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Autore: OnePlusOne    14/10/2016    1 recensioni
'Ricordi. La gente almeno una volta al giorno si ferma a ricordare un evento passato: la nascita di un figlio, il primo appuntamento, la fine di un amore, l’inizio di uno nuovo. I ricordi fanno parte del nostro essere. Ci dimostrano chi siamo stati e ci aiutano a capire chi vorremmo essere, o come vorremmo essere.' Meredith si alza di scatto. Quelle parole le rimbombano in testa. Si guarda attorno. Nell’oscurità riesce a scorgere i profili di Derek e Zola che dormono placidamente accanto a lei. E’ stato solo un incubo. Va tutto bene. Sono a casa sana e salva. Va tutto bene. Così cerca di calmarsi, ma sa benissimo che non va tutto bene. Sono passati solo 10 giorni dall’incidente. Sono passati solo 10 giorni da quando ha visto sua sorella morta. Lexie.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lexie Grey, Meredith Grey, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nona stagione
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Ricordi. La gente almeno una volta al giorno si ferma a ricordare un evento passato: la nascita di un figlio, il primo appuntamento, la fine di un amore, l’inizio di uno nuovo. I ricordi fanno parte del nostro essere, sono le orme lasciate sul bagnasciuga, sono il film della nostra vita. Ci dimostrano chi siamo stati e ci aiutano a capire chi vorremmo essere, o come vorremmo essere. Il mio professore di anatomia alla Dartmouth sosteneva che il cervello fosse il vero miracolo della biologia. È proprio all’interno di quella massa grigia, tra quell’intrecciato groviglio di cellule e terminazioni nervose, che ha origine il fondamento del ricordo: la memoria. Detta così sembrerebbe che il ricordo, la memoria siano estremamente positivi. E se non fosse sempre così? Se ci fossero momenti della nostra vita in cui vorremmo solo dimenticare? Il ricordo è ancora il miracolo di cui tutti i neurochirurghi parlano? Forse per tutti..ma non per me.


“Dii a Meredith che le voglio bene e che è stata una buona sorella. Dii a Meredith che le voglio bene e che è stata una buona sorella. Dii a Meredith che le voglio bene e che è stata una buona sorella. Dii a Meredith che le voglio bene e che è stata una buona sorella. Dii a Meredith che le voglio bene e che è stata una buona sorella.”.

Meredith si alza di scatto. Quelle parole le rimbombano in testa. Si guarda attorno. Nell’oscurità riesce a scorgere i profili di Derek e Zola che dormono placidamente accanto a lei. E’ stato solo un incubo. Va tutto bene. Sono a casa sana e salva. Va tutto bene. Così cerca di calmarsi, ma sa benissimo che non va tutto bene. Sono passati solo 10 giorni dall’incidente. Sono passati solo 10 giorni da quando ha visto sua sorella morta. Lexie. Era entrata come un turbine nella sua vita e l’aveva sconvolta. Aveva invaso prima il suo ospedale, poi la sua casa e infine il suo cuore. Ma ora, forse per la prima volta da quella tragedia, Meredith si rende conto che la morte le ha strappato via sua sorella con la stessa velocità con cui il destino gliel’aveva “portata”.

Si volta alla sua sinistra e tasta con la mano la superficie del comodino nel tentativo di trovare il cellulare. Le 4.30 del mattino. Dannazione. Sbuffando, si stiracchia e scende giù dal letto, facendo piano per non svegliare nessuno.

Passando dalla camera di Jackson, nota che l’amico non è rientrato per la notte. Da quando Mark è in coma, il rampollo della famiglia Avery si è dedicato anima e corpo alla chirurgia, lavorando persino 48 ore di fila: dice di voler lavorare sodo per essere all’altezza della fiducia che Sloan gli ha dato, prendendolo come suo borsista. Ma chi lo conosce bene sa che c’è altro sotto. Non lascia l’ospedale da 3 giorni, da quando Mark è in quel letto, sospeso tra la vita e la morte. Jackson gli fa visita tutti i giorni e cerca di essere presente il più possibile. Soffre tanto anche per Lexie ma non ha tempo neanche di rendersene conto, perchè Mark e il lavoro prosciugano totalmente le sue energie.

Prima di raggiungere le scale, Meredith si ferma sulla soglia della stanza di sua sorella, come ogni mattina da tre giorni. Nei giorni precedenti non aveva avuto il coraggio di entrarvi. Non voleva vedere tutta la sua roba, percepire il suo profumo, sapendo che lei non sarebbe tornata più. Però questa volta, facendosi coraggio, si spinge oltre la porta. Tutto era fermo, cristallizzato, come se il tempo non fosse mai trascorso, come se quell’incidente non fosse mai accaduto, come se Lexie stesse in ospedale e ritornasse di lì a poco, giusto in tempo per far colazione con la sua famiglia per poi buttarsi sul letto esausta dopo il turno di notte. Ma non è così. Lexie è morta e Meredith deve affrontare la cosa.

Si stende sul pavimento della camera e fissa il soffitto. Resta così per un tempo indeterminabile. Minuti o forse ore, chi lo sa. Quello che è certo è che nel momento in cui si gira sul fianco per rimettersi in piedi nota un quadernetto blu sotto al letto di sua sorella. Istintivamente allunga il braccio e lo afferra. Dopo averlo ripulito dalla polvere, si mette a sedere sul letto ed inizia a sfogliarlo, chiedendo scusa alla sorella, tra sè e sè, per la violazione della sua privacy.

All’ultima pagina c’è un appunto che risale al giorno prima dell’incidente.

“Oggi Jackson mi ha chiesto di cercare un appartamentino tutto per noi. Sono stata felice della proposta, ma non abbastanza da accettare su due piedi. Ho preso del tempo, dicendogli che questa è la mia casa, che Meredith è mia sorella e adoro vivere qui con lei e la nostra famiglia, ma la realtà non è solo questa. La verità è che sono confusa sui miei sentimenti per Mark. Credo di provare ancora qualcosa di molto forte per lui, però tengo tantissimo a Jackson e poi, Mark, beh, ha Julia. Sembrano felici insieme e lui è molto preso. Dio, il solo pensiero che ne sia innamorato mi rende matta. Non so che fare, se tra me e lui è finita vorrà pur dire qualcosa, però se fosse realmente finita io starei qui a scrivere queste cose? Avrei preso comunque tempo con Jackson? Dovrei chiedere un consiglio a qualcuno. Ho deciso, ne parlerò con Derek. Lui e Mark sono come fratelli e mi saprà dare il giusto consiglio. Io lo farei se venisse a parlarmi di un problema con mia sorella.”


Le labbra di Meredith si incurvano leggermente in un sorriso appena accennato. Trova una pagina in cui Lexie parla dei suoi progetti futuri e si mette a leggere, sempre più incuriosita.


“Lavoro con Derek da quasi due settimane, è sensazionale. La chirurgia plastica e Mark sono wow, però adoro la neurochirurgia, adoro come mio cognato insegni, quanta passione metta nel suo lavoro e la sua capacità di far innamorare della chirurgia. Credo proprio di continuare a lavorare con lui e dare l’esame di specializzazione in neurochirurgia tra qualche anno. Chissà, magari potrei continuare la mia carriera qui al Seattle Grace Mercy West. Mark l’altro giorno ha iniziato a parlare di figli, e nonostante gli abbia detto chiaramente che per il momento sia ancora troppo giovane, devo ammettere che mi piacerebbe avere un piccolo Sloan in giro per casa, tra 5 o 6 anni. Per ora, però, mi voglio godere la mia vita da specializzanda al quarto anno con un uomo bellissimo al mio fianco.”


Saresti stata un bravissimo neurochirurgo, sorellina.


“Mark è così insopportabile a volte! Ha litigato con il dottor Hunt per un caso di un bambino di pochi mesi rimasto ferito in un incendio. Hunt riteneva di dover pensare dapprima a salvargli il rene e poi intervenire sulle ustioni, mentre Mark credeva che sarebbe stato più opportuno fare il contrario. Risultato? Ha scaricato la sua frustrazione per quel povero bambino su di me e, dopo essersi messo ad urlare in corridoio, sono scappata nel ripostiglio di terapia intensiva neonatale. Dopo qualche minuto passato con la testa tra le ginocchia a piangere ininterrottamente, ho sentito una mano sfiorarmi i capelli. << Ho sentito quel trombone di Mark urlare con te. Gliene ho cantate quattro. Non doveva permettersi di risponderti in quel modo. L’ho sempre detto a Calliope che Sloan a volte è un vero stronzo, ma lei non vuole sentir ragioni >>. Arizona mi sorrideva dolcemente, porgendomi un fazzoletto. Da quando mi sono semi-trasferita da Mark, noi quattro passiamo molto tempo insieme e tra me e lei si è creata sintonia. << Arizona, è il suo migliore amico, è normale che lo difenda>>. << Sì, piccola Grey, però si da il caso che tu sia la mia migliore amica e quindi è anche normale che io difenda te...e con le cattive se necessario! >>. << Oddio, sputa il rospo..che hai combinato? >>. Arizona in quel momento ha accennato un sorriso imbarazzato e mi ha confessato di aver tirato un calcio negli stinchi a Mark. Sono scoppiata a ridere e dopo averla ringraziata l’ho abbracciata di cuore. Anche lei e Callie sono entrate nella mia famiglia e credo che la mia vita senza di loro sarebbe meno ricca.”


Dopo aver letto tantissime pagine, in cui la sorella descriveva tutto, dai suoi casi clinici più importanti al suo rapporto con Mark, dall’amicizia con gli altri specializzandi al rapporto con lei e la sua famiglia, Meredith decide di chiudere il diario. Poco prima, dall’interno, cade un foglio piegato più e più volte su se stesso. Meredith lo raccoglie e lo apre.


Cara Meredith,
sembra ieri quando ho percorso per la prima volta il corridoio di chirurgia del Seattle Grace. In quel periodo non mi rendevi la vita facile, ricordi? Io ero arrabbiata con te, perchè credevo che avessi ammazzato mia madre, ma, nonostante questo, qualcosa mi spingeva a cercare di avere un rapporto con te. Non so spiegarmelo neanche io. Era come se sentissi il bisogno di averti al mio fianco.  Dopo la morte di mia madre ho pensato che non sarei più riuscita a guardare con positività la vita ed il mio futuro. E invece ce l’ho fatta e per questo devo ringraziare te. Perciò grazie se sei riuscita a mettere da parte le riserve su di me, se mi hai dato fiducia e mi hai accolto pian piano nella tua vita. Grazie, perchè mi sorreggi e mi consoli quando ne ho bisogno. Grazie per le strigliate. Grazie per gli abbracci. Grazie per avermi aiutato a seguire i miei sogni e a non arrendermi mai. Grazie per aver bisogno di me e grazie, perchè anche io ho bisogno di te. Grazie di essere mia sorella. Oggi è un giorno così speciale per te, il colloquio a Boston è l’occasione della tua vita per diventare un grandissimo chirurgo generale e io ho voluto scriverti questo biglietto per dirti quanto tu sia una sorella fantastica e una persona eccezionale. Ho grandissima fiducia in te. Buona fortuna, Mer, e ricorda che io ci sarò sempre, anche se le circostanze dovessero separarci, ti basterà pensare a me e io arriverò in un lampo.

                                                                                                                                                                                                 Ti voglio bene,
                                                                                                                                                                                                                    Lexie



Le lacrime di Meredith le rigano il viso e finiscono sul foglio, sbiadendo l’inchiostro. Lexie non era riuscita mai a dirle direttamente tutte quelle cose e in cuor suo si sentiva in colpa per non aver detto a sua sorella quanto fosse stata importante per lei. Vorrebbe farlo in questo momento e, perciò prendendo alla lettera le parole della piccola Grey, la immaginò davanti a sè. Anche io ti voglio bene sorellina e vorrei che fossi qui, vorrei poterti abbracciare e guardare insieme sul divano un video di chirurgia, mentre ci ingozziamo di schifezze. Vorrei poterti raccontare le mie giornate e vorrei che tu mi potessi raccontare di come immaginassi questo “piccolo Sloan”. Vorrei poter sentire la tua voce anche solo un’ultima volta e vorrei che potessi ascoltare queste mie parole. Sei la miglior sorella che potessi desiderare e anche se non so dove tu sia, resterai sempre nella mia mente e nel mio cuore. Sono orgogliosa della persona che sei diventata e spero che un giorno anche io riesca a diventar come te. Questo non è un addio, Lexie, è solo un arrivederci.

Dopo aver finito, si alza in piedi e proprio nel momento in cui sta per asciugare l’ultima lacrima appena spuntata, un raggio di sole le illumina il viso e in cuor suo crede che quella sia la risposta di Lexie alle sue parole.


Esistono particolari momenti della vita in cui l’unica cosa che si vorrebbe fare sarebbe dimenticare tutto il dolore, la sofferenza, la malvagità che ha colpito noi e i nostri cari. In quei momenti malediciamo noi stessi per il fatto che ricordiamo quegli eventi che ci fanno stare così male. È proprio allora che bisogna ricorrere all’aiuto delle persone che ci amano. Credevo di voler dimenticare tutto e mia sorella mi ha fatto capire che vale la pena ricordare perchè non esisterà mai notte che possa impedire al sole di sorgere ancora.
   
 
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