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Autore: swimmer5    12/10/2016    4 recensioni
La “lista di cose da fare assolutamente insieme al proprio migliore amico” di Bokuto e Kuroo, oltre ad essere piena zeppa, è in continuo aggiornamento.
L’opportunità di aggiungere un punto a questa famigerata lista arriverà al campo di allenamento alla Shinzen, quando i due tortureranno Tsukishima al fine di scoprire il suo piccolo segreto, che è al contempo la sua più grande debolezza.
Genere: Comico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kei Tsukishima, Koutaro Bokuto, Tadashi Yamaguchi, Tetsurou Kuroo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La potente schiacciata di Bokuto sfondò il muro avversario, cadendo dall’altra parte del campo con un rumoroso tonfo.
«Stai migliorando, Quattrocchi!» si complimentò l’asso della Fukurodani.  «Adesso ho sentito il bam della palla, quando hai provato a murarla!»
«Non chiamarmi così, per favore, Bokuto-san» disse, cercando di mantenere il solito tono freddo e distaccato.
«Non ti arrabbiare, Tsukki!» ammiccò Kuroo dall’altra parte del campo, mentre cercava – inutilmente – di mettere in riga Lev.
«E non chiamarmi Tsukki!» replicò stizzito.
«Ti dà così tanto fastidio?» disse ancora Kuroo, «perché se è così, è un buon motivo per continuare a farlo.»
Kei sospirò, pentendosi amaramente di aver acconsentito ad allenarsi con un gatto provocatore e un gufo fastidioso. Afferrò una palla a bordocampo e la lanciò ad Akaashi – l’unico con un po’ di buon senso, là dentro.
«Meglio continuare a giocare» mormorò a denti stretti.
*
La mattina successiva, dopo un’estenuante sessione di set disputati e penalità subite, tutti i pallavolisti si stavano riposando all’aperto, chi steso sull’erba, chi seduto sugli scalini della porta della palestra.
«Tsukki!» chiamò Tadashi.  «Per te» aggiunse, porgendogli una borraccia di plastica arancione piena d’acqua.
«Grazie, Yamaguchi.»
«Di nulla Tsukki!» rispose, tornando dalla propria squadra e iniziando a conversare con Sugawara ed Ennoshita.
«Oya?»
Kei trasalì. La voce di Kuroo alle sue spalle lo fece sobbalzare.
«Oya oya» diede corda Bokuto, scambiandosi un’occhiata con Tetsurou.
«OYA OYA OYA!» esclamarono quasi contemporaneamente, ammiccando verso Tsukishima e sorridendo maliziosi.
«Non è come sembra» Kei cercò di giustificarsi.
«Noi non abbiamo detto niente, Tsukki» precisò Kuroo. «O c’è sotto del carbone bagnato?»
«Non sono tenuto a dare spiegazioni a due tipi come voi» sputò Kei, irritato, prendendo le sue ginocchiere da terra.  «Con permesso» aggiunse, separandosi da loro.
«Sembra un lavoro per il Re delle Provocazioni» ghignò Bokuto, non appena lo spilungone biondo si allontanò.
Kuroo annuì soddisfatto.  «Ci sarà da divertirsi, a questo Training Camp.»
 «Nuovo punto nella lista?» domandò Koutarou rivolgendogli uno sguardo complice.
 «Nuovo punto nella lista.»
*
Anche la sessione pomeridiana terminò e, come ogni sera, era giunta l’ora degli allenamenti liberi.
Il solito gruppo di pallavolisti stava raggiungendo la terza palestra quando, improvvisamente, il capitano della Nekoma si fermò.
«Aspettatemi, prima devo fare una cosa» chiarì, dirigendosi verso la porta – aperta – della prima palestra.
Lì degli atleti della Shinzen si stavano allenando sulle veloci nella zona vicino la rete, e Asahi e Tadashi del liceo Karasuno si stavano focalizzando sulla battuta.
«Ohi, panchinaro del Karasuno!» chiamò Kuroo.
«Dici a me?» domandò Tadashi, titubante.
«Sei un centrale, no?» chiese Tetsurou e l’altro annuì.
«Io, Bokuto e Akaashi della Fukurodani ci stiamo allenando sui muri» spiegò, «se ti va, siamo nella terza palestra. Ah, dimenticavo, c’è anche Tsukki
Yamaguchi serrò involontariamente le labbra e strinse più forte la palla che aveva tra le mani.  «Ehm, ecco, a dire la verità avevo intenzione di allenarmi sui servizi flottanti» rispose imbarazzato, «grazie lo stesso.»
«Capisco. Se cambi idea, ci trovi là. Ciao!»
Tadashi ricambiò il saluto con un timido cenno della mano e seguì la figura di Kuroo allontanarsi e uscire dalla porta della palestra.
«Yamaguchi, quello era il capitano della Nekoma!» Asahi era, probabilmente, più intimorito del primino.
«Sì» confermò, ancora scosso da quanto era appena accaduto.
Meglio continuare a servire, convenne mentalmente. Non mirare al libero, non mirare al libero
*
Altro giorno, stessa routine: partite, penalità, ancora partite, ancora penalità… e, finalmente, pausa. Quel pomeriggio spirava un venticello fresco, che solleticava la pelle e scompigliava i capelli, e il caldo sole d’agosto era nascosto da grosse nubi grigioline. Le manager stavano servendo dell’anguria appena tagliata ai giocatori, nel giardino dietro la palestra principale.
«Yamaguchi mi ha chiesto di te» bisbigliò Kei a Kuroo, «e mi ha raccontato ciò che è successo ieri.»
«Sì, e quindi?»
«So qual è il tuo scopo. Ti chiedo solo di riversare tutta la tua voglia di fare lo stronzo con me, e di non infastidire più lui, grazie.»
«Ohohoh» Bokuto si lasciò sfuggire un’esclamazione di stupore.
«Non gli ho fatto niente» precisò Kuroo, «gli ho soltanto proposto di venire ad allenarsi con noi, non mi sembra una cosa così grave.»
Tsukishima aprì la bocca per ribattere, ma fu interrotto da un urlo spropositato proveniente dalla fontanella.
«BATTAGLIA D’ACQUA!»
Hinata, Lev e Inouka – già bagnati fradici – diedero inizio a una vera e propria guerra.
Hinata puntò la cordina verso Tobio, facendolo trasalire per il getto d’acqua fredda e inzuppandolo completamente.
«Idiota!» sbraitò Kageyama. Rubò una bottiglia di plastica dalla postazione delle manager, lo riempì fino all’orlo e lo scagliò verso Shouyou, colpendolo in pieno e adempiendo la sua vendetta.
Daichi – da buon capitano – cercava di fermare quell’inutile teatrino, ma ben presto fu anche lui convolto in quell’insolito combattimento.
Getti d’acqua ghiacciata volavano da tutte le parti, grida ed esclamazioni si levavano ogni secondo.
Tanaka, Nishinoya e Yamamoto si erano messi a proteggere le ragazze a mo’ di scudo umano. I sensei e gli allenatori guardavano la scena – chi preoccupato, chi sinceramente divertito.
Dopo un po’ di tempo, decisero di smettere la battaglia e di riposarsi, stendendosi sul prato, bagnati fradici.
«Io vado a cambiarmi» disse Kei atono.
«Fa un po’ freddino, in effetti» convenne Tadashi.
«Ci penso io a riscaldarti, Tada-kun» ammiccò Tetsurou alle sue spalle.
«Kuroo-san?!» strepitò Yamaguchi, arrossendo violentemente.
«Stavo solo scherzando» ghignò, rivolgendo un’occhiata penetrante a Tsukishima. «E comunque, tienitela più spesso, la maglietta bagnata» aggiunse sussurrando – ma abbastanza forte da farsi sentire da Kei.
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Accecato dalla rabbia, Tsukishima non notò il volto rosso di Tadashi. Afferrò il polso di Kuroo e lo trascinò dentro la palestra.
«A che gioco stai giocando?» sbottò Kei.
«Al mio preferito.»
«E sarebbe?!»
«Far arrabbiare chi non ammette le cose.»
«O chi non accetta la verità, aggiungerei.»
Akaashi lanciò la palla e colpì Bokuto in piena nuca. «Smettila di importunare le persone e torna a giocare, Bokuto-san.»
«Woah, Akaashi, degno di Iwaizumi della Seijoh» si complimentò Kuroo.
«Voi due, non eravate–» provò a chiedere spiegazioni Kei.
«Bokuto-san ha deciso di rientrare poco fa per approfittare della palestra poco affollata.»
Kei annuì appena e continuò a scagliare occhiate infuocate al centrale della Nekoma.
«Tsukki, cosa succede?» Tadashi entrò timidamente in palestra, attirato dal gran trambusto.
 «Yamaguchi, sta’ zitto, non ti ci mettere anche tu» sputò il biondo, abbastanza irritato. Si maledì mentalmente per il modo brusco con cui si era rivolto al suo migliore amico. Si avvicinò al lentigginoso e gli disse:
 «Ne parliamo dopo, okay? Tra un po’ ricominceremo a giocare. »
*
La luna brillava alta nel cielo.
L’acido lattico nei muscoli dei pallavolisti si faceva sentire e, per quanto avessero voglia di continuare ad allenarsi per migliorarsi, decisero di smetterla per quel giorno e di preservare quella forza di volontà per il giorno successivo.
«Di cosa dovevi parlarmi? Riguardo a oggi…»
«Ah, niente di che, in realtà.»
Kei e Tadashi stavano tornando insieme al dormitorio. Proseguivano a passi lenti, quasi trascinati; forse per la stanchezza, forse per godersi la piacevole brezza notturna o per chissà quale altra ragione.
«Ohi!»
Kei si girò di scatto. «Ancora tu?!»
«Ancora voi, vorresti dire» precisò spavaldo Bokuto, indicando se stesso.
«Volevamo scusarci per il nostro comportamento» disse Kuroo.
«Già» convenne Koutarou.
«Va bene, scuse accettate, potete lasciarci in pace adesso? Grazie» tagliò corto il biondo.
«Perché non vi baciate?» chiese Kuroo con nonchalance.
 «Eh?!» strepitò Tadashi, più rosso che mai.
 «Non ne vedo il motivo» mormorò Kei. «Andiamo, Yamaguchi.»
Ricominciarono a camminare, ma i due cocciuti capitani si ostinarono a seguirli.
Kei sospirò, cercando di richiamare a sé tutto il suo autocontrollo. «E adesso cosa c’è?» disse voltandosi.
«Smetteremo di infastidirvi solo se vi baciate.»
Lo sguardo di Yamaguchi balzava continuamente da Kei a Kuroo e viceversa, il suo cuore martellava a un ritmo frenetico.
«Un bacio e ci dileguiamo. Promesso.»
Kei sospirò per l’ennesima volta – aveva perso il conto di quante volte l’aveva fatto da quando era arrivato a Tokyo. «E va bene. Spero per voi che manteniate la promessa.»
«Tsukki, ma cos–»
Tsukishima agguantò la nuca dell’altro e lo avvicinò a sé, premendo le labbra sulle sue.
Kei aveva calcolato un bacio a stampo di pochi secondi ma poi – senza volerlo – le cose sfuggirono di mano e rimasero in quella posizione per un mezzo minuto abbondante.
«Ecco! Contenti ora?!» sbottò Kei quando si staccò.
«Tsukki…?» Tadashi si trovava ancora in uno stato confusionale e faticò molto per rielaborare tutto ciò che era successo nel precedente minuto.
«Sì, ma non far finta che non ti sia piaciuto!» ghignò Kuroo, mentre Bokuto al suo fianco rideva come un forsennato.
«Come promesso, togliamo il disturbo… Vorrai dare sicuramente delle spiegazioni a Tada-kun.»
Ma non tolsero il disturbo. Anzi, non si allontanarono neanche troppo: percorsero cinque metri a piedi, per poi nascondersi dietro un albero.
Videro Tsukishima e Yamaguchi parlottare per un po’ – il primo distoglieva sempre lo sguardo, il secondo era imbarazzatissimo – e poi accadde l’inevitabile. Furono grati di assistere a un altro bacio – come si deve – tra i due.
«Ce l’abbiamo fatta!» bisbigliò Bokuto, euforico.
«That’s love, bitch» sussurrò Kuroo soddisfatto, battendo il cinque con il suo migliore amico.
*
Note dell’autrice
 Questa cosa mi è uscita dopo aver visto qualche fanart. E’ una piccola shot senza pretese, spero che sia riuscita a strapparvi qualche sorriso durante la lettura! :D
Ringraziamenti speciali a Yukikura! <3


 
   
 
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