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Autore: Echadwen    15/10/2016    2 recensioni
"Sono mie!"
"È mio!"
"È miaaaaaaaaaaaaaaa!"
Nella Terra di Mezzo Thranduil ha la nomea di formidabile guerriero e di sovrano giusto che non si fa sbarrare la strada da niente e da nessuno; questo perché ancora nessuno ha mai sentito parlare del vero detentore del potere a Bosco Atro.
Dedicata a 9Pepe4 ♥
Genere: Comico, Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Galion, Legolas, Thranduil
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Il gene pirla'
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Angolino autrice: questo delirio è stato scritto per una delle meravigliose persone che Efp mi ha dato l'opportunità di conoscere :9Pepe4
Lo pubblico oggi, nel giorno del tuo compleanno, per dirti semplicemente "Grazie". Grazie per la stupenda amica che sei, per essere una deliziosa compare di deliri, per esserti ancora defilata dopo aver scoperto il caso umano che sono XD... per essere semplicemente TU ♥
Ti faccio tanto auguri qui in attesa di poterteli fare di persona (finalmente) tra due settimane.
Ti voglio bene e spero ti piaccia l'ennesimo parto deviato a cui hai contribuito a dar vita ♥


Ringrazio chiunque legga.








 

TUTTO MIO





 
 
"Obbedite
al vostro nuovo signore!" Esordì il principino facendo il proprio ingresso nella sala del trono con un paio delle mutande paterne sul capo e un altro legato al collo a mo' di mantello.
 
 
"Mio signore..."
"Sì, Galion?"
"Il principe ha requisito le chiavi delle cantine".
 
"Legolas!" Lo chiamò scendendo i gradini che conducevano alle cantine. Ad accoglierlo, il figlio seduto su uno dei barili con le chiavi che gli ciondolavano sul petto. "Dammi le chiavi, Legolas".
"No! Sono mie!"
 
 
Depose la spilla nel portagioie, si spogliò della sopraveste e si distese sull'ampio letto.
Non fece in tempo a capire cosa l'avesse attaccato che si trovò a colpire il pavimento con il fondoschiena.
"È mio!" Asserì il principino incrociando le braccia al petto, con il cipiglio più minaccioso che gli avesse mai visto sul volto.
 
 
"Legolas Thranduilion!" Tuonò il sovrano. "Fermati immediatamente e restituiscimi la corona!"
miaaaaaaaaaaaaaaa!"
 


 
 
La vena sulla fronte cominciò a pulsare inesorabilmente.
"Oh Potenti Valar!"
Si lasciò andare contro lo schienale della poltrona: un avambraccio sul bracciolo con una coppa vuota tra le dita e la mano libera a massaggiarsi le tempie.
Sua madre lo aveva messo in guardia sulle difficoltà del ruolo del genitore, su quanta pazienza avrebbe dovuto portare, ma ancora non riusciva a capacitarsi del mutamento che aveva colpito il suo tenero e piccolo frugoletto: il Legolas, che cercava riparo tra le pieghe delle sue sopravvesti dagli sguardi reputati indiscreti e da tutto ciò che lo spaventava, sembrava essere scomparso.
 
 
"Del vino, mio signore?"
Annuì fissando il liquido rossastro riempire il calice; forse il suo amato dorwinion gli avrebbe fornito un po' di sollievo.
 
"Si dice che l'imitazione sia la più sincera forma di adulazione".
"Adulazione? Non è ADULAZIONE, Galion! Si tratta di vandalismo nei confronti della mia persona".
Il maggiordomo voltò leggermente il capo sopprimendo una risata con il dorso della mano. Evidentemente, nessuno lo aveva messo al corrente di quel periodo di estrema possessività che caratterizzava la vita dei giovani Elfi altrimenti noto come fase del "tutto mio".
"Il principino si appropria di ciò che è vostro perché vuole essere come voi." Rispose non riuscendo a celare un sorriso bonario. "Come suo re, ma soprattutto come suo padre, siete il suo modello e il suo eroe".
Inarcò il sopracciglio a quell'affermazione inaspettata.
"Eroe, dici?" Chiese roteando il bicchiere ormai vuoto. La prospettiva di essere considerato l'eroe di suo figlio lo intrigò, e molto.
L'Elfo si premurò di riappropriarsi del calice per riempirlo nuovamente.
"Senza dubbio, mio re, e quello che il principe Legolas sta facendo lo dimostr-"
 
"Galion! Eccoti qui!"
Entrambi gli Elfi si voltarono per vedere Legolas varcare la soglia della stanza, un cartello stretto al petto.
"Mi stavate cercando, mio principe? Come posso esservi utile?"
Il piccolo accorciò la distanza fra i due.
"Abbassati" Sussurrò.
Il Silvano guardò incuriosito il proprio interlocutore per poi chinarsi verso di lui. Il cartello andò ad adornare il suo collo mentre un principino piuttosto allegro prendeva a saltellare verso l'uscita.
 
"Cosa vi ha scritto?" Domandò allora il sovrano che aveva osservato tutta la scena con un sopracciglio inarcato.
Il maggiordomo, con un sorriso che si estendeva da un orecchio all'altro, gli mostrò la frase scritta in una calligrafia infantile -di proprietà del principe Legolas- adornata dal disegno di una piccola foglia.
"Valar santissimi! E io che mi stavo lasciando conv-
Galion, dove credi di andare?!?"
"A seguire il mio nuovo signore." Rispose afferrando lesto il calice riempito in precedenza.
"Legolas è troppo giovane per bere!"
"Lo so, mio re'" Affermò mentre un ghigno malefico gli oscurava il volto. "Lo so."
 
 
 
 
A una settimana da quel fatidico giorno, Thranduil si sentì abbastanza sicuro per andarsi a sedere su un trono di ben altra natura senza la presenza di una scorta e, a cose fatte, si chinò a prendere la carta igienic-
 
"LEGOLAAAAAAAAS!"
 
Nella sua stanza il piccolo principe alzò il capo all'udire il proprio nome, ma non si preoccupò più di tanto. Scrollò le spalle e riprese la propria opera.
 
"Questo è mio." Disse strappando un lembo del rotolo di carta per poi disegnarci una piccola foglia. "Anche questo... Pure questo... E questo".
 
 
 
"È ancora adulazione secondo te, GALION?!?"
   
 
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