farà il giro del mondo, con me. Tu sei saggio, sei esperto, sei onesto. Io non voglio altro, maestro.

- Ma sei ancora una donna.

Kleeth sorrise tristemente.

- Posso dimenticare di esserlo, se tu lo desideri. Posso ingannare il mondo, e me stessa, fasciarmi il petto e tagliarmi i capelli. Sono stata per mare sotto il nome di Klet, e se il mio maestro lo desidera, io sarò Klet, il suo apprendista.

 Feldran chiuse gli occhi per un istante. Nella sua mente fiorirono i ricordi, il rumore delle onde contro la chiglia, il vento che si scontrava con le vele, l'aria salata sulla lingua, il suono delle botti che venivano ammassate, una ad una, nella stiva. Il calore del sole in altri paesi, i volti di persone nuove, il sapore dei loro frutti sconosciuti, dei loro vini invitanti. I loro animali bizzarri, le piante meravigliose, ogni piccola scoperta fatta in terre lontane.

Pensò ad ogni oggetto che aveva visto, ad ogni segreto che nascondeva, ad ogni piccolo mistero che il loro materiale celava. Pensò a tutta la sua vita, e a tutto ciò che avrebbe ancora potuto fare, pensò di nuovo alla sua nave, la "Stella del Sud".

E poi...immaginò tutte quelle cose, condivise con qualcuno con la sua stessa anima. Qualcuno che guardasse le cose con curiosità, con passione e amore. Qualcuno assetato di sapere, che cercasse in ogni oggetto il segreto della sua creazione. Immaginò come sarebbe stato raccontare a quella persona ogni cosa che aveva visto, il mistero di ogni merce. Immaginò la sua vita in una nuova luce, condivisa con qualcuno che fosse abbastanza in gamba da tenergli testa, e occuparsi di tutto quando lui sarebbe stato troppo vecchio.

Infine aprì gli occhi.

- Ho preso la mia decisione.

  
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