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Autore: Touko Tenshi    11/10/2016    1 recensioni
Sapevo benissimo quello che avevo fatto, ero orripilato al solo pensiero di saperlo costantemente al mio fianco. I miei genitori si sarebbero rivoltati nella tomba a saperlo, così come i miei trisavoli. Non avrei cercato di giustificarmi, anche io odiavo aver dovuto prendere quella decisione: l'unica che mi era stata concessa. Nonostante tutto, c'era solo una cosa che mi faceva provare astio ancora di più verso il destino che mi ero scelto e che mai, e dico mai, mi sarei perdonato: l'essermi innamorato di un essere che, al momento opportuno, non avrebbe esitato a farmi fuori.
Come da contratto, d'altronde. Ne...Sebastian?
[In revisione.
La storia riprenderà non appena sarà completa, ci vorrà quindi un po' di tempo. Chiedo scusa a tutti, la prossima volta avrete un prodotto decisamente migliore]
Genere: Angst, Dark, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Altri personaggi, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Note dell'autrice: Hello Minna-saan, sono tornata! Lo so, sono mancata per molto e stavolta non ho scuse, ma giuro che non era mia intenzione, eh! Come promesso, ecco il capitolo che aspettavate tanto, spero che non vi deluda. Non ho alzato il rating perchè non ce n'è stato bisogno, fotunatamente sono riuscita a limitarmi (Ammetti che non sapevi nemmeno come gestire la cosa e che se non fosse stato per me non ci saresti mai riuscita Nda. Touko). Prima di chiudere voglio fare una dedica a mio cugino (non presente su questo sito), se ci riuscite provate ad indoviare la citazione.
Basta chiacchere, vi lascio al capitolo. Ci sentiamo nei commenti! I hope you enjoy it. Sayonara, alla prossima!
Dedicato ad Alois, che mi ha contagiato con le sue citazioni idiote. Ti voglio bene, baka.
 
A monster born from dusk to dawn can’t be your saviour
Avevo trascorso una nottata pessima, così terribile che quando la sveglia aveva suonato, l’avevo lanciata dall’altra parte della stanza; di conseguenza avevo saltato tutte le lezioni del mattino e anche le prime lezioni pomeridiane.
Ero ancora un fascio di nervi a causa di quello che era accaduto la notte precedente. Ancora frustrata, mi ero alzata dal letto e, dopo aver preso quello che mi serviva, ero andata nelle docce comuni. Avevo bisogno di riflettere.
Erano le tre e mezza del pomeriggio e come mi ero aspettata, le docce erano deserte. Le lezioni non sarebbero finite prima delle cinque, perciò potevo rilassarmi un po’. Aprii l’acqua e la feci scorrere finché non divenne abbastanza calda, poi entrai. Appena il getto caldo entrò in contatto con la mia pelle, i muscoli delle spalle iniziarono a rilassarsi. Nonostante quel calore fosse piacevole, non era pari al calore del corpo di Sebastian. Perché ora, stavo pensando a lui?
Tra di noi non c’era nessun tipo di rapporto, se non il contratto faustiano, eppure qualcosa non mi quadrava. Era la prima volta che mi saltava addosso in quel modo incontrollato; una cosa simile era successa anche i primi tempi, però quella volta si era fermato e nei giorni a seguire aveva fatto finta che nulla fosse successo, da allora non era più accaduto. Che ci fosse di mezzo la sua fame?
Quella volta era stato così, ma era riuscito a controllarsi e durante la notte aveva bruciato completamente il giardino della villa di Kyoto, per poi risistemarlo. Eppure stavolta non era stato così.
I suoi occhi erano così… opachi e pieni di lussuria, anche quando l’avevo respinto il suo sguardo non era cambiato, nonostante il suo volto esprimesse chiaramente una forte irritazione. Avrei dovuto parlarne con lui e chiedere spiegazioni.
Ritornai in camera poco prima che l’ultima lezione iniziasse per cambiarmi, una volta pronta mi diressi verso l’aula dell’ultima lezione della giornata: quella di filosofia.
Mi piaceva filosofia e il professor Clive era davvero il migliore, era così bravo che riusciva a far appassionare anche gli studenti più svogliati, come Cain.
Sapeva conquistarsi la simpatia e il rispetto dei suoi studenti in modi davvero improbabili. Durante una lezione parecchio complessa, per risollevarci il morale, se n’era uscito dicendo: “Ragazzi, sono molti i piaceri della vita, ma ce ne sono tre che li superano tutti”, e quando un ragazzo aveva chiesto quali fossero, lui aveva risposto: “Sesso, droga e rock n’ roll”, mimando tutte quante le azioni. Inutile dire che i ragazzi avevano applaudito divertiti ed entusiasti.
L’ora di lezione trascorse tranquillamente e, una volta suonata la campanella, eravamo liberi di andare. Presi quindi le mie cose e mi diressi alla ricerca di Sebastian. I corridoi erano molto affollati e molteplici erano gli studenti che si fermavano a parlare tra di loro. Tutto sembrava normale fino a quando non vidi una scena che mi fece immobilizzare sul posto.
Un gruppo composto da tre ragazzi molto attraenti, probabilmente del settimo anno, avevano spinto Nikolaj in uno dei bagni. Nessuno aveva notato nulla, apparte Amelie, che stava in disparte a guardare la scena con un’espressione dispiaciuta sul volto. Quella ragazza era davvero inutile, nonostante stesse con Sebastian da un bel pezzo, ancora non gli aveva rivelato un’informazione utile che poteva aiutarci sul caso e il fatto che avesse assistito a quella scena senza muovere un dito, probabilmente per paura, non faceva altro che aumentare il mio astio nei suoi confronti.
Decisi, quindi, di seguirli di nascosto. Quello che tra i tre sembrava essere il capo, aveva i capelli castani e un fisico abbastanza muscoloso, aveva spinto malamente Nikolaj che era a terra.
-Cosa vuoi ancora! Non voglio avere più nulla a che fare con te Ben, mi sembrava di essere stato chiaro! – disse Nikolaj irritato. Il ragazzo che Nikolaj aveva chiamato Ben aveva fatto un cenno ai due ragazzi: questi avevano colpito Nikolaj fino a quando non erano stati fermati, per poi andare via.
Ben si era avvicinato a Nikolaj e, dopo avergli tirato i capelli, gli aveva sussurrato qualcosa che lo aveva terrorizzato, poi lo aveva rimesso in piedi e bloccato contro il muro. Intuite le sue intenzioni avevo deciso di intervenire.
-Ehi, tu – avevo decretato entrando in scena. Lui si era girato lentamente e mi aveva guardato con un’espressione scocciata.
-Cosa c’è ora? È mai possibile che chiunque debba interrompere il mio divertimento? – aveva sbuffato annoiato.
Nikolaj mi aveva guardata e, spaventato, mi aveva mimato un “Vai via” a fior di labbra. Inutile dire che l’avevo ignorato.
-Pensavo fossi più sveglio, Ben – incrociai le braccia. -Rischi il carcere, dovresti saperlo –.
-E tu credi che abbia paura di te? – mi chiese inarcando le sopracciglia.
-Dovresti invece, sai bene chi sono. Lascialo stare – mi avvicinai.
-Sua madre è morta, suo padre pure e io lo pago per farmelo, non c’è nulla di cui tu ti debba interessare, contessina -.
-Non sta più in quel bordello, è sotto la mia custodia. Ora vattene o ti faccio passare il resto dei tuoi giorni in una cella per nulla accogliente – lo spinsi via malamente.
-Tch – sbuffò, allontanandosi con le mani in tasca.
-Vieni, ti porto in infermeria – mi portai il braccio destro di Nikolaj intorno alle spalle, alzandolo delicatamente.
-Ti avevo detto di andare via – tossicchiò fuori a fatica.
-Lo ripeto anche a te, sei sotto la mia tutela -.
Per tutta risposta, Nikolaj sospirò, reggendosi come meglio poteva a me. Inutile dire che durante il tragitto ci guardavano tutti sorpresi, si chiedevano sicuramente cosa fosse successo, probabilmente iniziando a fare congetture. Fortunatamente, mi bastò un’occhiata per metterli tutti a tacere.
Entrati in infermeria, l’infermiera ci venne subito incontro.
-Cosa gli è successo? – chiese preoccupata per i lividi di Nikolaj, indicandomi un lettino vuoto.
-Piacerebbe saperlo anche a me – finsi di non sapere nulla, e Nikolaj mi rivolse uno sguardo di gratitudine. Sapevo che se avessi parlato, avrei ferito il suo orgoglio maschile; non doveva essere il massimo venire salvato da una donna.
-Che rapporti hai con quel ragazzo? – sussurrai, aiutandolo a sistemarsi sul letto.
-Era… un mio “cliente fisso” – mormorò distendendosi.
-Da quanto va avanti questa storia? -.
-Da… da quando ho messo piede in questo fottuto collegio – rispose in un sussurro quasi inudibile.
Ora tutto tornava, ecco perché era sparito il giorno in cui avevo ricevuto quel messaggio anonimo.
-Perché non me ne hai parlato? -.
-Perché non ti riguarda… e poi hai altro a cui pensare -.
-Senti… non sono brava a fare la madre, in teoria non ho nemmeno l’età per farlo, ma ho deciso di prendermi cura di te e di tuo fratello perché meritate di vivere con tutte le comodità che hanno i ragazzi della vostra età. La prossima volta parlamene, cercheremo una soluzione insieme – dissi ferma.
Nikolaj non fece in tempo a replicare che l’infermiera arrivò con le medicazioni, ce ne aveva messo di tempo.
–Riposati ora… e ricorda quello che ti ho detto – dissi uscendo dall’infermeria. Che razza di giornata e pensare che mi ero svegliata solo qualche ora prima. Mentre andavo in camera mia per analizzare gli indizi che avevamo messo insieme, intravidi Sebastian.
-Professor Michaelis! – lo chiamai ad alta voce, avvicinandomi.
-Signorina Night – mi salutò con un cenno del capo. –Le serve qualcosa? -.
-Sì, professore. Ci sarebbe una cosa che lei dovrebbe sapere, ma… non posso dirglielo qui -.
-Venga con me – mi fece strada e lo seguii senza proferire parola. Una volta arrivati davanti la porta della sua stanza, mi guardai intorno, per poi entrare e bloccare la serratura.
-La vedo molto nervosa oggi, signorina – disse falsamente, beccandosi un’occhiataccia da parte mia.
-Come mai questo pessimo umore? – mi chiese con un sorriso innocente. Stavo iniziando a perdere la pazienza con lui.
-Come mai?! Te lo spiego subito: è da quasi due mesi che siamo in questo maledetto collegio e non abbiamo trovato ancora una misera pista su cui indagare. Mentre tu ti diverti con quella ragazza io mi spremo le meningi a collegare quei pochi indizi che abbiamo, mi becco l’influenza e scopro che Nikolaj viene molestato da un ragazzo del settimo anno; la cosa va avanti da quando siamo arrivati -.
-Soprattutto, dopo quello che hai fatto ieri sera mi vieni anche a chiedere perché sono nervosa, mi prendi in giro per caso?! – sbraitai arrabbiata. Lui mi guardò sorpreso, come se stesse parlando con una pazza.
-Oh, no – gli puntai il dito contro. –Non guardarmi così, è tutta colpa tua e lo sai benissimo, non ci provare -.
-Come la starei guardando? – sorrise serafico.
-Non fare il finto tonto, lo sai benissimo. Mi stai guardando come se fossi impazzita e avessi bisogno di un dottore, ma io sto bene – iniziai a colpirlo.
-Oh, ma io non ho mai detto o pensato una cosa del genere, signorina. Queste sono tutte parole sue – mi rispose bloccandomi i polsi.
-Mollami! Non ho ancora finito – risposi tentando di liberarmi.
-Lasci almeno che mi scusi per averle causato così tanti problemi – sussurrò vicino al mio orecchio.
-Smettila di comportarti così! – mi liberai dalla sua stretta.
-Non capisco cosa intende dire – mi guardò perplesso.
-Lo stai facendo apposta, stai facendo di tutto per farmi capitolare. A cosa ti serve tutto ciò, eh? Perché ti interessa così tanto avere un rapporto con me?! – iniziavo a sentire il sangue affluire nelle guance.
-Io non sto facendo nulla che lei non voglia, e lo sa anche lei. Anche se la sua mente lo rifiuta, il suo corpo dice il contrario. E non mi dica che crede a quella storiella che i demoni preferiscono le vergini – rise divertito. -Non nego che sia molto più divertente avere rapporti con una vergine, ma il sesso è sempre quello, vergine o no – mi accarezzò il volto.
-Se allora non c’è alcuna differenza, perché insisti! -.
-Perché sei tu. Il tuo carattere freddo e spigoloso, il tuo modo altezzoso di impartire gli ordini e l’agrodolce profumo che emana la tua anima, giorno dopo giorno, mi fa perdere il controllo. Ti voglio proprio perché sei tu e basta – e, senza lasciarmi il tempo di rispondere, mi strinse a se, baciandomi con aggressività.
Un bacio che esprimeva lussuria, possessione e, forse, anche un po’ di amore. Ed ecco di nuovo, quella sensazione di calore che mi era mancata così tanto. Il mio corpo stava già iniziando a cedere, nonostante la mia mente stesse urlando tutto il contrario.
-Sebastian… aspetta… - mugugnai nella sua bocca. –Non c’è… tempo per questo… Dobbiamo…- ma la sua lingua mi impedì di proferire altro.
-Si rilassi… abbiamo ancora un po’ di tempo… da quanto non pensa al suo benessere? – mi rispose sollevandomi dalle natiche.
-Aspetta…- sussurrai mentre mi baciava il collo. –Dobbiamo occuparci del caso…-.
-Hm… quello può aspettare… – sorrise malizioso.
-Potrebbero… sentirci – dissi staccandomi da lui.
-Vorrà dire che non faremo rumore – rispose spingendomi sul letto.
-Non mi sembra il momento…- non feci in tempo a finire la frase che aveva già fatto finire la mia gonna sulla moquette. Nel giro di pochi attimi non ci era rimasto nulla addosso.
-Si rilassi… farà meno male – rispose con voce roca.
-Non farlo…– risposi, scacciando dalla mia mente quel ricordo.
-Va tutto bene, signorina, si calmi… – sussurrò lasciandomi un bacio tra i capelli. Tentai di trattenere i miei ansiti, ma non era semplice con lui.
-Si lasci andare…- sussurrò mordicchiandomi il labbro inferiore. Sospirai sommessamente.
-Muoviti… la stai tirando troppo per le lunghe…- sussurrai allo stremo.
-Come desidera, my Lady – disse in un soffio, avventandosi sulle mie labbra.
 
-Mi spieghi come siamo finiti in questa situazione? – chiesi guardando il soffitto.
-Diciamo che ottengo sempre quello che voglio – sussurrò con voce roca al mio orecchio.
-Ma davvero? – gli lanciai un’occhiataccia. In risposta rise sommessamente, alzando le mani in segno di resa.
-Abbiamo perso tempo, lo sai. Dobbiamo prendere quel pazzo e trovare i due principini – scostai le lenzuola, alzandomi.
-Non direi che sia stata una completa perdita di tempo – disse malizioso.
-Questo perché sei un vecchio idiota – dissi divertita, raccogliendo i miei vestiti.
-Vecchio idiota? – sussurrò riducendo gli occhi in due fessure, per poi alzarsi e farmi cadere sul letto con uno scatto.
-Sì, dovresti andare in pensione – dissi sfacciatamente accarezzandogli gli zigomi.
-Ancora con questa storia? – mi guardò minacciosamente.
-Ti stanno venendo le rughe – dissi indicandogli la fronte. Con uno scatto veloce arrivò davanti lo specchio.
-Questa è una bugia – disse voltandosi verso di me. Nel frattempo mi ero rivestita quasi completamente.
-Probabile – risposi cercando la gonna, senza riuscire a trovarla.
-Sta cercando questa? – chiese innocentemente, mostrandomi l’oggetto delle mie ricerche. Mi avvicinai per riprenderla, ma non ci riuscii.
-Avanti signorina, si sforzi di saltare un po’ di più – disse alzando il braccio in modo che non ci arrivassi.
-Non mi metto a saltare – incrociai le braccia al petto. –Se io non riavrò la mia gonna immediatamente, tu questo – indicai il mio fondoschiena. –Non lo rivedrai più -.
-Ho sempre quello di riserva – rispose alludendo ad Amelie, cosa che non mi fece per niente piacere.
-Bene allora, vai pure dalla tua amica – dissi dirigendomi verso la porta.
-Ha davvero intenzione di uscire in quel modo? – chiese sorpreso.
-Mi vedo costretta arrivata a questo punto – risposi aprendo la porta, che venne richiusa subito.
-Non si azzardi – disse minaccioso appoggiandosi alla porta con un braccio. –Nessuno la vedrà in queste condizioni -.
-Pensavo che ti piacesse così tanto quella gonna da non voler restituirmela – dissi osservandomi le unghie.
-Si ricordi che lei è mia – mi sussurrò minaccioso.
-Dovrei? – risposi ironica. Per tutta risposta mi baciò furiosamente, mordendomi il labbro quasi a sangue.
-Non scherzi troppo col fuoco – mi rispose serio.
-E tu ricorda chi comanda – lo guardai con aria di sfida. -Cos’è questo odore? – esclamai aprendo la porta. L’unica cosa che vidi fu un’enorme nuvola di fumo provenire dalla mia stanza. la cosa sarebbe potuta essere davvero ironica, se non fosse che in quella camera c’era il frutto del lavoro di due mesi di indagini.
-Cosa diamine è appena successo? – chiesi confusa.
-Qualcuno ha appena dato fuoco alla sua stanza – rispose guardandosi intorno, aveva spento il fuoco coi suoi poteri.
-Non dirmi che…- corsi dentro premendomi un fazzoletto sulla bocca. –Maledizione! – sbattei il pugno contro il terreno. Tutti gli indizi erano ormai carbonizzati, e con loro anche le medicine per la mia malattia.
-Ha cancellato tutte le prove – dissi rialzandomi.
-Ci ha scoperto, quindi? – chiese stranamente perplesso.
-Non entrambi, almeno – risposi e subito il cellulare vibrò. Avevo ricevuto un nuovo messaggio da un numero sconosciuto. Avevo un brutto presentimento.
-Cosa dice? – Sebastian mi guardò intensamente. Gli passai il cellulare.
 
Ti avevo già avvisato, ma tu non hai voluto darmi retta. Non dovevi ficcare il naso in faccende che non ti riguardano. Ora per colpa tua, a pagare sarà la tua piccola puttana. So che verrai a cercarmi e, voglio essere magnanimo, ecco il punto d’incontro.
212b Donovan Street, South Lane. Solomon Inn, 11:23 p.m.
Abbiamo molto di cui discutere, contessa.
P.S. Stavolta evita di portarti dietro uno dei tuoi amichetti sovrannaturali, non voglio interruzioni.
N.S."
-Hanno preso Nikolaj, per davvero stavolta – dissi sconfitta.
   
 
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