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Autore: JesterZ    14/10/2016    0 recensioni
I Pokémon sono minacciosi? Sempre più persone si sono unite a questo credo, andando a formare i primi comitati, bande ed infine associazioni, in un primo momento pacifiche.
Negli ultimi anni però, le notizie ravvicinate di alcuni grandi incidenti causati da Pokèmon, incitarono le prime violenze.
In questa storia seguiremo il progresso della situazione incontrando molti contesti e persone diverse.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: N, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Anime
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"Che giornata pallosa, dov'è la gente oggi? In chiesa?" Oratio pronunciò l'ultima parola con fare sprezzante, dopodichè spezzo il ramo con cui stava giocherellando buttandolo sul sentiero. Se ne stavano lì, occultati dalle fronde poco sopra il sentiero che portava alla città, aspettando i soliti malcapitati.
L'assenza di risposta fece voltare il giovane. "Tutto bene Capo?".
Colui che era stato chiamato Capo rimaneva appostato poco più in là, la maschera raffigurante un teschio sempre indosso a coprire la sua identità, di fianco il fedele Marowak controllava circospetto l'area alle loro spalle. Nè lui nè gli altri due membri della banda erano a conoscenza della sua identità, nessuno dei loro coetanei in città condivideva una simile corporatura fisica.
Teschio Nero portava i capelli tanto corti che non fuoriuscivano dalla maschera, era poco più basso del resto di loro ed aveva una corporatura piuttosto esile.
Ritratto in questi termini si potrebbe pensare che fosse uno fra tanti, che fosse facile per lui mimetizzarsi fra la marmaglia dei ragazzi della città, ma i suoi segni particolari non si limitavano ai suddetti. Era dotato di un'eleganza innata, Oratio non aveva mai visto nessuno muoversi con così tanta grazia.
Caratteristica che cozzava tremendamente con la voce particolarmente roca per un ragazzo della loro età.
Queste qualità donavano a Teschio Nero un alone di mistero e proprio per questo egli suscitava la reverenza dei suoi tre sottoposti, che lo ammiravano quanto temevano.
Colui dal volto celato fece cenno al compare di tacere, dunque si spostò con passo leggero per avere una visuale più chiara del passo.
"Non mi sembra un buon modo per accogliere i turisti, non trovate?" Una voce sorprese i tre.
Era una voce femminile, ma dov'era? E come aveva potuto avvicinarsi senza essere notata?
La donna non sembrava desiderosa di occultare la propria posizione, se ne stava là in alto, a cavalcioni di un ramo d'acero facendo dondolare le gambe avanti e indietro.
Si presentava in modo più che stravagante: guanti rossi in pandant con la maschera tirata sin quasi alla fine del setto nasale, attraversata in obliquo da una saetta bianca sull'occhio destro, il resto degli abiti era di un anonimo color nero.
L'osso di Marowak volteggiò verso la figura sconosciuta non appena il pokèmon ne ottenne contatto visivo. La donna schivò pigramente sia la traiettoria d'andata, che quella di ritorno. La sconosciuta conosceva la tecnica del boomerang, Teschio Nero comprese che non si trattava del solito stolto di turno, la situazione lo irritava.
"Dovresti controllare quella tua creaturina. Quell'osso poteva ferirmi o fare di peggio come intaccare questo bell'albero" disse con fare spensierato la donna tastando la corteccia dell'acero, cercando di trovarne la cima guardando all'insù.
Un altro lancio. Questa volta le ossa erano due. Due schiocchi attraversarono l'aria, i guanti rossi della donna si erano chiusi sulle armi di Marowak.
La straniera sorrise, ed emettendo schiocchi di dissenso con la lingua e scese dall'albero. "Peccato, pensavo di poter ottenere un trattamento di favore. Una sorta di sorellanza mascherata, o roba simile. Dici di no" Sibilò tutta sorridente.
Teschio Nero digrignò i denti sotto la maschera e si voltò verso il suo tirapiedi, rimasto per tutto il tempo fermo con la mano sulla sfera, pronto all'eventuale estrazione
"Oras, vai a chiamare gli altri. Se la scrolliamo per bene sono sicuro di potermi rifare la dentatura". Oratio arretrò controllando la straniera, per poi mettersi a correre raggiunta una debita distanza.

 

 

 

Jacob osservava i raggi di sole filtrare attraverso le fronde della grande quercia. Quell albero era il più alto e maestoso che il ragazzo avesse mai visto.
Era stato il vecchio Magnuss a raccontargli per la prima volta la storia che stava dietro a quella meravigliosa opera della natura.
La credenza popolare voleva che la quercia fosse nata dopo il primo legame stretto fra umani e pokèmon, alle perplessità e domande del giovane, l'anziano rispose con semplicità. "Ovviamente, nessuno può fornire conferma a questa storia e probabilmente essa è ben lontana dalla verità, ma è molto più affascinante vederla in questo modo. Non credi?"
Jacob aveva riflettuto a lungo sulle parole del vecchio venditore di giornali, infine decise di lasciarsi cullare dalle calde correnti della leggenda. Il vecchio Magnunss gestiva un'attività nello stesso edificio in cui risiedeva la famiglia di Jacob ed il volto dell'anziano era uno dei primi ricordi del giovane una volta giunto in città.
Oltre a quello di sua nipote logicamente. Autunna era sua coetanea e se il nonno era uno dei suoi primi ricordi, l'infatuazione per lei era certamente il secondo.
Dalla conformazione tonda del suo viso ai suoi occhi azzurri tendenti al verde, dalle labbra piccole ma carnose ai biondi capelli mossi dai soffi di vento, non sapeva con esattezza quale di questi elementi gli avesse dato alla testa.
Probabilmente tutto aveva giocato una parte importante, ma ciò che legava il tutto, il dipinto che rendeva giustizia a quella splendida cornice era probabilmente il suo sguardo, la sua espressione. Scrutava il mondo come se ne conoscesse i segreti più profondi, doveva essere questa sua maturità apparente ad averlo rapito. In fondo che ne sapeva lui, chi conosce l'infatuazione?
Jacob osservava le fronde scostando la testa per giocare con i raggi di sole, quando una bolla scoppiò sulla sua guancia.
Autunna entrò nella stanza scalciando le scarpe da qualche parte della stanza, dopodichè si lanciò sul letto di Jacob sbuffando. Marill che l'aveva preceduta si avvicinò per salutare lui e Cyndaquil.
"Avete perso?" chiese il ragazzo con tono neutro, ancora concentrato sui riflessi. Ciò permise alla ragazza di raggiungere la scrivania dove stava il ragazzo e di sferrargli un pugno sulle costole. "Maledizione! Ma sei matta?" sobbalzò Jacob, ululando e facendo cadere una parte della cancelleria
L'espressione corrucciata di Autunna mutò gradualmente in un lieve broncio.
"Non è quello.." si sedette accanto al ragazzo cingendosi le spalle con il suo braccio. "Abbiamo vinto, ed anche nettamente, 3-1. Non c'è stata partita."
"Ah, ho capito qual'è il problema.." Jacob invitò Autunna a voltarsi verso di lui passandole un dito sulla guancia "..un'altra delle tue manie di protagonismo" aggiunse sorridendo.
Dopodichè si avvicinò e la baciò, lei rispose in un primo momento, poi gli diede un morso ben assestato sul labbro inferiore alzandosi.
Cominciò a percorrere brevi passeggiate avanti e indietro nella stanza. Jacob sobbalzò ma incassò silenziosamente inumidendosi le labbra, era visibilmente nervosa.
Gli racconto come era successo innumerevoli volte di Joy Villesk, quel giorno in particolare era stata premiata nuovamente miglior giocatrice della partita.
Non è propriamente corretto dire che Autunna avesse una rivalità con Joy in particolare, Autunna aveva una rivalità con chiunque eccellesse nella pallavolo.
Diversamente da Jacob, che veniva attratto da più attività diverse, lei era più schematica ed organizzata. Nel momento in cui il suo interesse veniva catturato da un'attività la ragazza vi spendeva anima e corpo. In quel periodo, come oramai risulta palese, ciò che le mandava in fiamme l'animo era la pallavolo.
Jacob essendo il suo ragazzo aveva assistito a diverse sue gare, ed oggettivamente era chiaro che avesse del talento. A limitarla però, c'era un fattore che non poteva eliminare in alcun modo, era la più giocatrice più bassa della regione.
Aveva lavorato duro per azzerare la penalità data dalla statura con la tecnica, fino a diventare una delle migliori giocatrici che la scuola avesse mai avuto. Questo livello avrebbe potuto soddisfare molte ragazze della sua età, ma non Autunna. Lei aveva il bisogno di eccellere, di pretendere sempre di più, di mezzo ci fosse la sua felicità.
Da un certo punto di vista Jacob adorava quel lato del suo carattere.

 

Quando fu certo della solitudine che li accompagnava, Teschio Nero riprese.
"Se non vuoi farti male, ti consiglio caldamente di tornare sui tuoi passi. Le fanciulle come te hanno soltanto da rimetterci in situazioni simili." Un ghigno celato decorava il suo volto.
La donna scrutava di rimando. Sembrava non capire cosa le venisse detto. Spostò la sua attenzione verso le due ossa che aveva afferrato e le fece cozzare l'una contro l'altra. "Mi ero sempre chiesta che rumore facessero le ossa dei Marowak l'una sull'altra, uff, che delusione."
Teschio Nero cercò in tutti i modi di celare la propria irritazione. "Ok Marowak, mettila fuori gioco. Ci vediamo alla base" detto ciò, l'allenatore del pokèmon diede le spalle ai due e s'incamminò verso il luogo del futuro appuntamento.
La donna in nero pareva divertita da quell'atteggiamento. "Beh, se ci tieni così poco al tuo amico, mi dispiace per lui." Una sfera bianca fuoriuscì dalle sue vesti. Quando la sua luce svanì, Jolteon si rivelò al campo di battaglia con una sorta di grido di battaglia. Teschio Nero si bloccò per lunghi istanti, per poi girarsi lentamente.
Il fennec fu svelto, e con violente codate rese inutilizzabili le ossa che Marowak aveva perso. Ora entrambi partivano in svantaggio, poichè Jolteon non disponeva di tecniche molto versatili e la maggior parte erano inefficaci sull'avversario.
Il compagno del pokèmon terra fu scosso da sonore risate. "Tante chiacchere, tante minacce e poi mi presenti un pokèmon elettrico? E dire che mi avevi quasi spaventato. Odio visceralmente tutta la discendenza degli Eevee. Ma i Jolteon sono sempre stati i miei preferiti, sai, è molto più semplice per me ottenere il loro sangue." Concluse sollevando il tono della voce sino ad un urlo stridulo.
Marowak cominciò a spostarsi velocemente sul terreno tentando di occultarsi con un grosso polverone. Jolteon era fermo nello stesso luogo dov'era apparso poco prima. Piccole saette attraversavano l'area tutt'attorno. L'avversario sembrava essere sparito dal campo, nessun rumore, solo polvere.
Ad un tratto il quadrupede scattò in avanti, a destra, a sinistra. Come se il panico avesse posseduto il suo piccolo corpo. Si fermò a pochi centimetri da una maldestra e grossa buca nel terreno. Poggiò il muso al centro della suddetta e produsse un suono inaspettato.
Teschio Nero cadde al suolo stordito e sorpreso, mentre la donna in nero se la rideva estraendo un qualche aggeggio dalle orecchie. Lamenti e gemiti provenivano dalla buca, erano la conferma di ciò che Jolteon già aveva capito.
Un altro violento suono fendette l'aria, poi un altro ancora.
Il pokèmon, che non poteva reggere ancora per molto, si lanciò un attacco dal sottosuolo ma lo stordimento ed il fattore sorpresa gli si rivoltarono contro. Jolteon lo evitò quasi pigramente con un balzo laterale. Una sfera luminosa di color violetto si materializzò davanti al suo muso ed in un attimo andava ad infrangersi su Marowak che crollava al suolo.
"Ritira il tuo amico prima che si faccia troppo male. Te lo consiglio caldamente. Non voglio sulla coscienza un'altra morte evitabile." Teschio Nero, che sentiva su di sè gli effetti degli attacchi di Jolteon, cercava di riflettere il più lucidamente possibile. Non poteva permettersi di mettere in pericolo Marowak. D'altra parte non avrebbe potuto di certo contare sull'altro pokèmon. Sarebbe stato un ulteriore suicidio. La sua tecnica ed esperienza erano lontane anni luce da quelle di Marowak.
Ma il Capo non si era mai arreso dinanzi a qualcuno, la sua reputazione sarebbe andata distrutta, fatta a pezzi. Per quanto ne sapeva, quella donna poteva avere l'intenzione di denunciare la sua identità alle autorità, anzi, poteva lei stessa far parte delle forze dell'ordine ed essere lì per smascherarlo.
Il suo compagno si rialzò lentamente, era vistosamente malconcio e si reggeva in piedi a fatica. Non si sarebbe fermato, sapeva che avrebbe dato tutto sino all'ultimo respiro per proteggere il suo allenatore. Fu per questo che lo richiamò nella sfera.
La donna si lasciò andare in un sospiro, seguito da un cenno soddisfatto.
Dopodichè cominciò ad avvicinarsi. "Bella battaglia, zuccherino. Ora riposa, ne avrai bisogno." Scambiò un'occhiata con Jolteon e le scintille circondarono Teschio Nero. Le membra del losco figuro si bloccarono e lui cadde su un lato. Gli occhi iniettati di paura.
La donna si chinò sfilandole il passamontagna, le aggiustò una ciocca di capelli dietro l'orecchio ed accarezzò il viso. Gli occhi privati della maschera la osservavano pregni di terrore.
"Non preoccuparti, non tornerai al villaggio in questo stato. Ho dei vestiti adatti a te nella carovana." La donna tirò fuori da sotto le vesti un piccolo sacchetto e gettò una piccola parte del contenuto sullo smascherato che si addormentò dopo pochi secondi.
"Nessuno saprà di te, Cassidy. Perlomeno, finchè mi andrà" concluse sorridendo.

 

  
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