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Autore: sakura182blast    08/10/2016    3 recensioni
Dal testo: " " Tieniti anche questo... coso. ", disse incerto l'hanyou, e lasciò che Miroku se la sbrigasse da solo con quella bestiaccia che, fra le varie cose, emanava anche un puzzo di selvatico tremendo.
Prese la via di casa in tutta tranquillità, ma non prima di udire la voce di Sango farsi stridula mentre chiedeva a quell'uomo che aveva avuto la caparbietà di sposare dove avesse rimediato quella capra e, soprattutto, che cosa avesse intenzione di farsene. "
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di nuovo buonasera a tutti!
Sono tornata, purtroppo... ahahah. Già -.-
Stavolta ho provato a cimentarmi con qualcosa di più soft rispetto alla mia ultima one shot e, nel mentre, mi sto dedicando all'ambizioso progetto di una long fiction in questo fandom... stiamo procedendo talmente piano che persino i pensionati sono stufi di venire a vedere il cantiere della storia, indi... non sono in alto mare, de più! Nel frattempo, però, ho scritto questo ciccio-pasticcio a cui non so assolutamente come introdurvi... c'è tanta di quella demenza che aleggia nella mia testa, ultimamente, che da qualche parte devo pur sfogarla.
Proprio qui? Eh, sì... purtroppo sì.




Di capre, kimono e zuppe





Una lunga giornata.
Era stata davvero una lunghissima giornata.
Il bonzo aveva raggirato un altro capo villaggio facendosi pagare profumatamente un semplice esorcismo che anche quella mezzasega di Shippou sarebbe riuscito a portare a termine (nonostante il piccolo youkai non sapesse nulla di esorcismi, sia chiaro).
Un viaggio interminabile sulle note del monotono cicaleccio di Miroku che non se n'era stato zitto mezzo secondo, nonostante le laconiche risposte seccate di Inuyasha avrebbero dovuto dargli ad intendere che il mezzodemone avrebbe preferito un po' di silenzio.
Sulla via del ritorno, carico di parecchia mercanzia, Inuyasha sospirò pesantemente, seccato.
<< Che hai, Inuyasha? >>, gli domandò allora Miroku, curioso.
<< Keh! E me lo chiedi, bonzo maledetto? >>, rispose piccato l'altro, << Con questi prezzi da strozzino quasi più nessuno ci chiede aiuto con demoni ed esorcismi e raramente vediamo l'ombra di un quattrino. Mi stai rovinando, baka! >>
E lì il monaco dovette ammettere che il suo amico aveva ragione: da quando avevano cominciato quella carriera in due, quell'insolita coppia di esorcisti, gli affari si erano decisamente lanciati in un disastroso climax discendente.
All'inizio le cose andavano piuttosto bene: nei dintorni, l'unica in grado di occuparsi di spiritualità ed affini era Kaede che ormai, sotto il peso degli anni, rifiutava spesso gli incarichi che le venivano proposti indirizzando le persone bisognose verso i due amici di sempre. Inuyasha era soddisfatto: ogni giorno un impegno diverso che, oltre a garantirgli il necessario per vivere, teneva anche occupata la sua mente che spesso andava a zonzo verso epoche lontane e buffe furie dai capelli d'ebano. L'hanyou, però, non aveva fatto i conti con l'avarizia del bonzo maledetto, cupidigia che aumentava in modo direttamente proporzionale all'aumento dei membri della sua famiglia.
Fu così che, considerati i loro oneri troppo costosi per povera gente di villaggio, i contadini ripiegavano spesso su qualche alternativa contattandoli sempre meno spesso in caso di necessità.
Da quando Kagome era tornata, poi, gli affari di quel buffo duo avevano subito una brusca picchiata in discesa dato che la giovane, onorando i suoi doveri di miko, si occupava delle loro faccende praticamente gratis, accettando con riluttanza solo qualche tributo qua e là. Venivano chiamati, dunque, solo quando Kagome rifiutava per pietà nei loro confronti o quando si trovava impegnata in qualche altra mansione.
Miroku ridacchiò dando una pacca affettuosa ad uno dei sacchi di riso che l'hanyou portava sulle spalle.
<< Forza, Inuyasha, lo sai che ho molte spese. Sfamare cinque bocche non è così semplice. >>
<< Allora datti una calmata, pervertito di un monaco! >>, abbaiò l'altro risentito.
Quel giorno, poi, era più avvelenato che mai.
Aveva sperato, almeno quella volta, di ricevere soldi invece dei soliti tributi. Ed invece eccolo lì: caricato come un mulo di sacchi di riso e di selvaggina mentre con una mano teneva salda la corda che teneva legata una capra molto ostinata.
Si girò a guardarla per un secondo e la bestia, di rimando, lo fissò emettendo un leggero belato.
Avesse avuto una mano libera, se la sarebbe spalmata sul volto in segno di incredulità.
Una capra? Davvero, grazie a Miroku, si stava trascinando una capra lungo il sentiero?
In quel momento, sotto il peso della merce e con quella creatura strabica assicurata alla sua mano, pensò di dover avere un aspetto decisamente idiota.
Non dilaniò Miroku solo perchè voleva bene a Sango ed ai loro tre bambini, poteva giurarlo su qualsiasi cosa.

Arrivarono al villaggio Musashi sull'imbrunire.
Inuyasha lanciò con poca grazia gran parte della merce davanti all'ingresso della casa del monaco. Fissò ancora la capretta, pensando se potesse essergli o meno di qualche utilità, ma lo sguardo svanito della bestia ignara gli faceva gelare il sangue nelle vene.
<< Tieniti anche questo... coso. >>, disse incerto l'hanyou, e lasciò che Miroku se la sbrigasse da solo con quella bestiaccia che, fra le varie cose, emanava anche un puzzo di selvatico tremendo.
Prese la via di casa in tutta tranquillità, ma non prima di udire la voce di Sango farsi stridula mentre chiedeva a quell'uomo che aveva avuto la caparbietà di sposare dove avesse rimediato quella capra e, soprattutto, che cosa avesse intenzione di farsene. Allungò il passo, dunque, prima che il bonzo potesse uscire per scaricargli quel fardello che assolutamente non voleva portare.
Avvicinandosi sempre più alla sua capanna cominciò a sentire un buon profumo di zuppa di miso.
Sorrise senza accorgersene e varcò la soglia di casa in religioso silenzio.
Kagome, accanto al braciere al centro della stanza, stava soffiando su un mestolo colmo di zuppa per poterla assaggiare. E lì, per Inuyasha, il tempo avrebbe potuto fermarsi per sempre.
Erano ormai due anni che condividevano lo stesso tetto, ma mai e poi mai si sarebbe abituato a quelle visioni, al vedere quella bellissima donna che lo aspettava a casa tutte le sere premurandosi di fargli trovare qualcosa di caldo con cui sfamare le fatiche della giornata. Forse perchè era memore di quei tre anni in cui di lei non gli restava che un ricordo, un'immagine sorridente, una zazzera bruna, due occhi luminosi, una risata cristallina.
A volte, mentre la guardava, doveva sincerarsi con le sue stesse mani che lei fosse fisicamente lì e che non si trattasse di un balordo scherzo della sua mente, del suo immane desiderio di averla accanto a sé. In quei momenti la accarezzava o le depositava un leggero bacio fra i capelli e lì la figura eterea tornava carnale: Kagome c'era, in carne ed ossa, col suo profumo, le sue parole di conforto, i suoi “A cuccia!”.
La miko si accorse della sua presenza e lo guardò felice. Felice che fosse tornato, felice che lo avrebbe fatto anche il giorno dopo, felice che fosse lì con lei.
<< Inuyasha, bentornato. >>, trillò serena.
L'hanyou slegò Tessaiga dalla sua veste e la poggiò in un angolo, là dove rimaneva molto spesso ultimamente.
<< Com'è andato l'esorcismo? >>, gli chiese poi Kagome, l'attenzione posata sulla scodella di zuppa di miso che stava attentamente riempiendo.
<< Come sempre. Ormai ci ho perso gusto. Non ci sono più avversari degni di questo nome. >>, sbuffò amareggiato lui gustandosi il pasto.
<< Dovresti esserne contento, in verità. >>, gli rispose la corvina incredula, << Vorresti avere ancora a che fare con demoni sulla scia di Naraku? Io credo sia un bene così: giornate serene e tranquille a cui dedicarsi, ecco tutto. >>
Già. Alla fine Kagome aveva ragione, come sempre.
Quella tranquillità lo stava pian piano assimilando, distendendo i tratti del suo volto e rilassando i suoi muscoli tesi un giorno dopo l'altro. Era soprattutto il sapere la ragazza al sicuro che lo faceva stare in pace con sé stesso: non aveva timore di lasciarla la mattina perchè sapeva che nulla di male poteva accaderle ora che trascorreva le sue giornate in compagnia di Kaede-baba di di Jinenji.
Inuyasha sorrise mentre la fissava di sottecchi soffiare sulla zuppa bollente guardandosi attorno assorta in chissà quali pensieri.
Si era sorpreso di quante volte si ritrovava a fissarla senza farsi scoprire, nella sua muta ammirazione quasi stesse adorando un idolo di epoche lontano sceso in terra per esaudire le sue continue preghiere.
La guardava e sorrideva, ma questo a lei non l'avrebbe mai confessato. Gli piaceva avere quei piccoli segreti che la riguardavano ma di cui Kagome non sapeva nulla, come il rimboccarle le coperte del futon tutte le notti mentre dormiva o il vegliare su di lei da lontano quando, per varie esigenze, doveva allontanarsi dal villaggio.
Erano piccoli segreti fra Inuyasha ed un'ignara Kagome.
<< Nee, Inuyasha? >>, lo chiamò lei, scuotendolo dal torpore dei suoi pensieri.
<< Mh? >>
<< Domani saranno passati due anni da che ho attraversato il pozzo mangiaossa per l'ultima volta... te lo ricordi? >>
E come scordarselo? Per lui quel giorno avrebbe potuto tranquillamente essere dichiarato festa nazionale.
All'improvviso, però, qualcosa si ruppe nel mezzodemone. Ripensò all'esorcismo di quella giornata, a come si era sentito deluso nel vedersi consegnare le solite offerte imposte da Miroku ed il pensiero corse immediatamente al mercato di quel grande villaggio appena dopo il bosco, alla bancarella di quella vecchia signora che aveva esposto le sue stoffe più pregiate quel giorno sul banco. E, fra queste, svettava un meraviglioso kimono turchese, bello come ricordava fossero quelli di sua madre Izayoi. Ricordò anche come la sua mente fosse corsa subito a Kagome, di come le sarebbe caduto gentile sulle piccole spalle e sui fianchi snelli, della sua intenzione di regalarglielo proprio per la ricorrenza del suo ritorno così da poterlo indossare, magari, per la festa delle lanterne che il villaggio Musashi organizzava in estate.
Ma Inuyasha non se lo sarebbe potuto permettere. Non in questa vita, quando ogni occasione era buona per fare economia.
Sbuffò seccato a quel pensiero, ma non volle dare ad intendere nulla alla ragazza che ora lo stava fissando confusa.
<< Inuyasha? >>, sussurrò Kagome leggermente svanita.
Il mezzodemone la guardò, uno sguardo imbarazzato che proprio stonava con la sua natura si stava facendo prepotentemente largo sul suo volto. << Kagome, avrei voluto poterti omaggiare con qualcosa almeno quest'anno, ma... >>
<< Ma smettila, baka! >>, esclamò lei in tutta risposta, gli occhi sottili a guardarlo con cipiglio severo, << Cos'altro potrei desiderare che già non ho? >>
Inuyasha digrignò i denti, visibilmente alterato.
<< Sei tu la stupida! Proprio non capisci. Io... Io... >>
La guardò ancora, rammaricato di essere solo un povero mezzo demone con le tasche vuote senza niente in più da offrirle tranne i suoi profondi sentimenti.
<< Io non posso competere con quello che ti dava il tuo mondo, questo lo capisco. >>, gli uscì detto in un soffio, lo sguardo basso, << Ma ogni tanto vorrei poterti dare qualcosa di più di quello che condividiamo ogni giorno. >>
Kagome alzò gli occhi al cielo. Ancora non capiva come Inuyasha non riuscisse a comprendere quanto, esistendo soltanto, stesse facendo per lei.
Gli prese una mano ed indugiò su ogni singola piccola cicatrice o rugosità che la segnava mentre il suo volto si apriva in un caldo sorriso.
<< Tu mi hai dato una ragione per lottare ogni giorno, un senso di completezza totale, la sicurezza di appartenere ad un luogo piuttosto che a qualsiasi altro. >>, gli disse, uno sguardo rassicurante così ricco d'affetto da farlo rabbrividire. << Fintantoché ci apparterremo, non desidererò più nient'altro al mondo. >>
Il mezzo demone la guardò, visibilmente imbarazzato. Abbozzò un sorriso, ma velocemente ritrasse la mano e si girò verso l'uscio di casa dandole la schiena.
<< Tsk! Sempre esagerate, voi femmine! >>, tagliò corto dunque, sfarfallando una mano per aria come per dissimulare il discorso, scacciare via quella pesante sensazione di disagio che aveva preso possesso di lui.
Kagome serrò le palpebre, sospirando rassegnata. Inuyasha era Inuyasha, non c'era nulla che lei potesse fare per porvi rimedio, nessun modo di smussare il suo carattere spigoloso.
<< E pensare che questo discorso sul tavolino ce l'ha messo proprio lui! >>, pensò, ridacchiando sotto i baffi.
Si schiarì la voce mentre cancellava qualsiasi segno di ilarità dal suo volto. Sapeva che le sue parole non erano rimaste sospese a mezz'aria, ma avevano trovato dimora nel cuore del mezzo demone.
Riprese a sorseggiare la zuppa di miso, soddisfatta.
Inuyasha si voltò e riprese fra le mani la zuppa bollente, facendole compagnia.
Dopo un paio di lappate corrugò le sopracciglia, perplesso. << Nee, Kagome? >>
La ragazza lo guardò serafica, un sentimento caldo a carezzarle ancora il cuore. << Dimmi, Inuyasha. >>
<< Sbaglio o questa zuppa fa più schifo del solito? >>, gli uscì detto, ed il tono era talmente candido ed innocente che sembrava quasi le stesse facendo un complimento.
La giovane miko ancora sorrideva, ma nel centro della fronte alta e liscia iniziò a pulsarle una grossa vena. La mano che stringeva la scodella si tese, mostrando i tendini al di sotto della pelle diafana.
Il mezzo demone, annusando distrattamente la sua cena, continuò imperterrito. << Forse dovresti farti insegnare qualcosa da Sango. Miroku dice che lei è un'ottima cuoca. >>
Kagome ancora sorrideva, quasi paralizzata dall'incredulità.
Quegli angolini spigolosi del suo carattere da smussare li avrebbe gradevolmente piallati a forza di bastonate in testa in quel momento.
<< Inuyasha... >>, lo chiamò dunque, il suo nome soffiato appena, con gentilezza.
<< Mh? >>
<< O-SU-WA-RI. >>
Il mezzo demone si ribaltò al suolo senza poter fare nulla.
Mai stuzzicare una miko permalosa.

La mattina seguente, dopo un lungo sonno senza sogni, Inuyasha si svegliò.
Era tardi: lo capiva da come i raggi del sole s'inclinavano mentre si facevano spazio con prepotenza attraverso la finestra.
Si voltò mugugnando contrariato e si stupì di non trovare Kagome sdraiata nel futon accanto a sè
Interrogandosi su dove potesse essersi cacciata, si vestì distrattamente e prese la porta portando la fidata Tessaiga con sé.
Appena fuori, notò che la ragazza si trovava poco distante: era in piedi, immobile accanto al loro prato mentre concentrava tutte le sue attenzioni su qualcosa davanti a sé.
Tentò di chiamarla, ma il suo nome gli morì fra le labbra alla seconda sillaba.
La mora si voltò verso di lui; uno sguardo interdetto velava i suoi occhi castani.
<< Inuyasha... >>, mormorò, indugiando su ogni sillaba, << Cos'è questo affare? >>
Il mezzo demone le si avvicinò e constatò che, sì, quella legata ad un palo della sua staccionata era la maledetta capra che il maledetto Miroku aveva ricevuto dal capo villaggio proprio il giorno prima.
La bestiola, che ruminava allegra, portava un foglio di carta di riso legato al collo.
Kagome, che fra i due era l'unica a saper leggere, esternò a voce alta il contenuto della missiva.

Con i migliori auguri di anniversario di buon ritorno, divina Kagome, Miroku e famiglia vi omaggiano di questo presente che, vi assicuro, vi sarà gradito.”

Una capra. La capra.
<< Maledetto bonzo... >>, fischiò Inuyasha mentre osservava la bestiaccia rovistare qua e là fra l'erba curata del suo giardino.
Questa gliel'avrebbe pagata cara un giorno o l'altro.
Parola di mezzo demone.


°°°°


Mah... poveri noi.
Io vi ringrazio di cuore per essere arrivati sino a questo punto. Avete avuto fegato, e questo vi rende onore. Io prendo questa one shot come la chiara dimostrazione del mio umano bisogno di ferie dal lavoro, perchè nun ce la fo più ahahah!
Di nuovo: i miei più sentiti ringraziamenti per averle dato una letta!
Buona serata a tutti voi ;)
   
 
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