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Autore: BillieJeanBJ    07/10/2016    5 recensioni
"Non riusciva a spiegarsi perché si fosse di colpo bloccata lì invece di proseguire il suo percorso, e soprattutto proprio non capiva da quando quel genere di mansioni, e cioè la pulizia di un’arma, la incuriosiva!
Una vocina aveva subito iniziato a canzonarle in testa una frase che lei ritenne fastidiosa, forse perché veritiera: non sono le armi ad affascinarti, Beth!"
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Greene, Rick Grimes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Le maniche della camicia scura erano state arrotolate sui gomiti mentre un angolo della stessa gli usciva disordinatamente fuori dai jeans scuri. Gli avambracci erano sporchi di terra così come il viso, incorniciato da ricci ribelli resi ancora più circolari dall’umidità dei capelli.
Stava tranquillamente rimontando la sua colt mentre lei continuava a rimanere immobile a fissarlo, senza perdersi nessun passaggio che quelle dita lunghe e callose eseguivano agilmente sull’arma.
Non riusciva a spiegarsi perché si fosse di colpo bloccata lì invece di proseguire il suo percorso, e soprattutto proprio non capiva da quando quel genere di mansioni, e cioè la pulizia di un’arma, la incuriosiva!
Una vocina aveva subito iniziato a canzonarle in testa una frase che lei ritenne fastidiosa, forse perché veritiera: non sono le armi ad affascinarti, Beth!
Con uno sbuffo seccato e infastidito, aveva cercato di scacciare nella negazione quell’assurda accusa allusiva, ma tale azione la privò del titolo di spiona invisibile per accaparrarsene uno ancora peggiore: spiona sgamata. Si, perché nell’esatto momento in cui lui aveva sollevato gli occhi dalla sua colt per rivolgerli dinanzi a sé, precisamente su di lei, si era sentita una vera e propria spiona! D’altronde era ciò che stava facendo, no? Spiare Rick Grimes.
Inevitabilmente, le guance le si erano accaldate per un imbarazzo che non aveva tardato a mostrarsi attraverso un colorito rosso come le ciliegie che tanto adorava.
Si sentì in dovere di dire qualcosa, magari iniziando con lo scusarsi per aver invaso la sua privacy, ma gli occhi azzurri dello sceriffo la studiavano così attentamente da sottrarle qualsiasi logica e in un disagio ironico pensò che i ruoli si fossero appena invertiti. Quel pizzico di  sarcasmo, però, era immediatamente sparito quando le labbra di Rick si erano distese in quel sorriso gentile che lei aveva sempre ritenuto dolce e.. affascinante. Nonostante i suoi soli diciassette anni, i pensieri di Beth non erano molto lontani da quelli di sua sorella maggiore, Maggie, ch’era riuscita a trovare un compagno con il quale trascorrere dei giorni normali in un mondo che di usuale non aveva più nulla.
Come se non bastasse, vivere sotto lo stesso tetto, non l’aiutava per niente! Escludendo Glenn, ch’era il nuovo ragazzo di sua sorella, suo padre Hershel e il piccolo Carl che, per l’appunto, aveva solo dieci anni, Rick era l’unico uomo ‘estraneo’ presente alla fattoria Greene e Beth non poteva negare lo strano sfarfallio alla bocca dello stomaco che percepiva ogni volta che i suoi occhi blu incontravano la figura dello sceriffo.
-Tutto okay?-
E aveva scoperto che anche la sua voce riusciva a spingerle pensieri, da sempre innocui e morigerati, in una direzione decisamente vietata dall’etica che sin da bambina suo padre le aveva inculcato. Purtroppo non poteva farci nulla. Era una reazione che non poteva controllare.
Gli occhi attenti e vigili di Rick continuavano a fissarla, in attesa di una risposta che avesse potuto garantirgli sollievo, ma lei non riusciva sul serio a collegare cervello e bocca. Avrebbe, però, dovuto fare uno sforzo se non voleva apparire una stupida, anche se questo si riduceva ad esprimersi in monosillabi.
-Sì.-
Non che la risposta fosse stata sufficientemente soddisfacente al suo scopo, per l’appunto!
Rick le sorrise di nuovo, più apertamente stavolta, e Beth credette di aver ingoiato carboni ardenti perché al suo interno si era appena verificato un incendio che stava bruciandole stomaco e petto.
-Puoi avvicinarti se vuoi. La pistola è scarica.-
E la battuta dello sceriffo, pronunciata in una combinazione perfetta d’ironia e dolcezza, non era stata per niente d’aiuto in quanto adesso tutto il suo corpo era in fiamme. Eppure i suoi piedi non avevano  esitato a portarla al centro esatto di quel pericoloso fuoco.
Imponendosi di tenere la testa china, Beth si era fermata nel lato opposto a quello di Rick così da fronteggiarlo. Non aveva osato sollevare gli occhi ma percepiva addosso lo sguardo forse incuriosito forse guardingo di Rick.
-Tuo padre mi ha confidato che sei stata poco bene ieri sera. Vedo che ti sei ripresa, ne sono contento.-
Non aveva idea di quanto o cosa suo padre avesse raccontato, ma imbarazzarsi era stato inevitabile per due buone ragioni. La prima; nessuno doveva conoscere il suo piccolo problema. La seconda; nessuno doveva conoscere il suo piccolo problema, soprattutto Rick!
-Sto bene! Si è trattato solo di debolezza fisica.-
Spiegò portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio, gesto che compiva quando era altamente a disagio. Nel farlo lanciò una rapida occhiata allo sceriffo e, come sospettava, lo trovò a studiarla valutando se la sua risposta fosse stata veritiera oppure no.
Cercò di mostrargli un sorriso rassicurante ma sapeva che non sarebbe stato sufficiente.
-La claustrofobia non è un problema da sottovalutare, Beth. Non oggi.-
Sapeva perfettamente cosa volesse significare quel ‘non oggi’. Il cofano di una macchina, ad esempio, avrebbe potuto un giorno essere l’unico rifugio in grado di salvarla dall’attacco dei vaganti e non poteva permettere alla sua paura di rischiare.
Mordicchiando la pellicina interna delle labbra, distolse nuovamente lo sguardo da Rick per ripuntarglielo addosso l’istante dopo con il cuore che le batteva all’impazzata per la frase che aveva udito.
-Vediamo di trovare una soluzione.-

*****

Peccato, però, che la risoluzione al problema ne aveva causato uno ancora peggiore e di calibro decisamente più pericoloso: trovarsi chiuso all’interno di una cabina con una ragazza. E non una ragazza qualunque, ma niente di meno che con la piccola Beth Greene. Aiutarla a superare la claustrofobia era stato sul serio il suo unico e solo obiettivo, ma non aveva pensato alle conseguenze. Tanto per cominciare, la ragazza le si era appiccicata addosso in un abbraccio così ferreo da stupirlo in quanto non credeva possibile che quelle esili braccia possedessero così tanta forza, e per continuare stava sul serio morendo di caldo là dentro.
Per gesto istintivo e abituale, le sue mani si erano adagiate sulla schiena di Beth intente a rassicurarla con carezze incoraggianti mentre il mento, per la differenza di altezza, si era incastrato perfettamente sopra il suo capo permettendogli di scoprire quanto profumasse quella seta dorata ch’erano i suoi capelli.
Beth era davvero minuta e quasi gli parve di non avere nulla tra le braccia. Quasi, perché grazie al calore che il suo corpicino emanava, aumentando i gradi di un luogo già asfissiante di per sé, la presenza la percepiva eccome! E stava seriamente iniziando a ripugnarsi per questo. Beth aveva poco più di diciassette anni e lui, maledizione, lui era un uomo di trentaquattro, vedovo e con un figlio che a breve avrebbe raggiunto l’età della ragazza sulla quale stava gravando pensieri di cui neanche lui ne aveva ancora ben compreso il vero significato. Sapeva soltanto che era qualcosa di pericoloso e, per utilizzare termini idonei alla professione che svolgeva prima di tutto questo, illegale.
Erano più che altro le reazioni fisiche a preoccuparlo, e prima che la più pericolosa avesse potuto alzarsi -nel senso letterale della parola- avrebbe dovuto stabilire una distanza di sicurezza. O quantomeno separare i loro bacini, Cristo Santo!
-Beth?-
Provò a rallentare la presa ma le braccia della ragazza erano davvero troppo decise a non mollare per permettergli di indietreggiare anche di un solo passo.
No, così non andava.
-Beth, dobbiamo almeno provarci.-
Anche perché i jeans stavano iniziando a suonare i primi campanellini d’allarme.
-No, non ce la faccio. Se ti mollo non riesco più a respirare.-
Questa era una contraddizione che, malgrado tutto, lo fece sorridere. Il suo nasino era schiacciato contro il petto riscaldandogli quel pezzo di pelle con il respiro caldo ma ostruito, mentre le sarebbe bastato solo indietreggiare il capo per respirare a pieni polmoni. La cabina della doccia del fienile era piccola ma le ante della stessa erano trasparenti e ciò poteva rassicurarla che lo spazio era molto più grande di quanto credesse.
-Ascoltami, Beth.-
Poggiò una mano dietro la sua nuca e stavolta il tocco fu più deciso perché le dita si serrano come una ventosa attorno al suo sottile collo umido. Chinò il capo così da livellare le labbra al suo orecchio sinistro e sollevò lo sguardo oltre la spalla della ragazza per accertarsi che nessuno li trovasse in una situazione facilmente equivocabile.
-Possiamo uscire da qui in qualsiasi momento, ma tu.. tu devi provarci, Beth.-
Aveva parlato in un sussurro determinato e incoraggiante, il tono che solitamente utilizzava quando la situazione richiedeva quel coraggio che altrimenti avrebbe portato a guai seri, ma le dita di Beth continuavano a stringerle la maglietta obbligando i suoi fianchi e rimanere immobili contro lo stomaco della ragazza.
-Almeno un tentativo.-
La pregò, e implorò  anche il Creatore affinché potesse aiutarlo a salvarsi da quell’immorale e sbagliato casino che lo avrebbe spedito direttamente all’inferno.
Miracolosamente la piccola Beth parve convincersi perché lentamente iniziò ad allentare la presa fino a separarsi, seppur di pochi centimetri, dal suo corpo.
Riuscì a vedere che il viso era arrossato e che le ciocche le aderivano sulla pelle sudata.
Rick spostò la mano sulla guancia di Beth mentre continuò a mantenere l’altra sulla sua schiena.
-Respira. Lentamente.-
In un battito di ciglia, gli occhioni blu della ragazza s’incollarono ai suoi mostrandogli una paura che lo intenerì. Ma oltre alla dolcezza scattò qualcos’altro in lui, come se qualcuno gli avesse appena assestato un pugno allo sterno.
Non riusciva a staccare lo sguardo da quelle iridi così profonde perché lì dentro -senza sapere bene come- c’era appena annegato e stavolta era lui a non poter respirare. Non aveva mai avuto modo di avvicinarsi a quelle acque pure ma adesso che poteva toccarle, rischiando di inquinarle con la sola forza di pensieri decisamente imbrattati d’immoralità, doveva riconoscere che erano semplicemente.. bellissime.
Schiuse le labbra per liberare un debole ansito e si passò la lingua sulle labbra secche distogliendo lo sguardo da un viso che lo stava facendo letteralmente sudare. Serrò le palpebre con l’intenzione di lasciarsi travolgere dall’oscurità ma il viso della ragazza apparve anche all’interno di esse.
Era assurdo!
Rendendosi conto di avere ancora una mano appiccicata alla sua guancia, la ritrasse velocemente per portare le dita della medesima a premere contro la fronte in una sfregata vigorosa.
In quale maledetto guaio si stava, o forse si era già cacciato?
-Rick, non riesco.. non riesco a.. respirare.-
Perfetto, perché siamo in due!
Lo aveva solo pensato ma quando aprì gli occhi comprese che in quel preciso momento doveva avere un aspetto davvero pessimo per lo sguardo terrorizzato e confuso che la ragazza gli stava rivolgendo.
Cazzo, era lui l’uomo! Ed era stato lui a trascinare entrambi in questa situazione. E sempre lui doveva risolverla, e al più presto.
-D’accordo.-
Uno bisbiglio per incoraggiare se stesso era stata davvero una mossa sbagliata perché Beth lo capì ed iniziò a boccheggiare preda forse di un panico che lui, da idiota, aveva causato. Insomma, se anche chi avrebbe dovuto aiutarla era in difficoltà, il suo panico era più che plausibile.
-No, no! Va tutto bene, Beth! Guardami!-
Masochista fino al midollo, la invogliò a fare qualcosa di davvero dannoso per lui: guardarlo.
Le sue enormi mani tornarono a racchiudere il viso della ragazza impedendole così di agitarsi in un no deciso in risposta al suo incitamento, le dita a massaggiarle il collo.
-Hey, guardami!-
Non era stato un ordine ma un dolce invito a seguire il suo consiglio. E lei lo fece.
Con lentezza ammaliante, sollevò le lunghe ciglia puntandogli contro ancora una volta i suoi pericolosissimi occhi.
Concentrato, doveva rimanere concentrato. Avrebbe avuto tempo dopo a prendersi a calci nelle palle da solo per pensieri causati certamente dai primi sintomi di una pazzia senza eguali.
Non era un masochista. Era un pazzo.
-Guarda me, Beth. Solo me.-
Un pazzo bell’e finito.

*****

Oh, ma era già da un pezzo che lei guardava lui. Solo lui.
E il fatto che non se ne fosse reso conto, in un certo senso la sollevava, anche se di poco data la situazione in cui si trovava, e cioè essere chiusa in uno spazio ristrettissimo con Rick Grimes il cui corpo premeva contro il suo trasmettendole un calore che non faceva che aumentarle la sudorazione già causata dalla temperatura climatica.
Ancora non riusciva a respirare perfettamente e non era del tutto certa che l’origine fosse dovuto alla sua claustrofobia.
Non era mai stata così vicina neanche ad un ragazzo e adesso si ritrovava praticamente schiacciata ad un uomo!
Non appena Rick l’aveva guidata all’interno della cabina, Beth si era rifugiata tra le sue braccia con una facilità mai sperimentata prima. Il suo orecchio contro il petto dello sceriffo le aveva permesso di sentire il battito forte e sicuro del suo cuore, distraendola dalla quella forzata prigionia. Ma a deviare la sua fobia era stato anche qualcos’altro, inutile continuare a negarlo. Era stato Rick stesso.
Non poteva definire o distinguere quali sensazioni provasse siccome ignorante in materia, ma le piaceva. Le piaceva avere le mani forti, sicure e delicate di Rick sul suo corpo. Le piaceva sentirne il calore sulla pelle. E sì, le piaceva quello stimolante sfarfallio allo stomaco. Beh, più che sfarfallio il suo intestino stava subendo la forza di un uragano, ancor più devastante se Rick continuava a respirarle sulla bocca e fissarla in un modo che le faceva tremare le gambe.
-Devi respirare lentamente.-
Glielo disse in un sussurro quasi assorto, come se Rick avesse la testa da tutt’altra parte e lei non poteva respirare. Non poteva perché colui che cercava di aiutarla era in realtà l’artefice del suo malessere.
-Sì, Beth. Devi farlo.-
Non si era neanche accorta di aver negato con il capo troppo impegnata ad osservare quello di Rick che invece stava svolgendo l’azione contraria, annuire piano e con determinazione. Ecco, questa era un’altra caratteristica che aveva scoperto di affascinarla; la dolce autorità di Rick. Non era un capogruppo prepotente e dittatore, semplicemente sapeva farsi obbedire usando le buone maniere e questa.. Dio, questa consapevolezza la stava facendo impazzire!
Piazzò gli occhi nei suoi cercò di seguire la sua direttiva; respirare lentamente.
Schiuse le labbra ed iniziò a farlo, ma ogni volta che espirava dalla bocca, il soffio le usciva pesante e spezzato e questo dovette dar molto fastidio a Rick perché mollò la presa che aveva su di lei e andò a sbattere violentemente contro la parete dietro di sé, quasi come se una forza invisibile ce lo avesse scaraventato.
-Cristo Santo!-
Beth non capiva come mai fosse diventato tanto agitato e perché avesse coperto il viso con una mano, ma ciò le alimentò una preoccupazione da non sottovalutare, insomma se Rick si fosse sentito male, lei cosa avrebbe potuto poiché stava decisamente peggio?
-Rick?-
Provò a chiamarlo sperando di poter vedere la sua espressione ma la mano continuava a coprirgli il volto arrossato. Riuscì solo a notare il movimento del pomo d’Adamo e neanche si fosse trattato di uno sbadiglio, si trovò ad imitarlo.
-Dobbiamo.. dobbiamo uscire da qui, Beth.-
Aveva tanto sperato di sentire queste parole ma non aveva avuto tempo di rallegrarsene perché il soffione della doccia liberò un improvviso getto d’acqua sulle loro teste.
Con un urlo sorpreso, balzò all’indietro sbattendo anch’ella la schiena contro l’anta della cabina. Rick invece non si mosse di un millimetro. Semplicemente permise che l’acqua lo inzuppasse.
Totalmente rapita da ciò che stava osservando, e cioè un Rick Grimes grondante, lasciò che lo sguardo guidato da una razionalità ormai fuori controllo esaminasse ogni centimetro della sua figura.
La bocca carnosa semiaperta, da cui l’acqua entrava ed usciva dal labbro inferiore in ripetitive gocce che andavano ad unirsi sul mento per scorrere poi lungo il collo scoperto grazie alla camicia sbottonata per metà, i muscoli ben distribuiti su braccia, petto e addome e.. Beth strabuzzò gli occhi quando raggiunse la zona off-limits. Il cavallo dei pantaloni presentava una vistosa prominenza e non era così ingenua da non capire che si trattava di una vera e propria erezione!
Ancor prima di vederli, percepì addosso gli occhi di Rick e Dio solo sapeva quanta vergogna provasse! Eppure riuscì a distogliere l’attenzione dall’imponenza dei jeans per indirizzarla sul suo viso. Non lo avesse mai fatto!
L’occhiata che lo sceriffo le rivolse la fece sentire.. nuda, nonostante indossasse la maglietta azzurra che, bagnata, pesava più del necessario. Se non lo avesse conosciuto, se suo padre non si fosse fidato di lui, avrebbe quasi avuto paura. Rick non le era sembrato più pericoloso perché quegli occhi azzurri che l’avevano sempre guardata con dolcezza e tenerezza,  adesso le ricordavano quelli di un lupo affamato e sapeva, nella sua scarsa conoscenza, che non era fame di cibo quella.
-Dobbiamo uscire da qui.-
Lo disse di nuovo, ma come prima, nessuno dei due aprì la cabina per abbandonare quella trappola che li stava facendo sragionare. Continuavano soltanto a fissarsi come se si vedessero per la prima volta e, cavolo, forse era davvero così. Questo avrebbe spiegato il perché di anomale reazioni, sia fisiche che emotive.  
-Dobbiamo..-
Lo sceriffo cercò di ripetere quel comando che stava imponendolo più a sé stesso, ma inaspettatamente Beth iniziò ad avanzare.
-No, dobbiamo..-
Ormai il tono di Rick si era ridotto in un sussurro; la sua razionalità aveva lottato contro l’istinto, ma fu il suo sguardo disperato a decretare il vincitore.
Per quanto Beth stentasse ancora a credere che un uomo come Rick potesse provare attrazione verso una ragazzina come lei, non voleva lasciarsi sfuggire l’occasione di scoprire che sapore avesse un bacio. Un bacio vero, esperto e virile. Così, entrando anche lei sotto la cascata d’acqua, poggiò incerta una mano sul fianco di Rick per potersi reggere ed iniziare la sua ascesa con la punta dei piedi.
-Beth.. Maledizione, potrei essere tuo padre!-
Lo sapeva benissimo, ma era un problema soltanto anagrafico e dunque mentale. E poi trentacinque anni non erano molti. Forse era lei ad apparire una bambina. Tuttavia -per quanto strano e imbarazzante-, trovò coraggio nell’eccitazione di Rick che premeva contro la pancia; la desiderava.
Impedita dal forte scrosciare, cercò di alzare il mento per guardarlo ma i suoi occhi non incontrarono mai i suoi perché fu un'altra parte del loro corpo ad urtare: la bocca.
Le labbra di Rick, dapprima gelide, violarono le sue in un’unione disperata eppure trattenuta. Stava impazzendo ma ciò nonostante non voleva spaventarla. La baciava con una lentezza e dolcezza che non credeva possibili. La sua mano ritornò sotto la nuca per stringerla appena, mentre l’altra imitò quella di Beth che continuava a rimanere ferma sul fianco duro dello sceriffo.
Resa audace da una passione che non aveva idea di possedere, provò ad inserire la punta della lingua all’interno della sua bocca me Rick comprese la sua timidezza perché fu lui a guidarla ancora una volta insegnandole la giusta movenza. Il sapore delle loro salive si unì a quello dell’acqua corrente rendendo il bacio ancora più bagnato e scivoloso. Bacio che lo sceriffo terminò troppo presto.
Rick poggiò la fronte su quella di Beth trascinando in una carezza la mano sulla guancia per carezzarle lo zigomo con il pollice.
-Tutto questo è sbagliato, Beth.-
Cercherò di addolcire l’amaro di quelle parole utilizzando un tono mellifluo seppur reso roco dal desiderio.
-Ho sconfitto la claustrofobia grazie a te. Questo è sbagliato?-
Lo sceriffo ci pensò un po’ su, consapevole che il verso significato della domanda era un altro, per poi rispondere in un sospiro sconfitto.
-No.-
E Beth non potè evitare di sorridere perché quelle labbra incapaci di star ferme, si modellarono in altro modo e su una superfice decisamente più morbida.


Note d’autrice.
Questo, mia cara Serena, è un regalo anticipato per il tuo imminente compleanno.
Credo di averti dimostrato quanto io ami ogni capolavoro che scrivi con questo Brick! Io, che sono una Bethyl fino al midollo, ho scritto un Brick! E l’ho fatto solo per te! Un vero e proprio parto!
Sinceramente non ho idea di cosa ne sia venuto fuori (stavolta non riesco neanche ad essere soggettiva!) ma spero possa piacerti! :)

Ringrazio inoltre chi ha letto questo ‘esperimento’ e chi eventualmente deciderà di farmi sapere la sua!

Un forte abbraccio.
-Sara


   
 
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