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Autore: sihu    12/10/2016    7 recensioni
una storia a cavallo tra due tempi che si incontrano, quello dei Malandrini e quello dei nostri eroi. Harry, Ron, Hermione e Ginny si trovano a passare il settimo anno insieme ai Malandrini. il risultato? un continuo susseguirsi di colpi di scena, amori che nascono, gelosie, paranoie e molto altro ancora. DALL'ULTIMO CAPITOLO: “Remus, sei suo padre..” esclamò Ron alla fine. A Sirius e James mancò l’aria mentre Remus impallidì all’improvviso. Lily non poteva credere alle sue orecchie. Remus era padre, ma di chi? Di Harry? Di Teddy forse?
Genere: Commedia, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Il trio protagonista | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO 78

LIETO FINE?

 

 

Harry sedeva solo, cercando di scacciare i pensieri. C’era stato un breve momento in cui aveva davvero pensato di essere felice. Era stato quando si era lasciato alle spalle quasi dieci anni di tormenti degli zii e del cugino ed era arrivato a Hogwarts dove tutto era magico, le giornate erano liete e lui aveva trovato persino qualche buon amico.

In quei primi giorni al castello un Harry molto più giovane e anche decisamente più allegro sedeva spesso in quello stesso posto, guardando le montagne con la sensazione che quella vita non fosse la sua. Quella felicità d’altronde era durata davvero poco, pochi mesi. Tanto era bastato perché fosse messo bene in chiaro che lui dopo tutto era Harry Potter e che tutti i folli del pianeta - maghi oscuri di varie epoche, troll di montagna, ex maghi trasformati in topi, fantasmi e una vasta popolazione di demoni - erano destinati a rendere a lui la vita impossibile. Da quel momento in poi Harry aveva iniziato a chiedersi ogni volta se la scelta che stava facendo era giusta, proprio come stava facendo ora, solo.  

 

Da che parte si inizia a manomettere un portale? 

Era stata una bella idea proporlo, ma ora non aveva idea di come fare. Esistevano manuali? Forse Hermione o Remus conoscevano una sezione della biblioteca proibita dedicata?

E poi, era davvero giusto farlo per davvero? 

Va bene, Voldemort non meritava la loro pietà, ma cosa li avrebbe differenziati da lui? 

 

Queste erano solamente alcune delle domande che passavano nella mente di Harry quando chiudeva gli occhi e provava a riposare. Alla fine, esausto, aveva deciso che lo doveva fare. 

 

Voldemort era un incubo che aveva preso forma non appena aveva saputo di avere una via d’uscita dalla vita che aveva vissuto insieme ai suoi zii. 

Prima ancora di riuscire a ricordare perchè, lui aveva rovinato la sua vita e quella altre persone, come Neville. Harry era passato dal magazzino delle scope dove gli zii lo avevano confinato ad una vita di inseguimenti, lotte, tradimenti, inganni dove ogni cosa era manovrata da lui: Voldemort. 

Era giusto voler mettere una fine a questo incubo? Certamente si. 

C’era un modo giusto oppure sbagliato con il quale farlo? Harry a questa domanda non sapeva - o forse non voleva - rispondere. Sapeva solo che voleva passare oltre. 

 

Nell’ultimo anno aveva vissuto una vita che non gli sembrava quasi la sua. La vita di un ragazzino qualsiasi che studia, scherza e perché no, organizza qualche marachella. La vita che per tutti i suoi anni ad Hogwarts non gli era stata permessa. La vita che avevano vissuto i suoi genitori e che sarebbe spettata a lui, se solo quel dannato mago oscuro non avesse deciso di distruggere la sua vita.

Chiudendo il portale avrebbe messo fine a tutto questo, e allora perché aveva così tanti dubbi?

Una chiacchierata con Silente, forse, avrebbe messo fine a tutti i suoi dubbi ma, purtroppo, nel tempio cui erano il preside non avrebbe capito. Certo, Harry conosceva molti dei suoi segreti, ma non sarebbe comunque servito a nulla. Il Silente di quei tempi cercava lo scontro: buoni contro cattivi. Tutto il resto non lo avrebbe capito. 

Alla fine Harry decise che avrebbe fatto tutto da solo. Si fece forza e andrò dal preside.

 

  • Signore, posso entrare?

Chiese Harry, bussando alla porta dello studio privato di Silente. In pochi sapevano come raggiungerlo ed ancora meno erano ricevuti senza preavviso. Eppure Harry sapeva che l’uomo non lo avrebbe mandato via.

  • Certo Harry, mi sorprende però la tua visita. A quest’ora non dovresti essere a letto.

Mormorò Silente, stanco. Quella notte l’anziano preside dimostrava molti più degli anni che aveva, tutti i pensieri che lo tormentavano gli gravavano sulle spalle. Harry sapeva che Silente credeva che tutto quello che era accaduto fosse colpa sua e della pietà dimostrata al povero orfano Tom Riddle.

  • Stavo pensando a quello che mi aspetta nel mio mondo. Non molto, in verità..

Sbuffò Harry, lasciandosi cadere sulla poltrona destinata agli ospiti. Per un attimo pensò a tutte le persone che amava e che aveva visto morire. Doveva mettere un freno a tutto questo. 

Silente fissò il ragazzo, e sospirò. Sapeva bene l’anziano mago che nessuna parola avrebbe potuto restituire al ragazzo le persone che amava e che aveva perso esattamente come nessuno poteva restituire a lui Arianna, la sua amata sorella.

  • Voldemort vi ha portato via tutto, ma questo non vuol dire che non possiate ricostruire quello a cui tenete.

Cercò di consolarlo Silente, nonostante a lui stesso quelle parole suonassero vuote. Quando aveva saputo che nel tempo del ragazzo era morto, aveva tirato un sospiro di sollievo. Quella guerra andava avanti da tanto, troppo tempo. Sapere di non averne visto la fine e di non essere lì per rimettere insieme i pezzi suonava come una benedizione.

  • Signore, francamente il mio pensiero principale è la vendetta. Voldemort sa di noi. Sa della nostra presenza ed ormai abbiamo cambiato molte cose. Questo vuol dire che quel che dovrebbe succedere è destinato a cambiare. Non so so se cambierà in meglio oppure in peggio ma io ho deciso di restare qua.

Disse Harry, lasciando capire al preside che non aveva intenzione di tornare nel suo tempo.

  • Ed i tuoi amici? Anche loro la pensano come te?

Chiese il preside, scrutando a lungo Harry con i suoi penetranti occhi azzurri.

  • Ne abbiamo parlato a lungo, e si, anche loro vogliono provarci. 

Mormorò Harry, riassumendo al preside l’ultima conversazione avuta con Hermione, Ron e Neville. Tutti loro alla fine si erano dimostrati della sua stessa idea: volevano rimanere, chiudere Voldemort in un portale senza tempo e cambiare le cose. Solo così, malgrado tutto, avrebbero avuto la possibilità di essere felici. 

  • Non so Harry, se resterai qua vedrai i tuoi genitori andare avanti. Tu potresti non nascere mai..

Disse l’anziano preside, sorpreso dallo sguardo stanco e insieme maturo di Harry.

  • Ma se lei separa i tempi noi continueremo ad esistere. 

Mormorò Harry, sospirando.

  • Certo, ma resterete quelli di ora. Nessuno riporterà in vita i vostri genitori.

Spiegò Silente. Harry si fermo a riflettere. 

L’unico padre che aveva conosciuto era Sirius, mai aveva cercato nel giovane James l’uomo che si era sacrificato per permettergli di sopravvivere. Non voleva cambiare le cose perché voleva una famiglia ma solo per non restare solo. Voleva ridere, giocare, scherzare e solo quella dimensione poteva permetterlo. 

  • Avremo la possibilità di evitare le loro morti, questo mi basta..

Affermò il giovane fissando il preside negli occhi. A Silente bastò quello sguardo per capire quanto fosse deciso.

  • Cosa vuoi da me, Harry?

Chiese Silente, incrociando le braccia.

  • Vorrei sapere come possiamo chiudere il portale, signore.

Dichiarò Harry, deciso come mai prima di quel momento.

  • Ecco l’incantesimo. Pensaci bene Harry. E poi, se sei sicuro, procedi. Ma ricorda: tu sai come sono andate le cose nel tuo tempo, se usi questo incantesimo riaprirai i giochi e nulla sarà più come prima..
  • Grazie signore.

Disse Harry, lasciando la stanza. Era sereno, nonostante tutto. Un uomo, malvagio certo, ma pur sempre un uomo, stava per essere confinato in un limbo senza dimensioni eppure Harry non riusciva a provare pena. Ripensava a tutti gli anni passati con i suoi zii, e poi tutti quelli passati a nascondersi e combattere. 

Ripensava alla sua vita passata e si rendeva conto di non aver mai il privilegio di un’infanzia. Quel periodo sereno di completo affidamento ad altri lui non lo aveva provato. Era sempre stato lui contro il mondo, sempre. Con questi sentimenti affrontò il suo padrino qualche giorno più tardi.

 

****

 

Era bastato un incantesimo. Poche parole per mettere fine a tutto.

Voldemort era sparito, la sua forza malvagia non era più percepibile e le sue schiere oscure erano nel caos.

 

“Che ti prende?”

Chiese Harry, sedendosi al fianco del suo padrino cercando di decifrare quello sguardo così enigmatico. Erano successe molte cose negli ultimi giorni. Molte cose erano state guadagnate, prima tra tutti la libertà di mettere la parola fine su una guerra che ormai andava avanti da troppo. 

“Non lo so proprio, troppi pensieri per la testa.”

Rispose l’uomo, fissando la parete di fronte a sé. Voldemort era stato imprigionato in limbo senza tempo, il suo regime di terrore era finito, eppure perché non riusciva ad essere felice?

“Secondo te ho sbagliato? Dimmelo sinceramente..”
Chiese Harry ansioso. Sirius sorrise di quell’insicurezza.

“No, anzi. Credo che finalmente questa guerra ha avuto fine senza che altro sangue venisse sparso.”

Mormorò Sirius, lasciando trasparire con quelle parole la stima e l’orgoglio per il suo figlioccio. Il degno erede di James Potter. L’unico che avrebbe potuto avere il coraggio di portare avanti una decisione così difficile.

“Allora perché sei triste?”

Chiese ancora Harry, insistente, leggendo negli occhi del padrino una tristezza infinita, che nessuna parole avrebbe potuto consolare.

“Vorrei averci pensato io prima, invece di perdere tempo combattendo.”

Disse Sirius, amareggiato.

“Prima di cosa?”

Harry era confuso, mai prima d’ora Sirius era stato così vago.

“Prima che il mio migliore amico e sua moglie morissero, prima di essere messo in prigione per un crimine che non avevo commesso, prima di essere stato tradito da un amico, prima che il mio fratellino ci lasciasse le penne, prima di tante morti..
Sono stanco, sono solo e sono incazzato. Adesso che la guerra sarà finita, adesso che potrei essere finalmente felice e vivere la mia vita, cosa mi rimane?”

Sbuffò Sirius, facendo uscire tutti i demoni interiori che lo tormentavano.

“Ti rimango io.”

Bisbigliò Harry, spaventato dal fatto che quella motivazione non fosse abbastanza per il padrino.

“Ti voglio bene Harry, ma tu ormai sei un uomo. Hai la tua vita ed i tuoi amici. Per me invece è diverso, sono solo. Mi restano solamente un pugno di ricordi e tanta rabbia.”

Spiegò Sirius, sorridendo mesto. Mai prima d’ora si era sentito più vecchio e si era sentito sulle spalle il peso di tutti quegli anni che non aveva vissuto.

“Ricomincia da capo. Buttati tutto alle spalle, lasciati indietro quello che hai perso e guarda al futuro.”

Sbottò Harry, cercando di fare reagire l’uomo. Sirius sorrise tra sé, triste, pensando a come James avrebbe fatto la stessa cosa al posto di Harry. A volte guardando Harry riusciva a vedere l’ombra dell’amico che aveva perso.

“Vorrei che fosse facile.”

Mormorò serio Sirius.

“Vorrei che tu ci provassi almeno, puoi promettermelo?”
Chiese Harry, appoggiando una mano sulle spalle del padrino. Sirius annuì.

“Vieni qui campione. Dimmi, come farei senza di te?”

Chiese l’uomo.

“Non saprei, forse staresti rincorrendo qualche gatto.”

Scherzò Harry, sollevato. Se avesse guardato a fondo nello sguardo di Sirius ci avrebbe letto un addio.

  
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