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Autore: Lory221B    09/10/2016    5 recensioni
Sherlock e John vivono in epoche diverse, in posti diversi, eppure fanno parte di un unico schema, uniti dal destino e divisi dal caso.
Dal diciottesimo secolo, ai ruggenti anni venti, passando per il presente, un futuro prossimo dominato dall'AI, fino a giungere in un futuro post apocalittico molto lontano. Una sola cosa è certa: Sherlock e John si ritrovano sempre.
Liberamente ispirata all'Atlante delle nuvole - Cloud Atlas
(Johnlock)
Genere: Angst, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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L'avventura del porto - parte seconda




John strisciò a fatica sul pavimento di quel magazzino, ogni metro era un’agonia a causa della ferita, ma non sentiva più niente, tutto era sparito davanti al terrore  che Sherlock non ci fosse più. La suoneria continuava a rimbombare in quello spazio vuoto e ad insinuarsi in ogni angolo più nascosto di quel luogo desolato, finché non partì la segreteria.

Ancora qualche metro e sarebbe riuscito ad aggirare gli scatoloni e raggiungere il cellulare. Non poteva pensare che Sherlock fosse morto, che non avrebbe più rivisto i suoi occhi, di quella sfumatura che ancora non era riuscito a decifrare, che non avrebbe più potuto prenderlo a pugni ogni volta che se lo meritava, che non lo avrebbe più coperto con un plaid quando si addormentava sul divano. In effetti, quest’ultima cosa non la faceva più da anni.

Si trascinò pesantemente, sentiva che era sempre più debole e non poteva che provare ancora più dolore  al solo ricordo delle ultime parole che si erano scambiati. In un altro tempo, in un’altra vita, forse sarebbe stato diverso. Se solo Sherlock non avesse dovuto fingere la sua morte, se non fosse sparito per due anni, se John non avesse incontrato Mary, se non avesse avuto una figlia o semplicemente se avesse avuto il coraggio di accantonare tutto e dire a Sherlock le uniche due parole che sarebbero contate: “ti amo”, allora tutto si sarebbe risolto.

Troppi “se”, evidentemente non era destino un happy ending per loro due e ormai sembrava troppo tardi. Superò gli scatoloni e quello che gli apparve davanti, rischiò di farlo morire d’infarto. Il detective era steso a terra, con una ferita da proiettile che stava grondando sangue, molto simile a quella che gli aveva causato Mary. Gli occhi chiusi, i capelli scompostamente appoggiati sul pavimento, ma John, da bravo medico, si accorse che la cassa toracica si alzava ancora: respirava a fatica ma era vivo.

« Sherlock » sussurrò John, accostando una mano al volto del moro. Il leggero tocco caldo delle dita del dottore sembrarono ridestare il detective che mormorò appena il nome di John.

« Sherlock » riprovò in maniera più energica « Ti prego »

Il detective aprì piano gli occhi « John » sussurrò il detective con un leggerissimo sorriso « Stai bene? »

Il dottore emise una flebile risata “Perché devi preoccuparti per me anche in un momento del genere?” si ritrovò a pensare, ormai conscio di tutto, come se il blocco che aveva in testa e nel cuore, finalmente lo avesse abbandonato.

« Cosa c’è da ridere? » chiese Sherlock, cercando di girarsi su un fianco « Ho avvisato Lestrade prima di svenire, comunque »

« Sherlock, mi spiace per prima » ammise John, trattenendosi dallo stringere i denti dal dolore che la ferita gli stava causando.

« Siamo già alle ultime parole? » chiese Sherlock, in un disperato tentativo di alleggerire la situazione.

« Vorrei fare un discoro serio, ti spiace? »

Il detective abbassò lo sguardo verso il pavimento gelido, per non essere scrutato dagli occhi blu di John, temendo che la vista del dottore sarebbe riuscito a fargli dire qualcosa di cui si sarebbe poi pentito se fossero rimasti vivi.

« Sherlock, ti ho detto che questa sarebbe stata la nostra ultima avventura insieme » iniziò John, ricordando il battibecco che avevano avuto prima di iniziare il folle inseguimento nel magazzino.

« Sei stato profetico »

« Mi hai chiesto “perché” » continuò il dottore, ignorando il tentativo di sarcasmo del detective.

« Non voglio saperlo, John »

« Invece mi ascolterai » quasi gridò, avvicinandosi ancora di più, al punto che Sherlock sentì il calore del corpo di John avvolgerlo, finché non lo abbracciò  per davvero. Una leggera lacrima uscì dal suo occhio, ma non gli importava più se sembrava la cosa sbagliata.

« John, cosa? » chiese il detective, cercando di ignorare quello che stava leggendo negli occhi del dottore, quel leggero luccichio mentre lo guardava, il tremore del labbro inferiore, le dita che continuavano ad accarezzarlo, trascurando le rispettive ferite.

« Ho detto così perché non posso più ignorare quello che provo, non posso più fingere che tutto vada bene, mi sento spaccato in due e non so più cosa fare. Ma ho detto una cosa stupida. Scegliere Mary è stato sbagliato da sempre, allontanarmi da te sarebbe peggio » affermò serio, con la voce più ferma che potesse avere in quella situazione.

« L’hai capito mentre strisciavi verso di me? » chiese Sherlock con un tono che voleva essere sarcastico, ma invece trapelava soltanto emozione.

« Pessimo tempismo, non credi? »

« John, non era destino. Forse in un’altra vita saremo felici » quell’affermazione, rassegnata, scivolò delicatamente dalla bocca del detective. Non era una vera e propria ammissione, forse? Il biondo tremò, non per il freddo o la ferita, ma per la terribile ironia di dover ammettere certe cose soltanto in fin di vita.

Perché era stato così cieco? Perché per anni aveva creduto che il detective non provasse niente e poi, troppo tardi, lo aveva capito ma ormai la sua vita aveva preso un altro binario?

« E’ colpa mia, John » fece in un flebile sussurro il detective, appena udibile, mentre l’altro lo stringeva sempre più forte.

« Non è vero »

Sherlock alzò appena un dito, ancora coperto dal guanto, per accarezzare la guancia di John « Sai, credo non avrò altre occasioni per dirtelo, quindi tanto vale farlo adesso » fece una pausa teatrale, nonostante la situazione fosse già abbastanza drammatica « Sherlock è un nome da femmina »

John scoppiò a ridere « Ti amo anch’io, idiota ».

Sherlock sorrise leggermente, prima di chiudere gli occhi. John notò subito l’assenza di respiro e di battito, a differenza del proprio cuore che aveva preso a battere sempre più velocemente.

« Maledetto bastardo egoista, non puoi morire prima di me! » gridò, mentre tentava la rianimazione. Era talmente preso da quello che stava facendo, dalla mancanza di calore nel corpo che stava stringendo, che non sentì l’elicottero della polizia, seguito dalle sirene delle volanti e le grida di alcuni agenti.

I suoni si fecero sempre più ovattati e a quel punto il dottore perse conoscenza e venne caricato sulla barella, mentre le voci agitate di Lestrade e Donovan si mescolavano a quelle dei paramedici.

John si svegliò alcune ore dopo, alzò le palpebre pesanti e venne invaso dalla luce bianca delle lampade dell’ospedale. Era su un letto, in una stanza doppia, ma nessun moro detective occupava il letto accanto a lui. L’istinto fu di alzarsi e togliere immediatamente tutto quello che era attaccato al suo corpo.

« Non fare idiozie » tuonò una voce spazientita.

« Mycroft? » chiese il dottore confuso, prima di mettere a fuoco la figura dell’uomo.

« Sei debole, i medici non vogliono che ti alzi »

« Dov’è Sherlock? » chiese John e non poté tremare alla vista dell’espressione dispiaciuta di Mycroft.  L’elettrocardiogramma registrò una spaventosa accelerazione del battito cardiaco, cosa che agitò persino il glaciale Holmes « No, John. Sherlock sta bene, non preoccuparti. Ha nove vite come i gatti »

John riprese a respirare regolarmente mentre l’uomo gli si avvicinò « Sono qui perché Sherlock sotto l’effetto degli anestetici, mi ha detto cose molto interessanti. Chiacchiere che avete scambiato quando credevate di morire » John non sembrò affatto colpito, ma sostenne  il suo sguardo.

« Hai scoperchiato il vaso di Pandora, John. Vorrei sapere le tue intenzioni »

« Cosa intendi? » chiese, tossendo poi con forza. Quella conversazione gli stava costando molte energie.

« Deciderai finalmente di essere la salvezza e non la rovina di mio fratello e farai la scelta giusta, oppure tornerai da Mary ed io manderò mio fratello all’estero, senza darti il tempo di vederlo? »

« Cosa? »

« Non voglio darti la possibilità di distruggerlo di nuovo, con inutili strette di mano »

John incassò il colpo in silenzio, meditò a lungo su cosa dire, prima di rialzare lo sguardo verso Mycroft. « Ci siamo già separati Mary ed io. Vivo sul divano di Mike Stamford da una settimana, mi sorprende che Sherlock non se ne sia accorto »

« A volte è distratto, a volte non vuole vedere » commentò laconicamente il maggiore degli Holmes.

« Credevo di dover lottare per rimettere insieme il mio matrimonio ma ho capito, è per Sherlock che devo lottare »

« Sono contento di sentirtelo dire. Farò portare Sherlock in questa stanza, appena uscirà dalla rianimazione » fece Mycroft, leggero, avvinandosi verso la porta d’uscita della stanza.

« Cosa? Allora non era vero che aveva parlato sotto anestetico! » sbottò John, sentendosi nuovamente manipolato da un Holmes.

« Buona giornata dott. Watson » esclamò soltanto Mycroft, richiudendo la porta dietro di sé.

Nelle ore in cui attese l’arrivo di Sherlock si addormentò diverse volte, svegliato soltanto dall’arrivo di Mary e la figlia prima e Lestrade poi. Quando finalmente il letto accanto a lui fu occupato dal detective, John poté tirare un sospiro di sollievo nel vedere la riccia chioma del moro adagiata elegantemente sul cuscino. Solo Sherlock Holmes poteva apparire dannatamente sexy anche su un letto di ospedale, con la cannula della flebo infilata nel braccio.

« Hey » mormorò Sherlock.

« Hey anche a te »

« E’ la prima volta che finiamo in ospedale entrambi »

« La miglior compagnia che io potessi avere » rispose John, sorridendo.

Sherlock allungò una mano, incerto, non del tutto sicuro se John l’avrebbe stretta, relegando con un solo gesto nel passato, tutto quello che era accaduto da quando il detective era tornato dalla caduta, o se all’ultimo si sarebbe tirato indietro, ricordando le proprie priorità.

Ma John non lo deluse e la strinse forte.

« Sei completamente pazzo, John Watson » mormorò Sherlock, ancora molto debilitato.

« Affatto, ho solo scelto il nostro happy ending, per questa e per altre mille vite » rispose, guadagnandosi un’alzata di occhi verso il soffitto da parte del detective, che fingeva di non amare simili smancerie. Le avrebbe odiate da tutti, tranne che da John, ma non lo avrebbe mai ammesso.

« A proposito, credo di aver sognato che ero un alieno e tu un buffo terrestre » fece il detective, massaggiandosi la testa.

« E poi il pazzo sarei io? »

« In effetti, un mio lontano parente era stato messo in manicomio negli anni ’20. Spero di non aver preso da lui » continuò leggero il detective, non smettendo un attimo di sorridere verso il dottore.

« Magari non era un sogno, ma una visione del futuro? » azzardò John, sentendo che pian piano si stava riaddormentando sotto l’effetto degli anestetici, mentre stringeva ancora forte la mano di Sherlock.

Sherlock sorrise, voltandosi a guardare quella meraviglia che aveva accanto « Anch’io ti sceglierei per altre mille vite John Watson » sussurrò, mentre il dottore chiudeva gli occhi stanco ma felice « Altre mille vite » ripeté, certo che finalmente era giunto il suo happy ending.

THE END



***** *****
Angolo autrice
E siamo giunti alla fine di questa strana storia ;) E’ stato divertente scrivere contemporaneamente di tanti universi temporali. Alla fine, quale vi è piaciuto di più? Io sono un po’ combattuta, ma forse alla fine opto per Sh3rl e John, perché finisco sempre per amare di più commedia (che finalmente ho potuto unire alla fantascienza, mio personale sogno da quando scrivo in questo sito).
Tra cinque giorni saranno due anni che scrivo su efp ed è davvero strano guardare indietro, quando muovevo i primi passi incerti. Non credevo avrei scritto così tanto quando ho iniziato, invece eccomi qui.
Grazie mille a tutti quelli che hanno letto e seguito questa storia ed in particolare a Blablia87, Emerenziano, CreepyDoll, Mikimac e Chappy_ per le vostre recensioni. Un grande abbraccio!!
Ps visto che scrivere non mi bastava, mi sono messa anche a disegnare e quello qui sotto ne è un esempio e mi sembra anche a tema con il capitolo. Sono i miei primi disegnetti ma di questo ne sono molto orgogliosa e ringrazio Blablia87 per farmi da tutor :)



   
 
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