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Autore: PriorIncantatio    14/10/2016    1 recensioni
"Un mese dopo la battaglia di hogwarts, il nuovo primo ministro deve ricostruire una comunità. Gli orrori della guerra pesano tutti sulle spalle dei colpevoli o dei presunti tali che sono sottoposti a processo. Fra questi, vi sono i Malfoy, vittime dei pregiudizi della comunità magica e prigionieri degli errori passati. Cosa può fare Hermione Granger per Draco Malfoy? E cosa sarebbe disposta a perdere per Malfoy, una volta messe da parte i propri pregiudizi? Si può risorgere dalle ceneri o, per farlo, bisogna rendere tali tutti i sacrifici del proprio passato?"
-PriorIncantatio
"Bisognava risorgere, dalle ceneri come le fenici, era doveroso e necessario per non dare nuova linfa al male e lasciare loro la possibilità di riprendersi quello per il quale in tanti hanno dato la propria vita: la libertà."
Genere: Fluff, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Malfoy, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Ordine della Fenice, Un po' tutti | Coppie: Albus Silente/Minerva McGranitt, Draco/Hermione, Harry/Ginny, Lucius/Narcissa, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Più contesti
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HOW LONG, NOT LONG - II PARTE


 

"La vita può essere capita solo all’indietro ma va vissuta in avanti." - Soren Kierkegaard


Hermione quel pomeriggio era passata inutilmente a Villa Malfoy. Eltas, l’elfo domestico, le aveva detto che il padrone non era rientrato e che molto probabilmente sua zia Andromeda l’aveva ospitato a Brighton, a casa sua. Tornata a casa con la consapevolezza di non aver concluso nulla in quel pomeriggio, si rilassò sul sofà dove aveva sistemato, intanto, la documentazione sul caso di Draco.

Aveva capito che ormai l’unico modo per scagionarlo dalle accuse, tra l’altro non ancora formalizzate dal Wizengamot dato che il ragazzo non aveva ancora ricevuto la comunicazione dell'udienza preliminare, era quello di renderlo umano agli occhi della stampa, dell’opinione pubblica e, molto più importante, del tribunale dei maghi. Due erano i pericoli principali: le possibili testimonianze dei Mangiamorte sopravvissuti e di eventuali vittime. Ma a spaventarla maggiormente era il comportamento di Draco.

Aveva notato miglioramenti nell’ultimo periodo ma, conoscendolo, un solo episodio, un solo errore, avrebbe vanificato ogni passo in avanti. Se quel ragazzo fosse una bomba ad orologeria era difficile capirlo, ma comprendeva i rischi e doveva limitarli. Il Primo Ministro aveva azzardato allontanandolo, con quella che ormai sembrava una scusa, dalla madre. Era l’unica a creare un equilibrio intorno a lui, ma Hermione sapeva che anche lei era ammissibile di colpa. Questa scelta discutibile aveva spinto il ragazzo, forse indirettamente, verso la sorella della madre, figura ignota ad Hermione, ma che la tranquillizzava poiché affidataria del piccolo Ted Lupin. Chi poteva distruggere il caso di Draco? Un brancolo di Mangiamorte di poco conto ad Azkaban? No. Vi erano importanti personalità nel più importante carcere magico inglese. La Umbridge poteva testimoniare che Draco volontariamente aveva scelto di aiutarla durante il periodo di dispotismo a Hogwarts. Poi sua zia Bellatrix e, ovviamente, suo padre. Tante incognite e poche sicurezze. Kingsley, nel frattempo, era nel suo ufficio a crogiolarsi sulla sua poltrona, minacciandola di revocarle l’incarico.

In un eccesso di rabbia Hermione spezzò in due parti la matita che tratteneva tra le mani. Doveva restare lucida e mantenere la concentrazione. Troppe situazioni e persone dipendevano da lei. Il futuro di Draco, quello insieme a Ron, l’opinione sul Ministero e quindi il successo o declino di Kingsley. Stava scoppiando. A dissuaderla dal continuare quell’estenuante viaggio nella sua coscienza fu un gufo planato direttamente sul davanzale del soggiorno. Hermione andò alla finestra e alzò la serranda facendo entrare il piccolo gufo. Il suo piumaggio grigio antracite risaltava con i suoi vispi occhi gialli. Aveva legato al collo una lettera.

 

“Buonasera, Hermione. Ho avuto modo di leggere dai giornali quanto successo al Ministero. Sono sicura che farai un lavoro eccellente e che dimostrerai il tuo valore.
Tuttavia, conoscendoti, vorrai staccare un po’ la spina e sentirti un po’ più serena, un po’ più a casa.
Per questo motivo sono sicura che accetterai l’invito di cenare da noi questa sera. Tutti insieme, come una volta.

Con affetto Molly Weasley”

 

Hermione senza evidenziare un’indole infelice o meno, congedò il gufo e ritornò a sedersi sul comodo divano di pelle. Non sapeva se quella lettera fosse in realtà un’idea di Ron, un modo carino o, forse, banale di scusarsi. Se era il risultato di un atto indulgente del ragazzo non avrebbe sicuramente partecipato a quella cena. Era ancora troppo arrabbiata e delusa per scendere a patti con lui come se nulla fosse accaduto. Non gliene faceva una colpa, ma iniziava a pensare di essere lei nella posizione sbagliata, lei ad aver tradito la fiducia di Ron. Intanto Hermione continuava a girarsi la lettera tra le mani come se potesse darle un supporto o un suggerimento finalizzato a quel momento. La grafia della Signora Weasley era cadenzata, mostrava grande tranquillità; riusciva persino a sentire la sua voce, i suoi abbracci materni, quelle strette che soffocavano ogni volta lei e Harry quando arrivavano alla Tana o al Quartier Generale dell’Ordine. Le mancavano i Weasley ed era un dato di fatto. Ma ciò che la spaventava enormemente era che non le mancava Ron. Decise di strappare la lettera.

 

La Tana era sprofondata in una fredda e madida serata autunnale. Le foglie rosso pompeiano circondavano la struttura singolare che ospitava i Weasley. Gli alberi erano spogli, i rami disegnavano sul terreno cupe immagini con la collaborazione della fioca luce della luna. Vi era silenzio in quel luogo. Le tracce dell’uomo erano lontane e la natura ne faceva da padrona. Aveva da poco smesso di piovere e l’aria era satura dell’odore della terra, l’humus diventava più scuro e una soffocante umidità cominciava a posarsi su ogni cosa. All’interno della casa, invece, si respirava un clima di quotidianità e di pane caldo. Molly Weasley era indaffarata nel preparare un pasticcio alle verdure mentre ardeva, a fuoco lento, una pentola con una zuppa di sgombro. Ginny l’aiutava apparecchiando la tavola e girando di volta in volta la zuppa con un lungo cucchiaio in legno. Ad un tratto quella pratica culinaria, che si stava protraendo con un maniacale silenzio di concentrazione, venne perforata dalla rumorosa entrata di George Weasley e Luna Lovegood. «Buonasera, Weasley!» salutò George con tono di voce più alto del dovuto. Il ragazzo si avvicinò alle due donne di casa e le baciò amorevolmente sulla guancia. «Salve, Signora Weasley. Ciao, Ginny!» fece da coro Luna. La ragazza stringeva tra le mani una cesta in vimini, di quelle che si usano durante i picnic, dalla quale  sporgevano alcune bevande. «Credo che il Signor Weasley sarà entusiasta di gustare dell’ottimo vino italiano, mio padre l’ha spedito tramite gufo» spiegò la ragazza. La signora Weasley la ringraziò vivamente: «Cara, sei gentilissima, non dovevi disturbarti. Tuo padre è in viaggio?» le chiese la donna mentre iniziava a preparare i piatti per la cena. «Sì, Signora Weasley – affermò lei -  Papà ha sempre avuto una predilezione per l’arte e l’Italia è straordinaria da questo punto di vista. Ieri mi ha inviato un gufo dicendomi di trovarsi nella capitale. Lo invidio molto!» esclamò lei alla fine e un po’ triste di non essere in viaggio con lui. «Vuoi già abbandonarmi, Lovegood?» le chiese divertito George che, intanto, aveva già preso posto a tavola. «Ti avrei portato con me, è chiaro» le risposte teneramente Luna. I convenevoli tra i presenti però vennero immediatamente troncati da un boato al piano superiore. «Chi diavolo ha usato la metropolvere a quest’ora!» sbraitò la Signora Weasley, che per lo spavento si era macchiata anche la veste. «Papà?» domandò George in modo tale da interrogare tutti. «Non essere sciocco, Georgie. Tuo padre non la usa mai per ritornare dal Ministero» gli spiegò la madre. Dopo qualche secondo comparve finalmente l’inatteso ospite: «Salve, famiglia!» esclamò Ron Weasley con uno smagliante sorriso sul volto. «Rooon!» esclamò, ad alta voce, precipitandosi in lacrime da lui. «Cosa ci fai qui?» gli chiese lei mentre lo stritolava in un abbraccio dei suoi. «Se vuoi ritorno a Edimburgo» scherzò lui che ricambiò l’affettuoso abbraccio.

Ron in un secondo momento salutò il resto dei presenti e, come al solito, provò anticipatamente la specialità della sera. «Bentornato a casa» confessò con enfasi a se stesso. «Come mai da queste parti, fratellino? Affari di cuore?» gli chiese scherzando lui. «Sì» rispose freddo e tagliando corto, aiutando nel frattempo la madre a versare le pietanze. Luna, Ginny e George si scambiarono sguardi interrogatori. «Non aspettiamo papà?» chiese Ginny a sua madre. «No, Ginny cara. Mi ha detto di non aspettarlo per cena e che avrebbe tardato per una visita alla professoressa McGranitt.»

Tutti parvero interessati alla questione: «Papà? Dalla McGranitt? Da quando il suo ufficio si interessa degli affari di Hogwarts?» chiese perentoriamente George. «Sempre se questi affari non riguardino il suo ufficio…» alluse invece Luna. «Troppe domande qui! A mangiare!» esclamò la Signora Weasley invitando tutti a sedersi. Appena tutti si accomodarono, Ginny prese la parola: «Come sta andando il negozio, George?» aprendo ad una lunga conversazione tipica delle cene Weasley. «Bene, anzi, direi benissimo. Luna ha avuto la brillante idea di fare qualche accordo con Mielandia. Adesso anche loro venderanno i nostri prodotti. – poi diventò d’un tratto più serio - Ricorda, Ginny, tuo fratello creerà un impero e ti fermeranno per strada e ti chiederanno: Per le mutande di Merlino! Ma tu sei Ginny Weasley, la sorella del geniale magnate, George Weasley!»

Tutti risero di gusto. George sembrava essere tornato quello di una volta. Nonostante l’assenza di Fred, il ragazzo stava cercando ad ogni costo di ricostruirsi una nuova vita. Luna era la sua nuova vita. Molly lo osservava come una madre che è all’attenta ricerca di un piccolo dettaglio, in modo da capire come stesse in realtà il proprio figlio, quel particolare che solo una madre era in grado di trovare. La carpì dai suoi occhi, quella sfumatura. Era vita. Vide una fiamma nelle sue iridi, vide il suo cuore battere, il sangue pulsare forte. Vide il modo in cui parlava e osservava quella singolare ragazza dalla chioma bionda vaniglia.
Fu il bussare alla porta che fece rinsavire la donna da quei profondi pensieri.
«Vado io» si propose immediatamente Ron.
Quando il ragazzo aprì la porta rimase immobile, come se fosse stato colpito.

Hermione Granger si trovò senza parole esattamente come il ragazzo. Indossava un informale trench beige. I suoi capelli erano sciolti e particolarmente crespi. A Ron balenò in mente la piccola Hermione del primo anno, libri protetti tra le proprie braccia, mano alzata ad ogni lezione, la risposta pronta a tutto. Era così Ron, riusciva a tornare indietro nel tempo grazie ad un semplice, e a volte banale, dettaglio.

«Ron! si può sapere chi è?» esclamò la madre dalla cucina. Il ragazzo fece finta di non averla ascoltata, accostando leggermente la porta e parlò alla ragazza: «Ciao, Hermione. Non ti aspettavo» la salutò, cercando di sembrare il più normale possibile. «Dovevo immaginarlo - sospirò lei - Ho ricevuto un gufo da tua madre. Mi aveva invitato per cenare insieme questa sera…» concluse giustificandosi. «Non ne sapevo nulla» rispose Ron, mostrando ancora indifferenza. Hermione fece un segno accondiscendente con il capo: «Scusami, vorrà dire che ripasserò un altro giorno» gli rispose sconfortata. Ron la guardò con sguardo comprensivo e, almeno per quell’istante, sentì un vuoto dentro di sé. Tutta quella sua freddezza era ingiustificata, quell’astio che voleva esplicitare era ipocrita. Mentiva alla donna che amava e a se stesso. «Non essere sciocca, Hermione», Ron aprì completamente la porta e invitò la ragazza ad entrare con un gesto inequivocabile.

«Hermione!» Fu Luna Lovegood la prima a rendersi conto dell’arrivo della giovane. «Cara, iniziavo a pensare che non saresti venuta» replicò a sua volta la Signora Weasley che le si avvicinò per abbracciarla come al suo solito. «In quel caso le avrei scritto» controbatté sicura la ragazza.
Ginny si alzò e preparò un’altra porzione per Hermione e spostò il suo piatto così che permettesse alla ragazza di sedersi al fianco di Ron. Hermione cercò di fulminare l’amica con lo sguardo, ma Ginny non capì cosa stesse succedendo tra i due. Dopo l’arrivo della ragazza, tutti i commensali furono più silenziosi. A tratti si poteva ascoltare il banale e freddo rumore delle posate contro la ceramica dei piatti. Luna tolse d’impaccio gli altri ospiti: «Ginny, hai notizie di Harry?» chiese curiosa mentre addentava un pezzo di verdura. Tutti i presenti la ringraziarono segretamente per aver rotto di nuovo il ghiaccio, poi la più giovane di casa Weasley parlò: «Nessuna. Da quando è partito nemmeno un gufo. Papà ha parlato con il Dipartimento degli Auror e gli hanno assicurato che è tutto sotto controllo e che Percy e Harry non possono mettersi in contatto perché corrono il rischio che le loro lettere vengano intercettate» spiegò con calma la ragazza, visibilmente dispiaciuta per la situazione.

«Posso provare a parlare con il Primo Ministro, Ginny. Non so se riuscirà a darmi una risposta diversa» disse poi Hermione cercando di essere di supporto. «Hermione cara, tranquilla. Arthur mi ha detto che non c’è nulla di cui preoccuparsi, tuttavia, è solo rattristato dal fatto che nessuno sappia il più banale dettaglio di questa missione. In realtà pare che nessuno sappia nulla ed è davvero molto strano» rispose Molly Weasley dubbiosa.

«Hermione, so che non dovrei interferire e se non vuoi parlarne ti capisco… ma abbiamo letto di Draco…» Era stata Ginny ad aprire quel discorso. Hermione non se lo sarebbe aspettato da lei. Si erano sempre protette a vicenda e riuscivano a capirsi all’istante quando doveva esserci un argomento tabù.  Inaspettatamente Hermione non parlò, lo fece Ron al posto suo: «Non penso che Hermione sia venuta qui stasera per parlare di lavoro» tagliò corto Ron elargendo a sua sorella uno sguardo adirato. La ragazza però sapeva di non poter interpretare il ruolo del personaggio passivo e adeguarsi a quanto detto da Ron continuando a creare un falso mistero intorno a lei, avrebbe dato ancora spazio alle accuse di Ron di non condividere nulla della sua vita e di mentirgli su quanto facesse. «Cosa vuoi sapere, Ginny?» chiese Hermione, cercando di restare il più indifferente possibile. Scese il silenzio nella cucina, Ron posò le posate e si voltò verso Hermione che, in maniera disillusa, continuava a fissare attenta le iridi di Ginny. Anche George sembrava aver perso il solito brio che lo distingueva da tutti gli altri. «Perché sei stata scelta proprio tu per assistere Draco? E… perché hai accettato dopo tutto qu-?» Hermione interruppe: «Dopo tutto quello che mi ha fatto?» concluse sorridendo amaramente. Ron disgustato da quella sua espressione sbottò: «È così divertente, vero?». «Ronald Weasley!» lo richiamò sua madre che non comprendeva affatto cosa stesse succedendo alla sua tavola. «Ha ragione ad essere infuriato, Signora Weasley. – voltandosi verso di lei - È stato Kingsley a scegliermi. Ha ritenuto fossi pronta per questo incarico e la mia reputazione poteva essere una carta a suo vantaggio. Conosco Draco e questo poteva essere un altro punto a mio favore e, infine, non penso che qualcun altro sarebbe stato disposto a difenderlo» disse in conclusione Hermione. «E perché secondo te?» chiese Ron come se la discussione del giorno precedente fosse solo l’antipasto. «Non voglio tornare a litigare, Ron. – piegando le dita istericamente e chiudendo gli occhi - Ti ho spiegato benissimo come la penso e non credo riuscirai a farmi cambiare idea. Draco non è colpevole dei crimini di suo padre e di Voldemort. Prima te ne renderai conto, meglio sarà per tutti, e potrai andare avanti anche tu e non ricordare Draco ancora come quel ragazzino che amava fare il bullo a Hogwarts» sentenziò Hermione senza degnarlo di uno sguardo mentre parlava. «Andare avanti, dici? Andare avanti? Come soltanto pensi che io possa andare avanti dopo qualche mese? Chiedilo a George se è andato avanti! Chiedilo a mia madre e a mio padre! Chiedilo a Ginny se è andata avanti dopo aver perso Fred!» urlò Ron che si alzò da tavola e scomparve nella stanza attigua. Di nuovo il silenzio scese in cucina. Hermione piegò il capo sulle mani, Molly, Fred e Ginny contemplavano con i loro sguardi il vuoto mentre Luna, con sorpresa di tutti, andò da Ron.

La ragazza trovò Ron sul balcone. Il vento scuoteva leggermente i suoi capelli rossi. Rosso Weasley.
«Posso restare?» chiese con un filo di voce Luna. «Sono io che dovrei andare via, Luna» rispose sconsolato Ron evitando di voltarsi. «Sei solo troppo adirato per affrontare una discussione con lei, è comprensibile» cercò di giustificarlo lei.
Ma Ron tornò all’attacco e si girò con occhi infuocati. Sembrava che la sola immagine di Hermione potesse di nuovo farlo infervorare: «Abbiamo già discusso, Luna! Ma è complicato vederla difendere Malfoy! Malfoy – ripeté come se Luna non avesse ancora compreso chi fosse il co-protagonista di quella storia – Hanno passato sette anni della loro vita a farsi la guerra, a odiarsi in ogni modo. L’ha chiamata “mezzosangue” davanti a tutti, l’ha schernita ed umiliata. Draco non è una brava persona, Luna. È l’uomo, anzi, il burattino che stava per uccidere Silente. Ci ha tradito tutti quell’anno e non posso dimenticarlo. Aveva quasi ucciso Katy Bell e me, ha lasciato che Bellatrix e Greyback entrassero ad Hogwarts. Ha accettato il marchio nero, di servire Voldemort, ha ammesso ogni genere di empietà. Io sarei morto, non avrei mai potuto sopportare tutto questo. Mai.» Il monologo di Ron uscì come un fiume in piena e Luna venne completamente travolta da tutte quelle dure parole. Non poteva non biasimarlo e compatirlo e sapeva bene che anche lui, come Hermione, aveva un grosso peso sulle spalle. Non poteva dare apertamente ragione al ragazzo, ma Ron aveva ampiamente dimostrato nel tempo che era in grado di superare delusioni e dolori. La morte di Fred sicuramente aveva avuto un ruolo fondamentale nell’accettazione di quella situazione. Né George né Ginny stavano vivendo in prima persona quel momento e Ron se la stava cavando da solo, senza piangere sulla spalla di qualcun altro. Era semplicemente da solo.

«Quando è morta mia madre – Ron a quel punto cambiò atteggiamento e sembrò placare il suo animo tormentato – mio padre cercò di essermi accanto sempre, ad ogni ora del giorno. Eppure la sua presenza era diventata di troppo, nonostante sentissi un vuoto acuto e dilaniante dentro di me. Ero vuota e volevo esserlo ancora di più. Pensavo che l’unico modo per superare la perdita fosse quello di restare da soli, nel più meditato silenzio. Avevo bisogno di ritrovare me stessa e, soprattutto, una speranza.» Luna prese un istante di pausa, dando così tempo a Ron di interrogarla nuovamente: «E ci sei riuscita in quel modo?» Luna appoggiò, con la grazia che le apparteneva, la mano sul petto e gli sussurrò debolmente: «No, Ron. Non ci sono riuscita. Nessuno ci riesce da solo e non ci riuscirai nemmeno tu» concluse lei togliendo lentamente la mano dal suo cuore.

Ron aprì la bocca, ma la richiuse poco dopo. Il discorso di Luna si era addentrato tra le pieghe della sua anima, l’aveva avvolta, stretta, abbracciata. Non si era sentito cambiato, ma Ron, poteva giurarlo, si sentiva capito. «Cosa dovrei fare?» chiese a quel punto Ron, fidandosi ciecamente delle parole della Lovegood. «Conosci Hermione meglio di chiunque altro, ogni mio suggerimento in merito sarebbe frivolo. Lei non cambierà idea tantomeno gliela farai cambiare tu o qualcun altro. Devi accettare la cosa, Ron. Per farlo dovrete superarla insieme… provateci di comune accordo. Tu l’aiuterai ad affrontare questa situazione. Devi comprendere che anche per lei è difficilissimo, so che si sta facendo schiacciare dai problemi e dalle responsabilità. Ma lei ti aiuterà a sentirti meno solo, più ascoltato e amato. Ti aiuterà quando è l’unica in grado di farlo, ti tenderà la mano e ti chiederà di fidarti di lei. Solo lei può far sì che il ricordo di Fred non ti laceri l’anima e ti distrugga lentamente. Dalle questa possibilità, Ron» gli supplicò Luna che aveva preso tra le mani il viso del ragazzo. «Che dici di tornare di là?» rispose sorridendo Ron.

 

Quando ritornarono in cucina, Ron e Luna pensarono che il tempo si fosse fermato a qualche istante precedente. Tutti erano ancora seduti ai rispettivi posti, in silenzio e con volti apprensivi.
Fu ancora Ron a parlare di nuovo: «Almeno non avete mangiato la mia zuppa» esclamò.
Luna fece segno da dietro che era tutto rientrato, ma Hermione, che si trovava davanti a lui, era pietrificata. Prima che Ron potesse di nuovo prendere posto a tavola, il Signor Weasley apparve con gran baccano in casa, facendo cadere dalle braccia una quantità industriale di documenti ministeriali.

«Buonasera tesoro» esordì l’uomo, baciando sulla guancia sua moglie e sua figlia - «penserò dopo a queste carte. Ho bisogno di una doccia immediatamente. Devo scappare da Hermione per una comunicazione urgente!» esclamò Arthur Weasley che stava già mettendo un piede in salone. «Arthur!» lo ammonì sua moglie. «Più tardi, Molly. Sono proprio di fretta» rispose senza neanche dare il tempo alla donna di concludere la frase. «Hermione è proprio accanto a te» gli fece notare.
«Oh…» sospirò imbarazzato per la gaffe. Poi spostò lo sguardo prima sulla ragazza e poi su suo figlio Ron: «Non pensavo di trovarti qui, Ron! Che sorpresa che mi hai fatto» lo abbracciò contento di rivederlo. Poi il Signor Weasley sembrò aver finito le parole a disposizione quel giorno e lasciò ad Hermione la prima mossa. «Volevate parlarmi, Signor Weasley?» chiese curiosa la ragazza. «Sì, Hermione» rispose serio Arthur e attirando su di sé l’attenzione di tutti i presenti. «Andiamo nell’altra camera» la invitò l’uomo. «Si può sapere cosa avete di così privato ed importante di cui parlare voi due? E poi, Arthur, da quando salti una mia cena per discutere di lavoro?» gli rammentò acidamente Molly.

Il Signor Weasley fece finta di non sentire e accompagnò Hermione nella camera attigua.

 

«Capisci perché devi farlo tu, Hermione?»
«È l’unico modo?»
«Non c’è altro mezzo.»
«Te l’ha suggerito Kingsley?»
«No. Ho pensato tutto io. Possiamo farcela.»
«E Draco?»
«Potrebbe non esserne immune…»



PriorIncantatio


NOTE DELL'AUTORE
Ho deciso di aggiornare direttamente il giorno dopo senza voler far passare altri giorni. Ci ho riflettuto perché la separazione è stata dovuta solo per un peso di parole. Non ci sono cambi temporali, se non spaziali. Quindi far passare dei giorni l'ho ritenuto inutile anche per non farvi perdere "il passo" con la storia. Ebbene, l'ultima parte chiude un po' di cerchi e ne apre alcuni ancora più grandi. Due sono state le scene più importanti. Quella nel capitolo precedente che ha visto protagonisti Minerva McGranitt e Arthur Weasley e quella di questo capitolo, sempre presente Arthur ma con Hermione. Come avete avuto modo di leggere, non ho detto nulla. Ho lasciato tutto aperto. Capirete nei prossimi capitoli, o forse, già nel prossimo. Ricordate. Arthur Weasley sarà fondamentale in questa storia. Dopo un po' di tempo siamo ritornati alla Tana. L'aria era ovviamente tesa, e proprio questo clima verrà ripreso nel prossimo capitolo. Non pensiate sia finita qui! Hermione e Ron sembrano essere a un bivio, Luna ha assunto il ruolo di salvatrice provvidenziale. Mh, forse su di lei potrei dirvi dell'altro... ma vedremo. Ginny sarà un nome che farà probabilmente breccia nel prossimo capitolo. Dal punto di vista invece dei Black e dei Malfoy, tenendo conto anche del capitolo precedente, avete notato come il rapporto tra Andromeda e Draco stia migliorando. C'è una sua lenta maturazione. Credo proprio che qualcuno se ne accorgerà di questo. Nei prossimi capitoli ampio spazio ai cattivi.
Questi erano gli appunti. La citazione filosofica è ovviamente un indizio per la discussione tra Ron ed Hermione e il successivo confronto con Luna. 
Al prossimo capitolo, 
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