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Autore: Nichi824    08/05/2009    3 recensioni
ok, qst fic è una cosa strana. Diciamo che ho scritto la stessa storia prima pov yuu poi pov lavi. spero vi piaccia dato k è la prima yuulavi k scrivo...
Genere: Triste, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Rabi/Lavi, Yu Kanda | Coppie: Rabi/Kanda
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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yuuxlavi-oneshot-mi sveglia e lui nn c'era Invece di ricopiare il 6 capitolo di non guardare ho scritto una spece di one-shot^^ così xkè mi andava di provare^^ allora diciamo che ho scritto la stesa storia prima Pov Yuu e poi Pov Lavi.
Dopo lunghe riflessioni ho poi deciso che la pubblicherò in due capitoli, quindi non sarà più una one-shot XD
Poi era tanto k volevo scrivere di questo pairing ma nn avevo idee x una fic completa, csì.. vabbè.. è un po' deprimente.. penso sia colpa del libro k mi ha fatto leggere la mia prof di ita.. mi ha influenzato negativamenteXD
ok premesso k è la mia prima yuulavi, abbiate pietà!
x Sa-chan:mi sn accorta k ank qui ci sn trpp pezzi tipo qll sasukanda perdono!
ps: sappiate che le relazioni tra i pg nn sn x forza le stesse di DGM e sprtt il Panda nn è il nonno d lavi XD
ok basta adexo scrivo ^^

Mi svegliai e lui non c'era.
Mi alzai, la poca luce che filtrava dalle mie vecchie e rotte persiane bastava a ferirmi gli occhi, abituati all'oscurità della mia piccola stanza.
Era tutto come era sempre stato.
In verità come era sempre stato da quando avevo comprato quel mini appartamento. Non ci avevo mai messo niente di mio, non avevo mai comprato un mobile, un elettrodomestico, non avevo neanche riparato le persiane.
Era tutta grigia e nera, la mia stanza. Forse questa era la prima volta che ci pensavo veramente, ma era anche un po' deprimente.
Bhè dopo tutto anche io lo ero.
Non avevo mai amato vivere.
Forse perchè da quando ho memoria sono sempre stato solo.
Non motivazioni per continuare questo strazio di vita.
Avevo pensato più volte al suicidio, ma non avevo trovato motivazioni sufficenti nemmeno per quello, così semplicemente vivevo, come uno spettatore assistevo al pietoso spettacolo della mia triste esistenza.

Gli occhi nel frattempo si erano abituati alla luce, che non era poi così forte come credevo.
Guardando l'ora infatti mi accorsi che non era più tardi delle 6.30 del mattino.
Mentre finivo le mie riflessioni sulla mia stanza mi cadde l'occhio su una scomposta massa arancione che giaceva inerte sul tavolo mezzo mangiato dai tarli.
Guardando meglio mi accorsi che non era una massa, ma un T-shirt arncione, la sua T-shirt arancione.
Sorrisi, probabilmente ero stato io la sera prima a buttarla lì.
E quel baka-usagi come al solito l'aveva lasciata lì andandosene, con la scusa che in agosto faceva troppo caldo per vestirsi del tutto, probabilmente era solo un espediente per tornare la sera dopo.
Idiota non ne avevi affatto bisogno...
Eh già, sembrava tutto come al solito, ma sapevo che non era così.
Sentivo che quella non era una mattina come tutte le altre, che lui non se ne era semplicemente andato senza svegliarmi come faceva di solito.
Mi alzai definitivamente e prima di infilarmi nel bagno per vestirmi e prepararmi diedi un ultimo sguardo d'insieme alla mia stanza.
Era davvero deprimente.
L'unica nota di colore era quella T-shirt ammucchiata, così come lui era l'unica nota di colore della mia vita.
Mi feci una doccia e mi vestii in fretta. Odiavo dover usare giacca e cravatta ma stamattina avevo un esame all'università e non potevo vestirmi casual.
Mi guardai allo specchio solo perchè dovevo pettinarmi, solitamente evitavo di farlo. Il giovane riflesso sul vetro aveva lunghi capelli neri spettinati e due occhiaia a cerchiargli gli occhi, testimoni di parecchie notti insonni.
Poi, notai anche qualcos'altro nello specchio, qualcosa che non avrebbe dovuto esserci, qualcosa di troppo colorato.
Un foglietto ripiegato,rosso fuoco, se ne stava infilato in bella mostra nella cornice. Tsk. Come ho fatto a non notarlo prima.
Era la confermai ai miei sospetti.
Lo sfilai dalla cornice e lo aprii. Nonostante conoscessi più o meno il contenuto del messaggio mi tremavano le mani. Maledii i miei sentimenti così umani e mi apprestai a leggere il contenuto.
In una grafia brutta e affrettata era scritto: " Il Panda mi ha scoperto, devo andarmente immediatamente. Gome, Yuu, gome."
In basso era firmato Lavi, ma l'inchiostro della firma era sbavato. Ci passai sopra un dito, era ancora un po' umido, probabilmente aveva pianto.
Lo avvicinai al mio viso e lo annusai, conservava ancora un po' del suo odore.
La consapevolezza che già avevo mi crollò addosso improvvisamente, tutta in un colpo.
Lavi se ne era andato, per sempre.
Lo sapevo, dal suo comportamento della sera prima avevo in qualche modo intuito che sarebbe stata l'ultima volta, ma non avevo compreso veramente. O forse non avevo voluto capire...
Mi cedettero le gambe, caddi in ginocchio.
Piansi.
Non lo avevo mai fatto prima.
Io ero Kanda, quello freddo, quello sempre impassibile, quello che non si scomponeva per nulla.
Ma non stavolta, non ci riuscii.
Alcune cicocche dei miei lunghi capelli neri, ancora sciolti, mi si appiccicarono al volto rigato dalle lacrime.
Mi davano fastidio, ma non riuscivo a muovermi, non volevo muovermi.
Il peso di quella verità mi aveva schiacciato, mi sentivo soffocare e morire dentro.
Avvertivo il freddo del pavimento di piastrelle sotto di me ma non riuscivo ad alzarmi.
Prima di conoscerlo la mia vita era fredda e vuota, deprimente, come la mia stanza.
Poi era arrivato lui.
Un giorno come tanti, mentre frequentavo l'università, mi era saltato addosso da dietro, abbracciandomi.
Nonostante lo avessi minacciato di picchiarlo, mi venne difronte e mi guardò con l'unico occhio verde scoperto dai ciuffi di capelli rosso fuoco, sorridendomi. Rimasi interdetto e non riuscii più a muovermi, forse arrossì leggermente, non ricordo.
Mi disse di chiamarsi Lavi, mi chiese il mio nome.
Sbuffai rispondendogli di chiamarmi Kanda. Insistette per sapere anche il nome e alla fine gliela diedi vinta.
Da quel momento iniziò a chiamarmi Yuu, Yuu-chan, Chibi-Yuu.. e altre varianti sul tema, anche se gli avevo ripetuto più volte che odiavo essere chiamato per nome.
Tutti i giorni me ne combinava una nuova.
Si era messo in testa che doveva vedermi sorridere. Io di riflesso faecvo di tutto per non dargli soddisfazione.
Mi scioglieva la coda, mi scompigliava i fogli di appunti, mi metteva davanti agli occhi qualsiasi cosa pur di disturbarmi al fine di raggiungere il suo scopo.
Mi trattava come il suo migliore amico anche se ci conoscevamo da poco.
Aveva aggiunto qualcosa di personale alla mia vita, che fino a quel momento era rimasta tale e quale a quando me la avevano donata.
Non era trascorso molto tempo dal giorno in cui ci eravamo conosciuti a quello in cui ci eravamo trovati a letto insieme.
Ci eravamo innamorati così in fretta da non rendercene neanche conto.
Ma lui non poteva, non doveva avere una relazione seria.
Non doveva legarsi a nessun luogo, a nessuna persona, doveva fingere con tutti, ingannare tutti col suo falso sorriso amichevole, ma in realtà doveva solo fuggire.
Questa volta però non ci era riuscito.
Con me non riusciva a sorridere per finta.
Sapevo che presto o tardi se ne sarebbe dovuto andare per sempre, sparire dalla mia vita.
Non volevo rendere tutto più difficile a lui, a me, ma fui egoista e acconsentì alla nostra relazione perchè lo amavo troppo.
Infine mi rialzai.
Mi ripresi dallo stato di disperazione in cui ero piombato.
Finì di vestirmi e mi pettinai meccanicamente.
Uscii e prima di chiudere la porta diedi un ultima occhiata a quella massa arancione.
Dovevo fare qualcosa.
Qualunque cosa per riaverlo con me.
Era vero, non avevo trovato ancora abbastanza ragioni per suicidarmi, ma nonne avevo più abbastanza per vivere.
Me ne sarei andato, lo avrei seguito.
Dovevo salvarlo.
L'unico modo era uccidere il Panda una volta per tutte.
Non mi importava se i suoi sgherri mi avrebbero ucciso nel tentativo.
Almeno potevo morire sapendo di aver fatto qualcosa di buono in questa mia inutile vita.
Se invece fossi riuscito nel mio intento avremmo finalmente potuto avere una storia normale, magari comprare una casa e vivere insieme come lui desiderava.
Sarei partito così.
Semplicemente.
Stamattina non mi sarei presentato all'esame e oggi pomeriggio non sarei andato al lavoro.
Avevo già una traccia da cui partire. Una volta avevo sentito parlare Lavi al telefono. Era stata una chiamata breve, stavamo passeggiando per tornare a casa quando il telefono aveva squillato.
"Moshimoshi... Ohi! Yo Allen-kun! Genki da ka?.... Nani!!? Kuso... Kore no bakayero... H-hai... Migeru... Itsu ikimasuka?....Kuso.. Doko ni?... Ha-hai.. Arigatou. Sayonara Allen-kun."
(Pronto?.. Ohi! Yo Allen-kun! Come va?... Cosa!!? Merda... Quello stronzo... S-si.. Scappare... Quando verrà?.. Merda.. Dove?.. S-si.. Grazie.. Arrivederci Allen-kun. Nda)
Parlò in giapponese per non farmi comprendere il contenuto della conversazione. Dopotutto qui eravamo in America. Lui aveva imparato il giapponese perchè aveva sempre vissuto in giappone, ed era li che era finito in quel brutto giro da cui ora voleva fuggire.
Ovviamente non sapeva che anch'io avevo origini giapponesi e che in realtà avevo capito benissimo cosa si erano detti. Feci fin ta comunque di non capire, non volevo dargli a mia volta dei pensieri.
Gli chiesi se era importante, mi disse di no ma sul suo viso allegro come sempre scorsi una smorfia di preoccupazione.
Questo accadde una settimana prima di oggi.
Come prima cosa avrei cercato Allen, dato che Lavi mi parlava spesso di lui.
Era un suo ex collega, un amico.
Anche lui era stanco di essere sfruttato dal Panda, il loro protettore, ma non se la era sentita di fuggire come Lavi, così quando questi aveva bisogno di aiuto non esiava a darlgi una mano e lo informava sempre sugli spostamenti che il Panda compiva per cercarlo.
Perchè non si poteva semplicemente smettere e uscire dal giro.
Il Panda non ti lasciava mai andare e se scappavi la pena era solo una. La morte.
Bisognava essere bravi a scappare e nascondersi, lui aveva spie ovunque, bisognava cambiare spesso città e non avere legami su cui poi piangere.
Lavi in questo era sempre sato esemplare, finchè non mi aeva conosciuto.
Con me si era aperto completamente e io glielo avevo lasciato fare quando avrei dovuto impedirlgielo.
Era bravo anche a nascondere il suo passato, sembrava sopportarlo e ricordarlo con leggerezza, come quando ci si ricorda di essesi rotti un braccio, sembrava fregarsene.
Ma a volte di notte, quando pensava dormissi, piangeva. Probabilmente aveva degli incubi.
Avrei voluto consolarlo, ma non voleva che mi impicciassi del suo brutto passato.
Ma ora basta. Lo avrei definitivamente tirato fuori da quel giro di prostituzione e violenza.
Dovevo assolutamente incontrare Allen.
Quando Lavi mi raccontava qualcuna delle sue storie - perchè anche se no voleva qualche volta doveva sfogarsi- dipingeva l'amico come un ragazzo molto carino, un po' femminile forse, coi capelli bianchi, la puttana preferita dal Panda.
Sapevo anche che lavorava a Londra.
Così presi un biglietto di sola andata e passai tutto quel che restava della giornata a girare i vicoli per trovare il ight in cui lavorava.
Quando stavo per arrendermi vidi un ragazzo che corrispondeva alla descrizione.
Aveva un brutto livido in faccia.
Gli chiesi se era lui Allen, mi rispose di si. Gli dissi di Lavi, del mio piano, gli dissi che volevo uccidere il Panda.
Subito mi prese per pazzo, ma poi capii che ero serio.
Improvvisamente mi prese le mani e mi abbracciò dicendo che gli dispiaceva, che era una trappola che avevano teso a lui e a Lavi -ora capivo il perchè del livido-dicendo che ormai era troppo tardi, che il Panda lo aveva preso.
Forse all'inizio non voleva dirmelo per farmi credere che fosse vivo e in fuga, mentre invece ora o era morto o ci era molto vicino.
Nella seconda ipotesi.. bhè allora avrei trovato abbastanza ragioni per piantarmi un coltello nel ventre e dire addio alla mia schifosa vita.
Forse il ragazzino capì cosa mi passava per la mente e si affrettò a dirmi dove si trovava il suo capo, ma mi pregò di non fargli il suo nome, non voleva ricevere una punizione peggiore di quella che aveva già avuto.
Dai suoi occhi stanchi, dalle sue occhiaia profonde, capii che anche lui non ne poteva più di quel lavoro, e l'ultimo sguardo che mi rivolse fu una preghiera per il mio successo.
Fortunatamente il boss si trovava ancora a Londra e aveva fatto base in un localaccio di un quartiere malfamato.
Ci andai subito, entrai di corsa sbattendo la porta, non mi importava niente delle occhiate sbalordite dei clienti.
Ignorai il barista, le ballerine, ignorai il buttafuori e il direttore, venuti per fermarmi.
Mi diressi subito sul retro del locale e mi accorsi che non mi seguivano più. Che neanche loro avessero il permesso di entrare?
Avevo visto giusto, comunque, il Panda era li con due schagnozzi, teneva Lavi per i capelli con una mano, e con l'altra gli dava pugni.
Gli urlai di fermarsi, di smetterla.
Lavi er ain condizioni pietose, pieno di lividi e sangue.
Estratta con un gesto rapido la mia pistola, Mugen, e sparai ad uno degli scagnozzi.
L'altro alzò la sua arma e me la puntò contro, ma io fui più veloce e lo uccisi.
Ora eravamo solo noi tre.
Stavo per sparare anche al boss però lui aveva già tirato fuori la sua pistola e la stava puntando contro Lavi. Se gli avessi sparato lui avrebbe sparato al mio ragazzo.
Mi chiese se stavo davvero facendo tutto questo per lui, indicando il rosso con la pistola, mentre io tenevo la mia puntata a poca distanza dalla sua testa.
Mi disse che non ne valeva la pena, che era solo un puttana e gli diede un calcio, facendolo accasciare del tutto al suolo, senza smettere di puntargli contro l'arma.
Gli dissi che doveva lasciarlo stare, che lo avrei portato via con me.
M lui rispose che era merce sua e che non potevo farne quello che volevo, ma che era scappato e ora doveva pagare il tradimento con la sua vita.
Si allontanò un poco, stava per sparargli.
Prese la mira dicendomi che dopo sarebbe stato il mio turno.
Si sentirono tre spari.
Poi il silenzio.
Gli avevo sparato un colpo, lanciandomi contemporaneamente tra la pistola e Lavi, lui aveva sparato un colpo al rosso, ma lo aveva mancato. Non sapevo chi avesse sparato il terzo proiettile.
Il Panda cadde a terra con un tonfo. Un colpo al ventre, probabilmente il mio, e uno più preciso, fatale, alla testa.
Non mi importava chi avesse sparato, ora volevo solo assicurarmi che quel baka-usagi fosse vivo.
Lo abbraciai, lo scossi.
Non si mosse.
Chiamai il suo nome, gli dissi di non preoccuparsi, che era finita.
Nessuna risposta.
Strinsi gli occhi ma non piansi. Io ero Yuu Kanda. Non piangevo.
La verità però era che ero troppo disperato perfino per piangere.
Non poteva essere morto, non poteva.
Lo scossi ancora senza successo urlando il suo nome. Nessuna reazione.
Presi Mugen e me la puntai alla testa. Se lui non c'era non c'era ragione per cui ci fossi io.
Stavo per premere il grilletto quando sentì un adebole voce dire"Yuu-chan.. mi ami così poco da volermi lasciare?"
Misi giù la pistola, gli sorrisi e svenni.
Ormai avevo perso troppo sangue, il colpo sparato dal Panda, che non aveva colpito Lavi, aveva invece colpito me.
L'ultima cosa che vidi fu il viso preoccupato di Lavi mentre qualcuno mi diceva insistentemente di restare coscente, forse quello che aveva sparato per ultimo.
Non ci riuscii.

................
..........
.....
Dove sono?
Sono morto?
..........
......
Non vedevo niente intorno a me che non fosse il nero.
Poi leggermente la scena iniziò a schiarirsi.
Mi trovavo nello stesso posto dove era avvenuta la sparatoria.
Mi sentii la mano bagnata e me la passai davanti al viso.
Era sporca di sangue. Ma di chi? Era mio?
Mi toccai il ventre con la mano pulita, quando me la misi davanti agli occhi era cremisi, come l'altra.
Ma non provavo dolore.
Improvvisamente un nome balenò nella mia testa:Lavi. Mi guardai intorno ma c'ero solo io.
Poi, come se bastasse pensare una cosa per farla accadere, Lavi comparve accanto a me.
Sembrava essere appena uscito dal bagno.Era pulito, e senza nessuna traccia del sangue e delle ferite che avevo visto su di lui l'ultima volta. A guardarlo bene sembrava emanare una specie di aura luminosa che contrastava con la scena scura e tetra.
Mi guardava dall'alto in basso, con il sorriso sulle labbra.
Ero contento che stesse bene. "Lavi... allora stai bene."
L'eterea figura del rosso non mi rispose, ma si spostò leggermente ed indicò un angolo particolarmente buio della stanza. Mi trascinai fin li e vidi il suo cadavere. Era una maschera di sangue.
Guardai meglio il ragazzo in salute difronte a me. Non aveva i piedi.
"Tu sei... Morto?"
Quello che avevo scoperto essere lo spirito di Lavi annuì. Poi tese una mano al mio indirizzo.
"vuoi che venga con te?" Annuì nuovamente.
"Se vengo con te... Morirò?"fece di nuovo di si con la testa.
Tesi anch'io la mia mano verso di lui.
Le nostre mani stavano per toccarsi quando sentii una voce urlare il mio nome.
Era quella di Lavi? Ma ne lo spirito ne il corpo inerte avevano aperto bocca.
"Non lasciarci.. Yuu! Yuu! Resta con noi!.. Yuuuuu!!"
La voce veniva da fuori.
Lo spiritò mi guardò, sorrise di nuovo e scomparve. La stanza intorno a me si fece sempre più scura ed iniziò a ruotare ed avvolgersi su se stessa finchè non mi inghiottì completamente.

Aprii gli occhi di scatto. Ansimavo. Sentii un forte dolore al ventre.
Non vedevo bene chi erano le persone intorno a me. Indossavano tutte un camice.
Mi accorsi però di essere in una spece di stanza d'albergo adibita a sala operatoria improvvisata.
"Menomale si è ripreso... Era in arresto cardiaco."
Non sapevo chi fosse l'uomo che aveva parlato.
"Allen, l'anestesia" disse la stessa voce di prima.
L'ultima cosa che vidi prima di perdere nuovamente i sens fu un ragazzo dai capelli rossi, preoccupato, ammaccato e fasciato dalla testa ai piedi, ma vivo.
Mi abbandonai definitivamente agli effetti dell'anestetico.
Quando mi svegliai era tutto finito. Ero su un letto, di fianco a me Lavi dormiva su una sedia.
"Baka-usagi..."dissi a fatica.
Lui si svegliò e mi sorrise, come faceva sempre.
"Gentile come al solito, Yuu-chan"
Odiavo essere chiamato per nome, ma detto da lui, "yuu" assumeva una sonorità particolare che mi piaceva, non lo sgridai.
"Cos'è succeso dopo?"
"Tu e Allen-kun avete sparato al Panda, è morto, ora siamo liberi" Allen, ecco chi era la terza persona...
"Però tu stavi per morire"esitò un attimo "e anche io ero messo piuttosto male, così Allen ci ha portati qui, è la stanza di un suo conoscente, il dottor Komui, ecco sai, non potevamo micca andare in ospedale."
In quel momento entrò nella stanza un uomo dall'aria trasognata, coi boccoli viola che gli ricadevano morbidi sulle spalle. Avrà avuto su 25 anni e indossava un buffo cappello.
"Allora Yuu, come andiamo? Ti fa male da qualche parte?" chiese ispezionando la cartella che aveva in mano. Doveva essere il dottor komui...
"Kanda."Ribadii io.
"prego?" mi chiese aggiustandosi gli occhiali.
"Non usi il mio nome. comunque credo di doverle dei ringraziamenti."Guardai in basso, lievemente in imbarazzo.
Appena si accorse che ero sveglio entrò nella stanza anche un Allen tutto contento.
"Yuu! Grazie a te ora sono libero anche io! E finalmente posso stare solo con il mio amore!"Mi mostrò la foto di un uomo coi capelli rossi.
"Dì, Allen-kun, non sarà troppo grande?" gli chiese Lavi, tornato quello di sempre.
"Ma va la!" gli rispose ridendo Allen. Sembrava che non fosse mai successo niente.
"Tsk! non devi ringraziarmi. Se non ci fossi stato tu saremmo tutti morti a quest'ora. E comunque non usare il mio nome."
Risero tutti, poi entrò una ragazza coi codini verdi, che scoprì poi essere la sorella di Komui, e cacciò tutti fuori dalla stanza, dicendo che io e Lavi dovevamo riposare.
"Noi due parliamo con calma dopo eh?" mi disse Lavi mentre la ragazza lo spingeva fuori dalla stanza.
Poi due secondi dopo che questa aveva chiuso la porta, lui l'aveva riaperta e mi aveva detto"Sai Yuu, sono soddisfatto."
"Bhè, ora sei libero."
"No, non è questo"
"E cosa allora?" lo guardai interrogativo.
"Sai quando pensavi fossi morto e poi ho aperto gli occhi?"
"Uh.. si."Risposi poco convinto
"Mi hai sorriso."






  
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