Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: The Writer Of The Stars    11/10/2016    1 recensioni
"Com'è felice il destino dell'incolpevole vestale! Dimentica del mondo, dal mondo dimenticata. Infinita letizia della mente candida! Accettata ogni preghiera e rinunciato a ogni desiderio." (-Alexander Pope)
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Raccolta di drabble, flash fic e one shot Rivetra. Sarà fondamentalmente un concentrato di miei vecchi lavori già pubblicati in precedenza, magari revisionati; non escludo però eventuali nuove storie.
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-Parte Prima: Graphestesia
"Se Levi fosse stato un pittore, avrebbe di certo scelto la pelle diafana di Petra come tela per i suoi dipinti."
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-Parte seconda: Nightingale
"Quando morirò”riprese, e sebbene all’udire quelle parole percepì la gola seccarsi dolorosamente, Levi le fu silenziosamente grato di aver usato quel ‘quando’ al posto di un ‘se’ che li avrebbe solo illusi inutilmente."
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Petra, Ral
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Graphestesia
 
 
Se Levi fosse stato un pittore, avrebbe di certo scelto la pelle diafana di Petra come tela per i suoi dipinti.

Il corpo minuto di Petra danza baldanzoso tra i drappeggi umili delle coperte ruvide, sicché finanche quel lenzuolo liso desidera portare un ricordo di quello spicchio di luna, marchiando l’epidermide con graffi color borgogna, come le labbra delle dame di palazzo, imbellettate pomposamente a nascondere la loro bellezza. Petra, infatti, non potrebbe mai essere una di queste, ma non perché pecchi di femminilità; semplicemente, la sua pelle non necessita unguenti o correttori d’alcun tipo, perché lei stessa è davvero bella così com’è: con i capelli corti e un po’ scompigliati per la praticità militare, i fianchi piccoli, l’aspetto minuto, le gote un po’ arrossate naturalmente. Petra è bella e non sa di esserlo. Nemmeno ora che Levi la cerca con bramosia tra le coperte dispettose, arrotolate ai suoi fianchi, non quando le labbra del Caporale catturano le sue con una sorta di dolcezza, non quando i gemiti rochi vengono sostituiti dai sussurri inteneriti, dalle promesse estremamente infrangibili, dai “Ti amo” sommessi e quasi timorosi, spaventati. Petra non lo sa e Levi non sa come farglielo capire. Perché la sua epidermide è perfetta, ma non è quella di una dama; Petra è un soldato, e anche la sua pelle lo sa. Impossibile dunque non restare attoniti dinanzi alle profonde cicatrici che squarciano la sua schiena minuta, deturpando quel mare piatto e accogliente. Le dita di Levi corrono da sole a sfiorare quegli scarabocchi sulla tela immacolata, e l’artista si sente profondamente in colpa per tutto ciò, perché Petra è preziosa e concentra in sé tutti i colori spruzzati dalla sua tavolozza rotta proprio in corrispondenza del rosso.

Rosso come il cuore, rosso come il sangue.
 
Gli occhi di Petra sono incatenati alle onde e ai fiotti color cinabro delle lenzuola, eppure i sensi sono all’erta e captano subito quel lieve solletico in corrispondenza del proprio segno d’appartenenza a coloro che affrontano la morte per la salvezza di un’umanità corrotta. Le iridi mielate si sgranano sorprese, e prima che il capo possa ruotare di qualche grado, un nuovo tocco giunge a donare brividi di freddo lungo la spina dorsale evidente e la propria mano destra si intreccia timidamente con quella del Soldato più forte dell’Umanità, blandamente gettate sulla coltre di lenzuola necessarie solo a coprire le loro nudità. Petra abbassa le palpebre e si concentra sui movimenti regolari e frastagliati delle dita sulla propria schiena, associando una parola ad ogni carezza di Levi.

S
O
R

Ingoia un grosso groppo di saliva, completando ormai l’effige marchiata invisibilmente sulla sua epidermide, con le stille d’acqua salate incastrate tra le ciglia folte, e scuote piano il capo, carezzando il volto di Levi con la propria chioma rossastra.

“Levi, non è colpa tua.”

Ma le dita di Levi sono più veloci delle sue labbra, e marchiano teneramente la sua carne per l’eternità, completando la tela astratta del suo Caporale.

R
Y
***

Il vento catabatico di fine Novembre è dolorosamente gelido, e si diverte a schiaffare i volti umani, ma accostando le dita all’incisione, Levi si trova ad affermare che quella lastra di marmo lo è ancora di più. Il Maestrale corre nuovamente e stavolta si diverte ad infastidire i fiori freschi appena depositati dall’uomo  in terra, e nonostante internamente piccato, Levi non se ne cura estremamente, consapevole che il giorno seguente tornerà nuovamente lì e porterà un nuovo mazzo di Fiori di Bach e lillà che piacevano tanto a Petra. La mano pallida e ossuta trema vagamente e non per il freddo, e si posa sull’incisione in rilievo di tetro nero. La sfiora delicatamente, come fossero le sue cicatrici, e in un certo senso Levi sa che quelle otto lettere portano con loro una ferita assai maggiore, fresca e ancora aperta, sanguinolenta e bramosa di “vita” strappata via dalle sue fauci.

Petra Ral

Ricorda bene come la pelle di Petra fosse morbida ed emanasse calore estremo al semplice tocco, persino le cicatrici che imbrattavano la sua schiena diafana, avevano una consistenza vagamente dolce.

Il marmo invece è freddo, e non rimembra affatto l’epidermide della sua piccola Musa ispiratrice, eppure le dita intercettano sinapsi ed impulsi nervosi completamente involontari, quando sfiorano precisamente la lastra di marmo in corrispondenza del nome che provoca così tanto dolore.

S
O
R

Quella volta, annegati tra le lenzuola delle loro speranze affondate, Petra non aveva voluto accettare le sue scuse, perché certa che non fossero lecite dal momento che il Caporale Levi non
c’entrava nulla con le sue cicatrici di guerra.

Ora, invece, Levi ingoia le lacrime che non sa versare, porgendo nuovamente le proprie scuse, consapevole che stavolta sono l’unica cosa che resta lui da dire, pregando con le lapidi che lo circondano che Petra le accetti.

R
Y
*****

E nessuno può vederle, se non gli occhi abituati all’invisibile di Levi e le ali di Petra, disperse da qualche parte tra le nuvole illibate e bianche.
S
O
R
R
Y


Nota:
Primo vecchio lavoro che inaugura la raccolta. Fondamentalmente ho intenzione di concentrare qui tutte le mie storie Rivetra già pubblicate, magari corrette e revisionate; non escludo però l’eventuale presenza di qualche nuovo scritto.

Letizia

 
   
 
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