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Autore: nikita82roma    11/10/2016    4 recensioni
Kate sta per tornare al distretto riprendendo ufficialmente il suo ruolo di capitano e separarsi da sua figlia e da suo marito sarà più difficile di quanto pensasse. Non appena rientra al distretto le si presenta subito un caso scottante che tratterà in prima persona: il figlio di un famoso narcotrafficante di origine venezuelana è il colpevole di alcuni efferati delitti di giovani donne. Si troverà davanti a decisioni difficili e a dover combattere una battaglia alla quale è impreparata che la metterà davanti a nuove e vecchie paura, a dover scegliere ancora una volta quale direzione dovrà prendere la sua vita...
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Quasi tutti, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Always Together'
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- Come mai sei già sveglia così presto? - Rick aveva raggiunto Kate che se ne stava in piedi vicino al bancone della cucina, la abbracciò da dietro rendendosi conto di quanto sua moglie fosse tesa mentre le massaggiava le spalle irrigidite da una postura forzata.

- Non riuscivo più a dormire…

- Speravo che l’ultima mattina che potevamo passare insieme senza il pericolo di chiamate improvvise l’avremmo passata a letto insieme, tra coccole e baci - le disse scostandole i capelli e baciandole il collo, ma questo non ottenne il risultato sperato. - Non credo che dopo tutto questo tempo sarà facile abituarmi all’idea che non potrò stare con te sempre…

- Un anno… - Kate sembrava non ascoltarlo - … è passato un anno. Un anno tra poco…

- Lo so Kate. - anche Rick aveva cambiato tono. Non era più scanzonato e languido, era diventato fermo e profondo. Aveva sciolto l’abbraccio con il quale cingeva Kate e si era portato davanti a lei.

- Eravamo lì - disse lei indicando un punto nel pavimento. Cambiare i mobili e la cucina non era servito a molto, anzi a nulla. Anche Rick guardò a terra per un attimo e, chiudendo gli occhi, gli sembrò di vedere quella scena così limpida davanti a se. L’odore del sangue, il dolore al petto, la mano di Kate che allenava la presa sulla sua sempre di più fino a lasciarla. Il terrore. Aveva avuto incubi su questo ogni notte fino a quando Kate non era stata fuori pericolo ed aveva continuato ad averli spesso anche dopo, diventando sempre meno frequenti, anche se ancora ogni tanto gli capitava e, con l’avvicinarsi di quel giorno gli era successo di sognarlo ancora, ma non l’aveva detto a Kate. Sperava che per lei non fosse così. Non avevano mai parlato di quello che era accaduto lì quella mattina, da quando lei aveva recuperato la memoria. Rick le prese la mano e la strinse forte. Erano lì, erano insieme, erano vivi. Un anno dopo.

- Ho avuto paura di perderti Rick e avrei voluto morire anche io. Potrai mai perdonarmi per averti trascinato dentro tutto questo?

- Kate, c’è solo una cosa che ti rimprovero, lo sai. È non avermi coinvolto dall’inizio, avermi allontanato da te. Quello è stato più doloroso di qualsiasi proiettile, credimi. 

Castle la tirò verso di se e lei si appoggiò con la testa sul suo petto, proprio dove poteva sentire il suo cuore battere più forte.

- Pensi che sia un caso? Ritornare a lavoro un anno dopo, esattamente il giorno dopo della chiusura del caso LokSat. Come se questo anno non ci fosse stato…

- In questo anno ci sono stati alcuni dei giorni più belli della mia vita. Nonostante tutto non lo cambierei con niente al mondo. 

- È stato un anno intenso, nel bene e nel male. Ma hai ragione tu Rick, ci sono stati alcuni dei giorni più belli della nostra vita. Tu ci ripensi mai a quella mattina?

- Qualche volta, ma sempre meno… 

- È strano sai… Io invece ho cominciato a pensarci sempre più spesso proprio negli ultimi tempi. E non è la paura paralizzante come dopo il cecchino, con gli attacchi di panico… È diverso… È la paura che potevo perdere te e… e Lily… E quando ci ripenso e ci vedo lì a terra penso che se fosse successo qualcosa a voi, se succedesse qualcosa a voi due impazzirei.

- Ehy, Kate… non ci devi pensare. Non ci devi pensare…

Rick la strinse di più contro il suo petto e la cullò come se fosse anche lei una bambina e Kate si lasciò cullare e svuotò la sua mente riempiendola solo della sua voce, del suo profumo e del battito del suo cuore.

- Che ne dici di passare ancora un po' di tempo a letto con tuo marito prima che la piccola despota ti reclami tutta per se? 

- Mi sembra una buona idea, Castle - sorrise Kate a quel nomignolo che già da un po' usava per Lily che sembrava proprio avere un bel caratterino autoritario. 

 

“Tutta la mamma” ripeteva lui. E in effetti se era possibile con il passare dei mesi la loro somiglianza anche fisica invece che diminuire era aumentata. Jim una sera aveva portato al loft gli album fotografici di Kate quando era piccola e tutti avevano convenuto che avrebbero potuto scambiare le foto di lei con quelle di Lily e i più non avrebbero notato la differenza, solo per i capelli, Lily ne aveva molti di più della madre alla stessa età, per il resto erano identiche. 

A Rick era piaciuto molto sfogliare quegli album dei ricordi di sua moglie che non aveva mai visto e Kate fu felice di notare che per la prima volta nè per lei nè per suo padre fu particolarmente doloroso farlo. C’era malinconia e nostalgia, sua madre le mancava, tanto e le sarebbe piaciuto immensamente condividere quei momenti anche con lei, sentire i suoi racconti di quando lei era una bambina, con quella dolcezza nei ricordi che solo una madre sa mettere, le sarebbe piaciuto averla nella vita di sua figlia, perché era certa che Johanna avrebbe avuto tanto da insegnarle e con Martha si sarebbero in qualche modo bilanciate, dando a Lily due visioni completamente diverse della vita, ma, adesso lo capiva, entrambe importanti. Non c’era più, però, nel fare quei gesti semplici, come sfogliare un album di fotografie che per tanto tempo aveva evitato per non farsi del male, quel dolore e senso di oppressione che rendevano difficile anche respirare e guardare le foto era impossibile per le lacrime che scorrevano ininterrotte. 

 

Quell’ultima settimana era stata difficile. Kate era abbastanza nervosa all’idea di tornare a lavoro e non c’era solo il pensiero di lasciare Lily tutto il giorno, ma anche i suoi dubbi sul riprendere il comando del distretto: lo aveva fatto per poco tempo ed in una situazione particolare, quando le sue attenzioni erano più rivolte a LokSat che ad altro e non sapeva se ora sarebbe stata in grado di sostenere la situazione e le responsabilità. Castle cercava in tutti i modi di sostenerla e di ricordarle che era la migliore e per quello aveva quel posto, al dodicesimo tutti la rispettavano e l’aspettavano con pazienza, le sue paure erano infondate, dopo pochi giorni sarebbe stata nuovamente padrona della situazione come lo era sempre stata, “Datti solo il tempo di assestarti” le ripeteva e anche lei in fondo sapeva che lui aveva ragione, doveva solo rientrare nei suoi panni che aveva volutamente deciso di dimenticare per quei mesi e dedicarsi, per una volta, totalmente alla sua vita, anzi alla loro vita. Ad aggiungersi a questo, però, c’era stata Lily che per la prima volta era stata male proprio in quei giorni. Quella che inizialmente il pediatra aveva liquidato solo come una febbre che sarebbe passata in 24 ore si era trasformata in qualcosa di più serio, con la temperatura che continuava a salire Lily che si rifiutava di mangiare e piangeva ininterrottamente. Avevano quindi deciso di portarla direttamente in ospedale. Lì scoprirono che le cause del suo pianto disperato era un’otite che aveva causato anche la febbre alta. Passarono tutta la notte con lei in osservazione in ospedale, in attesa che la febbre scendesse e che gli antidolorifici che le avevano somministrato facessero effetto. Rick ci era già passato con Alexis una volta, ma era più grande, e vedere la sua piccolina di pochi mesi piangere così disperata senza poter fare nulla lo straziava, così come Kate era devastata da quella prima vera situazione difficile della sua nuova vita da madre e non si allontanava un attimo da lei, senza mai togliere la mano dalla sua culla per farle sentire la sua presenza costante e quando Lily si avvicinava e la stringeva sentiva tutta la sua impotenza schiacciarla come un macigno.

In un paio di giorni, fortunatamente, la situazione era tornata sotto controllo e Lily aveva ripreso ad essere quella di sempre con sommo sollievo di entrambi i suoi genitori, ma quella piccola disavventura aveva innervosito di più Kate e reso più complicato il suo distacco da lei: sapeva, però, che doveva farlo, più tempo passava più sarebbe stato difficile e Rick aveva ragione, prima o poi lei si sarebbe sentita in trappola in quella vita.

 

Era stato strano prepararsi quella mattina. Aveva messo la sveglia ma lei lo era già da molto prima e non l’aveva fatta suonare per non svegliare Lily: si era vestita in silenzio, convinta che anche Rick stesse dormendo invece non si era accorta che lui si era svegliato nel momento stesso in cui lei si era alzata e non aveva percepito più la sua presenza al suo fianco nel letto. Aprì la cassaforte della camera da letto prendendo distintivo e pistola. Stava per uscire di camera quando si accorse che Castle era sveglio e la osservava.

- Dormi Rick, è presto - Gli disse dopo essersi avvicinata per baciarlo.

- Dobbiamo prendere il nostro caffè, Kate.

Lei gli sorrise e lo baciò ancora mentre lui ancora insonnolito la seguiva in cucina.

Aspettarono in silenzio che il liquido scuro fosse pronto, seduti uno davanti all’altra prendendosi le mani come due timidi innamorati alla prima uscita. Lui le accarezzava il dorso con il pollice e lei lo solleticava con le dita. Si sorrisero quando la macchina li avvisò che era pronto e separarono le loro mani a malincuore. Bevvero sorseggiando piano e giocando sempre con le loro mani.

- Devo andare Castle… - sbuffò Kate lamentandosi guardando l’orologio e proprio in quel momento si svegliò anche Lily piangendo. Kate roteò gli occhi verso l’alto scuotendo la testa. Non ce l’avrebbe mai fatta ad uscire di casa sentendola piangere.

- Credo che abbia fame… - Disse Rick controllando l’orario e facendo un rapido conto su quando aveva mangiato l’ultima volta. Kate sfilò la pistola dalla fondina e tornò in camera a prendere Lily. La allattò prendendosi il tempo che sarebbe stato necessario, mettendo per la prima volta nella sua vita il suo lavoro completamente in secondo piano. Lei gli regalò uno dei suoi sorrisi gioiosi quando fu sazia e la lasciò tra le braccia di suo padre. Li baciò entrambi ed uscì rendendosi conto di quanto fosse estremamente tardi.

 

Entrò a passo più svelto del solito al dodicesimo, senza però dimenticarsi di salutare chiunque le regalasse un sorriso ed un bentornata. 

- Ehy Capitano! Ti sei dimenticata che orari si fanno da queste parti? - Gli disse Esposito mentre Kevin batteva con il dito sull’orologio.

- Javier non dire nulla, lasciamo perdere! - Sbuffò mentre stava per entrare nel suo ufficio

- Problemi Beckett? - Chiese serio l’ispanico

- No, ordinaria amministrazione, Lily che si mette a piangere mentre sto per uscire. 

- Difficile lasciarla eh! - Sorrise Rayan e Kate sospirò chiudendosi dentro il suo ufficio.

Come prima cosa appena appoggiato la borsa e la giacca sull’attaccapanni, prese il cellulare e controllò i messaggi. Castle gliene aveva già mandati due, erano due foto di Lily una insieme a lui sveglia e sorridente mentre la faceva salutare guardando l’obiettivo, l’altra che dormiva su di lui. Proprio mentre aveva il telefono in mano arrivò un terzo messaggio di Lily che dormiva nella sua culla. Aveva già capito che Rick le avrebbe documentato tutta la loro giornata momento per momento. Tolse la suoneria e si sedette alla sua scrivania, di nuovo, a pieno titolo. La targa era appoggiata proprio davanti a lei, la prese e la guardò, leggendo quelle semplici parole: Capitano Katherine Beckett. Sembrava dovesse convincere più se stessa del suo ruolo che gli altri. Pochi giorni prima l’avevano chiamata di nuovo dal partito. Sapevano che avrebbe ripreso il lavoro e volevano farle l’imbocca al lupo, ma anche ricordarle di quegli impegni che avevano già concordato da tempo e che loro contavano molto su di lei, perché era una figura vincente. Per una volta, Kate, vedeva la sua esperienza di poliziotta veramente come qualcosa di temporaneo e pensava che forse era anche questo a farle venire dubbi sul suo ruolo. Nemmeno quando aveva deciso di accettare l’offerta dell’FBI aveva avuto questa sensazione, forse perché contava che il lavoro in un certo senso fosse più o meno lo stesso: avrebbe dovuto investigare, acciuffare criminali, solo per conto di altri. Ora invece di preparava a fare un salto verso qualcosa di veramente diverso. C’era ancora tempo, era ancora tutto da verificare, la notizia, per ora, non era trapelata, se non qualche rumors ma che era già uscito da tempo quando non c’era nulla di concreto quindi nessuno dava più di tanto seguito alla cosa. Pensò che anche se fosse andato tutto come sia Rick che quelli del partito credevano, aveva ancora più di un anno prima che le cose cambiassero effettivamente. Le elezioni ci sarebbero state a novembre dell’anno successivo, in questo periodo al massimo doveva solo cercare di far conciliare al meglio i suoi impegni come capitano con quelli che il partito richiedeva per la sua preparazione. Ma, prima di tutto, quelli di madre e di moglie che non intendeva assolutamente mettere in secondo o terzo piano. “Una cosa alla volta” pensò per non farsi schiacciare da tutti quei pensieri. “Ora sei il Capitano Beckett, comportati da tale.”.

 Avevano già provveduto a rimettere tutte le sue cose come erano. La foto del loro matrimonio alla quale pensò dovesse aggiungerci una di quelle che avevano di loro tre insieme, gli elefanti e tutte le altre sue cose insieme ad una pila di documenti da controllare. Sopra il mucchio di fogli trovò anche una lettera della Gates, non era una donna di molte parole e di molti complimenti, ma quelle poche righe di buona fortuna scritte a mano dal suo ex capitano le fecero molto piacere, per la stima e la fiducia che aveva nei suoi confronti.

 Chiamò Ryan ed Esposito e li convocò nel suo ufficio. Loro erano sempre quelli che lei considerava la sua squadra e le persone là dentro delle quale si fidava di più, nonché i suoi migliori detective. Si fece aggiornare sui casi ancora irrisolti e su quelli, invece, che avevano appena chiuso e dei quali dovevano essere ancora stilati i rapporti. Non c’erano grossi casi su cui indagare, ordinaria amministrazione. C’era solo uno che aveva subito attirato la sua attenzione e la preoccupava, lo stesso sul quale stavano indagando i suoi detective e che occupava la loro lavagna, una serie di donne uccise barbaramente dopo aver consumato un rapporto sessuale apparentemente consenziente. I sospetti portavano tutti in una direzione, tanto probabile quanto pericolosa da essere percorsa, per questo dovevano andare con i piedi di piombo. Ramon Campos, figlio di Carlos Campos, uno dei più importanti boss del narcotraffico venezuelani che operava da tempo negli Stati Uniti, ricercato da tutte le agenzie governative per reati di vario tipo e latitante da anni. Suo figlio però cittadino americano, era almeno teoricamente incensurato, anche se su di lui pendevano vari sospetti per gestire lo spaccio tra la Florida e la Georgia, ma da qualche tempo tutto dava a pensare che si fosse trasferito in città.

Seduta sulla scrivania ad osservare la lavagna con le varie ipotesi fatta da Ryan ed Esposito, Kate spostava lo sguardo da quella al fascicolo. Prese un pennarello rosso ed aggiunse alcune annotazioni. Era il capitano, ma investigare le piaceva, era più forte di lei e se aveva deciso che non sarebbe andata sul campo se non fosse strettamente necessario, non le potevano impedire di lavorare ai casi al distretto. 

- Portatemi tutto quello che trovate su Ramon Campos - disse poi ai due che si scambiarono un sorriso compiaciuto e le diedero un plico che avevano già compilato, dandosi poi il cinque. 

- Ah, bel lavoro detective! - Disse lei compiaciuta

- Grazie capitano! - Risposero i due in coro.

- Tesoro! Sei tornata allora! - Lanie stava venendo verso di loro con dei fascicoli in mano. Li lasciò sulla scrivania di Esposito ed andò ad abbracciare la sua amica. - Come sta la mia nipotina?

- Ora bene, per fortuna.

- Già, la fa anche arrivare tardi il primo giorno di lavoro! - La prese in giro Esposito immediatamente fulminato da uno sguardo di Kate.

- Ma tu perché sei qui e vieni così di fretta? - Chiese Kate alla dottoressa

- Ho delle novità su questo caso, e vi ho portato tutto quello che ho trovato. Mentre inserivo nel database i risultati delle autopsie ho trovato altri 5 omicidi con le stesse modalità. Giovani donne, uccide dopo un rapporto sessuale, sgozzate e lasciate morire dissanguate. Direzione del taglio e tipo di lama coincide per tutte, è coltello tascabile non molto grande, con il taglio che va da destra a sinistra, fatto da dietro la schiena tagliando la gola, quindi un mancino. 3 in Florida e 2 in Georgia. 

- Quindi abbiamo a che fare con un serial killer - disse Ryan

- Non lo so, queste cinque erano tutte prostitute e nelle loro città lavorano per lo stesso giro.

- E noi adesso dobbiamo capire se anche queste due lo erano a New York. - Disse Kate aggiungendo quegli elementi in un angolo della lavagna scrivendo velocemente

- Non è venuto fuori nulla di questo tipo dalle indagini che abbiamo fatto. - Precisò Esposito.

- Controllate di nuovo. Ora che sapete cosa cercare, magari vedrete qualcosa che vi è sfuggito. - Poi si rivolse a Lanie prendendo personalmente i risultati di quelle autopsie e ringraziandola. Tornò quindi nel suo ufficio mentre i due detective uscivano per altri sopralluoghi e cercare informazioni anche dai vicini di casa. Una lunga serie di scartoffie la aspettavano.

   
 
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