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Autore: Soqquadro04    10/10/2016    6 recensioni
[AU/AH - simil Canon AU | Child!Destiel + Teen!Destiel | hunter!Cas | Cas cresce coi Winchester | tematiche delicate varie | possibile OOC]
Dean ha dieci anni quando John Winchester torna da una caccia coperto di sangue e con un bambino al seguito. [...]
Oppure, di come Castiel trovi un'altra famiglia in Dean Winchester.
Genere: Generale, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, John Winchester, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessuna stagione
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Autore: Soqquadro04
Disclaimer: niente di tutto ciò mi appartiene, li ho solo presi in prestito, lo sapete
Generi: Triste, Romantico, Generale, nonloso
Avvertimenti: possibile OOC (perché faccio abbastanza pena a scrivere Canon!Child!Dean mi dispiace), AU (anche se siamo piuttosto vicini al Canon devo dire), Child&Teen!Destiel, Tematiche Delicate (leggi: la famiglia di Cas ha fatto una brutta fine e trauma ensues), closeted!Dean, John Winchester's A+ Parenting, hunter!Cas, mute!Cas
Rating: Arancione
N/A - Note dell'Autrice:
Buonsalve, lettrici.
Ehi, chi non muore si rivede, eh? *grilli in lontananza*
I'M SO SORRY.
Non so se sono mancata a qualcuno ma SO che sono una persona incostante e che non compaio da mesi nonostante avessi promesso di cercare di regolarmi.
Il fatto è che la mia vita è diventata più complicata del previsto all'improvviso e. Beh. Ho dovuto imparare un po' a gestirla, e tutto ciò ha chiuso abbastanza la mia vena creativa. Questa fanfic è la prima che inizio e finisco da tipo, quasi sei mesi a questa parte.
E non perché non mi sia mancato il fandom o non mi siano mancati questi adorabili idioti, perché ne ho iniziate. Almeno quattro (o cinque). Semplicemente dopo vengo distratta da mille altre cose e l'ispirazione che già non è tanta se ne va e sapete come va a finire.
Quindi diciamo che non prometto che tornerò presto perché non lo so. E probabilmente non succederà.
Però ci tenevo a condividere questa cosa con voi perché nonostante tutto mi piace abbastanza com'è uscita (non completamente ma chissà) e mi piace anche che sia stata proprio questa la prima a sbloccarmi uu

A presto, sperando di non essere troppo arrugginita,
la vostra Soqquadro


NB. Dean chiama Cas Cas-tee-el nella sua testa per aiutarsi a pronunciarlo correttamente. E perché non ha idea di come dovrebbe scriversi. E perché inizialmente doveva essere anche più piccolo e anche se dopo quello è cambiato questo è rimasto
NB. #2 Non c'è un motivo particolare per cui la canzone all'inizio è quella che è, solo che mi ricorda l'atmosfera della storia. E il titolo viene da una splendida poesia di Auden, As I Walked Out One Evening, che, di nuovo, non c'entra granché presa nel suo insieme. Ma quei versi in particolare mi hanno fatto venire in mente questi Cas e Dean so. Rassegnamoci alla mia incapacità di scegliere titoli.

______________________________________________________________________________________________________________________________________
 

The years shall run like rabbits / For in my arms I hold /

                                                               The Flower of the Ages, / And the first love of the world


Well, maybe I'm a crook for stealing your heart away;
yeah, maybe I'm a crook for not caring for it;
yeah, maybe I'm a bad, bad, bad,
bad person,
well, baby, I know.

 
And these fingertips
will never run through your skin,
and those bright blue eyes
can only meet mine across a room filled with people that are less important than you.
[...]
So I think it's best we both forget before, we dwell on it,
the way you held me so tight
all through the night
'til it was near morning
.
 
'Cause you love, love, love
when you know I can't love;
you love, love, love
when you know I can't love;
You love, love, love
when you know I can't love you
.
Love Love Love - Of Monsters and Men
 

1.
Dean ha dieci anni quando John Winchester torna da una caccia coperto di sangue e con un bambino al seguito.

È piena notte e pieno inverno, fuori dalla loro minuscola, troppo fredda stanza la bufera infuria come una donna irata e il vento grida e grida e grida, e tutto il sale del mondo non può convincerlo di essere al sicuro.

Sam dorme profondamente appoggiato a lui, accoccolato contro il suo fianco, piccolo e caldo e tranquillo – ci sono volute ore per fargli prendere sonno e ora è lui a non riuscire ad addormentarsi. Non importa che le ombre gli si accalchino addosso, interrotte a malapena dai fanali di macchine di passaggio e dalla luce dei neon che filtra dalle tende sottili – non importa neanche la stanchezza che lo rode fino alle ossa, i minuti che si dilatano in ore nel buio.

La neve continua a cadere. Il vento continua ad urlare.
Dean resta sveglio.

Non è che abbia paura – Dean non ha paura di nulla. Non può permetterselo, non quando c'è Sammy di cui prendersi cura, Sammy che lo implora di controllare sotto il letto per essere sicuro che non ci siano mostri, Sammy che non sa (e non deve sapere, non deve sapere mai) che i mostri ci sono e che papà non c'è perché è un eroe, e sta cercando di salvare il mondo.

È solo che ha dieci anni ed è sveglio nel buio e le raffiche di neve contro i vetri ululano come le banshee dei racconti di zio Bobby e papà non c'è, non torna da almeno una settimana, e gli spifferi potrebbero aver distrutto le linee di sale, per quel che ne sa, e il fucile, appoggiato sul tavolo, potrebbe essere troppo lontano, e se non sta attento e John non torna presto non riuscirà più a far magiare Sam quanto dovrebbe, e ci sono mille altre cose che potrebbero andare storte in una notte come quella.

Quindi non dorme.

 

Ignora la spossatezza e tiene gli occhi spalancati e le orecchie tese, pronto a cogliere il minimo rumore al di sotto del soffiare rabbioso del vento.
Nonostante questo, lo scatto della serratura chiusa a doppia mandata, un tempo indefinito dopo – potrebbe anche essere già mattina, è impossibile dirlo, non con la tormenta ancora in pieno svolgimento – lo coglie impreparato.

È in piedi prima di poterci pensare, la piccola mano allungata verso il fucile, il corpo uno scudo davanti alla figurina dormiente di Sammy.
La porta scricchiola e si spalanca sotto la forza di una spinta energica, e poi c'è la sagoma imponente di un uomo che si staglia sulla soglia e il tonfo sordo del legno che sbatte contro la parete, e Dean stringe appena di più la presa sull'arma, prima che l'uomo si volti di profilo e la luce ghiacciata dei neon riveli il volto familiare, anche se sporco di sangue.

Quando riesce a guardarlo meglio, a dire il vero, Dean si rende conto che il sangue non è solo sulla faccia – ne ha i vestiti impregnati, l'odore rugginoso che si mescola a quello freddo e pulito della neve, ma è perlopiù rappreso e asciutto, ormai.
Ha già visto suo padre così, quindi non è quello ad attirare la sua attenzione, quanto cosa – chi – lo segue.

 

Seminascosto dietro di lui c'è un bambino che avrà circa la sua età. È coperto di macchie color ruggine a sua volta, uno schizzo sulla guancia, una ferita sulla fronte, vestiti troppo leggeri per un inverno come quello.
Trema, per il freddo o lo shock o entrambe le cose, avvolto in un cappotto troppo grande per lui.

Dean non lascia andare il fucile, ma indietreggia impercettibilmente, la diffidenza che ha un sapore amaro sulla lingua.
John entra senza dar segno di averlo notato, chiudendosi la porta alle spalle senza delicatezza, e ignorando il modo disperato in cui il ragazzino si aggrappa alla sua giacca. È esausto e vuole solo dormire – bere, in realtà, ma quello ancora non può farlo.

Prende il fucile di mano a Dean senza fare domande, e Dean può sentire lo sguardo enorme e terrorizzato del bambino su di sé, può vederlo vibrare di paura e gelo e incomprensione. Ricambia l'occhiata, senza abbassare gli occhi.

«Dean, questo è Castiel.» la voce di suo padre lo fa sobbalzare. Sobbalza anche l'altro (Cas-tee-el?) e all'improvviso non sembra più molto convinto di volersi tenere a suo padre – guarda dritto verso di lui con questi occhi enormi e nella penombra non può esserne certo, ma è quasi sicuro che siano blu. «È stata una lunga notte – per tutti. Perché non lo aiuti a ripulirsi e mettersi a letto?» e sottintese ci sono molte più cose e Dean ha imparato a non prendersela se anche suo padre non domanda perché mai sia ancora sveglio, perché quando i suoi occhi sono così – occhi che fra qualche anno rivedrà nello specchio ogni giorno, anche se non lo sa ancora – sa che è meglio lasciarlo in pace e basta.

Quindi annuisce, e si lascia consegnare Cas-tee-el – lo prende per un polso, piano, piccole dita strette attorno alle ossa sottili dell'altro (sembra molto fragile, e così più piccolo di lui, e trema così tanto) e lui lascia andare John e si aggrappa a lui di rimando, una stretta ferrea e spaventata a morte sulla sua spalla.

Dean non si lamenta nemmeno quando inizia a fargli male.


 

2.
Cas-tee-el non lo lascia andare fino a che non è costretto.

Il bagno è minuscolo, angusto, puzza di muffa e non è nemmeno il peggiore in cui è mai stato obbligato a lavare qualcuno (Sam), ma di certo non può entrare nella doccia con lui.

Dean non cerca di parlargli. Ha un'idea vaga ma più che sufficiente di quello che è quasi sicuramente successo, e può ricordare un passato vicino e confuso in cui non trovava più la sua voce, perché non importa quante volte la chiamasse, la mamma non arrivava mai, e il rumore del mondo era troppo troppo troppo e le parole non riuscivano ad uscire.
Per lui non dev'essere troppo diverso.

(Nei suoi incubi c'erano il fuoco e il volto della mamma come una maschera distorta e il pianto di Sammy e il denso fumo nero che gli impediva di respirare, e ogni tanto ancora lo sogna e sa che ormai è grande, che non dovrebbe, ma si sveglia tossendo e piangendo con Sam che lo chiama, ansioso. Si chiede cosa ci sarà nei sogni di Cas-tee-el, se a volte anche lui si sveglierà piangendo e se vorrà qualcuno che lo scuota per essere certo che stia bene).

Non ha dubbi sul fatto che Cas-tee-el rimarrà con loro per ancora un bel po' di tempo, perché una cosa simile non è mai successa e suo padre non l'avrebbe portato con sé se avesse avuto un qualsiasi altro posto dove andare.
Non vuole farselo nemico e non vuole spaventarlo ancora di più, quindi Dean non parla.

Invece, lo aiuta a spogliarsi, lentamente, attento a non muoversi troppo bruscamente – Cas-tee-el gli ricorda un gatto randagio che lui e Sammy hanno incontrato qualche giorno prima. Sam aveva cercato di accarezzarlo, ma quello non si era avvicinato; era rimasto immobile e tremante, rannicchiato in un angolo come a fronteggiare ogni possibile minaccia.

Sussulta ad ogni tocco – via la giacca, le scarpe, la maglia macchiata, i pantaloni troppo lunghi, e lui non smette mai di tremare, e Dean non sa esattamente come comportarsi.
Il suo istinto gli dice di fare quello che fa con Sam – mormorare rassicurazioni sottovoce e raccontargli favole (o quel poco che ricorda di esse) per distarlo, e toccarlo spesso perché a Sammy piace essere abbracciato. Ha già appurato che parlare sembra fuori discussione, ma a Cas-tee-el non sembra dispiacere il suo tocco, se la presa disperata con cui stringe il suo bracco indica qualcosa.

Vale un tentativo.

 

Quando l'altro rimane solo in intimo, Dean lo aiuta a entrare nello stretto box doccia senza scivolare sul tappetino ancora umido. Non è tanto più alto di lui, ma cerca comunque di mantenerlo stabile – appoggia una mano sulla sua schiena nuda, fermamente, fingendo una sicurezza che non è certo di provare perché c'è una parte di lui che si rende conto che quello che serve all'altro non è sicuramente una femminuccia insicura.

Cas-tee-el continua a rabbrividire sotto le sue mani, e ha l'impressione che centri anche il freddo, ora, quindi aspetta che si sieda nel box e lascia andare con riluttanza il suo braccio, rincantucciato contro il muro e con le ginocchia strette al petto, prima di far partire l'acqua.

Non è troppo calda, non ne è rimasta abbastanza, ma non è nemmeno fredda – dovranno fare in fretta, ma per ora è il giusto tipo di tiepido.

 

Lo lava rapidamente ma non in modo rude, assicurandosi di sfiorarlo anche quando non è strettamente necessario e cercando di distrarlo dall'acqua rosa che scivola nello scarico, dal perché sia rosa e dalle persone a cui quel sangue appartiene – lentamente, lui smette quasi di tremare. Non è ferito, ma ha ancora paura, Dean può dirlo. Quello non è qualcosa che può far sparire da un momento all'altro.
Ci vorrà tempo.

(Non pensa al fatto che forse non se ne andrà mai, perché sente che lui non è come Sam – lui sa che fuori ci sono i mostri, e quegli stessi mostri hanno probabilmente preso la sua famiglia, e ora si ritrova solo con tre sconosciuti e senza più nulla di suo e non sa nemmeno cosa gli succederà domani. Dean sa che ha paura, e non vuole chiedergli di smettere di averne perché non ce n'è motivo).

Quando l'acqua inizia a scendere fredda, Dean lo aiuta a uscire dalla doccia, afferrando un asciugamano e osservandolo mentre Cas-tee-el se lo avvolge strettamente attorno per scacciare il morso gelido degli spifferi.
Gli fa segno di finire di spogliarsi, e si muove verso la porta per recuperare qualche vestito – prima che possa aprirla, sente dita fredde sul suo polso, e si volta per trovarsi addosso lo sguardo azzurro dell'altro, occhi enormi e pieni di qualcosa che non riesce a identificare.

Annuisce una volta sola, deciso, senza far trasparire la sua confusione e cercando di rassicurarlo sul fatto che sarà di ritorno immediatamente – Cas-tee-el sembra capire, perché dopo solo un attimo di esitazione la presa sul suo polso si allenta, e lui è libero di andare a cercare qualcosa da mettergli addosso.

 

Non è troppo complicato trovargli un pigiama – è alto più o meno come lui, e solo un po' più magro.
Cinque minuti dopo fa di nuovo capolino nel bagno. Gli porge gli abiti ed esce definitivamente, lasciandolo a vestirsi in pace.

La camera è buia, un contrasto piacevole con la violenta luce al neon nell'altra stanza, e l'unico rumore è il respiro regolare di Sammy, che grazia al cielo non si è svegliato nonostante tutto il trambusto. Dean si siede accanto a lui, sul letto, e pensa che suo fratello potrebbe dormire attraverso un'esplosione, ma spera che la cosa cambi – non è una buona cosa per una vita come la loro.

(Suo padre è uscito di nuovo, ma non è una sorpresa. Quando ha quell'espressione esce sempre, e stavolta dev'essere anche peggio del solito. Dopotutto, normalmente non recupera bambini al ritorno da un lavoro).
Solleva il capo di scatto quando sente lo scricchiolio della porta – Cas-tee-el fa un paio di passi in avanti, chiudendosela alle spalle il più silenziosamente possibile (come se non volesse disturbare, suggerisce la parte di lui che nota le cose), e sobbalza quando lo vede seduto sulle coperte.

Si alza con calma, prendendogli un braccio con tutta la delicatezza di cui è capace e guidandolo verso l'altro letto – sa che John non tornerà, per quella notte, e lui deve dormire almeno un poco.
Lo vede osservarlo insicuro, come se le coperte potessero inghiottirlo, ma poi il freddo o il sonno devono avere il sopravvento, perché si arrampica sul materasso e si infila sotto in fretta, senza guardarlo.

Alza gli occhi su di lui solo quando ormai sta per andarsene a dormire a sua volta, con la luce dei che filtra dalle tende sottili e gli illumina a metà il viso. Dean vede solo un grande occhio azzurro e spalancato, solo mezza bocca stretta in una linea spaventata, ma legge quello che potrebbe – potrebbe, non ne è certo – essere un grazie, anche così.

Lo colpisce abbastanza.

Non dovrebbe ringraziarlo – ha fatto quello che avrebbe fatto chiunque un po' decente, perché lui aveva bisogno di qualcuno ed aveva paura e Dean è diventato abbastanza bravo con la paura, anche se ogni tanto ne ha anche lui, e la sua famiglia non può riportarla indietro e lui è ancora bloccato con tre sconosciuti nel mezzo del nulla e ci sarà chissà per quanto tempo. Non dovrebbe davvero ringraziarlo.

Non dovrebbe ma lo fa comunque, e non sa cos'è che gli stringe un po' la gola, ma non importa.
E non dovrebbe nemmeno parlare, perché non vuole peggiorare le cose, ma non sa come altro dirglielo e quindi «Non è nulla, Cas.» mormora, e poi «Puoi svegliarmi, se non riesci a dormire.» e, quando lui annuisce e lo lascia finalmente andare, Dean sa che va bene così.

Anche se non è del tutto sicuro di cosa vada bene.


 

3.
Cas non lo sveglia quella notte, né quella dopo, o quella dopo ancora.

Ci vuole un po' per incastrare un'altra persona nella loro routine collaudata, ma la fanno funzionare, perché sono solo loro tre la maggior parte del tempo e Cas si adatta facilmente e non hanno altro modo di andare avanti – Dean aveva temuto che Sammy potesse avere delle difficoltà ad accettarlo ma, ovviamente, suo fratello è più intelligente di quanto qualunque bambino di sei anni dovrebbe essere, e la mattina dopo il suo arrivo aveva a malapena fatto una piega alla comparsa di un nuovo elemento.

(L'aveva guardato per un po', incuriosito, e Cas aveva ricambiato lo sguardo, e Sam doveva avere capito qualcosa, e semplicemente si era avvicinato a lui con tutta la solennità possibile e l'aveva abbracciato. Lui aveva sussultato, sorpreso, ed era rimasto immobile e rigido, il volto una maschera, ma non l'aveva scacciato).

 

L'unica cosa che sembra infastidire Sam è il fatto che Cas non parli. Nemmeno una sillaba.
È troppo piccolo per capire, o ricordare l'anno in cui Dean non riusciva a tirare fuori le parole e si sentiva intrappolato nella sua stessa testa, e a volte Dean può vederlo mordersi le labbra, frustrato, dopo la settima domanda a cui Cas non può rispondere.

Ma Sammy è, di nuovo, troppo intelligente per il suo stesso bene, a volte.
Dopotutto, non è che Cas non voglia comunicare con loro – gli spiega un pomeriggio, quattro stati lontano da dove hanno recuperato Cas-tee-el, mentre sono fuori a cercare il pranzo e Cas è rimasto nella stanza – è solo che non vuole parlare.

E quindi quando tornano indietro con il cibo c'è anche un'altra piccola busta sotto tutte quelle del fast food, e quando Cas la occhieggia con quella che potrebbe essere curiosità (perché l'altra cosa che hanno imparato abbastanza rapidamente è che raramente Cas mostra un'emozione chiaramente – tende a sembrare solo molto, molto confuso, tutto il tempo, la fronte aggrottata e il capo inclinato di lato come un passerotto) Sam corre da lui e quasi gliela lancia in grembo, facendolo sobbalzare. Si ferma immediatamente, scusandosi e abbassando lo sguardo.

(Lo fa spesso, quel trasalire – i movimenti improvvisi, e i rumori forti, tendono a spaventarlo. Dean non chiude mai le porte troppo forte, da quando c'è lui, e Sam ha diminuito considerevolmente i capricci già rari, e l'unico che non fa niente per controllarsi quando ce l'ha attorno è John, che non si è reso conto del suo sguardo ogni volta che torna da un lavoro, rumoroso e terrorizzante ai suoi occhi).

Cas gli lancia una di quelle sue occhiate indecifrabili che potrebbero significare tutto, anche se stavolta è probabilmente solo per rassicurare Sam – Sam che lo osserva con aspettativa mentre spacchetta il regalo e sorride, eccitato, quando i suoi occhi si illuminano.

 

Si rigira il quaderno fra le mani, accarezzandone la copertina liscia e sfogliando le pagine vuote, ed è la prima volta in cui Dean ricorda di avere visto qualcosa di simile a un sorriso sul suo volto.

(Non è esattamente un sorriso, solo un'ombra di quello che dovrebbe essere, ma è qualcosa e qualcosa è molto più di quanto sono riusciti a fare fino ad allora, e quindi va bene così).

Alza lo sguardo su di lui, e Dean ormai ha imparato a riconoscerlo, il grazie. Scuote la testa, indicando Sam, perché dopotutto l'idea è stata sua.
Sammy si siede accanto a lui sul letto, osservandolo con serietà da sotto la frangia troppo lunga.

«Puoi usarlo per parlare con noi, Cas. Visto che non puoi parlare parlare, sai.» e Cas solo lo guarda, e lo guarda e se Dean lo osserva abbastanza attentamente riesce anche a cogliere un guizzo di qualcosa, in quei suoi occhi azzurri, e prima che possa rendersene conto si è già allungato verso il comodino e ha aperto il cassetto, rovistandoci dentro. Ne tira fuori una penna nera con il tappo un po' smangiucchiato, ma non sembra farci caso – e sulla prima pagina scarabocchia in fretta due parole, in una scrittura tonda e nervosa, e Dean sente di nuovo quel qualcosa che stringe alla bocca dello stomaco e un sorriso minuscolo tirare agli angoli della bocca.

(Grazie, Sam).


 

4.
Il quaderno rende molto più facile la comunicazione.

Rende anche più facile sapere cose di Cas – dopo un paio di mesi, Dean sa che ha la sua età, che gli piace il miele, che sa inventare storie che intrattengono Sam perfettamente, che il suo colore preferito è il verde e altre cose così, piccole, cose che sa anche di Sam.

Cas è divertente, anche se divertente in modo strano – ed è spesso confuso, soprattutto quando Dean cita qualche fumetto o un cartone animato o cose simili, perché non ne ha mai guardati.

(Dean si ripromette di rimediare a quello, perché è inaccettabile che Cas non conosca Batman).

Il fatto che sia più facile parlargli, ora, non significa però che a lui piaccia parlare – Dean scopre anche che è silenzioso di natura e non solo perché non spiccica parola.
Scopre anche cose che lui non ha bisogno di raccontargli.

(Scopre che è buono con Sam, e che è gentile con gli animali randagi, e che ha capito abbastanza in fretta che a volte non hanno abbastanza soldi e che in quei casi l'importante è dar da mangiare a Sammy, e che piano piano sta sorridendo per davvero, anche se solo con lui e Sam).

 

La prima notte in cui Cas lo sveglia è quasi tre mesi dopo quella in cui è arrivato.
Hanno preso l'abitudine di dormire in una stanza separata da quella di John, lui e Sammy in un letto e Cas-tee-el nell'altro, raggomitolato sul bordo (sempre pronto a scappare).

E, d'accordo, non è proprio che Cas lo svegli volontariamente, è solo che Dean ha un sonno davvero, davvero leggero e quindi non è difficile che nel rigirarsi fra le lenzuola, ansimando come fa, cercando di respirare attraverso non ha idea di quale orrore, Dean lo senta.
È in piedi in un istante, ancora confuso, ma si calma presto quando si rende conto di cosa l'ha svegliato – dopotutto, sapeva che sarebbe successo.

(Non sa cosa è accaduto alla sua famiglia, ma sa abbastanza del lavoro da immaginare che sia stato molto, molto brutto).

Quindi prende un bel respiro e si avvicina all'altro letto, sedendosi sul bordo e iniziando a scuoterlo piano per una spalla – lo chiama, e lo scossa, e lo chiama ancora, finché Cas non apre gli occhi (occhi che sono quasi neri nella penombra, pieni di terrore) e riesce a metterlo a fuoco, la bocca socchiusa su un singhiozzo.

«Va tutto bene.» dice, anche se sa che non va tutto bene e anche se lo sa anche lui. Lo dice comunque perché è quello che diceva la mamma quando aveva un incubo, e con lui ha sempre funzionato. «Sei al sicuro, è tutto okay. Sei con me e Sam. È tutto okay.» continua, e a quello ci crede, invece, perché Dean non permetterebbe mai che succedesse qualcosa a lui e Sam, e Cas ne è consapevole, e quindi magari potrebbe essere d'aiuto.

Non sembra particolarmente efficace, quando l'altro lo fissa un altro momento, immobile, e poi il singulto che gli si era bloccato in gola risuona nella camera, e prima che se ne possa rendere conto Cas lo sta abbracciando e ha il viso sepolto nella sua maglietta e sta piangendo, anche se è Cas e Dean non l'ha mai visto piangere davvero, nemmeno quella prima notte.

Questa sì, e Dean non sa perfettamente cosa fare con le sue mani, ma alla fine scopre che basta tenerlo stretto – ci vuole un po', ma riesce a calmarsi, e i singhiozzi disperati si trasformano in tremori silenziosi. Quando anche quelli si esauriscono, Dean è comunque restio ad alzarsi per tornare da Sam.
Non gli è piaciuto vederlo così – gli fa pensare che forse non è solo che è lui ad essere calmo, forse c'è qualcosa che non va e loro non lo sanno e lui sta male e non può aiutarlo.

Quindi non si muove.
Resta dov'è, stringendo un po' la presa quando Cas cerca di allontanarsi, e lo sente irrigidirsi un istante e poi arrendersi, ricambiando l'abbraccio.

 

È mezzo addormentato, qualche ora prima dell'alba, quando sente Sammy raggiungerli nell'altro letto, accoccolandosi contro di lui.
Rimane nel dormiveglia qualche altro minuto, sentendolo sistemarsi meglio, e anche Cas si muove un po', lanciandogli una mano in faccia, ma va bene comunque.

Quando sono tutti fermi, Dean si riaddormenta in un momento.


 

5.
Diventa un'abitudine, quella di dormire tutti insieme.

Non perché sia particolarmente comodo – i letti dei motel non sono fatti per tre persone, anche se sono tre ragazzini – ma semplicemente perché gli incubi di Cas migliorano un po' se non è solo, e se gli incubi di Cas non svegliano tutti possono dormire quasi una notte intera di sonno, che è un'ottima cosa perché il fatto che Cas non sia un Winchester di nascita non impedisce a John di buttare giù dal letto lui e Dean cinque volte a settimana per un allenamento di qualche genere.

(Non importa che Cas ancora non parli, e che ancora sobbalzi ad ogni ritorno di fiamma di un camion in lontananza, e Dean sa che suo padre lo fa per il loro bene, perché i mostri esistono e allora bisogna sapersi difendere, ma vorrebbe che non toccasse a Cas farlo, non se c'è già lui a saper usare un fucile. A John non importa nulla di tutto questo, e dopo sei mesi Cas è bravo quasi quanto lui, e i suoi incubi sono peggiorati).

Non è facile nemmeno a scuola – non è mai facile, non quando ogni due settimane, o anche meno, sono costretti a muoversi e cambiare. Con Cas è ancora più complicato (Dean una volta ha sentito un'insegnante parlare di mutismo selettivo e da allora le parole continuano a rimbalzargli in testa, avanti e indietro, avanti e indietro a strane ore del giorno e della notte) e ormai ha perso il conto di quanti bulli ha dovuto rimettere a posto perché lo stavano infastidendo.

E anche con i soldi è più complicato – sono in tre a dover mangiare con poco più di quello che avevano quando erano solo in due, e Sammy non se ne rende conto ma non può sperare di nasconderlo a Cas.

(Cas che certe volte, quando lo vede tornare con solo due buste, si siede sul letto accanto a lui e scrive di non avere così tanta fame, che può avere metà della sua parte anche se “ha già mangiato per strada”).

Imparano a farlo funzionare, anche se non è facile, non per le cose come quelle – per tutto il resto.
Per quando Cas si siede con Sam e lascia che gli legga qualcosa per fargli fare pratica, e per quando Cas sorride e per quando ci sono notti senza incubi e pomeriggi in cui possono andare al lago.

Per cose come quelle possono farlo funzionare.


 

6.
La prima volta che John li lascia tutti e tre da zio Bobby Cas è con loro da sette mesi.

Dean ama stare dallo zio Bobby – ama la rimessa e il cortile con le sue vecchie auto e aiutare in officina, e ama avere un letto vero e comodo e una stanza e mangiare pancake a colazione, ogni tanto.
Non vede l'ora che Cas lo conosca, perché sa che lo adorerà – conosce un sacco di cose strane e ha una biblioteca enorme, e Cas ama leggere, sicuramente più di quanto piacerà mai a Dean.

Suo padre li lascia a Sioux Falls senza chiamare, e quando zio Bobby apre la porta e si trova davanti tre bambini e John Winchester non sembra particolarmente contento.
Dice a Dean di portare Sam e il loro amico in cucina e di prendere qualcosa da bere, e subito dopo mormora qualcosa a John, sottovoce.

Dalla finestra chiusa della cucina si sente poco e niente – non parole distinguibili, ma Dean riesce a capire che stanno, se non urlando, almeno discutendo ad alta voce, fino a che tutto si ferma e c'è solo il rombo del motore dell'Impala che si allontana.
E poi zio Bobby entra da loro, corrucciato, ma sembra meno arrabbiato.

«Dormirai con Dean e Sammy, ragazzino, perché non ho così tanto spazio qui, non è un hotel.» e poi storce un po' la bocca in quello che potrebbe assomigliare a un sorriso, e Cas sembra respirare un po' meglio.

 

La mattina dopo ci sono pancake per colazione, e succo d'arancia, e Dean porta Cas in biblioteca prima di partire per esplorare il cortile e sorride per almeno un'ora dell'espressione ammirata sulla sua faccia (è bellissima, Dean). Sam gli trotterella accanto, raccontando di una storia letta da qualche parte.
Quando passa dalla cucina, Bobby gli fa cenno di fermarsi – lascia andare Sammy, raccomandandogli di non uscire finché non arriva anche lui perché c'è un rischio troppo alto di vederlo cadere da una delle vecchie aiuto, e si siede sulla sedia di fronte, incuriosito.

«Cosa c'è, zio Bobby?» chiede, anche se ha una vaga idea di quello che può volere – Cas è una novità, dopotutto.
Non è troppo sorpreso quando l'uomo alza lo sguardo su di lui e chiede cosa sa di Cas.

Decide di raccontare lo stretto necessario, perché alla fine è quello che importa.

«Papà l'ha portato da una caccia qualche mese fa. Non so cosa sia successo ma era solo e non aveva nessun altro posto dove andare, ed è buono con Sam, e non riesce a parlare, quindi gli abbiamo preso un quaderno. Così è più facile.» si ferma un istante per prendere fiato, e finisce prima che Bobby possa interromperlo, ed è la prima volta che lo dice ma nel momento in cui le parole gli escono di bocca sa che è vero. «Ha solo noi, zio Bobby. Siamo la sua famiglia adesso.» e a quello lo zio non risponde.

Resta solo fermo a guardarlo per un po', poi si alza e gli arruffa i capelli mentre si avvia verso la biblioteca.
Dean sorride un po', al vederlo.

 

(Quella sera, Cas arriva in camera con un grosso tomo fra le braccia e uno sguardo sconvolto. Alza gli occhi su di lui, iridi piene di domande, e lascia andare il libro solo per afferrare il quaderno e la penna.

Il signor Singer Bobby ha detto che posso tenerlo.

E Dean gli sorride di un sorriso enorme, stavolta, e gli si avvicina per leggere con lui, anche se non gli piace particolarmente, perché a Cas piace avere compagnia e Sammy è già addormentato accanto a loro.
«Ovvio, Cas. Sei di famiglia.» Dean non arrossisce quando Cas lo osserva per un attimo e poi, scuotendosi dall'esitazione, si allunga per baciargli una guancia, leggero e un po' timido.

Non arrossisce.)


 

7.
È facile perdere il senso del tempo quando sei sempre in viaggio – i giorni si assomigliano un po' tutti, i motel si assomigliano un po' tutti, anche le città non sono tanto diverse fra loro.

Prima che possa rendersene conto, Cas è con loro da un anno, non ha ancora mai detto una parola ed è diventato il suo migliore amico.
Non ha mai saputo che fosse anche solo possibile averne uno, non per lui – non con lo spostarsi infinito, non con Sammy di cui prendersi cura.

E invece.

 

L'anniversario del suo arrivo è anche l'anniversario di qualsiasi cosa sia successa alla sua famiglia.
Dean non si aspetta che sia una giornata allegra – e non lo è. Cas è quieto e triste tutto il giorno, e non sorride, non importa quanto Sam cerchi di consolarlo o di farlo ridere.

Non scrive nemmeno a lui.

Dean non può biasimarlo, e cerca di non forzarlo.

 

L'anniversario del suo arrivo è anche il giorno in cui Cas gli parla per la prima volta.
Non è certo che succeda per caso, ma non gli importa.

Succede di notte, come la maggior parte delle cose importanti – sono da qualche parte in Montana, e fuori c'è una bufera e loro sono soli proprio come allora, e Dean è completamente sveglio a fissare il soffitto. Solo che stavolta non è sveglio da solo, perché c'è Cas dall'altro lato del letto e c'è Sam in mezzo a loro, che dorme pacificamente.

Cas che a un certo punto si gira verso di lui, e lo guarda per quelle che sembrano ore, e poi all'improvviso deve decidere qualcosa, perché nella penombra vede il suo volto indurirsi e lui si allunga verso il comodino per prendere il blocco.
Dean non si muove mentre lo sente scrivere furiosamente – ha paura che muovendosi distruggerebbe qualcosa che sembra essere molto, molto fragile.

Quindi aspetta.
E aspetta.

E ad un certo punto il suo aspettare viene ricompensato dalle molle del letto che cigolano quando Cas gli si avvicina, e da un'intera pagina di quaderno scritta fittamente.

Riesce a leggerla solo voltato verso la finestra, sfruttando le luci dei lampioni all'esterno, e solo se ignora il fatto che Cas sia proprio accanto a lui e che stia tremando proprio come allora.
Capisce quasi subito cos'è – capisce anche che se Cas l'ha scritto è perché ha bisogno che lui lo legga, quindi lo fa.

Anche se non è sicuro di volerlo sapere.

 

(La pagina parla di urla e sangue e vampiri e di ore passate nascosto nel buio, e di come a un certo punto l'avevano trovato, e poi John era arrivato e l'aveva portato via dalla casa, cercando di non fargli vedere, e di come non aveva potuto nascondergli tutto e di come nei suoi incubi il mostro riesca a prenderlo.

Parla anche di altre cose, però.

Parla di un padre che gli leggeva storie della buonanotte e di una madre che amava cucinare e cantava come un angelo e di una sorella, e di messe della domenica e picnic al parco e di una famiglia come Dean non l'ha mai avuta, e ora capisce così tanto e non sa come dirgli che non potrà mai ridargli tutto quello e che sa che lui e Sam e zio Bobby non saranno mai la stessa cosa e che gli dispiace, gli dispiace, gli dispiace.

Quando finisce di leggere, Cas lo sta guardando e nei suoi occhi c'è così tanto dolore.
Ma non c'è rabbia.
E poi lui si schiarisce la gola, una, due volte, ed è qualcosa che deve avere pensato di fare da un po', e poi

«Grazie, Dean.»

e due parole non sono mai state più importanti, non in quel momento, anche se Dean sa che non ha motivo di ringraziarlo.
Non sa cosa dire – in cambio, quindi, racconta di sua madre. Quel poco che ricorda, almeno.

Si addormentano all'alba, esausti).


 

8.
Anche quando ricomincia a parlare, Cas non è esattamente un chiacchierone.

Usa poche parole e solo quando sono strettamente necessarie, e ama starsene a fare ricerche molto più di quanto piacerà mai a Dean – è una cosa che condivide con Sam, che a sette anni e mezzo continua ad essere troppo intelligente per il suo bene e capisce troppe cose perché possa tenergli ancora nascosto molto sul mondo vero, là fuori.

 

Hanno dodici anni quando John li porta a caccia per la prima volta.
Li porta fuori tutti e due, e lascia Sam da Bobby, perché ha notato già da parecchio che in due funzionano meglio di quanto facciano mai da soli – e in due hanno decisamente meno probabilità di venire uccisi.

È un fantasma, e non è difficile, ma Cas lo odia comunque – Dean può dirlo, lo legge nelle sue spalle rigide mentre stanno tornando e nella stanchezza sul suo volto, e nella linea sottile delle sue labbra.

(Ha pensato dal primo momento che Cas non era adatto a una vita come la loro, ma sa che non c'era altra scelta, e sa che non ci sarà altra scelta neanche in futuro perché Cas ormai sa e quando lo sai non puoi fare molto altro che combattere, perché è o te o persone innocenti che non hanno idea di quello che esiste là fuori. Lo sa da quando aveva quattro anni, ma questo non rende meno faticoso vedere Cas stare male).

 

Quella notte si stringono tutti nel loro letto a casa di Bobby, Sam che li aveva aspettati svegli nonostante l'ora impossibile e che si era addormentato non appena aveva toccato il cuscino, e loro che invece rimangono svegli a parlare sottovoce per ore, di tutto e di nulla.
A un certo punto Cas volta il capo verso di lui, e i suoi occhi non sono mai sembrati così blu o così limpidi e sono troppo vicini, e non sa perché lo fa, forse solo perché non sopporta di vederlo infelice e ha imparato da tempo che il contatto lo fa stare meglio, ma cerca la sua mano con la propria e quando la trova stringe, forte ma senza esagerare. Sa che non dovrebbe.

(Suo padre dice che i ragazzi non fanno certe cose, non con altri ragazzi, almeno).
Sa che non dovrebbe ma ne vale la pena, se fa sorridere Cas.

(Ci riesce, quindi Dean non molla la presa).


 

9.
Dean ha tredici anni, la prima volta che bacia qualcuno.

Lei si chiama Sarah, hanno il corso di Storia insieme ed è quasi una settimana che ci girano attorno, ma alla fine Dean la porta a prendere un gelato e la riaccompagna a casa, e lei arrossisce e per salutarlo si sporge verso di lui e gli lascia un bacio a stampo sulle labbra, timido e rapido.

Non è niente di speciale, e dopo due giorni sono già di nuovo sulla strada, ma apre tutto un nuovo mondo di possibilità su cui non aveva mai riflettuto prima di allora.
Lo racconta a Cas, anche se lui non sembra entusiasta quanto Dean a riguardo – ascolta e annuisce e lo osserva un po' troppo intensamente, e non capisce perché ne stia facendo una questione di Stato, quindi alla fine Dean si arrende e si gira dall'altra parte per dormire.

(Cas non dorme per ore, dopo, anche se lui non se ne accorge – fissa il soffitto dell'anonima stanza d'albergo, le dita premute sulle labbra, e non è sicuro di voler dare un filo logico ai pensieri).


 

 

10.
Lui e Cas non hanno mai litigato.

Mai per davvero.

Condividono camere di motel e pasti e notti troppo lunghe e giornate difficili da cinque anni, e ci sono stati bisticci e cose del genere, ma questo no.
Dean non ha mai visto così tanta rabbia nei suoi occhi e non sa come comportarsi – non sa cosa fare, perché non conosce questo Cas.

«Ho perso il senso del tempo, Cas.» cerca di mantenere la calma contro la rabbia dell'altro, ma è difficile – non è che sia finito il mondo, solo perché ha dimenticato di raggiungerlo in biblioteca per studiare. Che poi l'abbia dimenticato perché era impegnato con Amanda è un dettaglio non esageratamente importante, no?

«L'hai già detto, Dean.» Cas non lo guarda, sistema i libri nello zaino con violenza, e può sentirlo ribollire. Non urla, non con Sam nella stanza accanto a fare i compiti, ma tiene le spalle incurvate e la sua mano si apre e si chiude nervosamente, «Evidentemente questa ragazza è importante per te, e va bene. D'accordo.» e non lo lascia nemmeno replicare, solo se ne va sbattendo la porta.

 

Non torna fino a notte inoltrata.
Sam dorme da ore e la sua cena si è raffreddata sul tavolo, e John è rientrato nella sua camera per la giornata senza notare la sua assenza – non glielo dice perché Cas è perfettamente in grado di cavarsela da solo, e ignora come il suo stomaco si annodi di più ogni minuto che passa senza che lui torni.

Non si addormenta – non riuscirebbe a prendere sonno, tanto.
Quindi aspetta, seduto al tavolo, fissando il sacchetto del fast food.

È così perso nei pensieri che il rumore della porta che si apre lo fa sobbalzare come se l'avessero bruciata – è in piedi in un istante, e quando Cas si chiude la porta alle spalle, attento a non sbatterla, ha già una giustificazione pronta sulle labbra.
Le parole muoiono prima di uscire quando vede i marchi sul suo collo – rossi e viola, appena visibili sotto la camicia che porta. Chiude la bocca e non dice nulla, non chiede nulla, solo si mette a letto con Sam e finge di dormire mentre lo sente farsi una doccia, e poi esitare vicino a loro.

E, infine, optare per l'altra parte della camera.

 

(È la prima volta in più di quattro anni che non dormono nello stesso letto, ed è anche il primo giorno in cui smettono di farlo e basta.
In ogni caso, ormai in tre stavano troppo stretti – è quello che dice a Sam, e non importa che nemmeno lui riesca a credergli, Dean rifiuta di dargli o darsi qualsiasi altra spiegazione.

Non vuole pensare, perché se lo facesse tutto si distruggerebbe e non può permetterlo).


 

11.
Dall'Incidente Amanda le cose sono cambiate, fra loro.

(Dean non gli ha mai detto che lei non era importante e non gli ha mai detto che gli dispiace – e ci sono altre cose che non gli ha mai detto e che nemmeno gli dirà mai, cose che riguardano occhi blu ed immensi e guance arrossate e quella cosa che ogni tanto gli stringe la bocca dello stomaco quando lo guarda e mattine in cui nella doccia chiama il nome sbagliato e si morde a sangue le dita per impedire ad altri di sentire, perché non può. Non può e basta).

Le notti sono molto più silenziose e molto più lunghe – ora sono ancora svegli insieme ma non parlano più, e si limitano a osservare soffitti sempre uguali e convivere con pensieri che non possono condividere, e ogni tanto Dean torna da scuola con un succhiotto sul collo e Cas stringe le labbra e non commenta, e Sam li guarda come se fossero stupidi (e forse lo sono, perché Sam ha dieci anni e Dean vorrebbe poter continuare a ripetersi che non può capire, tranne che Sammy è un bambino maledettamente sveglio e capisce perfettamente).

I lavori che svolgono con John a volte sono facili – e a volte non lo sono. Una volta sapeva come fare, per farlo stare meglio, ma ora non ne sembra più in grado – ora, dopo una caccia particolarmente dura da digerire, Cas sparisce per una sera con una carta d'identità fasulla e torna solo verso le tre, le quattro, e puzza di qualcun altro, e Dean non sente lo stomaco rivoltarsi al pensiero delle mani di una persona qualunque, una persona a cui non interessa nulla di lui, sulla sua pelle. Davvero no, con chi se la fa sono solo affari suoi).

 

Camminano per mesi su un cavo dell'alta tensione – un passo falso e tutto finirà orribilmente, e tutto è nelle mani di Dean perché anche se non sa esattamente perché (o magari lo sa ma non vuole ammettere esattamente perché).
Tranne che Dean è famoso per la costanza con cui manda a puttane le cose – non è del tutto una sorpresa quando lo fa anche con questo.

 

È colpa sua.
Cas ha rischiato di morire ed è colpa sua – sua e delle maledette streghe (Dean odia le streghe, loro e i loro schifosi liquidi corporei e i loro stramaledetti incantesimi).

John ha già dato la sua dose di rabbia – gli ha rovesciato addosso tutti i suoi errori durante il viaggio in macchina, e ad ogni parola Dean non ha fatto che tremare un po' di più, anche se impercettibilmente, e non aveva nemmeno avuto il coraggio di guardare nella direzione di Cas.
E ora sono rimasti solo loro due, in una stanza di motel qualunque – Sam è da Bobby, è ancora troppo piccolo per rimanere da solo e Cas è quasi morto ed è tutta colpa sua.

Lancia la borsa sul letto, e continua a non guardarlo – con quale coraggio – e si lascia cadere sul materasso senza dire nulla, e aspetta.
Aspetta che sia Cas a dire qualcosa, che gridi, che se ne vada – non sa se potrebbe sopportare di vederlo andarsene perché, nonostante tutto, vuole solo essere sicuro che stia bene. Che sia vivo – ma lui non fa nulla di tutto questo.

(Ovvero non parla, non urla, e non se ne va).

Invece, lo sente avvicinarsi, e vede le sue scarpe quando gli si ferma di fronte.
E poi sente le sue dita sotto il mento, ed è la prima volta che lo tocca da mesi e sembra la prima volta in assoluto che qualcuno lo tocca così.

E allora lascia che gli sollevi il volto (e non ha gli occhi umidi, Dean non piange, non ha il diritto di piangere) e gli occhi di Cas sono ancora gli occhi più azzurri e più grandi che abbia mai visto e ci sono così tante cose che dovrebbe dirgli.

(Dovrebbe dirgli che non importa quanto ci abbia provato, a cercare altri occhi così – perché i suoi, proprio i suoi, non può averli per sé, perché non è stato cresciuto così e nemmeno lui dovrebbe e invece –, dovrebbe dirgli quante volte l'hanno schiaffeggiato perché ha sbagliato nome e quante volte tutto sembrava solo così sbagliato che non avrebbe mai potuto confondersi, e quante volte l'ha ascoltato respirare nel buio e ha desiderato potergli dire tutto questo).

Cas non lo lascia parlare.
Gli getta le braccia al collo, e stringe, e per la prima volta da mesi ha il profumo giusto e c'è il peso giusto fra le sue braccia e Dean non sta piangendo.

Seppellisce il volto nell'incavo del suo collo, e prega che tenendolo stretto abbastanza il suo odore rimanga impresso sulla maglia che indossa perché non sa quando ricapiterà una cosa simile e non può nemmeno descrivere quanto forte è quella sensazione alla bocca dello stomaco – quanto simile è a sentirsi cadere.

 


12.
Ci sono ancora ragazze, ogni tanto.
Dean non ha intenzione di negarlo, perché è così – non può vivere di soli sogni e non può avere Cas ed è solo umano.

Cas non glielo dice, ma sa che lo capisce – sa che ci sono altre persone.
Fa male – a tutti e due – ma può funzionare.

(Nessuno dei due dice che sono occasioni sempre più sporadiche – nessuno dei due dice che alla fine della giornata restano solo loro due in un letto, stretti l'uno all'altro, e Sam che ha capito da un bel po' che è molto meglio starsene in un letto per conto suo).

Dean ormai non sa più da quanto esattamente va avanti – un anno? Due? Non è poi così importante.

 

Dean sa anche che non saranno per sempre loro tre – Sam ormai ha quattordici anni, e litiga con John sempre più spesso (litigi che portano la gente nelle camere vicine a battere contro il muro e lasciano Sam di pessimo umore, fumante di rabbia, raggomitolato sul suo letto in una palla di gambe troppo lunghe), e parla di college e borse di studio e Dean sa che ce la farà e allora non saranno più in tre, ma forse andrà bene comunque.
Almeno ci sarà Cas.

(Fra le cose che non gli dice, c'è anche il fatto che Dean a volte è persino spaventato da quanto ha bisogno di lui, di come a volte si sveglia nel mezzo della notte chiamando il suo nome, il petto stretto da una morsa dolorosa, perché nei suoi incubi se ne va – Cas se ne va sempre e non guarda mai indietro – e lo lascia solo e in qualche modo deve assicurarsi che non sta succedendo, e allora preme le labbra sulla sua pelle, sul collo o la clavicola o sulla sua fronte, dovunque riesca a raggiungere. Non lo bacia mai per davvero, però. Non lo fa perché sa che se si permettesse di farlo tutto finirebbe in rovina, perché è quello che succede quando Dean va troppo vicino a qualcosa – la distrugge. Non vuole distruggere Cas).


 

13.
Dean sa che non conosce nessuno bene quanto conosce Cas – nemmeno Sam, non nel modo in cui conosce lui.

(Sa anche che è vero pure il contrario, e che probabilmente Cas sarebbe capace di trovarlo a luci spente in una stanza affollata senza nemmeno esitare).

Non crede sia particolarmente strano – si conoscono da dieci anni, che è più di quanto molte persone possano dire dei loro amici più cari, e hanno passato buona parte di quei dieci condividendo un letto (platonicamente).
Per lui non è strano capire se Cas sta bene con una sola occhiata, non è strano poter sapere cosa gli passa per la testa (almeno la maggior parte delle volte), non è strano aver imparato cosa dire e cosa fare per farlo stare meglio e averlo osservato abbastanza da sapere quando mente senza neppure guardarlo in faccia.

È solo così che funziona – è così che funziona da anni.
E forse è indicativo della sua totale e completa assenza che suo padre abbia pensato di accorgersi solo ora di quello che c'è fra loro.

(Qualsiasi cosa sia, perché Dean si è arreso tempo fa a cercare di dargli un nome – non lo ha, forse, o forse non vuole trovarlo, ma in tutti i casi non è così importante, perché c'è e come si chiama non è il problema principale).

«Domani ho un lavoro per te, Dean.» dice, e alza lo sguardo dal libro che sta leggendo, e lo fa anche Cas, perché non è mai solo uno di loro. Sono sempre in coppia – loro due, o uno dei due e Sam.
Mai soli con John.

Quando lui se ne va, Cas lo osserva con insistenza (cosa credi sia successo) e Dean si limita ad alzare le spalle e mettersi sotto le coperte, rischiando di farlo cadere dal suo trespolo sul bordo del letto (non lo so, lo scopriremo).

 

La caccia è semplice – un fantasma come milioni di altri fantasmi, niente di speciale, niente che giustifichi la straordinaria divisione dei compiti.
Diventa tutto più chiaro mentre rientrano, in auto – John accosta al lato della strada e si gira verso di lui, un cipiglio ingiustificato sul volto.

«È ora che tu e Castiel prendiate due camere, ragazzo.» e Dean stringe i denti e sente vecchi sensi di colpa che non sono poi così sepolti rianimarsi.
E annuisce.


 

14.
Avere due stanze separate non significa che non condividano un letto.

Suo padre non ha occhi ovunque, e ha perfezionato l'arte di sgattaiolare fuori dalla camera senza svegliare Sam per bussare alla porta accanto in una questione di ore – quando è quasi l'alba si districa dall'intreccio di gambe e braccia e prende un ultimo respiro profondo prima di tornare nella sua stanza, e nessuno si accorge di nulla (o almeno John non si accorge di nulla – Sam non fa che alzare gli occhi al cielo nella loro direzione, ma è qualcosa che fa da almeno quattro anni e hanno entrambi smesso di farci caso da tempo).

 

(Sammy ogni tanto gli chiede perché non se ne sono ancora andati. Sono maggiorenni, potrebbero semplicemente partire e – anche se questo non lo dice mai ad alta voce – poter finalmente essere chi vogliono essere senza preoccuparsi di John Winchester.
Dean non gli risponde mai.

La verità è che ha già deluso troppe volte suo padre – sia in modi che conosce sia in tutti quelli che non conosce – per abbandonarlo, anche.

Quella è la risposta che dà a Cas, certe volte, nel mezzo della notte – quella, e il sottinteso che non vuole ammettere.
Ha paura).


 

15.
Sam parte per il college una notte di febbraio – ha diciotto anni e se ne va senza guardare indietro, lasciandosi alle spalle loro due e l'ultimo e peggiore litigio con John.

(Gli ha detto di partire e non disturbarsi a tornare, e Sam ha solo stretto i denti e ha preso la sua valigia e si è incamminato verso la stazione degli autobus più vicina – lui e Cas gli sono andati dietro. John no).

Lo abbracciano entrambi – Dean non lo lascia andare per quelle che sembrano ore – e gli mette in mano i risparmi che ha tenuto da parte – non è molto, ma non è nulla.
Sam li guarda tutti e due, a lungo – poi prende un respiro profondo, occhieggiando ansiosamente l'autobus che arriva da in fondo alla strada.

«Potreste venire con me.» e non è la prima volta che l'ha chiesto, ma è sicuramente l'ultima – Dean lo sa, e anche Cas lo sa.

(Dean sa anche che se fosse solo per lui, Cas sarebbe già partito da tempo – lo vede nel modo in cui sospira e sorride mestamente e sa che è lui a bloccarlo, ma Dean è egoista. Non può andarsene, ma non può nemmeno restare solo, lì dov'è).

 

L'autobus parte e si porta via Sammy, e all'improvviso tutto diventa reale.
Prima non lo sembrava – era come un sogno (o un incubo).

E invece no.

Sono solo loro due, ora – Cas lo prende per mano, mentre tornano al motel, e invece di lamentarsi quando gli stringe le dita con abbastanza forza da fargli male non fa altro che stringere più forte.
Quando la porta della camera si chiude alle loro spalle, il tonfo suona definitivo.

C'è silenzio – ci sono solo i loro respiri, e gli occhi di Cas troppo vicini, e il dolore profondo e lancinante di non avere più Sam, e Dean è così stanco di dover resistere a tutto e allora

lo bacia


 

16.
Vuole farlo da

(dieci anni quattro mesi due settimane e cinque giorni)

così tanto tempo.

Le labbra di Cas sono un po' screpolate, e sono morbide e dischiuse sotto le sue, e sono perfette – è la prima volta da anni in cui qualcuno sembra giusto fra le sue braccia, e una parte di lui vuole assaporare la sensazione, fare lentamente, e l'altra vuole solo annegare nel suo respiro e non sa a quale delle due dare ascolto.
Decide Cas per lui – ribalta le posizioni e lo spinge contro il muro, attento a non fargli male, e lo bacia con una violenza di cui non lo credeva nemmeno capace, e Dean fatica a respirare.

 

(Respira ancora peggio in seguito – quando c'è solo Cas, Cas, Cas ovunque, su di lui, calore sulla sua pelle e sudore e la sua voce che chiama il suo nome e la sensazione di un altro uomo premuto contro di lui che non credeva potesse assomigliare a questo e poi la sua risata – roboante, contro il suo petto – e tutti i baci che non ha dato in dieci anni e quattro mesi e due settimane e cinque giorni, e niente è mai stato così.
Niente
è mai stato simile a quello che hanno – a quello che hanno sempre avuto, comunque uno voglia chiamarlo).


 

17.
Ogni tanto, Dean parla di andarsene.

Sempre nel mezzo della notte, come sono la maggior parte delle loro conversazioni – quando sono accoccolati in un letto troppo stretto, gambe intrecciate e pelle a contatto e il mondo fuori che non ha poi tanta importanza – pensa sempre di poterlo fare.
Pensa che sia persino facile.

Sam li ospiterebbe, per un po' (Sam che ogni tanto chiama, non spesso quanto gli piacerebbe, e racconta di quanto grandiosa è la vita al college e di come abbia trovato una ragazza meravigliosa e di quanto gli farebbe piacere se ogni tanto andassero a trovarlo), e poi potrebbero trovare un posto per loro e vivere una vita normale.
Anche se sanno dei mostri.

Potrebbero farcela, e di notte ci crede davvero.

 

Poi arrivano le giornate brutte – le giornate in cui una caccia va male e qualcuno muore, o anche quelle belle, quelle in cui qualcuno si salva, e Dean pensa che quel qualcuno non lo sarebbe, salvo, se lui stesse cucinando crostate in California.
E allora no, non crede di potersene andare davvero.

(Cas non lo spinge – Dean sa che soffre. Sa che ogni volta che deve trattenersi dal toccarlo come vorrebbe perché non può permettersi di farsi vedere è come una pugnalata, e sa che lo stress lo sta logorando, e sa che non ne può più di vivere questa vita che non è mai stata fatta per lui.
Ma non insiste.

Aspetta e basta, paziente – lo ascolta quando crede di potersene andare, e lo ascolta quando crede di non poterlo fare, e aspetta.
E ogni tanto dice che aspetterà e andrà bene in ogni caso, e quello che non dice – sei tu l'unica cosa importante sei tu non mi importa dove saremo – Dean lo capisce comunque).


 

18.
Il giorno in cui se ne vanno davvero è, abbastanza ironicamente, il quindicesimo anniversario dolce-amaro della notte in cui si sono conosciuti.

E nevica, come ogni anno, di una neve pesante che il vento fa volteggiare in disegni spettrali.

È una partenza non totalmente scelta.

(John li ha scoperti, alla fine – nel modo più compromettente possibile.
Ha urlato.
Cas ha urlato a sua volta.
Dean ha semplicemente iniziato a fare i bagagli, ed è sembrato non tanto uno scoppio improvviso quanto la conclusione di qualcosa che si trascinava per inerzia da troppo tempo).

 

Il motore dell'Impala ruggisce quando gira la chiave d'accensione – John l'ha lasciata a loro anni prima, e ora non la rivedrà e basta, può starne certo – e Dean si sente per la prima volta da quando aveva circa quattro anni come se non dovesse preoccuparsi.

Non con Cas al suo fianco, che guarda la neve fuori dal finestrino e gli sorride mestamente, nonostante tutto, e afferra la sua mano con una presa sorprendentemente salda, baciandogli le nocche prima di lasciarlo cambiare la marcia, e soprattutto non con la strada che si dipana davanti a loro.
Non ha idea di dove andranno a finire – non ha idea di dove saranno il giorno dopo, o quello dopo ancora.

Cas lo guarda, il volto illuminato a metà dalla luce dei lampioni come tutti quegli anni fa, e i suoi occhi sono ancora blu ed immensi, e Dean decide che in ogni caso non sarà troppo male.

Non finché sono in due.

 

 

(19. Un anno dopo – Ottobre 2005)
«Dean, ragazzo- c'è anche Castiel lì con te? Okay. Bene. So che probabilmente non vuoi saperne nulla, ma ho pensato che nonostante tutto fosse giusto almeno informarti.
John... era sulle tracce di qualcosa di grosso, ha detto. Non dà notizie di sé da settimane.»

   
 
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